Anime & Manga > Georgie
Segui la storia  |       
Autore: Rubina1970    03/11/2014    6 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Yumiko Igarashi e Mann Izawa; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Parte I. Il passato che ritorna


1. La notte dei pensieri e degli amori[1]

 
― Georgie … Credi che non sia possibile tornare indietro?[2]

 

A Georgie sembrò incredibile, che Lowell pensasse ancora a lei. Usciva il valzer, sulla terrazza profumata, e l’aria mite della bella serata estiva le portava anche un aroma diverso, quello che emanava Lowell. Era calore, era innocenza, era il ricordo di quello che avrebbe potuto essere e non era stato mai tra di loro.
 
― No, Lowell … Non puoi dimenticare tutto quello che ha fatto per te Elisa. Non voglio che sia infelice a causa nostra.
 
― Elisa! Ti preoccupi sempre degli altri, come quando mi hai salvato! Non fraintendermi, se sono vivo lo devo al tuo altruismo, ma … ma tu, che cos’è che vuoi? Ci pensi mai?
 
― Sì … Lowell, aiutami, non ce la faccio! – Lacrime calde scendevano su quel bel viso. Lowell non sapeva perché Georgie piangesse, ma non lo sopportava, e si sentì terribilmente meschino. Lei che aveva così tanto amato, lei che aveva giurato di sposare, vissuta sempre con poco, ora aveva avuto la sua serata di gala … e lui che aveva fatto? l’aveva messa in imbarazzo in pubblico, e alla fine l’aveva pure fatta piangere!
 
― No, ti prego! – Lowell s’inginocchiò e le baciò il palmo delle mani, poi parlò con una voce che non pareva la sua: ― Non devi piangere, ho sbagliato e non t’importunerò più. Sono sempre stato solo, perché i miei genitori non mi hanno mai amato e tu lo sai, ed io non ho mai amato Elisa. Mai! Tu sei l’unica anima che sia mai stata vicina alla mia, perciò farò quello che decidi tu. Perché ti ho sempre amato, e mi metto a tua disposizione. Dimmi solo se posso fare qualcosa per farti smettere di piangere, Georgie, tesoro mio!
 
Georgie sentì una grande tenerezza, mentre Lowell le confessava la sua immensa solitudine, e di colpo aveva capì che voleva stargli vicino, come l’inverno precedente e anche di più. Ma si sentiva improvvisamente indifesa, perché la verità che aveva dovuto soffocare per tutto il tempo ora era riemersa, e aveva paura che il Lowell che aveva conosciuto (calore, innocenza …) non esistesse più. E se lui fosse cambiato? e se quello di prima fosse il vero Lowell, sprezzante e vendicativo? Eppure, ora era così dolce …
 
― Sì! Balla con me, Lowell, e poi … e poi … non tornare da lei … restami vicino, ho sofferto così tanto quando ti ho dovuto lasciare!
 
Could We Turn Back Time (Georgie) by Rubina1970

Lowell si alzò, e si sentì più forte: come aveva fatto a non pensarci prima? Georgie con la sua tenerezza non lo aveva mai abbandonato! Ma perché aveva dato ascolto ad Elisa che gli diceva il contrario, e che solo lei gli voleva bene? Perché era febbricitante e solo, ecco perché. Debole e triste, a causa di una malattia cattiva che gli scavava dentro. Ma ora, era tutto diverso.
 
― Non accadrà mai più, Georgie. Anche nella mia vita ci sono stati dei cambiamenti, ed il più importante è che ora io decido da me. L’unica padrona della mia vita e del mio cuore sei tu! – Le passò teneramente un braccio intorno alla vita per avvicinarla di più, mentre con l’altra mano continuava a tenere quelle di Georgie sul cuore, e poi la baciò. Sembrava una cosa consueta tra di loro, ma era un altro tipo di bacio. Non c’era più l’adolescente spensierato che aveva approfittato di un’occasione inattesa per baciare una sconosciuta, e nemmeno il giovane sognatore che fuggiva con la sua bella in carrozza senza una sterlina in tasca. C’era un ragazzo che conosceva la paura di morire, e un dolore diverso, mai provato prima: quello di amare senza rimedio e senza speranza, per giorni e poi per mesi, una persona che credeva perduta per sempre.
 
