Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: SinnerCerberus    21/10/2008    0 recensioni
Questa è una storia che ho interrotto, per tante ragioni. Però è un peccato tenerle per me, quindi l'ho pubblicato. http://www.youtube.com/watch?v=9N5tpHun76w Consiglio questa canzone da ascoltare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Linee, linee, linee. Se ci si pensa, uno schizzo su un foglio, anche se fatto bene, non è altro che un ammasso di linee. Prendiamo un fumettista, prima di passare al disegno effettivo, compone uno schizzo preliminare. Che è, per l'appunto, un ammasso di linee. Ed allora perchè sembra sempre così fico? Appoggiai la schiena sugli scalini; esser seduti su un gradino non è comodo come stare su un divano, ma a me andava bene. Perchè probabilmente la visione di una costruzione ben fatta dà sempre un pizzico di mistero, ha sempre affascinato. Uno schizzo è l'inizio di un lavoro, e se è fatto bene, vuol dire che ci sono buone probabilità che finisca bene. Però, perchè a me gli schizzi non risultavano così entusiasmanti? Mordicchiai la matita, mentre guardavo il cielo limpido ed assurdamente privo di nuvole. Ho la brutta abitudine di farmi domande e rispondermi da solo, in maniera anche soddisfacente. Il problema era appunto questo, la mia mente riesce a chiudere discussioni nel mio cervello prima ancora che escano dalla bocca, impedendo di perdermi tra I miei pensieri. Quindi, o cerco di non rispondermi, o cerco qualcuno che risponda per me. Scelgo la seconda opzione. Tom era da qualche parte dietro di me, stranamente silenzioso, ma non sarebbe stata una cattiva idea dire qualche idiozia. <> Chiesi, tanto per cominciare a parlare di qualcosa. Ma lui non rispose. <>. Lo sentii sghignazzare. Era vivo, pronto a rispondere. << Ed io che pensavo mi sarebbe bastata un'aspirina! Come si cura un mal di testa da decapitazione?>>. Bene, abbiamo cominciato; smetteremo tranquillamene tra un paio d'ore. Tom è un mio grandissimo amico; ci conosciamo da un'eternità. I nostri genitori sono colleghi; lo conobbi quando avevo tre anni, tre giorni dopo che mia madre fu assunta. Solo qualche anno fa, una volta arrivati alla pubertà, cominciammo ad essere seriamente amici. Lui è.. in gamba. E' un bravo oratore, conosce perfettamente tre lingue, è abile nei lavori d'intelligenza e d'abilità. La cosa mi ha sempre abbastanza pesato quando ci sfidavamo nei videogiochi, perdevo sempre. Il suo più grande difetto è la pigrizia; non fa mai niente senza qualcuno che lo guidi e che lo sproni. Forse è per questo che siamo amici. Aveva una piccola fissa per le volpi; per simboleggiare questa passione, la sua lunga frangia che cadeva sull'occhio, era tinta di rosso. L'origine della sua passione proviene dal suo cognome; Renard. Che in francese è, appunto, volpe. La famiglia paterna di Tom è francese. Ogni estate, Tom era costretto ad andare in Francia in vacanza, finchè I suoi non divorziarono. Ora, se proprio deve spostarsi, viene a casa mia. Il telefono squillò; avevo preimpostato una sveglia. A quanto pare, era l'ora di uscita da scuola. Presi le mie cose e mi alzai. Quel giorno avevo marinato la scuola, per evitare il professore di scienze. Le mie non erano manie di persecuzione; lui mi odiava sul serio. Nell'ultima lezione, quando mi vide chiaccherare, mi colpì con l'enciclopedia dell'anatomia umana. Non lo denunciai al preside perchè cercai di accecarlo con una squadra, assalendolo. Le scale erano il nostro rifugio; erano vicino la scuola e nessuno ci passava mai, fatta eccezione per qualche vecchia curiosa o scorbutica. Arrivato a scuola, aspettai la fine dell'ora appoggiato ad un lampione, il silenzio era sceso nuovamente. Allora tornai a fantasticare, mentre battevo il piede al ritmo di una musica che non esisteva. Un gruppo di ragazzine passò dietro di me, le sentivo ridacchiare. Come al solito. Notai che non si allontanarono più di tanto. Erano ancora lì, mi guardavano, e commentavano. Lanciai uno sguardo a Tom, che ricambiò. Solitamente lui notava quando le persone ci notavano, se volevo conferme mi bastava guardarlo. Allora tornai a guardare la scuola, osservando inutili dettagli, ed ignorando gli sguardi su di