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Autore: Mirajade_    03/11/2014    5 recensioni
Hinata Hyuga vive una vita semplice, fatta di scuola e lezioni di violino.
Queste sono le parole di ogni studente.
Hinata Hyuga è una ragazza che adora scoprire le debolezze della gente, scoprire il motivo di ogni lacrima, il perchè "Nessuno vive una vita perfetta".
Hinata Hyuga vive da sola, almeno così sembra: padre assente e madre morta. L'unica famiglia che le rimane e sua sorella minore che di giorno in giorno degenera, prova ogni esperienza, dal fumo alla droga.
Naruto Uzumaki è un orfano, scappato tante volte dalla propria famiglia adottiva. Ribelle, cattivo, odia il suo lavoro e la sua vita, è un falso misantropo.
Dal testo:
–Sei la sorella della ragazzina, suppongo. Questo spiega la tua presenza stamattina al capannone- perspicace, stranamente, un ragazzo perspicace –Dille di stare alla larga da me e dagl’altri, non vogliamo più averla intorno-
***
La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più. La vita è un lungo malinteso.
***
-Potresti essere uno stalker, un assasino, un pedofilo, un maniaco, un pazzo, un serial killer... di tutto- dico assumendo un espressione ovvia mentre vedo aleggiare un sorriso divertito, alla mia reazione, sul suo volto ed anche io, stranamente, sorrido. Un sorriso vero.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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"I won’t stop
I’m gonna live forever
Burn it up
Like nothing never mattered
Wondering if it takes me higher
Dancing in a ring of fire.
Shut my eyes
I know it’s now or never
Ride or die,
I let my heart surrender
Rise up
I was born a fighter,
Dancing in a ring of fire."
Cos’è la vita?
Non ho mai conosciuto qualcuno che vivesse pienamente una vita felice, c’era sempre quel problema che ad ogni situazione ti faceva crollare. Non ho idea di cosa sia la vita .Finora ho vissuto in un mucchio di errori ,e così mi sono distrutta.
Mi piace scoprire il motivo della distruzione della gente e la compatisco, perché sono troppo buona. Detesto essere così ma è l’unica cosa che mi rende diversa dalla società giovanile composta da facebook, foto e il comportamento superiore.
Sono Hinata Hyuga e la mia distruzione è avvenuta subito dopo la morte di mia madre.
Mio padre è il capo di una delle più famose aziende di Konoha, motivo per cui mi credono una “ragazzina che nuota nell’oro”.La mia vita è divisa tra scuola e tempo libero… non è mai esistita una famiglia nella mia vita da quando mia madre è morta. La mia grande casa è sempre silenziosa , in compenso ,mio padre non fa che assillarmi con i suoi pensieri sulla perfezione, perfezione nello studio, nella vita, nel vestire… in tutto, niente è abbastanza per lui. Nonostante ciò ,non mi sono mai ribellata, non ho voglia di farlo, non ho qualcuno che mi spinga a farlo.
Mia sorella Hanabi, non è come me, è eversiva verso le regole di nostro padre, disobbedisce e ha iniziato da poco a fumare… la sua distruzione. Non posso fermarla: è il suo modo di ribellarsi a nostro padre , visto che è un ingenuo, un bastardo che poche volte si cura della salute delle proprie figlie e che è riuscito in pochi anni a sposare altre due donne, che adesso si ritrovano in un lurido appartamento a maledirsi per aver divorziato.
 ***
-Hinata esci subito!- sento urlare fuori dalla porta del bagno.
-Si… subito- mi appresto a lavarmi il viso e mi soffermo a guardarmi allo specchio. Pelle pallida e occhi perlacei, da sempre una caratteristica fondamentale della mia famiglia. In molti mi hanno chiesto se soffrivo di qualche strana forma di cecità, forse perché la mia pupilla, rispetto al normale, è molto più chiara ma deve essere semplicemente un fattore genetico.
-La prossima volta, fai più velocemente!- quasi sbraita Hanabi quando apro la porta. Era seduta,appoggiata al muro che fumava una sigaretta controllando di tanto in tanto il cellulare.
-Potresti smetterla di fumare in casa?- chiedo uscendo dal bagno e avviandomi verso la mia stanza aspettandomi la solita risposta.
-No- sussurra
Entro in camera e mi vesto velocemente con la tipica divisa scolastica giapponese, per poi iniziare a sistemare fuori dall’armadio qualche vestito , t-shirt e i portafotografie raffiguranti per la maggior parte mia madre. Nelle foto era così felice e viva, una bellissima donna dai capelli scuri e dal sorriso confortante.
Sento il telefono squillare e stancamente lo prendo.
-Pronto?- chiedo
-Hinata, tua sorella è uscita?!- strilla una voce dall’altra parte del telefono.
-No, Ino, che succede?- chiedo allarmandomi
-Sono a scuola… ho sentito un gruppo di ragazzi, forse di vent’anni non so, parlavano di droga… e aspettano alcune “ragazzine”, tra cui tua sorella!- termina il suo discorso poco dettagliato mentre il mio stomaco si contorce in una strana forma, getto il cellulare sul letto noncurante di aver lasciato Ino senza una risposta e mi precipito nel bagno, che, sfortunatamente trovo vuoto.
-Non aspettarmi per pranzo Hiashi- sento provenire dal piano di sotto. Sento la sua voce e il modo in cui chiama nostro padre. Mi precipito al pianoterra ma Hanabi è già fuori.
