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Autore: mikchan    02/11/2014    9 recensioni
[PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST "LA VERITÁ È CHE MI PIACI" DI AmahyP]
Scarlet Pimpernel non è mai stata vista di buon occhio praticamente da nessuno. Fin da bambina, quando leggevo i libri, ero certa che fosse solo una rompiscatole, e per giunta anche inutile. Ma adesso credo sia arrivato il momento di riscattare questo personaggio che, secondo me, ha molto da offrire.
Una Scarlet un po' diversa a quella a cui siete abituati. Una Scarlet adulta, con i suoi desideri, le sue emozioni e, soprattutto, le sue cotte mai confessate.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grisam Burdock, Scarlet Pimpernel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CERTEZZE NELLA VITA

Scarlet Pimpernel era certa di tante cose nella sua vita.

Una tra tante, detestava con tutta sé stessa il colore azzurro. Secondo sua madre, era il colore della nobiltà e dell'eleganza e non le permetteva di uscire di casa senza un'accurata critica ai suoi abiti. Dopo quasi diciott'anni di esistenza, Scarlet stava incominciando a stancarsi di tutte quelle imposizioni e di tutti quei doveri che, sempre secondo sua madre, toccavano alla figlia dell'egregio sindaco di Fairy Oak, ma a cui in realtà nessuno dava mai peso. Erano infinite, nei suoi ricordi, le cene a cui era stata obbligata a partecipare, sempre stretta in vestiti azzurri e scomodi, ma nelle quali nessuno le aveva mai rivolto la parola, se non per sapere della scuola e dei suoi corsi di danza e musica. Ogni singolo momento della sua vita era impregnato di quel tremendo colore e Scarlet ormai non ne poteva più, tanto che spesso arrivava a stracciare di proposito gli abiti che le comprava sua madre per poter indossare qualcosa di più colorato e anonimo. Certo, non si sarebbe mai vestita con l'arcobaleno come quella spostata di Flox Pollimon, anche se spesso aveva invidiato la sua libertà.

Un'altra cosa di cui era certa era che odiava la matematica. Ma non era una semplice antipatia momentanea e lo dimostrava fin troppo bene il pessimo voto che aveva preso all'ultima interrogazione. Scarlet era convinta di non farlo apposta: lei cercava di studiare, ma come ripeteva spesso, parlava con le parole e non con i numeri e quindi si ritrovava sempre a dover recuperare quelle brutte insufficienze all'ultimo minuto per non essere bocciata. In realtà gliene importava ben poco di ottenere dei buoni voti a scuola: tutto quello che desiderava era di finire l'ultimo anno e poi andarsene da Fairy Oak per scoprire cosa c'era al di fuori del loro piccolo, incantato mondo. Certo, non era mai stata molto coraggiosa, ma il villaggio stava incominciando a starle stretto e non sopportava più di essere additata solo come la spocchiosa figlia del sindaco.

La terza, e non meno importante, era che ormai non sopportava più quell'idiota di Grisam Burdock, con le sue battute, i suoi modi strafottenti e la consapevolezza di essere sempre il migliore.

Ovviamente la soddisfazione che emanava dopo essere tornato al posto con un bel dieci in matematica era solo la ciliegina sulla torta del suo odio per lui. Ne erano passati di anni, ma Scarlet non aveva mai cambiato opinione sul borioso nipote dei Burdock, con l'aggiunta, però, della poderosa cotta che si era presa suo malgrado, conseguenza del loro essere stati in classe insieme per tutta la vita e del maledetto progetto di scienze, che per un anno intero li aveva visti come compagni.

Ovviamente Grisam non aveva idea dei sentimenti che la ragazza nutriva per lui e Scarlet stessa non aveva nessuna intenzione di rivelarglieli. Oltre che umiliante, sarebbe stato inutile, considerata l'onnipresenza di quella rompiscatole della Periwinkle al fianco del giovane. Tra le altre cose, Scarlet era certa che, tonto com'era, Grisam non avrebbe mai scoperto nulla da solo e lei si era sempre ben premurata a comportarsi come al solito. L'unica pecca era costituita dal diario che teneva nascosto in camera sua, sul quale scriveva ogni cosa da anni, e sul quale, purtroppo, aveva parlato anche di Grisam.

