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Autore: Ormhaxan    05/11/2014    6 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Ah, Sun-flower! weary of time,
Who countest the steps of the Sun:
Seeking after that sweet golden clime
Where the travellers journey is done. 

William Blake



**

 

Londra, Ottobre 2013
 
 
 

Dexter Freeman aprì di scatto gli occhi. Il silenzio assoluto regnava nella sua grande casa situata al centro di Londra, a pochi passi da Regent’s Park, e ritrovandosi steso sul costoso tappeto persiano della sua immensa libreria, si chiese come avesse fatto ad addormentarsi in quelle condizioni non proprio favorevoli. Richiuse gli occhi: la testa gli pulsava dannatamente, ricordo di tutta la vodka che si era scolato la sera prima, dell’alcool che da mesi era solito ingurgitare come se fosse una miscela di quei deliziosi tea che si faceva mensilmente confezionare da una delle case da tea più rinomate di Londra, la stessa da cui si serviva la Regina Elizabeth.
Tornando indietro con la mente, Dexter Freeman, rinomato autore di romanzi divenuti bestseller in tutta Europa e acclamato critico, non seppe dire quando era iniziata quella lenta caduta: forse, molto probabilmente, era iniziato tutto quando il suo agente, Mr. Brooks, aveva iniziato a spingere per la stesura del suo terzo romanzo, un romanzo scritto di malavoglia, un romanzetto rosa da strapazzo, pieno di inutili clichè che, con sorpresa di tutti eccetto la sua, era stato stroncato dalla critica e si era dimostrato un fiasco – la massima posizione raggiunta era stata la quindicesima – di proporzioni bibliche. Forse era iniziato tutto quando sua moglie Margaret lo aveva mollato da un giorno all’altro, stufa di quell’uomo ormai diventato un estraneo che non faceva altro che auto commiserarsi e sembrava sul bordo del baratro – dopo tutto, Dex aveva sempre saputo che, raggiunta la vetta, si può solo scendere – pronto ad inghiottirlo e a farlo entrare di diritto nello stesso dimenticatoio in cui erano finiti molti scrittori prima di lui.
In verità, neanche lui sapeva quando e come era passato dall’essere uno scrittore di successo ad uno scrittore fallito e un ubriacone solo e burbero; quello di cui era certo, però, era una ed una sola cosa: l’abbandono di Margaret non aveva suscitato in lui alcuna emozione, era stata la scintilla che aveva acceso in lui quel bagliore di consapevolezza che gli aveva fatto aprire gli occhi, capire che la donna che aveva sposato cinque anni prima, quella che un tempo era stata la sua ragazza al college, era diventata un estranea, una sconosciuta per la quale un tempo aveva provato sincero amore, quello stesso amore che si era affievolito e spento con il passare dei mesi, ridotto ad un cumulo di cenere simile a quella ammucchiata nel grande camino del salotto.

Con non poco sforzo si alzò dal tappeto, e aggrappandosi al bracciolo del divano di pelle nera ritrovò il precario equilibrio: “Era sempre stata così luminosa quella stanza?”, si chiese mentre strascicava i piedi verso l’enorme vetro finestra della libreria da cui si poteva ammirare il parco, e improvvisamente quello stesso paesaggio che un tempo aveva ispirato tante parole, capitoli di cui era stato fiero, gli diede la nausea. Doveva uscire da là, meglio ancora abbandonare Londra, il suo andirivieni, il suo cielo grigio e la sua aria diventata per lui malsana, e trovare rifugio altrove. Altrove, certo, ma dove? Con la coda dell’occhio Dexter Freeman osservò la scrivania su cui vi erano sparsi fogli abbandonati da chissà quanto tempo, notò sotto quel manto bianco simile alla neve che erano le pagine bianche dei fogli un’agendina color cuoio, ricordo di una delle tante gite fatte tra i mercatini di Covent Garden tanto tempo prima, quando l’ispirazione era ancora sua amica e non lo aveva abbandonato anche lei per chissà quale altro scrittore più giovane e pieno di sogni, e sedutosi pesantemente sulla sedia la liberò dalla morsa dei fogli e iniziò a sfogliare le sue piccole pagine appena ingiallite, leggere i numeri scritti con la sua calligrafia elegante e appena nervosa. Rileggendo quei nomi, Dexter si accorse di quanto la sua vita fosse cambiata, di quanto fosse solo, davvero solo: di quei numeri, di quelle persone, poche erano quelle con cui aveva ancora contatti, vecchi amici che, forse per pietà o forse per opportunismo, non gli avevano ancora chiuso la porta in faccia. Un numero in particolare gli fece tornare in mente un avvenimento accaduto oramai un anno prima, - un avvenimento triste, tragico, una terribile perdita che lo fece nuovamente vergognare di se stesso dopo mesi e mesi passati nel tentativo di dimenticare, di auto convincersi che lui era superiore, che la morte non lo poteva toccare, non lo avrebbe mai toccato – gli fece capire finalmente quello che doveva fare, poiché come aveva lui stesso scritto in un suo romanzo c’era una sola cosa da fare in questi casi, quando non sai più come andare avanti: tornare indietro, nel luogo in cui tutto ha avuto inizio. E per Dexter Freeman il solo posto in cui tutto – la passione per i libri, per la letteratura, la consapevolezza di volere qualcosa di più, diventare uno scrittore affermato – era iniziato era uno soltanto: Richmond, quella cittadina nello Yorkshire dov’era nato trentadue anni prima.   
 

