Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: ___Page    05/11/2014    1 recensioni
"Ricorda per sempre il cinque novembre, il giorno della Congiura delle Polveri.
Non vedo perché, di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto."
Ispirato moooolto liberamente allo spettacolare "V per Vendetta" (il film) ecco una FF senza pretese con protagonista il mio eroe preferito.
[Aggiornamenti molto lenti]
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Cipher, Pool, 9, Kaya, Koala, Nico, Robin, Sabo, Usop
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si strinse addosso il cappotto, in un inutile tentativo di ripararsi dall’aria gelida che le sferzava il viso.
Il suo respiro si condensava in piccole nuvolette davanti a lei, mentre camminava velocemente diretta a casa, il ticchettio dei tacchi degli stivali sul ciottolato a scandire il ritmo dei suoi passi.
Un brivido l’attraversò, mentre portava le mani a sfregare contro gli avambracci opposti, per trasmettere un po’ di calore agli arti indolenziti dal freddo, sebbene non fosse certa che fosse realmente quella la causa dei tremiti che l’attraversavano.
La recente scoperta l’aveva sconvolta.
Si era aspettata che quell’incontro sarebbe stato determinante per ciò a cui lavorava da qualche mese ormai, ma non si sarebbe mai immaginata una simile rivelazione.
Ora aveva fretta di tornare a casa perché aveva parecchio materiale su cui lavorare, certo, ma anche perché, da brava giornalista, per quanto giovane fosse, sentiva istintivamente di essere appena diventata una persona che “sapeva troppo”.
E l’atroce dubbio che lo sapesse anche qualcun altro non voleva abbandonarla.
Si rendeva conto che la sensazione di essere seguita era al novantanove per cento frutto della sua immaginazione ma non poteva fare a meno di guardarsi intorno febbrilmente.
Era tardi, non aveva idea di che ore fossero esattamente ma intorno era buio pesto e la scarsa illuminazione di quel quartiere periferico e deserto non aiutava.
Sembrava di essere in una città fantasma.
Solo qualche finestra resisteva tenacemente illuminata, contribuendo ad intensificare a tratti la luce dei lampioni.
Strinse il nodo della cintura del cappotto, prima di infilare le mani in tasca, mentre attraversava la strada, guardando a destra e a sinistra, in un gesto meccanico ed inutile vista la totale assenza di macchine e di qualsiasi altra forma di vita, animale o umana che fosse.
Il silenzio era totale, rotto solo da una sirena della polizia in lontananza e dal suo respiro un po’ affannato, per il freddo e l’agitazione, ragion per cui lo percepì immediatamente lo scalpiccio che si faceva sempre più vicino, gelandole il sangue nelle vene.
Ebbe la certezza che seguivano lei quando, fingendo di essersi incastrata con un tacco e fermandosi, anche il rumore di passi alle sue spalle cessò.
Chiunque fosse, o fossero, era un pessimo inseguitore, pensò Kaya, guardandosi intorno rapidamente e individuando un vicolo in cui infilarsi, pregando non fosse cieco ma portasse a una zona un po’ più affollata della città.
In fondo era venerdì sera.
Si maledisse per l’ennesima volta per aver accettato di fissare l’incontro in un luogo così poco battuto, assecondando la paura del suo informatore di venire riconosciuto troppo facilmente.
Così ora a essere nei guai era lei.
Cercando di continuare a camminare, resistendo all’impulso di mettersi a correre, puntò decisa la piccola stradina che spariva nel buio, tra le mura di due case.
Con suo immenso sollievo, vide un arco poco distante che conduceva dalla parte opposta del vicolo, una scorciatoia per spostarsi in un altro quartiere che, secondo i suoi rapidi calcoli mentali, portava più vicino al centro.
Percepì una presenza alle sue spalle, segno che l’inseguitore aveva accelerato il passo e stava guadagnando terreno e, abbandonate prudenza e apparenza, prese a correre verso la propria salvezza, voltandosi per valutare la posizione del pedinatore, che la distanziava solo di pochi metri ormai.
Con uno slancio, cercò di allungare le falcate ma non riuscì nemmeno a posare il piede a terra che andò a sbattere contro qualcosa che la sospinse all’indietro facendola cadere.
Riuscì ad attutire il colpo, caricando il peso sugli avambracci, e, risollevatasi con il busto, si scostò qualche ciocca bionda dal viso per liberare gli occhi, che si sgranarono di terrore nello squadrare la figura davanti a sé.