La campanella dell'intervallo interruppe il suo navigare in quei torbidi pensieri e, sbuffando, si rese conto di essere rimasta con lo sguardo fisso sulla schiena del giovane per un tempo infinito e per ciò si diede della stupida. Osservò in silenzio i suoi compagni uscire in cortile per godersi il tiepido sole di marzo e, una volta rimasta sola in classe, prese dalla borsa una mela e un libro e iniziò a leggere.

Nessuno passò a disturbarla e a Scarlet questo non dispiacque. Quelle poche amiche che aveva erano attratte più dalla sua fama che dalla prospettiva di instaurare un vero rapporto e, da che ne avesse memoria, era sempre stato così. Scarlet aveva imparato a non dare loro troppa importanza, conscia che non avrebbero mai potuto essere sincere e leali, ma allo stesso tempo un po' ci era sempre rimasta male. Sapeva di non avere un carattere adorabile e la nomea di "stronza" che si tirava dietro fin da bambina le aveva precluso qualunque vera amicizia. Ci aveva messo un po' a capire che comportarsi da regina a cui tutto era dovuto era decisamente controproducente, ma arrivata a quel punto aveva potuto fare ben poco per sistemare le cose.

Non che si fosse realmente impegnata, certo. Da quando aveva realizzato che nulla la tratteneva a Fairy Oak, nell'animo di Scarlet era iniziato a nascere il desiderio di allontanarsi da quel villaggio e da quella se stessa che ormai le stava stretta. Aveva bisogno di iniziare una nuova vita, priva di quei pregiudizi e cattiverie che riempivano la bocca dei suoi stessi concittadini, ed era decisa a partire alla volta del nord alla fine della scuola, con o senza il consenso dei suoi genitori.

Un rumore la fece sobbalzare e alzò gli occhi, incontrando la figura di Grisam Burdock mentre correva in classe e si dirigeva verso il suo zaino. Cercando di nascondere quel rossore traditore che le era comparso sulle guance, Scarlet tornò al suo libro, decisa a ignorarlo.

"Scusa, non volevo spaventarti", disse il ragazzo, apparentemente tranquillo, mentre estraeva dalla borsa un pacchetto della Bottega delle Delicatezze.

"Non mi hai spaventata", replicò a bassa voce la ragazza, chiedendosi perché le stesse rivolgendo la parola.

Grisam sorrise e si passò una mano tra i capelli. "Vuoi un dolcetto?", le chiese poi.

"No, grazie", rispose Scarlet lapidaria, indicando con la mano la mela che ancora aveva sul banco.

"Perché sei qui in classe da sola?", insistette il giovane, avvicinandosi a lei.

"Perché non mi andava di uscire, forse?", borbottò lei, alzando un sopracciglio come se quella risposta fosse ovvia. E, in fondo, lo era davvero.

"Fuori c'è un bel sole", continuò Grisam, imperterrito. "È triste stare qui dentro anche all'intervallo".

Scarlet sbuffò, chiudendo il libro con un tonfo. "Ho il ciclo e non ho voglia di parlare con nessuno", esclamò a quel punto, ben sapendo che ai ragazzi non piaceva affatto affrontare certi argomenti e sperando di concludere quella conversazione in fretta.

"Ah", si limitò infatti a dire, arrossendo un poco sulle gote lentigginose. "Scusa se sono stato indiscreto", aggiunse poi, passandosi una mano sulla nuca con fare imbarazzato.

"Sei venuto in classe per rompere a me?", replicò la ragazza, ignorando le sue scuse. Non voleva avere niente a che fare con lui e maledisse in silenzio il suo stupido cuore, che non aveva aspettato un secondo prima di iniziare a battere frenetico.

"In realtà sì", ammise candidamente, lasciando Scarlet a bocca aperta.

"E perché mai?", gli chiese infatti.

Grisam alzò le spalle. "Recentemente ti ho vista sempre un po' in disparte e credevo fossimo diventati amici dopo il progetto di scienze".

"Amici?", esclamò la giovane Pimpernel, guardandolo a occhi spalancati.

Il ragazzo annuì, abbozzando un sorriso. "Certo. Sei simpatica, quando vuoi, e mi dispiace vederti sempre da sola", le spiegò semplicemente, facendo nascere in lei lo strano desiderio di prenderlo a sberle. Quando poteva essere ottuso?

"Come posso essere tua amica, se ti odio?", ribatté Scarlet, alzandosi in piedi per fronteggiarlo.

"Addirittura", mormorò Grisam sorpreso. "E cosa avrei fatto per meritarmi tanto disprezzo?".