me. Succedeva molto spesso. Non sono bello, nè ho un bel fisico. Io attraggo l'attenzione, è un dato di fatto. Inizialmente, pensavo che fosse per il mio abbigliamento. Giacca con pelliccia e borchie possono attirare l'attenzione. Ma, un giorno, decisi di lasciare casa mia con solo jeans ed una felpa addosso. Era successo lo stesso. La mia inusualità portava cambiamenti anche a chi mi stava vicino. Prima di tutto Tom, che abbandonò la sua pigra vita ed I suoi calzoni alti. Ora, ama vestirsi con camice e cravatte, e la cosa non è esattamente usuale, per I teenager. Stanco degli sguardi, mi girai e fissai il gruppetto di ragazze, ghignando e salutando con un gesto. Vediamo se così se ne vanno. Ci furono risatine, ed una di loro urlò << Fatti ricoverare! >>. Il mio gnignò si estese, e Tom capì. Cercavano di fare le toste, in quel branco, prendendo in giro qualcosa che era diverso da loro. La cosa migliore è una bella chiaccherata; per mettere in chiaro le cose. Mi avvicinai a loro, con uno sguardo decisamente divertito, sapevo che si poteva percepire un minimo di sadismo, in me. Non avevo intenzione di chiaccherare, dovevo solo spaventarle. Ragazze del genere temono una discussione con qualcuno più intelligente di loro. Di tutte loro messe insieme. Tom era dietro di me, mi seguiva sperando di assistere a qualcosa di divertente. Solitamente, I miei spettacolini lo erano. << E' un peccato che non ci sia nessuno che mi ricoveri>> Urlai, mentre mi avvicinavo. Le ragazze ridacchiavano ancora. << Chiamate voi qualcuno, chessò, l'ambulanza o il manicomio, io sono ancora in giro!>> Non erano così distanti, eppure ci mettevo un pò, camminavo lentamente. << Perchè non fate niente? Sono pericoloso, sapete>> Ero arrivato. << Non avete abbastanza cervello da capire quanto sia pericolosa una persona più intelligente di voi. Seriamente, non comprendete quanto vi degradate e distruggete la vostra immagine? La vostra dignità è assente, fate schifo>> Con un sorriso divertito, osservavo le loro reazioni. Erano stupide, quindi erano intimorite dai paroloni difficili. Quella più coraggiosa fece un versaccio, in modo sguaiato, qualcosa che ricordava un “yeoohhh”. Certo, le persone come loro, pensavano di dimostrare coraggio facendo versi. E' una reazione naturale, negli animali. << Mi dispiace, ma preferirei parlare con umani, non con persone che fanno versi da scimmia>> <> <> risposi seccato. Quanto erano stupide? <> Rispose una di loro <> La loro idiozia mi innervosiva, eppure in fondo mi divertiva. Non erano ancora scappate. Prima di riuscire a formulare una risposta, l'ultima ora finì, e la campana suonò. Dovevo andare. Le liquidai dicendo <>, feci un inchino teatrale e me ne andai. Mentre tornavo all'uscita della scuola, urla e versacci mi accompagnavano da lontano, e Tom si avvicinò per commentare. << Non è stato divertente, eri troppo aggressivo. Solitamente sei più fine e sarcastico, oggi è stato noioso>> disse il mio amico. Cercai di nascondere la mia delusione, mentre cercavo da lontano I miei amici. Li trovai, erano inconfondibili. Dave e Blaze. Inconfondibili. Dave, con la sua solita giacca in pelle (che si era tolto, per il caldo), occhiali da sole e capelli lunghi castani, raccolti in una coda. Ed il suo fisico sorprendemente ben definito. Restammo tutti a bocca aperta la prima volta, quando si tolse la sua giacca. Dave è sempre stato un tipo a tratti taciturno, ed a tratti allegro, ma l'ultima cosa che si possa pensare, è che si alleni la sera in palestra. Aveva tratti eurasiatici, carnagione leggermente scura e labbra carnose. E' sorprendente, avvolte, come sia capace di irritare le persone, ed in altri istanti, come sia capace di intenerire con la sua fragilità o stupire con la sua determinazione. Blaze invece è il tosto del gruppo, sebbene abbia un nome femminile. Si avvicinava con quello sguardo tagliente e minaccioso, ereditato dal temibile padre. Camminava alto e dritto, imponente con il suo metro e novanta, I suoi classici jeans e felpa nera. Ha un modo di vivere e vedere le cose tutto suo; ed è l'unico che riesce ad essere davvero responsabile. A volte. Spesso e volentieri si diverte torturando le persone, in un modo tutto suo. Prendendo in giro usando I punti deboli dell'interlocutore, per esempio. O rubando un fumetto costoso ad un bimbo viziato per poi rivenderglielo a prezzo maggiore. C'è da dire, però, che non fa mai niente di malvagio, se si pensa alle vittime; tutte persone che meriterebbero una punizione. Per esempio un bimbo viziato, appunto. O per esempio un compagno che evita di andare a scuola, accumulando assenze. Mi preparai al peggio, mentre si avvicinava, certo che aveva in mente qualcosa. Così fu; mi beccai un pugno allo stomaco ancor prima di poter salutare. << Sei un idiota. Te lo meriti.