Sono quel tipo di ragazza. Sì, quella strana. Sono la ragazza timida, quella che ha sempre paura di dire qualcosa di sbagliato. Eppure sono anche la ragazza testarda ed impulsiva, capace di sbattere la testa più volte, fino a quando non raggiunge l’obbiettivo prefissato. E poco importa se questo sembra impossibile, irrealizzabile. Non importa se si romperà la testa milioni di volte, prima di riuscirci. Lei ce la farà. Sono quel tipo di ragazza che come obbiettivo, ha loro. Un gruppo che ormai non esiste più, sciolto anni fa, quando lei non era nemmeno nata.   Sono quel tipo di ragazza che non ascolta la musica elettronica, che ad ogni tormentone estivo sospira pesantemente, pensando che è solo una moda, che tanto tra nemmeno un mese quel brano non esisterà più. Sono quella che a quattordici anni non segue le boy band, ma i veri gruppi musicali. Sono quella che ammira con malcelata adorazione i vecchi dischi e 45  giri di suo padre, posti tutti in fila su quella mensola sopra al mitico giradischi. Sono quella che li prende in mano con una lentezza esasperante, con la stessa cura e la stessa delicatezza con cui le neomamme stringono a loro i propri figli appena nati. Sono quella che conosce ogni singolo artista, ogni canzone contenuta in quei duecento dischi,  di ormai vent’anni fa. Sono quella ragazza che passa ore nel piccolo negozio vintage di dischi, quello in cui si perde, vagando con gli occhi tra i numerosi nomi presenti sulle copertine dei cd. Per gli altri sono solo nomi stampati su una copertina lucida, ma per lei significano tutto. Sono quella ragazza che esce da lì sempre con un nuovo cd, uscito magari vent’anni fa, che si precipita in casa come una furia, bramosa di ascoltare ogni singolo brano contenuto nel nuovo acquisto, sapendo già che li amerà tutti. Sono quella che nei suoi sogni più nascosti immagina di incontrare loro, quegli uomini che con la loro “Romeo and Juliet” l’hanno fatta innamorare per la prima volta, che con “Brothers in arms” l’hanno fatta riflettere sull’inutilità della guerra, che ritiene gli otto minuti di “Tunnel of love” i migliori spesi in un’intera giornata. Sono colei che sogna di toccare, anche solo di sfiorare, la mitica Fender Stratocaster rossa di Mark, quella chitarra che l’ha fatta innamorare del suo proprietario, del suo modo di suonarla. Sono la ragazza che si emoziona nel guardare i video dei loro live, che ogni volta che può riguarda il live di Alchemy, riscoprendo le stesse emozioni della prima volta in cui per caso lo ha scovato in internet. Sono quella ragazza che dentro di sé sogna di essere nata negli anni ottanta, solo per poter conoscere tutti coloro che adesso la fanno sognare, come ogni adolescente della mia età. Sono la ragazza che spera in una reunion straordinaria dei suoi miti, consapevole che difficilmente avverrà. Sono la ragazza che brama e sogna di conoscere Mark dopo il suo concerto, di stringergli la mano, di parlarci, anche se non è più il giovane uomo che popola la sua playlist nel cellulare, ma che continua a farla sognare con la sua musica. E si, sono quella pazza. Sono quella fan pazza di uno dei più incredibili gruppi musicali degli anni  ‘80. Sono una fan dei Dire Straits. E ne vado fiera.


Nota autrice:
salve a tutti! Mi presento, sono The Writer Of The Stars, e nonostante sia iscritta da tempo su questo sito e scrivo da parecchio, questa è la prima volta che pubblico qualcosa su questa sezione. Non so che dirvi, ciò che avete letto spiega tutto. Se non si fosse capito, sono una fan dei Dire Straits, e questo era una mia personale riflessione su questo fantastico gruppo, che insieme a molti altri artisti degli anni 70-80, considero le mie fonti d’ispirazione. Una flash un po’ personale quindi, ma spero vi sia piaciuta ugualmente.
Saluti
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