Vestito di nero da capo a piedi, era difficile dire, al colpo d’occhio, se si trattasse di un uomo o una donna.
La corporatura faceva pensare a un maschio ma i connotati e la voce avevano un che di femminile, per non parlare dei tacchi a spillo.
-Ah!- esclamò, guardandola con un inquietante sorriso celato dietro alla mano aperta davanti alla bocca -Ben fatto Nero!-
Kaya sgranò gli occhi mentre si voltava verso il suo inseguitore, che ora avanzava con andatura pacata verso di lei, le mani in tasca.
Anche lui completamente in nero, portava un cappello a tesa larga con una piuma rossa e il viso ricordava quello di una faina o una donnola.
Si avvicinò, leccandosi le labbra con sguardo sadico, facendo crescere l’orrore in lei.
Lo leggeva nei loro occhi, era spacciata!
-Sciaaa! Avevi forse qualche dubbio Dellinger?!-
-Ah! Dopo l’ultima missione! Ma questa volta sei stato bravo, anche se temo di non poterti lasciare l’onore di toglierla di mezzo! Stasera ho proprio voglia di divertirmi!- disse, distendendo le gambe una per volta.
Con uno scatto, Kaya si voltò di nuovo verso il biondo e ambiguo ragazzo, respirando affannato e guardandosi intorno febbrile.
Si sentiva come una gazzella braccata da due predatori ed era consapevole di non avere possibilità ma non trovò di meglio da fare che tentare l’impossibile, lasciando che l’istinto prendesse il sopravvento.
Con un rapido movimento si spinse in avanti, rimettendosi in piedi e lanciandosi verso l’arco nel vicolo, alle spalle di quello che si chiamava Dellinger, cercando di sfuggire alla sua presa.
Un verso rotto e secco risuonò nelle sue orecchie, verso che riconobbe come la propria voce, mentre veniva catapultata all’indietro e finiva con la schiena addosso a Nero.
L’uomo l’afferrò prontamente, bloccandole un braccio dietro la schiena con una mano ed estraendo con l’altra un coltello molto simile a una piccola sciabola, per puntarglielo alla gola.
Kaya trattenne il fiato, in preda al terrore.
-È una gattina con gli artigli! Sciaaa!-
-Ah! Tienila ferma, non ho voglia di sporcarmi troppo e preferisco fare in un colpo solo!- esclamò Dellinger, al colmo del divertimento e piegandosi con il busto in avanti, mentre si preparava a prendere la rincorsa.
Gli occhi di Kaya si sgranarono all’inverosimile nel notare l’elmetto munito di corna appuntite e metalliche che il biondo portava.
Oh, kami!
Voleva trapassarla?!
Per quanto in quel momento l’istinto di sopravvivenza protestasse a gran voce nella sua testa, Kaya non poté impedirsi di pensare che tra tutti i modi per morire, quello gli sembrava uno dei più dolorosi.
Alla meglio sarebbe morta dissanguata, spegnendosi lentamente.
Alla peggio, però, le avrebbe perforato i polmoni, uccidendola in modo altrettanto lento ma molto più atroce.
Serrò gli occhi quando lo vide partire alla carica, incapace perfino di urlare, mentre lacrime di paura e rabbia sfuggivano al suo controllo, rigandole le guance.
Lo sentiva avvicinarsi, sentiva che era giunta la fine e trattenne il fiato, mentre lo spostamento d’aria la investiva.
Un rumore di ferraglia, alla sua destra, le fece spalancare gli occhi, incredula.
Portò una mano al ventre, tastando alla ricerca di una qualche ferita che, con sua sorpresa, non trovò, così come non percepì alcun dolore né il proprio sangue sgorgare dall’apertura.
Non l’aveva colpita!
Eppure lo aveva sentito chiaramente avvicinarsi.
Ancora quel rumore metallico le fece girare la testa di scatto, incurante della lama affilata che si trovava ancora a pochi millimetri dalla sua carotide, puntando gli occhi sulla stessa scena a cui Nero stava assistendo incredulo.
In mezzo a due bidoni della spazzatura ribaltati Dellinger si dimenava, scalciando e agitandosi, avvolto da un drappo di stoffa rosso.
Kaya aggrottò le sopracciglia, aprendo leggermente la bocca in un’espressione basita.