Chiudo gli occhi e vedo le disgustose immagini di un quindicenne che assume ogni sorta di droga. Perche? Perché?! Non volevo che arrivasse a questo punto.
Panico.
Respiro profondamente ed esco prendendo velocemente la tracolla scolastica. La figura di Hanabi era scomparsa ed io non sapevo minimamente come affrontare quella situazione.
***
-L’hai vista?- mi chiede Ino dopo la prima ora di lezione di giapponese antico, che non sono riuscita a seguire a causa dei miei martellanti pensieri.
-No- dico nervosa – Cosa dovrei fare? Non mi ascolterebbe ,e se continua di questo passo…- mi mordo il labbro inferiore mentre gli occhi iniziano a farsi lucidi, abbasso lo sguardo e mi soffermo sul corridoio della scuola. Non ho il coraggio di dirlo ma, si , ci ho pensato: potrebbe morire, ha solo quindici anni ,e non può resistere a tutto quel veleno.
-Calmati Hina. Risolveremo insieme il problema- mi rassicura Ino con uno dei suoi sorrisi. Ino è sempre stata un’amica fin da  quando avevamo pochi anni. È  bella, alta e intelligente, riesce quasi sempre a rendermi felice nei momenti bui, è la cura che evita di farmi pensare quanto faccia schifo la mia vita.
La sua distruzione? Un padre poco fedele.
-Dovrebbe essere dietro la scuola- mi dice incrociando le braccia.
-Perché ne sei così sicura?- le chiedo torturando la treccia laterale blu notte che scivola sulla mia spalla.
- E’ risaputo che i drogati si, appunto, drogano dietro la scuola, Hina-chan- mi risponde ovvia mentre un lungo ciuffo biondo le ricopre un occhio.
Annuisco mentre il peso sul mio stomaco si fa più pesante… “i drogati”.
Hanabi Hyuga, quindici anni. Distruzione? Fumo e droga.
***
-Ino non dovremmo stare qui.- sussurro –Questa gente è malata- continuo sapendo di non essere ascoltata dalla bionda, che con sguardo svelto e passi silenziosi cercava di scrutare qualche figura.
-Trovata- dice dopo qualche minuto, sorridendo vittoriosa. Il suo sguardo era puntato all’interno di un capannone, in parte crollato, pieno di macerie ,vecchie sedie e banchi. I muri erano scrostati e di tanto in tanto riuscivo a distinguere delle piccole figure parlare mentre si levavano nell’aria delle nuvole di fumo.
Quella che doveva essere una saracinesca era completamente abbattuta, alcune finestre erano rotte e anche da lontano si potevano notare delle siringhe sopra la saracinesca .
-Dobbiamo avvicinarci- sussurra la bionda facendomi perdere un battito. Non osavo immaginare cosa ci avrebbero fatto,se ci avessero scoperto. La bionda si voltò verso di me e vedendo la mia espressione impaurita alzò gli al cielo per poi ordinarmi di seguirla.
Facciamo il giro del capannone, io con il cuore in gola, Ino con l’adrenalina che la fa muovere sicura. Troviamo una finestra bassa e rotta. Le mani iniziano a sudare e quella fitta alla pancia si fa troppo forte, è la paura mischiata ad un senso di disgusto e tristezza.
Ci posizioniamo ai lati della finestra, per sentire qualcosa.
-Domani non veniamo, sia chiaro- dice una voce fredda,dura.
-Perchè?- chiede un’altra voce, questa volta rauca e dal timbro femminile e leggero. Hanabi.
-Siete solamente delle ragazzine, questo è l’ultimo giorno. Se volete altra roba non chiedetela a noi-
Allungo il collo per riuscire a vedere la scena, e in pochi attimi riesco a vedere l’amarezza di una vita non vissuta e buttata al vento. Una distruzione comune.
Il pavimento era riempito da mozziconi di sigarette e di qualche siringa dentro delle busta di plastica opache. Seduta per terra  con la giacca aperta, stava Hanabi, intenta a fumare quella che non sembrava una semplice sigaretta. I capelli le ricoprivano in parte il viso, puntato su un ragazzo dai corti capelli neri e dalla pelle pallida, quasi cadaverica.
-Possiamo pagarvi di più!- annuncia una ragazza seduta in un angolo che con occhi supplicanti chiedeva altro veleno. Era come vendere l’anima al diavolo e loro non riuscivano a capirlo.
Trattengo l’istinto d’entrare e portare via Hanabi con la forza, urlando.
-Ho detto di no!- risponde calmo il moro –Venite a cercarci ancora e vi causeremo dei pessimi guai- minaccia spostando lo sguardo su una figura. Era un ragazzo biondo, appoggiato alla parete, che di tanto in tanto aspirava della nicotina dalla sua sigaretta. –Sei d’accordo, Uzumaki?- chiede il moro.
Il ragazzo biondo non risponde, facendo aspettare pazientemente il finire della sua sigaretta –Non ho mai voluto avere a che fare con un branco di bambine che abbracciano la morte come se fosse loro amica- risponde spostando lo sguardo.
Persi un battito, stava guardando me? Vedo i suoi occhi nell’oscurità soffermarsi su di me e su Ino al mio fianco. Mi avrebbero preso e costretta a non farmi parlare, minacciandomi di uccidermi o uccidere Hanabi, o Ino. No, no, no… non può terminare così la mia vita. Cazzo.
-Andiamocene adesso- sussurro  alla bionda accanto a me. Senza aspettare una parola o un azione inizio ad allontanarmi dal capannone, con passo veloce. Non volevo più vedere quell’orrore.
***
 
