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Autore: _joy    04/11/2014    5 recensioni
Britannia Awards 2014: Ben Barnes presenta il premio a Emma Watson
[Gin/Ben]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Bafta


 

A Ben, per come indossa lo smoking




“10 points for Gryffindor, and this Britannia Award for British Artist of the Year to Emma Watson!”*

 
Scoppio a ridere ad alta voce e subito mi copro la bocca con una mano.
Accidenti.
Lancio un’occhiata preoccupata a mio figlio, che infatti ha già aperto un occhio, seccato, e ora strilla di disappunto.
«Scusa… scusa!» gli dico, pentita «Lo so che ti stavi addormentando… Ma è colpa di tuo padre, del resto! Se non fosse così maledettamente affascinante me ne sarei rimasta in silenzio, lo giuro!»
 
Mi alzo, lanciando un’ultima occhiata allo schermo del televisore e vedo che Ben che fa due passi indietro sul palco dei Bafta per lasciare spazio a Emma Watson, che ringrazia il pubblico per questo premio.
Inizio a camminare, stringendo a me Alexander, mentre gli mormoro parole rassicuranti sperando di farlo riaddormentare in fretta.
È stato così bravo, questa sera… Proprio come se volesse farmi un regalo.
 
Qualche ora fa, mentre Ben si vestiva per la serata dei Britannia Awards io allattavo Alex, insieme abbiamo fatto un patto: se lui fosse stato buono e mi avesse lasciato guardare in tv la parte della cerimonia in cui Ben presentava il premio alla Watson, in cambio domani lo avremmo portato a fare una passeggiata sulla spiaggia.
E no, non è vero che non si dovrebbero corrompere i bambini: è un patto che gli insegna il concetto di responsabilità.
Mentre io glielo dicevo Ben rideva e lui mangiava tranquillo… ma ad un certo punto ha aperto un occhio e mi ha guardato con fare convinto, ne sono sicura.
E, infatti, stasera è stato davvero bravo.
Abbiamo giocato mentre Ben era fuori e quando mi sono seduta sul divano non ha protestato troppo, mentre di solito il piccolo pretende che il fortunato mortale di turno che lo tiene in braccio cammini senza sosta.
Ben - che lo adora e per lui starebbe sveglio tre giorni di fila senza smettere per un secondo di passeggiare - dice sempre che Alex vuole vedere il paesaggio che scorre.
E, in effetti, se cammini tenendolo in braccio solitamente è un angelo.
Poi – e lo so che non dovrei dirlo io – è una meraviglia della natura.
 Anche se è piccolissimo, è un Ben in miniatura e, del padre, ha già i sorrisi disarmanti e gli occhi scurissimi.
Ben dice che non è possibile capire a chi somiglia ora e che i bambini cambiano molto crescendo… Eppure, quando gli ripeto che Alex è la sua fotocopia, sembra scoppiare di orgoglio.
Entrambi lo adoriamo e io sono ancora attonita se penso a quanto amore ho scoperto di poter provare.
A come le nostre vite siano cambiate appena lo abbiamo visto la prima volta.
A cosa significa davvero essere una famiglia, aver messo al mondo un bambino, essere noi tre.
È come se il mondo si fosse stravolto nel giro di un secondo.
E, ancora, succede che io e Ben stiamo in silenzio a osservare Alex che dorme per ore… muti e grati e stupiti ed ebbri di felicità.
Alex ha cambiato le nostre vite e le nostre priorità e, adesso, Ben detesta qualsiasi impegno che lo allontani da noi.
Conduciamo una vita ritirata, tra l’Italia e Londra, e ci va benissimo così.
 