Si scambiò uno sguardo con il proprio aguzzino, interdetto quanto lei, resistendo all’impulso di chiedergli cosa diavolo fosse successo mentre aveva gli occhi chiusi.
Un mugugno fece riportare a entrambi l’attenzione sull’assurda scena di fronte a loro.
E fu a quel punto che si resero conto che accanto a Dellinger qualcos’altro, o meglio qualcun altro, si muoveva, dimenandosi quanto il biondo per liberarsi dal groviglio di cotone e arti.
Aggrottarono entrambi le sopracciglia per poi spalancare di nuovo gli occhi quando un gomito nudo spuntò dal nulla andandosi a schiantare contro la faccia di Dellinger e mettendo fine ai suoi lamenti e movimenti inconsulti.
Lo guardarono accasciarsi privo di sensi, ancora avvolto dal drappo rosso, aggrottando la fronte comprensivi, quasi come se avessero sentito il colpo anche loro, prima che la loro attenzione venisse attratta da una figura che tentava goffamente di rimettersi in piedi, imprecando per la difficoltà di liberare quello che si rivelò essere un mantello rosso, che celava solo in parte l’abbigliamento alquanto singolare del suo possessore.
Nonostante la fredda stagione indossava solo una salopette beige “acqua in casa”, con una maglietta a maniche corte chiara e una fascia a righe bianche e blu sul braccio sinistro.
Appeso alla spalla aveva uno strano aggeggio nero, rotondo e munito di corde elastiche, e portava a tracolla una borsa arancione.
Ma ciò che più di ogni altra cosa colpiva, era la maschera.
Gialla e blu, con tre punte ondulate, una sopra la testa e due altezza tempie, delle strane lenti a specchio a celargli gli occhi, arrivava a coprirlo fino al mento, senza riuscire tuttavia a nascondere un folto pizzetto, nero come la capigliatura afro raccolta in una coda sulla nuca.
Al centro c’era un buco dal quale spuntava un naso esageratamente lungo al di sotto del quale erano disegnati due baffi a ricciolo blu e una bocca rossa.
-Accidenti! Che botta!- esclamò l’uomo mascherato, la voce attutita dalla maschera, mentre finiva di liberare il mantello, tirandolo verso di sé.
Sollevò lo sguardo sugli altri due che ancora lo fissavano allibiti.
-Che sta succedendo?!- domandò, notando il coltello nelle mani di Nero.
La faina tornò a serrare la presa su Kaya, che emise un gemito spaventato, sgranando nuovamente gli occhi per la paura.
-Ehi! Ehi!- protestò il riccio, sollevando entrambe le mani ai lati del viso, in un gesto di resa -Calma! Non c’è bisogno di arrivare a tanto!-
-Stai indietro o le taglio la gola!- sibilò Nero, indietreggiando e trascinando Kaya con sé -Non sono affari tuoi!!!-
L’uomo mascherato stette un attimo a fissarli, facendo trattenere il fiato a Kaya, che lo fissava speranzosa, per poi stringersi nelle spalle e avviarsi per uscire dal vicolo.
-Hai ragione!- fu il suo unico commento, che lasciò nero di stucco e fece aggrottare le sopracciglia a Kaya.
Cos’aveva detto?!?!?!
Ah ma che cuor di leone! Di fronte a una donna in pericolo reagiva così?!
Ma complimenti davvero!
Mentre ancora lo insultava mentalmente, si rese conto di avere nuovamente entrambe le braccia libere, dal momento che Nero era rimasto così spiazzato da averla lasciata andare, senza nemmeno rendersene conto.
Ripresasi da quel breve attimo di stupore caricò con tutta la forza che aveva, mollando una gomitata nei reni al suo aguzzino che si piegò in avanti incassando il colpo.
Qualcosa andò a schiantarsi sul muro dietro di loro, rilasciando una polverina rossastra tutta intorno che fece pizzicare gli occhi a Kaya anche a distanza.
Perplessa, si girò a guardare da dove provenisse quello strano proiettile, trovando l’uomo mascherato con in mano la sua, Kaya lo realizzò in quel momento, fionda, immobile in posizione di attacco.
-Merda!- commentò il riccio.
Capì al volo, la biondina, che il suo pugno aveva mandato a vuoto l’attacco a sorpresa del ragazzo e subito assunse un’espressione tra l’imbarazzato e il dispiaciuto, aprendo la bocca per scusarsi.
Ma non fece in tempo a emettere verbo che il mascherato si allungò verso di lei, afferrandola per il polso e trascinandola verso di sé, lontano da Nero.
