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Autore: Hermione Jean Granger    03/11/2014    11 recensioni
One shot ambientata nell'immediatissimo dopo guerra: Harry e Hermione sono alla Tana con la famiglia Weasley, che sta soffrendo per la morte di Fred. Ron, in particolare, è tormentato dagli incubi e si rende conto che la realtà è anche peggio: chi potrà aiutarlo a tornare alla vita?
"Ma questo era molto meglio del profumo di un filtro d'amore. Era lei, in carne ed ossa, a pochi centimetri dal suo lungo naso rigato di lacrime: ne percepiva il calore, vedeva i suoi capelli cespugliosi sparsi sul cuscino, indugiava sui suoi occhi scuri che lo guardavano, con determinazione, come se fosse decisa a tenerlo in piedi con la sola forza dello sguardo."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"No... non lui... ti prego, non lui!"
Harry Potter si svegliò nel cuore della notte al suono della voce del suo migliore amico, Ronald Weasley, che urlava agitato nel sonno. Il ragazzo si alzò dal suo letto e si avvicinò a Ron, che gemeva e si contorceva.
"Non Fred, no!"
"Ron, svegliati!" lo chiamò Harry, scuotendolo. Per la prima volta era lui a dover risvegliare Ron da un incubo e non il contrario: la situazione lo rendeva piuttosto nervoso.
Ron si svegliò e scattò col busto in posizione eretta: era tutto sudato e aveva un'espressione di pura angoscia. Harry capiva fin troppo bene cosa stesse sognando, e sapeva anche che, purtroppo, non avrebbe potuto dire all'amico che era stato tutto un incubo. Fred era morto. Quella era l'agghiacciante verità. E Harry non poteva farci niente.
"Posso... posso aiutarti?" chiese piano.
"Hermione" disse semplicemente Ron, con voce flebile, come un bambino.
"Vado... vado a chiamarla" rispose Harry e uscì dalla stanza.
Quando bussò alla porta di Ginny Weasley la porta si aprì quasi subito: evidentemente anche lei aveva un sonno leggero, costellato da incubi.
"Va tutto bene?" chiese subito, preoccupata. Aveva già la bacchetta in mano.
"Sì... cioè, no... Insomma, Ron... lui sta male"
"Cosa?" squittì Hermione Granger dal fondo della stanza, e in un attimo si precipitò anche lei alla porta, al fianco di Ginny: aveva pesanti ombre scure sotto gli occhi e si stringeva nella vestaglia da notte, ma la sua espressione era accesa di preoccupazione.
"Incubi" le rispose Harry. "Ha chiesto di te".
Harry non aveva nemmeno finito di parlare che Hermione uscì dalla porta, urtandolo, verso la stanza che lui e Ron condividevano.
"Beh... io andrò a farmi un tè" sospirò Harry. L'ultima cosa che voleva era essere, per l'ennesima volta, il terzo incomodo tra i suoi due migliori amici.
"Vengo con te" rispose immediatamente Ginny e i due ragazzi si avviarono per mano verso le scale.
Quando Hermione entrò nella camera di Ron e Harry, Ron era seduto sul letto con la testa fra le mani. Piangeva in silenzio, ricordando gli occhi scuri del fratello e il suo sorriso smagliante, con la terribile consapevolezza che da quel momento in poi li avrebbe avuto la possibilità di rivederli solo nella sua mente, attraverso i ricordi.
Hermione si avvicinò piano e si sedette sul bordo del letto. Ron spostò le mani dal volto tanto quanto bastava per scoprirsi gli occhi e mugolò: "Grazie... di essere venuta".
Lei abbozzò un sorriso, ma non disse nulla.
"E' che... mi sembra così assurdo. Sogno la sua morte, poi mi sveglio e..." la voce di Ron s'incrinò. "Mi accorgo che è reale".
Ci fu un momento di silenzio. Entrambi i ragazzi avevano gli occhi lucidi.
Poi Hermione, con movimenti un po' impacciati, si spostò per sdraiarsi accanto a Ron. Erano molto stretti, ma nessuno dei due sembrò farci caso. I due corpi caldi combaciavano alla perfezione, come due pezzi di un puzzle: i piedi aggrovigliati, le ginocchia di Hermione sopra quelle di Ron, i petti vicini, le mani intrecciate, i nasi che si toccavano quasi.