Scarlet scosse la testa, sentendo le lacrime salirle agli occhi. "Ci sono tanti motivi per cui dovrei odiarti, Grisam Burdock", esclamò stringendo i pugni. "Ti odio perché sei un maledetto mago del buio e ti credi il migliore di tutti solo perché sei il nipote del famoso e potente Duff. Ti odio perché sei un'arrogante sbruffone, sempre pronto a metterti in mostra come un pavone e non lasci spazio a nessun altro, mai. Ti odio perché sei testardo come pochi e pretendi di avere sempre ragione, soprattutto quando sei in torto marcio. Ti odio perché vai in giro a vantarti di essere il Capitano della Banda, ma sei talmente cieco da non esserti mai reso conto che c'ero anch'io, in mezzo a voi, tutte le domeniche mattina. Ti odio perché ogni tua azione gira intorno a quella stupida Periwinkle, che non ricambia nemmeno la metà delle tue attenzioni e che invece continui a seguire come un cagnolino adorante. Ti odio perché i tuoi assurdi occhi azzurri mi tormentano da anni, da quel maledetto progetto di scienze. È inutile che fai quella faccia, non mi sorprende che tu non ti ricordi come mi salutavi, ogni volta. E ti odio ancora di più perché mi sto sentendo una stupida in questo momento e la tua faccia da schiaffi non aiuta di certo. Ti odio perché in tutti questi anni non ti sei mai accorto di me, di come io sia cambiata, di quanto sono diversa e nemmeno di tutte le volte che passavo le lezioni a fissarti la schiena, sognando di avere il coraggio di dire ad alta voce queste parole". Ormai con gli occhi inondati di lacrime e il fiato corto, Scarlet scosse la testa quando lo vide aprire la bocca per replicare e gli lanciò uno sguardo sconsolato. "Io vorrei odiarti", sussurrò poi. "Ma non posso fare a meno di amarti, perché sei coraggioso, leale, testardo e bellissimo. Ti amo e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo e per questo odio più me stessa che te. Io ti amo, Grisam Burdock, ma so che con queste parole ho perso definitivamente ogni possibilità di poterti amare davvero".

Senza aspettare una risposta, Scarlet gli voltò le spalle e corse fuori dalla classe, rifugiandosi in bagno. Si chiuse in uno dei gabinetti e si accasciò a terra, singhiozzando.

Non era così che immaginava una dichiarazione d'amore.

Era andato tutto a rotoli, gli aveva sbattuto in faccia tutto quello che pensava di lui da sempre e anche il fatto che era cotta di lui come una ragazzina delle elementari.

Con che faccia sarebbe rientrata in classe, dopo avergli urlato tutte quelle cose?

Si sentiva distrutta nel profondo e umiliata, ma una parte di lei era sollevata, perché finalmente si era tolta quel peso dal cuore che per troppo tempo l'aveva oppressa.

Non sapeva come avrebbe reagito Grisam, cosa le avrebbe detto quando l'avesse vista dopo quella sfuriata, ma non aveva paura. Mentre si asciugava malamente le lacrime, Scarlet pensò che, dopotutto, tutto quello avrebbe portato anche dei risultati positivi. Niente più bugie, niente più occhiate di nascosto, niente più lacrime.

Quella dichiarazione così violenta e inaspettate era quello che le serviva per dare una svolta alla sua vita e per chiarire definitivamente ogni dubbio. Il suo posto non era più lì: Fairy Oak non andava bene per lei e prima se ne fosse allontanata, prima tutti sarebbero stati meglio, lei compresa.

Le bastò guardare velocemente fuori dalla finestra del bagno, verso quelle svettanti cime innevate per prendere quella decisione. Forse era troppo presto, forse quello che era successo non era una motivazione sufficiente, ma le lontane montagne del nord la chiamavano a sé e non avrebbe più atteso.

Non le importava dei suoi genitori o di Grisam Burdock.

Con quelle parole aveva aperto la strada per una nuova Scarlet e, presto o tardi, sarebbe iniziata quella parte della sua vita che l'avrebbe vista come protagonista, e non solo come la comparsa antipatica e impicciona dell'esistenza di qualcun altro.

E se era certa di tante cose, Scarlet Pimpernel, tra queste c'era la consapevolezza di avere appena intrapreso un nuovo cammino, senza l'azzurro, senza la matematica e, soprattutto, senza Grisam Burdock.



  
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