 
Eppure, stavolta sono stata io a spiazzare mio marito.
Quando gli è stato proposto di presentare un premio ai Britannia Awards Ben, seppure gratificato, voleva rinunciare.
Perché i Bafta significavano per forza un volo in America e quindi lo stare lontano da casa per un po’.
Ho creduto che il suo agente si buttasse dalla finestra, quando lui ha declinato l’invito.
E, a quel punto, ho stupito persino me stessa parlando a favore della sua partecipazione.
Innanzitutto, sono fiera che a Ben sia stato dato questo onore.
Poi, sono felice che gli venga riconosciuto un ruolo tra gli attori inglesi: è una cosa che accade troppo di rado per i miei gusti.
E so che Ben ne soffre, o almeno che ne soffriva molto prima del nostro matrimonio.
Ha lottato per farsi strada nel cinema americano e, anche se quei mesi hanno quasi distrutto la nostra storia e ora abbiamo un figlio che riempie invece le nostre vite, io credo in Ben.
Credo nel suo talento, nella sua forza e nelle scelte che fa.
Mi spiace sapere che non viene valorizzato nell’ambiente e, alla luce dei suoi lavori che usciranno il prossimo anno, credo che debba ribadire che lui in quel mondo c’è, ci lavora e ha lasciato una traccia, sebbene non paragonabile a quella di altri attori.
Il prossimo anno potrebbe prenderlo lui, un premio.
 
Ben si è opposto categoricamente a questo piano.
«Non voglio andare a Los Angeles, Gin!» ha ripetuto per una settimana.
Ed è quasi comico, se ripenso a quando io detestavo Los Angeles e lui voleva viverci a tutti i costi.
«Solo per un paio di giorni» ho provato a convincerlo.
Lui, con Alex in braccio, scuoteva il capo, testardo.
E, allora, ho buttato lì:
«E se io e Alex venissimo con te?»
Ben è rimasto senza parole, sul momento.
Poi ha obiettato che nostro figlio è piccolo, troppo piccolo per spostamenti di questo genere: un conto è un volo da Londra a Milano, un conto è arrivare in America.
Ed è vero, ma Alex sarà un bimbo viaggiatore: lo sarà per forza di cose, visto il lavoro che fa suo padre.
E i bambini sono in grado di affrontare voli oceanici, ormai è certo.
Sua madre e mia madre, nemmeno a dirlo, sono impazzite alla notizia.
Ma io ho insistito, perché io credo che Ben si meriti questa occasione: ha lavorato duramente, non ha mai preso scorciatoie e tutto quello che ha ottenuto se lo è guadagnato con i suoi sforzi e la sua fatica.
E penso sia stato questo a convincerlo.
Forse, in parte, la sua carriera lo ha deluso, ma lui non deluderebbe mai me.
E, quindi, eccoci qui.
 
 
In un hotel, lontani da quelle case di amici e colleghi americani che io non voglio più frequentare, a prenderci qualche giorno solo per noi tre.
E, stasera, Ben si è vestito – e, giuro, era talmente bello da togliere il fiato – poi ci ha abbracciati forte ed è uscito.
Io resto a casa, sia perché non lasceremmo mai solo Alex, sia perché vogliamo che la nostra vita privata rimanga tale.
«Non sono così famoso da sentirmi chiedere cosa ho combinato negli ultimi mesi lontano da qui» ha scherzato Ben, mentre gli sistemavo il papillon.
Io l’ho guardato, truce.
«Malinconia hollywoodiana?» ho chiesto «Perché né io né Alex siamo disposti a tollerarla»
Lui ha riso e mi ha presa tra le braccia.
«Non ho motivi per essere malinconico o insoddisfatto» ha bisbigliato tra i miei capelli «Non ora che ho te»
Gli ho passato le braccia attorno alla vita e siamo rimasti così, immobili, stretti l’uno all’altra.
Poi, Ben ha baciato me, ha baciato Alex e lo ha cullato per un po’ e, quando è uscito, sembrava quasi triste.
Lo capisco, del resto: viviamo in un ecosistema fatto solo di noi, tanto che allontanarci crea una sensazione davvero strana, anche se è per poco.
Ma Ben è un uomo di spettacolo e, quando l’ho visto apparire sul red carpet, era sfavillante, a suo agio e rilassato e io ho sollevato Alex dalla sua culla per mostrargli il suo papà, così bello ed elegante.
Non che se lo sia curato molto, preso com’era a masticare un angolo della sua copertina, ma tant’è.
Io mi sono goduta ogni secondo e ho cercato di sbirciare il più possibile i tavoli e le persone che passavano durante la cerimonia, in modo da individuarlo appena possibile.
Alex ha brontolato un po’, ma nel complesso ce la siamo cavata bene.
E adesso che Ben ha fatto la sua presentazione lascio comunque il televisore acceso ma mi alzo per passeggiare un po’ con il piccolo in braccio.
I suoi borbottii sfumano presto in un silenzio sonnacchioso; la televisione ci fa da sottofondo.
Smetto gradualmente di camminare, fino a fermarmi accanto alla sua culla e ad adagiarlo dolcemente tra le coperte.
Mi raddrizzo e mi massaggio il collo: il piccolo inizia a farsi pesante.
Abbasso le luci e mi avvicino all’immensa finestra della nostra suite, osservando Los Angeles nella notte, illuminata da mille luci multicolori.
Sono persa nei miei pensieri, quando all’improvviso vedo, nel riflesso, la porta della stanza che si apre.
 