Ron chiuse gli occhi e assaporò quel momento in cui si sentiva così amato, così al sicuro, accanto a Hermione, sentendo il suo respiro regolare e il battito del suo cuore che piano piano lo cullavano e lo calmavano, come se qualcuno gli stesse spalmando un balsamo che gli permettesse di tornare a respirare.
"Ce la farai" bisbigliò Hermione. "Tu sei forte Ron, molto più forte di quanto tu non creda. Io lo so, l'ho visto."
"Mi sento annientato" sussurrò lui in risposta. "Come se niente potesse essere come prima".
"Niente sarà come prima" confermò lei. "Ma andremo avanti. Fred... lui avrebbe voluto così. Probabilmente se fosse qui ci chiederebbe se abbiamo tutti queste facce lunghe perché abbiamo ingerito troppa 'No pupù no pipì'. Ricordi? 'll senso di occlusione...'"
"Che stringe la nazione" completò lui, con un vago sorriso. Il profumo di Hermione si stava impregnando nel cuscino, sui suoi vestiti, dappertutto. Era come avere in camera un calderone di Amortentia.
Ma questo era molto meglio del profumo di un filtro d'amore. Era lei, in carne ed ossa, a pochi centimetri dal suo lungo naso rigato di lacrime: ne percepiva il calore, vedeva i suoi capelli cespugliosi sparsi sul cuscino, indugiava sui suoi occhi scuri che lo guardavano, con determinazione, come se fosse decisa a tenerlo in piedi con la sola forza dello sguardo.
E di colpo, si sporse in avanti, giusto di qualche centimetro, per annullare la distanza fra le loro labbra. La baciò teneramente, all'angolo della bocca, e poi sentì il suo viso in fiamme. Non avevano più avuto contatti di quel tipo dalla battaglia, due giorni prima, quando era stata lei a correre verso di lui e baciarlo. E se poi avesse cambiato idea? D'altra parte, come aveva detto lei stessa, niente sarebbe stato più come prima.
"S-scusa" balbettò. "Io..."
Ma non riuscì a finire la frase perché Hermione gli prese il viso fra le mani e lo baciò a sua volta con molta più intensità di quanto non avesse fatto lui, costringendolo a schiudere le labbra e abbandonarsi a quella sensazione di meraviglioso oblio che aveva provato per la prima volta nella Stanza delle Necessità insieme a lei.
L'abbraccio tra Ron e Hermione si fece più stretto: lui pensò che gli avrebbero fatto comodo un paio di braccia in più per potersi avvinghiare ancora di più a lei, ma poi non riuscì più a pensare a niente, solo al fatto che per la prima volta nella sua vita era davvero innamorato, e che ne voleva di più, di più e di più ancora, mai sazio del sapore di Hermione su di lui, dentro di lui, come se gli fosse entrato sottopelle e gli stesse scorrendo nelle vene. Hermione, dal canto suo, si godeva la dolcezza di quel bacio così intimo e disperato, che le faceva dimenticare perfino dove si trovava.
"Ti amo, Hermione" mormorò Ron contro le sue labbra. "Mi dispiace solo di averci messo così tanto a capirlo... Ho sprecato un sacco di tempo a convincermi che non era importante quello che provavo perché... insomma... perché io non valgo molto" concluse, un po' imbarazzato, con le orecchie che andavano imporporandosi.
"Vali per me" rispose semplicemente lei. "Tanto".
Si mise ad accarezzargli i capelli fulvi e, mentre Ron scivolava piano nel sonno la sentì sussurrare nel suo orecchio: "Ti amo, e avrò cura di te. Sempre".
Il primo, pigro, raggio di sole del mattino li trovò addormentati profondamente, ancora abbracciati. Il letto di Harry era vuoto: probabilmente aveva preso il posto di Hermione nella stanza di Ginny.
Ron si svegliò e, ancora prima di vederla, sentì Hermione rannicchiata contro di lui. "Giorno" borbottò lei, con la voce impastata dal sonno. "Giorno" rispose lui e la baciò sulla fronte, respirando a fondo il profumo dei suoi capelli.
La vita poteva essere ancora bella.  
  
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