>> Disse tranquillamene, mentre mi ricomponevo. <> Concluse, liquidandoci, ancor prima che potessimo rispondere. Cercai di dimenticarmi dell'accaduto, concentrandomi su altro, mentre Blaze andava a casa frettolosamente.<> Commentò Tom. <> Commentai, ghignando. Può fare il tosto quanto vuole, ma era risaputo che era appassionato di cartoni animati, anche quelli più scontati. <> Chiesi a Dave, cambiando argomento. <> rispose. Troppo semplice, per otto ore. <> << Sì, chimica.>><><><><><> Conclusi. Perchè continuo a chiedergli di spiegarmi le cose? Perchè? Non è capace di esser chiaro, nè diretto. Fa troppi giri di parole. <> Chiede Dave, infine. Tutt'e due mi guardarono, in attesa di una risposta. <> Chiesi, sperando di avere uno spunto. << Non lo so..>><> Risposero I due. Fantastico, mai nessuno che mi aiuti nelle decisioni. Ero ancora io a decidere. Mi lasciai cadere sul marciapiede, poggiando la schiena su un palo; avrei lasciato che decidessero gli eventi. <> Decisi. La folla usciva lentamente dalla scuola; settecento persone stavano per dirigersi a casa. Quasi mi piaceva vedere tutti quei colori passarmi davanti agli occhi; ogni persona era diversa. Tranne I classici fighetti; vestiti tutti allo stesso modo. O il loro esemplare femminile, che scodinzolava in attesa di un premio per il loro squallido comportamento, come un giro sulla moto o una bella nottata con qualche maschio libero. C'era da ammettere, però, che spesso quelle ragazze erano uno schianto. E' un peccato che si rovinino così, pensai, guardando una ragazza particolarmente carina, deturpata da eccessivo trucco e sfarzosi orecchini a cerchio, eccessivamente grandi. Qualche conoscente passò, salutandoci. Ma più tempo passava, più ero deluso dall'evidente mancanza di novità ed eventi. Mi toccava anche inventare qualcos'altro da fare. Quando infine la scuola si fece deserta, andammo nella nostra sala giochi preferita. Potevo divertirmi quanto volevo, ma non potevo dimenticare quell'assenza di novità che dura ormai da troppo. Restai a guardare I punteggi che lampeggiavano dopo una partita a Tekken 3. Notai che “Ace” non riusciva a raggiungere il top three. Asso, huh? Mi chiedo perchè I miei mi abbiano dato questo nome. Un nome così inappropriato per me, che non ero davvero bravo in niente. Tornai a casa, infine, sperando in una giornata migliore. La mia mente si risvegliò pochi secondi prima dell'attivazione della sveglia. Aprii un occhio, ed osservai la stanza buia assumere un colore pallido, mentre il marchingegno digitale suonava le mie canzoni preferite illuminando la stanza. Il soffitto aveva una luce azzurra, ed era l'unica cosa che mi andava di guardare. E guardare il soffitto azzurrognolo era l'unica cosa che volevo fare. Di conseguenza, lasciai stare la scuola anche quel giorno. Era successo anche ieri.. aspettare qualcuno e non trovare nessuno. Era successo tante volte. Cos'è che aspettavo? Non trovavamo nessuno perchè in realtà non aspettavamo nessuno. Non ho idea di chi voglio, assolutamente. Ma a dire il vero, detto tra me e me, mi piacerebbe che una ragazza misteriosa apparisse tra la folla, e mi portasse in un altro mondo. Passai la giornata a fantasticare su eventi possibili, con tanto di sesso e salvataggi eroici. Il telefono ogni tanto squillava, ed arrivavano diversi messaggi. -dove sei? Si sta facendo tardi- -anche oggi nnte scuola, e? LA PAGERAI CARA >:(- Neanche mi prendevo il disturbo di rispondere. Dopo l'enesimo squillo da Tom, affondai il viso sul cuscino e decisi di dimenticarmi tutto per quella mattina.
  
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: SinnerCerberus