La stringeva a sé, Lowell, e dentro pregava di poter scegliere, stavolta. Perché non poteva accettare di perdere Georgie una seconda volta. Ancora non si era nemmeno potuto abituare all’idea di averla persa. Georgie, la bambina che prima lo spogliava e poi fuggiva via spaventata da se stessa, la fanciulla tremante che lo aveva sconvolto, quando in casa sua erano caduti sul tappeto e lei era quasi nuda … era una donna ormai. La sentiva diversa, indipendente e sicura, ora che lo baciava con trasporto e lo abbracciava più forte, come lui aveva solo sognato. E finalmente, desiderò vivere! Essere un uomo, l’uomo di Georgie, solo quello!
 
Elisa era uscita sulla terrazza giusto in tempo per vedere quel bacio formidabile, e per sentire le parole di Georgie quando, senza aprire gli occhi, con la voce strozzata dall’emozione, gli disse:
 
― Oh, Lowell, mio caro, sì! Sarà come vuoi tu, il tempo è tornato indietro stanotte, e io starò sempre con te! Te lo giuro, ora so che è quello che voglio.
 
Elisa rientrò nel salone, e non sentì Lowell sussurrare a Georgie quanto l’amava. Georgie aveva detto “sì” già tre volte, negli ultimi minuti, e continuò a pensarlo insistentemente intanto che lui le parlava piano nell’orecchio, e quando anziché parlare prese a baciarle il viso. Era lo stesso ragazzo con gli occhi azzurri come il cielo che l’aveva folgorata l’anno prima, solo che ora le piaceva molto di più. Il fiore sbocciato al forte sole australiano era diventato frutto nelle fredde stagioni inglesi, ed ora era profumato e dolce, nella notte estiva.
 
Il valzer finì, e ne iniziò un altro, più struggente, un valzer inglese. Allora, Lowell si ricordò della prima cosa che lei gli aveva chiesto di fare quella sera, e si staccò da lei per fissarla negli occhi. Poi, senza parlare, portò una mano di Georgie sulla propria spalla ed iniziarono a ballare lì, sotto il soffitto più bello del mondo, quello del firmamento.
 
***
 
Al rientro nella grande sala da ballo, capirono che la loro assenza era stata notata. Per cominciare, la giovane festeggiata era sparita col fidanzato di Elisa Dangering per un bel pezzo, dopo che lui l’aveva trattata malissimo. Poi, Elisa era andata via da sola! La folla d’invitati in abito di gala li guardava e mormorava. Ed infine, il Conte non mancò di rilevare il luccichio negli occhi dei due ragazzi, e fu il primo a capire quello che presto sarebbe stato evidente a tutti: erano innamorati, e quello di poc’anzi non era che uno di quei bisticci dopo i quali di solito le coppie si ritrovano più affiatate di prima. Infatti, da quel momento, Lowell fu il perfetto cavaliere di Georgie: le fece pubbliche scuse per il suo comportamento, ballò con lei, le portò da bere e la servì durante il rinfresco, conversò con suo padre felicitandosi per il suo ritrovato titolo e, al momento di salutarla, le porse lui il cappotto, completando la serata con un baciamano ed un languido “Buonanotte, dolce Georgie.”
 
Dopo averlo salutato dal finestrino con un dolce sorriso, Georgie tornò a casa in carrozza col papà, in uno stato di grande emozione e speranza. Il Conte non sapeva granché della sua storia con Lowell, e così la ragazza raccontò: il boomerang, il loro innamoramento immediato, la promessa che si erano fatti una notte di pioggia. Poi, venne la parte più difficile: la mamma l’aveva cacciata di casa, quella notte. La prima volta che aveva parlato con suo padre del passato, aveva evitato tanti particolari. Ora invece raccontò che, mentre Lowell salpava per l’Inghilterra allo scopo di rompere il fidanzamento con Elisa e poter così sposare lei, Georgie aveva perso tutte le sue certezze, scoprendo brutalmente di essere figlia di un deportato …
 
― E il peggio non fu nemmeno questo. Potevo anche accettare di essere stata adottata, ma la mamma mi disse che avevo fatto qualcosa di brutto, che papà era morto per colpa mia e che avevo fatto del male ai miei fratelli.
 