Mi volto e Ben è davanti a me.
Mi sorride e tende le braccia e io gli corro incontro.
Mi prende tra le braccia e mi riempie di baci mentre io mi aggrappo alla sua schiena.
«Come mai sei già a casa?» bisbiglio dopo un po’.
Lui si scosta appena e mi prende il viso tra le mani.
I suoi occhi scurissimi brillano di gioia.
«Non volevi che tornassi?» scherza.
Posa le labbra sulle mie e mormora:
«Mi annoiavo senza di voi e quindi sono tornato prima»
«Prima? Ma se due secondi fa eri sul palco!»
«Mezz’ora fa. Poi ho salutato, ringraziato e mi sono infilato in macchina. Ed eccomi qui»
Io rido.
«Ma perché? C’erano tuoi amici, tuoi colleghi… Potevi restare un po’ con loro!»
«Ma mi annoiavo, erano tutti presi dai premi, tutti a parlare dei prossimi Oscar… E io continuavo a pensare che tu eri qui da sola e Alex magari non dormiva perché io non gli stavo raccontando una storia e…»
«Ehi, ehi» poso il capo sulla sua spalla «Per la cronaca: sono capace anche io di farlo addormentare!»
«Dai, lo sappiamo che non sei brava quanto me!»
Lo fisso con un cipiglio truce e lui ride di nuovo, ma dopo un attimo si avventa sulle mie labbra e il suo bacio mi lascia senza fiato.
Sospiro e intreccio le mani tra i suoi capelli, mentre lui mi accarezza la schiena con mani lievissime.
Quando ci separiamo abbiamo entrambi il fiatone.
«Che ne pensi se andassimo a vedere se Alex dorme e poi facessimo un bagno in quella enorme vasca con l’idromassaggio?» mormora Ben, punteggiandomi la gola di baci.
Io gli infilo le mani sotto la giacca, accarezzando la stoffa impalpabile della camicia candida che indossa.
Lo sento gemere piano e sorrido.
«Mi sembra un’ottima idea»
 
Lascio Ben in contemplazione di nostro figlio addormentato mentre faccio correre l’acqua nella vasca: è così immensa che ci vorrà un po’ a riempirla.
Lego i capelli in un nodo in cima alla testa e torno da Ben, facendogli scivolare la giacca dalle spalle e togliendogli il papillon.
Lui sorride, chinandosi a baciare appena Alex.
Poi, in un attimo, le sue braccia sono attorno a me e mentre io gli slaccio la camicia lui mi sfila la maglietta che indosso.
Ci baciamo e ci accarezziamo e io fremo contro di lui, poi mi prende per mano e ci dirigiamo insieme in bagno.
Finiamo di spogliarci a vicenda e, sotto le luci, io ho la tentazione di coprirmi con le braccia, perché mi sembra che il mio corpo porti ancora qualche segno della gravidanza.
Ma Ben mi prende delicatamente le mani e le stringe fra le sue.
«Non coprirti» bisbiglia «Sei stupenda. Sei ancora più bella, da quando sei rimasta incinta di Alex»
Sfiora con le labbra il mio seno, molto più pieno, e poi le smagliature che mi sono rimaste sulla pancia.
Io infilo le dita tra i suoi capelli e chiudo gli occhi e…
 