 
**


Non tornava a casa da quasi tre anni, non vedeva sua madre e sua sorella da un anno e mezzo, eppure eccolo là, davanti a quella casa dai mattoni rossi simile a tutte le altre del quartiere in cui era cresciuto. Il cielo sopra di lui prometteva pioggia, l’autobus cittadino– da quanto non metteva piede in un autobus? Anni, probabilmente – lo aveva appena lasciato all’angolo della strada e si era allontanato strombazzando e sfumacchiando anidride carbonica dal colore per nulla rassicurante, segno evidente dell’età – venti, trent’anni? – del suddetto mezzo, e con un due valige, una per mano, strette così forte da sbiancare le nocche, continuava a fissare quell’apparentemente tranquilla casa di mattoni rossi come se fosse un drago sputa fuoco e lui un cavaliere medievale in procinto di dargli battaglia.


“Mrs. Freeman non è in casa!” esclamò una voce poco lontana, destandolo dai suoi pensieri.
Dexter aggrottò le sopracciglia, per nulla contento di quell’interruzione dei suoi pensieri, e girato impercettibilmente il capo mise a fuoco la figura di un’anziana donna che spuntava da dietro le siepi della sua casa.
“Mrs, Freeman non è in casa. – informò nuovamente l’anziana, non vedendo nel giovane alcuna reazione tangibile – E’ in chiesa, per l’anniversario della scomparsa del figlio maggiore di Mrs. Harrison, Mattew.”
“Oh…” tra la labbra sottili di Dexter sfuggì quella semplice esclamazione, un sussurro appena accennato: allora la sua memoria funzionava ancora, pensò, era davvero passato un anno dalla morte del suo amico, di quello che nella sua adolescenza era stato il suo migliore amico. “Grazie, Mrs., vorrà dire che aspetterò il suo ritorno sotto il patio.”
“Ne siete certo? – chiese con scetticismo l’anziana, guardando prima lui, poi il cielo grigio e poi nuovamente lui – Credo che a breve pioverà.”
“Non importa, davvero!” esclamò, per poi aggiungere in un sussurro una frase udita con probabilità soltanto da lui: “Mi è sempre piaciuta la pioggia.”

Seduto su di uno dei gradini del patio della casa materna, Dexter Freeman osservò, sguardo al cielo, la pioggia cadere in goccioline sottili che, una dopo l’altra, si andavano a schiantare nel giardino antistante la casa, sul vialetto di mattoni, sull’asfalto della strada. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente il profumo – quello che era da sempre il suo preferito – di terra bagnata e pioggia, e in quel preciso istante capì di essere nel luogo in cui doveva essere: Casa.



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Angolo Autrice: Salve a tutti. Non so se qualcuno di voi ha già letto alcune delle mie storie, - questa è la terza originale che scrivo - in ogni caso spero che questo prologo vi abbia incuriosito. La storia, come detto, si svolge in Inghilterra, e tra le molte tematiche tratterà anche il tema della depressione (non una depressione profonda e radicata, ma comunque presente) e dell'alcolismo, quindi se qualcuno è sensibile a queste tematiche sa a cosa andrà incontro se leggerà questa storia.
Vi invito, ovviamente, a lasciarmi una recensione se vi va, dato che mi farebbe immensamente piacere avere i vostri pareri - anche perchè se nessuno leggerà credo sarebbe pure inutile continuarla, no?
Per chi fosse interessato, inoltre, il titolo della storia è ispirato alla poesia succitata del poeta inglese del '700 William Blake, mentre i protagonisti della storia che vede in copertina avranno il volto - almeno nella mia fantasia - di Tom Hiddleston (Thor, Midnight in Paris, The Hollow Crown etc.) e di Holliday Grainger (The Borgias, Posh etc.).
Al prossimo capitolo,
V.
  
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