-Andiamo!- la incitò, prendendo a correre come un ossesso, voltandosi di tanto in tanto per tenere d’occhio la faina che li inseguiva senza tregua.
Spingevano sui piedi, le mani saldamente intrecciate e il petto smosso dal fiatone, incuranti del fracasso che riecheggiava nella strada deserta, rimbalzando da un muro all’altro, concentrati a seminare l’inseguitore.
-Gira a destra!- suggerì Kaya a mezza voce, facendogli imboccare un vicolo ancor più stretto del precedente -Le scale!- disse ancora, indicando con un cenno del capo delle scale antincendio esterne, che si arrampicavano su per il muro di una delle case del quartiere, con il tetto a terrazza.
Con uno strattone, il moro portò Kaya di fronte a sé, obbligandola a precederlo sulle scale e sospingendola con le mani posate sui suoi fianchi, mentre si voltava per valutare la posizione dell’inseguitore che, con suo sollievo, sembrava essere scomparso.
La seguì a ruota, incitandola ad andare più in fretta, in modo da scomparire alla vista di chiunque si fosse trovato in strada, casomai Nero fosse giunto a breve nel vicolo.
Con un balzo saltò dalle scale al tetto a terrazza, notando a malapena che da quell’altezza si vedeva chiaramente il Monumento alla Giustizia, che svettava al centro della città,
Il busto piegato in avanti e le mani posate sulle ginocchia, respirava affannato per riprendere fiato.
Kaya, anche lei con il fiatone, lo guardò accigliata.
-Ma… Ma tu… chi sei?!- riuscì ad articolare a fatica.
Il moro sollevò la testa a scrutarla.
-Beh… Sono… un… un uomo mascherato!-
-Questo lo vedo!- esclamò la bionda, sempre più perplessa.
-Non trovi assurdo domandare a un uomo mascherato chi è?!- chiese ancora.
Kaya lo fissò un istante prima di concedergli, con un cenno della testa, che in effetti aveva ragione.
-Tuttavia…- riprese il moro, raddrizzandosi -Permettimi di presentarmi!- le disse, inchinandosi con fare galante, portando un braccio coperto dal mantello a piegarsi davanti al petto, prima di mettersi a gesticolare per accompagnare il proprio discorso -Salve, signorina! Mi presento! Io sono il solitario, pedissequo soldato, difensore e seguace di signora Speranza! Colui che senza sosta né spavento si aggira silenzioso nell’oscurità, a salvaguardia dei deboli e bisognosi, vessati dalla stolida ed esecrabile tirannia!-
Kaya lo guardava ad occhi spalancati e senza parole, con un sorriso tra il divertito e l’incredulo, che scivolò via dal suo volto quando si accorse di un movimento alle spalle del ragazzo.
Con sommo orrore, vide una figura sollevarsi sopra il bordo di cemento e riconobbe il viso di Nero oltre la spalla del ragazzo mascherato.
Aprì la bocca puntando il dito per indicargli il pericolo a gesti, sopperendo alla momentanea mancanza di voce dovuta allo spavento ma il moro proseguiva imperterrito, perso nel suo contorto discorso.
-Ma ora, prima che questa mia presentazione diventi noiosa e senza senso, permettimi di dirti, con assoluta sincerità, che è per me un onore conoscerti e che io sono il solo…-
Allargò le braccia in un gesto teatrale, imprimendo involontariamente una spinta alla sacca che portava a tracolla.
-…insostituibile…-
Ormai al colmo dell’incredulità, Kaya guardò la borsa arancione schiantarsi sul muso da donnola del loro inseguitore, tramortendolo e facendolo ricadere all’indietro.
-…sensazionale…-
Un boato improvviso interruppe la voce del ragazzo e fece voltare di scatto la giornalista che spalancò gli occhi nel vedere una micidiale esplosione distruggere la cupola del Monumento alla Giustizia.
Non si trattava di un semplice attentato.
Non si preoccupò nemmeno per un attimo dell’incolumità di chi poteva trovarsi in zona perché era evidente che era stato programmato per non rischiare di ferire nessuno.
Perché a detonare non era stata una bomba ma una serie di fuochi d’artificio che ora scoppiettavano nel cielo, colorando quella buia e fredda notte di mille luci colorate mentre dagli altoparlanti di tutta la città, che il presidente Spandam usava per parlare con i propri cittadini dal suo palazzo, si diffondeva la nona sinfonia di Beethoven.
