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Autore: phoenix_esmeralda    04/11/2014    3 recensioni
Un ragazzino difeso, una psicologa e il momento in cui un'alleanza deve consolidarsi...
Premio Speciale "Campo Controcampo" per il miglior rapporto , al contest "Momenti ed emozioni" di DonnieTZ
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Vorrei parlare dieci minuti da sola con Raffaele, per favore.

Il cuore inizia a premermi furiosamente contro lo sterno, mentre rivolgo queste parole a tua madre e alla mia collega.

Per un istante, tutto va a rallentatore. La mia collega era avvisata e fa un sorriso, tua madre appare un attimo perplessa, ma poi subito aggiunge : “Va bene, intanto esco.”

- Vengo fuori con lei.

Entrambe abbandonano lo studio, richiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

Finora non ho avuto il coraggio di guardarti, di scoprire come hai preso le mie parole e questo piccolo spazio che mi sono ritagliata.

Vado a sedermi dietro la scrivania, mentre ti giri con uno scatto fluido verso di me.

Per un istante, l’aria tra noi si fa densa.

È un pomeriggio tardo di inizio marzo, il cielo è già declinato nell’oscurità e il mio studio, caldo nel colore rosato dei suoi muri, sembra ancora più piccolo e ammassato.

Prendo fiato, perché a questo punto devo parlare. Trovo i tuoi occhi che mi osservano, curiosi, in attesa. Non sembri seccato né minimamente preoccupato.

E in questo momento ripenso...

 

... al giorno in cui sei arrivato al nostro doposcuola per ragazzi con disturbi dell’apprendimento. La tua rabbia nell’ essere costretto a venire, la diffidenza, l’atteggiamento provocatorio, il sarcasmo.

 

... i voti bassi, il rischio di essere bocciato, la tua poverissima autostima che ti fa rinunciare, scappare, evitare ogni tipo di confronto;

 

... il tic che ti stressa il viso ogni volta che la scuola, i professori, i compiti ti opprimono fino a toglierti il respiro;

 

... il tuo nervosismo, l’irritazione... La volta in cui scoppiasti in lacrime davanti a me, perché non ne potevi più... Non sapevi cosa non andasse nella tua vita, sapevi solo che era troppo per contenerlo tutto nel tuo piccolo corpo irrequieto.

 

Dodici anni e un cuore già difeso, ferito troppe volte per esporsi ancora allo sguardo esterno.

E oggi sei qui, seduto davanti a me, nel mio studio di psicologa. Le tue mani si muovono senza sosta sulla scrivania, giocherellando con la biro.

Non hai la minima idea di cosa hai smosso nel mio cuore, Raf. Quando ho raschiato la superficie e ho trovato dolore e fragilità e sensibilità e paura... quando ho scovato la tua anima sotto quella pelle dura e sarcastica... allora tutto dentro di me si è rivoltato.

E oggi voglio contrapporre gentilezza alla tua durezza, pazienza alla tua impulsività, tolleranza alla tua frustrazione, speranza al tuo sconforto. Per ciò che posso, nei miei limiti. Finché riesco.

Non so cosa risponderai alla mia proposta e all’improvviso la paura del rifiuto, che tanto condiziona la tua vita, impregna anche la mia testa.

Ti osservo, cercando la spinta per parlare. Sembri a tuo agio, nonostante tutto. A tuo agio più di quanto ti abbia mai visto fuori da qui.

Quando la mia collega propose a tua madre una tua valutazione in studio per un disturbo dell’attenzione, io contemporaneamente la proposi a te. Cercai la tua collaborazione, la tua alleanza e tu accettasti nella speranza che qualcosa sarebbe cambiato.

È passato un mese da allora.

Hai fatto i test qua, con la mia collega; hai lavorato con me al doposcuola seguendo le mie indicazioni.

Questo mese insieme è tutto ciò su cui posso puntare. Ti ho toccato il cuore in qualche modo, in questo periodo, Raffaele?

- Volevo parlarti da solo, perché ho pensato a una cosa – comincio - Ma prima di proporla a tua madre, voglio sapere cosa ne pensi tu.

I tuoi occhi si alzano a osservarmi... Occhi belli, dal taglio particolare, che danno al tuo viso minuto quel certo nonsoché.

Erano sempre bassi, prima, sempre sfuggenti. Quand’è che hai iniziato a guardarmi fisso in faccia?

- Lavorando con te, mi sono resa conto che hai tante... ansie.

Cerco il modo giusto per dirti qualcosa che non so come prenderai.

Sorprendentemente annuisci. Quel breve gesto mi incoraggia.

- Mi chiedevo se ti andasse di venire in studio, ogni tanto, per parlare e vedere se riusciamo... a ridimensionarle un pochino.

Trattengo il fiato, mentre le parole passano dalla mia bocca alle tue orecchie. Le osservo quasi fossero aria visibile e aspetto l’effetto che produrranno sulla tua persona.

Perché ho imparato a volerti bene, in questo mese. Ho visto la tua sofferenza, in queste settimane.

Ma conosco la tua diffidenza, il tuo orgoglio, la tua finta freddezza. La maschera di disinvolta indifferenza.

Alzi  nuovamente gli occhi su di me e annuisci. Lentamente. Una, due, tre volte.

Il tuo viso è aperto, limpido... Cerco tracce della tua arroganza, delle spallucce, del sarcasmo. Cerco quella fortezza che separa il mondo dalle tue emozioni.

Non c’è.

Non c’è più.

In questo esatto momento vedo il tuo viso. Il tuo vero viso: aperto, giovane... indifeso.

Con quei brevi cenni del capo, ti affidi a me.

Quando è successo?

Com’è possibile che non me ne sia accorta?

Eri in guerra con la scuola, con lo studio, con noi. E ora è qui, che galleggia tra noi.

Fiducia.

Deglutisco, perché prima di questo istante non mi ero resa conto davvero di quanto temessi un tuo rifiuto.

Il cuore arroccato di un ragazzino ferito è un tesoro delicato. Fa paura, questa improvvisa fiducia. Fa spavento, mette ansia.

Ma l’emozione che provo è anche dolcezza, è anche commozione, è anche affetto.

Farò del mio meglio, Raffaele. Porterò la tua fiducia tra le mie mani come un bene prezioso.

Da oggi cammineremo uno a fianco dell’altra, io e te.

 

 

  
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