Che cosa?!
 
― Sì. – Adesso Georgie si vergognava davvero. – Io non capivo perché dicesse così, mi vedeva come una poco di buono e questo era tutto quello che potevo comprendere. Abel era rimasto fuori, quella sera, però c’era Arthur, e meno male, perché scappai via e …
 
Per un attimo, le venne in mente Arthur, e i suoi sentimenti per lei che lo zio Kevin le aveva rivelato il giorno dopo. Non doveva essere stato facile, per lui, e lei non lo aveva ancora ringraziato …
 
― Caddi nel fiume, e Arthur mi salvò. Mi portò da Kevin, un signore molto buono che vive nei paraggi, perché io non avevo più una casa. – Quant’era penoso, per lei, ora che la mamma era morta, raccontare queste cose? e quanto lo era ascoltare, per suo padre che non aveva mai capito che la figlia avesse sofferto tanto e corso tanti pericoli prima che lui la ritrovasse? Gli si spezzava il cuore al pensiero che Georgie aveva sofferto ancora di più perché sua madre le aveva buttato in faccia che lei era “la figlia di un deportato”. Meno male che non sapeva il resto della frase: “e di una svergognata”! L’insulto alla moglie morta gli fu risparmiato, e presto il racconto passò oltre:
 
– Mi curarono, ma poi Abel mi disse che mi amava … e che mi avrebbe sposato.
 
Non se la sentiva di riferire i fatti alla lettera. Pausa d’imbarazzo: il Conte stentava a crederci, e Georgie a continuare.
 
― E Kevin mi disse che anche Arthur mi amava e mi aveva salvato, correndo dei pericoli per me. I miei “fratelli” erano innamorati di me, e io non potevo scegliere tra di loro, anche perché amavo Lowell! Così m’imbarcai di nascosto come mozzo su una nave per l’Inghilterra, e il resto lo sai. Abel mi seguì di corsa, e Arthur subito dopo la morte della mamma, a quanto dice nella lettera. E poi, in Inghilterra, scoprii che Lowell era gravemente malato: siamo scappati insieme, ma non ho potuto fare niente per curarlo. Così, avevo deciso di rinunciare a lui, lasciandolo a casa di Elisa che aveva i mezzi e lo amava, ma rivedendolo oggi … Papà noi ci amiamo più di prima!
 
Il povero Conte era sbalordito! Quei ragazzi, così freschi a prima vista, avevano vissuto esperienze tremende, e lui sapeva ancora così poco di loro, soprattutto di sua figlia! Di certo c’era che lei amava Lowell Grey, e pareva esserne corrisposta.
 
Ma che ne sarebbe stato dei due fratelli, che gli erano già così cari? Quant’era stato difficile, per loro? Abel innamorato … Arthur altrettanto! Lowell poteva anche essere l’amore di Georgie, ma che avrebbero fatto loro due, una volta scoperte le ultime novità? E quanto avrebbero dovuto soffrire, ancora?
 
― Georgie … a me va bene tutto, ma hai pensato a quello che dirai ai tuoi fratelli?
 
― Oddio, è vero! No, non lo so … Ma loro sono proprio questo, i miei fratelli, come posso amarli diversamente? Siamo cresciuti così, “fratellone”, “fratellino” e “sorellina”! Dovranno capire, anche perché io partirò con Lowell per l’Italia!
 
Per l’Italia?!
 
― Sì, papà. Lowell sta per partire, lo diceva perfino il giornale, è importante! E io andrò con lui!
 