-È pazzesco…- mormorò la giovane, affascinata da quell’epico e magnifico spettacolo.
-Sì lo è- confermò il moro, affiancandola, stupito quanto lei.
Cerchi verdi, cascate arancioni e viola, fuochi che si aprivano a raggiera, virando dal blu al rosso al dorato.
Trattennero il fiato mentre negli occhi di lei e nelle lenti di lui si rifletteva l’ultima, spettacolare serie di esplosioni, accompagnate dai movimenti finali dell’Inno alla Gioia, finché un’ultima serie di candelotti, sparati a regola d’arte, esplosero in piccoli cerchi, disegnando una S dorata contro il blu scuro del cielo notturno.
La musica si spense mentre i fiocchi dorati si disperdevano come cenere al vento prima di raggiungere il suolo e una nuova consapevolezza si faceva strada nella mente di Kaya.
La visione di quella lettera, inequivocabile firma dell’attentatore, aveva risvegliato in lei un ricordo che le aveva permesso di rimettere a posto tutti i pezzi.
-Oh kami!- esclamò, voltandosi verso di lui, la mano a coprire la bocca spalancata per lo stupore -Oh kami tu sei… sei Sogeking!!!-
Il ragazzo spinse il petto in fuori con orgoglio a quelle parole, portando le mani chiuse a pugno sui fianchi.
-Esattamente!- annuì, soddisfatto.
Kaya continuava a fissarlo a bocca spalancata, dandosi della stupida per non averlo riconosciuto.
Chiunque in quella città sapeva chi fosse, ed era un idolo per tutti quelli che, come lei, si opponeva segretamente all’attuale governo.
Era diventato famoso tre anni prima quando, durante il carnevale, aveva tentato di eliminare il presidente Spandam con una piccola bomba che lo aveva sfigurato irrimediabilmente, senza purtroppo ucciderlo.
Era stato solo il primo di una serie di atti anarchici, tutti a base di esplosioni e giochi pirotecnici, che lo avevano fatto diventare il paladino di buona parte della popolazione, essendo l’unico che si opponeva platealmente alla tirannia, riuscendo a sfuggire alla presunta giustizia che operava lì a Raftel.
Da allora il presidente non usciva quasi mai dai suoi alloggi se non accompagnato dalle proprie guardie personali, gli agenti più in gamba e pericolosi del corpo speciale di polizia da lui istituito, la Ciper Pool 9 o CP9, e solo quando era strettamente necessario, comunicando con i cittadini attraverso gli altoparlanti o la televisione.
Kaya lo detestava profondamente, celando attentamente quell’odio dietro a una maschera di neutra obbedienza per poter portare avanti le proprie indagini senza rischiare il carcere.
Non era sempre facile, lavorando proprio per l’emittente televisiva di Raftel, che si occupava di trasmettere i discorsi del presidente. Ogni volta che vedeva la sua faccia da codardo, decorata da strisce di cuoio borchiate, o sentiva la sua insopportabile risata gli veniva voglia di spaccare il televisore, ma un simile gesto le sarebbe costato la galera.
Lo sapeva bene lei come anche Koala, sua collega e amica, nonché anarchica quanto lei, la cui calma apparente le dava la forza necessaria per proseguire quella farsa che andava avanti da quando avevano preso coscienza di essere vittime di un regime totalitario, che regnava incontrastato da ormai diciassette anni.
All’università era stato più facile, ma da quando lavoravano per la televisione, la tolleranza di entrambe era messa sempre più a dura prova.
Era una tirannia, lo sapevano se non tutti, comunque in molti.
C’era il coprifuoco, tranne che nel fine settimana, non c’era libertà di pensiero o di opinione, c’era una polizia che poteva commettere impunemente crimini efferati.
Kaya odiava tutto questo e il suo sogno era trovare qualcosa che potesse condannare il presidente agli occhi del Governo Mondiale, all’oscuro di tutto, così che fosse sollevato dal proprio incarico.
 E, naturalmente, Sogeking era il suo eroe.
-Sei stato tu vero?! È opera tua!- esclamò emozionata, indicando il punto dove, alcuni minuti prima, svettava la cupola del Monumento, ora ridotta a un ammasso di cemento e macerie, collassato su se stesso.