E veniamo interrotti da uno strillo furioso.
Ben chiude gli occhi e affonda il viso nella mia pancia, gemendo:
«Oh, no! Non adesso!»
Ed è così affranto che mi scappa da ridere.
Ma Alexander non accenna a placarsi, quindi afferro al volo un accappatoio e corro a sollevarlo dalla culla.
Lui strilla, rosso in faccia, per cui sospiro e lo porto con me in camera, sedendomi sul letto e preparandomi ad allattarlo.
Ben arriva dopo due minuti, vestito di una maglietta nera e di pantaloni della tuta.
Si siede accanto a noi e guarda Alex in cagnesco.
«Cattivo» gli dice «Non si fanno questi scherzi alla mamma e al papà… Niente spiaggia domani!»
Io sorrido e gli bacio la fronte.
«Zitto, papà» gli dico «Non fare il brontolone, Alex non voleva… Vero amore?»
Alex smette un attimo di poppare per lanciarci un urletto allegro e Ben, malgrado tutto, sorride.
Gli accarezza una gambetta paffuta e poi si china a dargli un morso scherzoso.
«Hai fame, orchetto?» gli dice «Non avevi mangiato?»
«Ha mangiato, ma non moltissimo… E sai che quando fa così poi vuole il bis»
«Sì e poi ne vuole un altro ancora» sospira Ben con aria da martire.
Poi mi stringe a sé, facendomi appoggiare il capo sulla sua spalla.
Per un po’ restiamo in silenzio: l’unico rumore che si sente è Alex che poppa soddisfatto.
«Sei stato meraviglioso, stasera» mormoro «Bellissimo, affascinante e simpatico»
Lui sorride, appena imbarazzato: ricevere complimenti lo mette sempre in difficoltà, anche se sono io a farglieli.
«Lo dici perché sei mia moglie»
«Sì, certo» lo prendo in giro «Era nel contratto del matrimonio, giusto?»
Lui ride e mi bacia la guancia.
«Grazie, amore mio» dice, dopo un po’.
In quel momento, Alex smette di poppare e io lo passo a suo padre.
Ben lo prende in braccio, gli fa qualche smorfia, lo bacia e lo fa ridacchiare.
Quando vede nostro figlio ridere, lui si trasfigura e io sento di amarlo come non mai.
«Vuoi che ti racconto una storia, ometto?» gli dice «Cosa vuoi ascoltare?»
«Harry Potter!» esclamo subito io e lui scoppia a ridere.
«Ti pareva?» dice «Alex odierà Harry Potter prima dei due anni, se continuiamo a raccontargli solo quello!»
Io metto un finto broncio.
«Non far finta che a te non piaccia… soprattutto dopo stasera! Chi è che ha detto “10 punti a Grifondoro”?»
«Va bene, ma era Emma Watson!»
Io alzo il naso in aria.
«Hai ammesso davanti a tutti di aver visto tutti i film»
Lui sospira e scuote il capo.
«Va bene Alex, la mamma ha vinto… Come sempre! Allora… 10 punti a Grifondoro!»


***

* "10 punti a Grifondoro e il Britannia Award per l'Artista dell'anno va a Emma Watson!" : sono le parole che ha usato Ben nel consegnarle il premio
 
 
 
 ***
Va bè, io non volevo.
Lo giuro, non volevo. Poi sono uscite queste foto di Ben ai Bafta e... Niente, mi sono distratta da tutto il resto.
A quanto pare, Gin e Ben si rifiutano di uscire dalla mia testa!
Baci,
Joy

   
 
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