Così, il Conte apprese che Lowell doveva partire per luoghi caldi per poter guarire da una malattia ai polmoni. Ma il Conte conosceva abbastanza la “buona società” inglese per iniziare a preoccuparsi seriamente della reputazione di Georgie:
 
― Ma cara Georgie, io ho capito che tu e lui fate sul serio, ma ti consiglio di riflettere: tu sei venuta qui e dopo poco tempo sei scappata con Lowell, che era sul punto di fidanzarsi ufficialmente con Elisa e aveva viaggiato con lei fino in Australia e ritorno. Dopo aver vissuto con lui, vi siete lasciati e lui si è fidanzato con lei, e ora vorresti partire per l’estero con lui un’altra volta, come niente fosse? Tu sei Contessa, ora, e adesso che hai fatto il tuo ingresso in società, come si può giustificare questo senza un matrimonio? Anche Lowell, che non appartiene ad una famiglia nobile, senza matrimonio, non sarebbe accettato tanto facilmente.
 
― Ma noi intendiamo proprio sposarci! Era stabilito da prima, ora basta convincere la sua famiglia, ma adesso io sono in una posizione migliore di Elisa, no? Accetteranno … è tutto deciso.
 
In realtà, con Lowell non avevano parlato precisamente di matrimonio, e Georgie non aveva idea di quanto fosse urgente la partenza per l’Italia, sapeva solo che il ragazzo aveva accennato alla necessità di andarci per la propria salute. Ma per lei, era “tutto deciso”! Già, una cosa da nulla … uno scherzo!
 
Eppure, anche Lowell si sentiva privo di preoccupazioni. Per lui, la notte fu ottima. Tornò a casa sua sicuro che i suoi (e specialmente la sua cara nonna) sarebbero stati ben felici del “cambio di dama” tra Elisa e Georgie, visti i recenti sviluppi. E cullandosi con questa certezza, si addormentò sognando di un tuffo involontario in un fiume australiano; di una stupenda ragazza bionda che lo spogliava per asciugargli i vestiti per poi … assicurarsi che fosse asciutto anche lui, strofinandogli il corpo col suo grembiule immacolato; e di un sole caldo ed invitante sulla pelle, un sole che da tanto non lo scaldava più così.
 
***
 
Quella notte non fu altrettanto tranquilla per i giovani Butman.
 
Abel si mise a letto cercando di negare il proprio nervosismo: aveva fatto bene o male a non andare al ballo? Lui non apparteneva a quel mondo, e tanto con Georgie c’era suo padre. Poteva forse essere in mani migliori? Avrebbe dovuto sentirsi tranquillo, e invece aveva paura. Di che cosa esattamente, era difficile da dire. Forse di perdere Georgie? Perché, poteva perderla più di così? Lei non lo amava: quando lui le aveva detto e ripetuto di amarla, lei non aveva fatto altro che sfuggirgli, e alla fine anche lui aveva capito che non poteva costringerla. Si vergognava di aver provato a costringerla. Si vergognava di diverse cose: una volta aveva picchiato selvaggiamente suo fratello solo perché aveva “osato” innamorarsi di lei; aveva investito Georgie coi propri sentimenti senza chiederle niente dei suoi, proprio quando forse lei avrebbe avuto solo bisogno che lui le dicesse “sei sempre della famiglia, ti voglio bene così, come un fratello”; l’aveva persino baciata, quando lei aveva scoperto di non essere sua sorella solo da poche ore (durante le quali era quasi morta, a causa di quella scoperta!).
 
O forse aveva paura che Georgie perdesse se stessa? che quel mondo la illudesse col suo luccichio per poi distruggerla, la ragazza ingenua venuta dalla campagna australiana? Sarebbero bastati il suo titolo e l’amore di suo padre, a proteggerla? Abel avrebbe voluto farlo lui, ma non era sicuro che Georgie gliel’avrebbe permesso. Infondo lui non era mica suo fratello! Lei era Contessa, come poteva capire che forse l’amore di quel non-fratello era un bene prezioso, diventato sempre più puro nella rinuncia?
 