-C-come?!- domandò spiazzato Sogeking, seguendo interdetto l’indice di Kaya -Oh! Quello! Ma… ma certo che sì!- esclamò poi, esitante.
-Lo sai! Ho sempre voluto incontrarti!- mormorò, con una sincerità disarmante, avvicinandosi di più e investendolo con il suo profumo di vaniglia -Io sono Kaya!- aggiunse, allungando una mano bianca e affusolata verso di lui.
Lo sentì deglutire rumorosamente, mentre gliela stringeva un po’ imbarazzato, contrastando con la sua pelle olivastra  la carnagione candida di lei.
Rimasero qualche istante così, fissandosi in silenzio, colpiti dall’improvvisa intimità della situazione, finché Sogeking non si schiarì la gola, riportandoli entrambi alla realtà.
-Meglio andare!- le disse, sciogliendo l’intreccio e avviandosi per scendere davanti a lei, superando con noncuranza  Nero, accasciato sul pianerottolo esterno delle scale.
Come poco prima per salire, l’aiutò anche a scendere gli ultimi scalini, tornando a posarle le mani sui fianchi e trovandosi con il viso a pochi centimetri dal suo.
Per un fugace attimo, desiderò non indossare la maschera, mentre studiava il volto perfettamente simmetrico della ragazza, incorniciato da una cascata di capelli color miele e i suoi profondi occhi marroni, illuminati dal sorriso che le increspava le labbra carnose e lievemente pallide.
-Ti ho trovato!!!- un ruggito riempì l’aria, facendoli voltare di scatto verso un uomo tarchiato e visibilmente affannato, che fissava truce Sogeking, gli occhi iniettati di sangue.
-E lui chi è?!- domandò Kaya, i palmi ancora appoggiati al petto del ragazzo.
-È una storia un po’ lunga da spiegare- disse, cominciando a indietreggiare e tornando ad afferrarle un polso -Magari più tardi, ora corri!!!- aggiunse, lanciandosi nella direzione opposta al loro nuovo inseguitore e trascinandosela dietro come poco prima.
-Fermati farabutto!!!-
-Accidenti!- imprecò il moro, sentendo la voce dell’uomo così vicina.
Si voltò a guardarlo e si ritrovò a sgranare gli occhi dietro alle lenti nel vederlo brandire un mattone, pronto a scagliarglielo dietro.
Gli bastò un’occhiata per accorgersi che, con il lancio che si apprestava a fare, il mattone sarebbe finito dritto addosso a Kaya.
Rapido, non appena si trovarono nuovamente su una strada più ampia, la spinse di lato, addossandosi poi al muro con la schiena e preparandosi a far inciampare l’uomo, sfruttando il lungo bastone della sua fionda.
Si concentrò, chiudendo gli occhi, per calcolare quanto mancava al grassone per raggiungere l’uscita del vicolo, consapevole che l’effetto sorpresa era fondamentale per riuscire a farlo cadere.
Riaprì gli occhi e, con un movimento deciso, puntò il bastone a terra, tenendolo in obliquo, osservando poi l’uomo catapultarsi in avanti, come se fosse appena stato sparato da un cannone a tutta velocità.
Lo vide rimbalzare e rotolare in mezzo alla strada e accasciarsi poi, privo di sensi, sul marciapiede opposto.
Con un sorriso trionfante si girò verso Kaya, pronto a sollevare le braccia in segno di vittoria ma ancora una volta gli occhi gli si sgranarono nel trovarla a terra, svenuta.
Capì di averla spinta troppo forte e che doveva essere scivolata e avere battuto la testa.
Si buttò in ginocchio accanto a lei, lasciando cadere la fionda, mentre la preoccupazione lo attanagliava, per poi scuoterle delicatamente posandole una mano sulla spalla.
-Kaya?!- la chiamò incerto, senza osare voltarle il viso per esaminarle la tempia.
Ma non ce ne fu bisogno, perché fu Kaya a girare la testa verso il muro, rivelando di non essersi fatta assolutamente niente e mugugnando infastidita.
-Mmmmh… So… Sogeking…- mormorò con gli occhi ancora serrati, prima di perdere nuovamente i sensi.
Il ragazzo percepì lo stomaco rivoltarsi a sentirla pronunciare il suo nome e non poté impedirsi di sorridere come un ebete.
Sollevato dal vederla respirare con regolarità, se la caricò in braccio, avviandosi verso il proprio nascondiglio mentre fischiettava l’Inno alla Gioia. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: ___Page