Tic.Toc.Tic.Toc. Era quello lo straziante suono che riuscivo a sentire fissando la porta.
Mio padre sarebbe rimasto a lavoro fino a tardo pomeriggio e io avevo la responsabilità sulla casa e su mia sorella. 
Tic.Toc.Tic.Toc. Mi ero posizionata ai piedi delle scale, fissando la porta d’entrata. Dovevo parlare con Hanabi. Capire il perché di quella scelta.
Ma come avrei iniziato il discorso? “Hana smettila di drogarti, lo dico per il tuo bene”? Come in quelle soap-opere dove il drogato dopo la fatidica frase cambia atteggiamento e inizia un nuova vita? Sfortunatamente, non era così, era diverso, orribile e difficile.
Chiusi gl’occhi massaggiandomi le tempie e rivedendo di nuovo mia sorella nel suo stesso veleno aspirare una strana sostanza, in mezzo al gruppo di fumatori che in più punti del capannone decidevano quale droga scegliere per il giorno. Rividi quel paio d’occhi scuri, un blu scuro inquietante, per niente rassicurante che mi scrutavano curiosi.
Sentì la porta scattare e un lieve cigolio. Aprì gl’occhi e mi ritrovai davanti  Hanabi con uno sguardo misto tra lo stanco e il furioso.
-Perché mi seguivi?- chiede senza troppi indugi
-Perché lo fai?-replico, non calcolando la sua domanda
-Non sono affari che ti riguardano!- sbraita
-Si che mi riguardano!- mi alzo dallo scalino –Sei un bambina e mia sorella , a malapena conosci il pericolo che stai correndo, ti stai distruggendo, degeneri e non te ne accorgi!- urlai con gl’occhi velati da uno strato trasparente.
-Pensa per te! Io non mi diverto a tagliarmi!-
Le parole mi si bloccarono in gola, non sapevo cosa dire. Mi aveva presa e affondata, mi aveva rinfacciato quel problema che mi porto appresso da anni. La guardai sprezzante con le lacrime agli occhi; uscì di casa facendomi investire da un pungente gelo. Mi allontanai velocemente.
Non sapevo cosa fare, dove andare. Pian piano assistevo alla distruzione della famiglia Hyuga.
La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più. La vita è un lungo malinteso.
Errori che si susseguono, sbagli impossibili da recuperare, delusione e tristezza.
Vita è il piacere di sentire il tepore caldo degli abbracci, dei baci, di sentire quella dolce felicità attraversarti,  sentire l’amarezza degli sbagli. Sentirsi così piccoli in uno spazio tra le stelle, sentirsi da soli e accompagnati, apprezzati e rifiutati, rischiare tutto e sentirsi giganti.
“E’ come una danza. Piroettare nel vuoto, sentire gli arti dolenti e il respiro affaticato. Poi arriva quella strana luce che congela le tue paure, ti fa sentire viva e ti distrugge” avrebbe risposto mia madre.
Non m’importava di lasciare Hanabi da sola, volevo prendere un attimo di respiro puro e avere quell’intervallo di pace.
-Tutta sola, angioletto?- sobbalzai a quella voce, il cuore che palpitava e il mio corpo in allerta.
La voce proveniva da dietro, era maschile, giovane e da un certo punto di vista, sensuale.
Mi voltai, le mani strette a pugno , le guance umide e gl’occhi vacui per il terrore.
Il proprietario della voce, era lo stesso che possedeva due occhi chiari, di un azzurro glaciale che si alternavano con delle sfumature bluastre, i capelli erano di un biondo dorato, quasi aranciato, la pelle abbronzata.
Mi si mozzarono, nuovamente, le parole: era il ragazzo del capannone.
-Puoi parlare sai? Mica ti mangio- continua, facendomi arrossire. Detesto non saper nascondere l’imbarazzo, e se avessi aperto bocca avrei fatto una pessima figura.
Prende dalla tasca una sigaretta e inizia a fumare, indirizzando il fumo lontano dal mio viso, ghignando beffardo. –Qual è il tuo nome?- mi chiese.
Inghiotto amaramente –Hi…hina…ta- balbettai in preda all’imbarazzo.
-Bel nome- disse – Naruto Uzumaki – mi porge una mano abbronzata ed io tremante la stringo. –Sei la sorella della ragazzina, suppongo. Questo spiega la tua presenza stamattina al capannone- perspicace, stranamente, un ragazzo perspicace –Dille di stare alla larga da me e dagl’altri, non vogliamo più averla intorno.
-Co…come fai a…a essere sicuro c…che sia mia sorella?- chiedo respirando lentamente cercando di far defluire il sangue dalle guance.
-Gli occhi. Avete gli stessi occhi- risponde lui buttando per terra la sigaretta non ancora finita –
-Forse è…è meglio che ritorni a casa. Vuoi solamente che l…le riferisca questo?-
-Si, grazie, non voglio essere il pericolo di una ragazzina-
Lo scanso e mi avvio verso casa con il cuore in gola e le mani tremanti.
-Ma potrei essere il tuo!- sentì urlare quell’ultima frase con un misto di malizia.
 Affretto il passo e dopo qualche minuto stavo correndo con il vento sul viso e gli occhi azzurri sognanti puntati su di me.