“Oh, Georgie … se avessi bisogno di qualcuno che sia sincero e che ti ami davvero, vieni da me!” supplicava in silenzio, con la gola chiusa dalla tristezza “Io non cercherò più di sopraffarti, non ti chiederò niente, ma non allontanarti da me! Se avrai bisogno … no, che stupido! Sono io che ho bisogno di te, Georgie.” Sperava solo che l’indomani, al momento di rivedersi, lei fosse ancora la ragazza allegra con cui era cresciuto, fiduciosa nella sua famiglia e lontana da un mondo cattivo che non l’avrebbe mai amata quanto lui.
 
Arthur spense la luce e chiuse gli occhi. La stessa stanza per lui e Abel, com’era giusto che fosse, come a casa. Abel si era trasferito dal Conte Wilson dopo la sua liberazione, al solo scopo di stare con suo fratello, dal momento che il Conte Gerard e il Conte Wilson erano decisi ad ospitarlo, e così voleva anche Georgie. Veramente, dopo tutte le esperienze atroci che aveva avuto, Arthur si sentiva molto più sicuro, sapendo che Abel dormiva con lui. E allora, perché era triste? Era salvo, no? E Georgie si stava divertendo, alla sua festa. Che diavolo aveva, da sentirsi così giù? “Sei felice?” gli aveva chiesto suo fratello. Non gliel’aveva mai chiesto, e lo aveva spiazzato, e così lui aveva risposto di sì troppo in fretta, per non pensare. Ma a che cosa? Doveva essere felice, era vivo e già era un miracolo, tutti i suoi cari lo avevano salvato e adesso erano con lui. Gli volevano bene, e non sarebbe stato giusto dire di non essere felice con tutto quello che avevano fatto per lui.
 
No, che non era felice. Si sentiva vuoto, la sua vita era salva ma gli mancava qualcosa. Aveva perso qualcosa d’importante. Aveva ancora paura, riviveva lo sparo, le cattiverie di Arwin, i suoi sguardi viscidi addosso … a volte gli pareva di rivedere le sbarre alla sua finestra, che si poteva aprire ma solo per buttarsi di sotto e morire; altre volte, rivedeva quella segreta orribile, dove il giorno era uguale alla notte, e dove Dangering si prendeva la briga di scendere solo per ricordargli, ogni tanto, che presto lo avrebbero ucciso; il rasoio, che lo aveva chiamato invitandolo a farla finita, e la paura nella paura … la paura di restare da solo e avere paura senza che ci fosse nessuno a svegliarlo dall’incubo.
 
Veramente, ripensando al suo tentativo di suicidio, rabbrividì e fu contento di essere ancora vivo. Non si sentiva vivo come quando era ancora a casa sua, un innocente e allegro ragazzo australiano di campagna, però se fosse morto, pensò, non avrebbe mai saputo che Abel era pronto a prendersi una pallottola per salvarlo, né che Georgie si era messa d’impegno per lui.
 
Già, Georgie … si sentì strano. Non provava il solito calore, al pensiero di quegli occhi verdi. Ora, poi, Georgie entrava davvero in un mondo diverso, come aveva detto Abel. Non c’erano più bugie che lui potesse dire per fermarla, né fotografie che la potessero commuovere per legarla ancora alla fattoria, alla solita vita. Erano tutti trucchi che lui aveva usato in passato, in Australia, per trattenerla a casa con loro. Cioè, con lui. Ma non servivano più, doveva lasciarla andare. Si sentì ancora più vuoto: aveva perso la speranza di essere amato. Gli vennero in mente degli altri occhi che conosceva, questi qui azzurri, ed ebbe un sussulto al cuore. Aveva perso anche Maria … No, che non era felice.
 

[1] Dalla canzone “La notte dei pensieri” di Michele Zarrillo.

[2] In questo capitolo, sono inserite in corsivo le parole citate direttamente dall’ultimo episodio dell’anime.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Georgie / Vai alla pagina dell'autore: Rubina1970