LITTLE WONDERLAND
BuonsaaaalveH!
Mi presento, sono Alatariel_Jade Elf e sono nuova in questo fandom :3
Questa è la mia prima storia su Naruto e per evitare di scrivere qualche "cretinata" è ambientata nei nostri giorni dove ormai la droga e il fumo sono gli elementi più importanti per essere apprezzati.
Spero che vi piaccia ^^
Ringrazio moltissimo la mia betareader e sociah Hellen Holmes per aver avuto la sacrosanta pazienza di correggere questo capitolo al posto di dedicarsi alla "bellezza" (-.-) del latino e saluto la mia brofist Sawako che in questo momento avrà una faccia shoccata per aver visto questo "coso" XD (Mi dispiace brofist u.u ma io sono una fanfictioner e da brava ragazza, creo cose del tutto diverse dalla storia originale XD, non morire, puoi farcela.... nonostante sarà una Naruhina ma.... dettagli u.u)
Ora vi lascio Cupcakes, ci vediamo ad un prossimo capitolo.

P.S Vi lascio qui dei link, se avete bisogno di grafiche o altro io me la cavo ^^.

FBpageOfficial:
Alatariel_Jade Elf (cliccare)
 FBpageGrafiche:
Alatariel's creations  
(cliccare)
 Deviantart: 
Aliss-Anne (cliccare)

Ultima cosa: Nella maggior parte delle mie storie se cliccate i titoli vi faranno ascoltare delle canzoni, scelte appositamente per il capitolo.
In questa caso "Masterpiece" di Jessie.J e "Ring of Fire" dei Krewella.

 
   
 
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