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Autore: CallMeSana    05/11/2014    2 recensioni
Beh, Louis aveva notato che, effettivamente aveva ragione: Lux si illuminava ogni volta che quel ragazzo riccio e dalle fossette sempre in evidenza varcava la soglia del locale, ed il suo era l'unico nome che riusciva a ricordare tra tutti quelli delle persone che giocavano con lei.
Si chiamava Harry Styles, e Louis poteva giurare che di secondo nome faceva "soluzione ai miei problemi".
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson pensava di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi: dopo anni a lottare contro i bulli della scuola che lo prendevano in giro perché era sempre solo, dopo anni a litigare con sua madre che gli dava la colpa per l'abbandono del padre, che non poteva accettare un figlio gay, era riuscito ad ottenere quello che voleva.
Louis Tomlinson si era diplomato, l'aveva fatta pagare con l'arma migliore del mondo, l'indifferenza, alle persone che l'avevano deriso, aveva tagliato i ponti con sua madre che non riusciva ad essere fiera di lui nemmeno dopo i risultati scolastici eccellenti, e si era trasferito.
Aveva lasciato Doncaster e tutto quello che gli ricordava, e si era ritrovato a Bristol, perché ci era stato una volta in visita guidata ad una mostra di artisti di strada, e ne era rimasto affascinato.
Lì aveva trovato lavoro in un fast-food, perché non gli interessava minimamente laurearsi, e non riteneva di avere alcun talento particolare. 
A Louis Tomlinson piaceva il calcio, ma non era in grado di praticarlo; gli piaceva la fotografia, ma si limitava ad osservare gli scatti degli altri; e gli piaceva la musica, ma anche lì, si limitava ad ascoltarla.
Era fatto così, e gli stava bene. Solo sapeva che gli mancava qualcosa, un qualcosa che, il giorno della vigilia di Natale, che coincideva col suo ventiduesimo compleanno, gli si era presentato sotto forma di un ragazzo ventiquattrenne che stava tristemente festeggiando il Natale da solo nel suo fast-food.
Si chiamava Stan, e Louis pensava che fosse una persona interessante e con cui avrebbe potuto approfondire l'amicizia. Non aveva capito che non era un caso se quel ragazzo, da quel momento, avrebbe cominciato ad andare a mangiare lì quasi tutti i giorni.

Avevano iniziato a frequentarsi, Stan era un agente di commercio, o qualcosa del genere, e in pratica viaggiava spessissimo, ecco perché si era trovato solo proprio a Natale.
Era originario di Londra, e aveva perso i suoi genitori in un terribile incidente stradale, quindi non aveva proprio nessuno da cui tornare, durante le feste.
Per Stan, Louis era la sua festa, il suo porto felice, la sua pausa infinita, da quel lavoro che lo distruggeva e che, spesso, non gli faceva nemmeno ben capire in quale città si trovasse nè da quanto tempo fosse lì.
Per Louis, Stan era la novità, era quella parte di se stesso che non conosceva.
Lo pensava davvero, ne era seriamente convinto, e lo era rimasto per oltre tre anni, fino a quando arrivò il fagottino di casa che avrebbe cambiato la vita di entrambi.

Avevano deciso, dopo essere andati a vivere insieme, di adottare una bambina.
E Louis era felice, raggiante, al settimo cielo, come mai era stato nella sua esistenza, perché, ancora una volta, si era sentito forte. Perché aveva lottato duramente contro i pregiudizi delle istituzioni che voleva impedire a tutti i costi che due uomini si prendessero cura di una bambina così piccola, che sarebbe cresciuta confusa e senza capire che nel mondo c'è bisogno anche di una madre.
Ma Lux era una bambina intelligente, nonostante i suoi due anni e mezzo di età, non aveva mai chiesto ai suoi papà dove fosse la mamma, per lei loro erano la sua mamma, e a Louis e Stan stava benissimo così, non avrebbero potuto chiedere di meglio.

Stan aveva cercato di cambiare lavoro, o di evitare di viaggiare spesso come un tempo, ora che c'era la piccola in casa, invece Louis si sentiva ancora più carico di responsabilità, ed era quasi sempre al fast-food.
Era questo che aveva fatto incrinare tutto: il mondo perfetto che Louis Tomlinson si era costruito lottando negli anni stava crollando perché chi reggeva le basi stava cominciando a stancarsi.

Stan l'aveva lasciato durante una brutta tormenta di neve, ed era uscito senza preoccuparsi di poter fare la stessa fine dei suoi genitori a guidare in mezzo a quella tempesta, e senza nemmeno degnare Louis di un ultimo bacio o un ultimo abbraccio.
Non aveva nemmeno avuto la forza di guardare la piccola Lux che teneva in mano un disegno di cui andava orgogliosa da tutto il giorno e che non vedeva l'ora di far vedere ad entrambi i suoi papà.
Se n'era andato, e con lui era finito tutto: Louis Tomlinson sentiva che avrebbe dovuto ricominciare daccapo, e stavolta non sapeva proprio come fare.

La babysitter, che era in casa con loro da mesi, si era licenziata poco tempo prima, perché troppo sovraccarica delle ore di lavoro. Louis e Stan le avevano detto che sarebbe stato solo per breve tempo, che non sarebbe stata costretta a vivere con loro, e invece era successo proprio quello, e la giovane ragazza, che era ancora una studentessa, non poteva permetterselo, quindi li aveva abbandonati.
Poi era stato il turno di Stan, e Louis non sapeva proprio se piangere.
Si disse di no, si guardò allo specchio e si disse che doveva rimboccarsi le maniche, altrimenti avrebbe fatto una brutta fine, e aveva una bambina da accudire.

Aveva iniziato a pubblicare annunci di lavoro ovunque, e aveva lasciato anche dei volantini al fast-food, ma trovare una babysitter sembrava quasi una missione impossibile.
Si era quasi arreso a lasciare il lavoro, sebbene sapesse che senza uno stipendio avrebbe dovuto lasciare anche la sua bambina, e Louis Tomlinson non era una persona che si arrendeva così facilmente: poteva ancora sentire i rimproveri di sua madre o gli insulti dei suoi ormai ex compagni di scuola, e ne gioiva, perché poteva riderne, adesso riusciva a farlo, perché era più forte.
Quindi no, Louis aveva deciso di lottare, ancora, e aveva iniziato a portare la piccola Lux con lui a lavoro.

Al fast-food la adoravano tutti e lei, a sua volta, era felice con tutti.
In particolare c'era questo ragazzo, che arrivava tutti i giovedì sera, sempre con qualche macchia di vernice sparsa qua e là sui vestiti o sul viso, e che ordinava sempre la stessa cosa, pagava e se ne andava.
Da quando c'era Lux, però, aveva cambiato leggermente abitudini, e aveva iniziato a prolungare la sua sosta in quel luogo perché, a detta sua, ci sapeva fare molto coi bambini.
Beh, Louis aveva notato che, effettivamente aveva ragione: Lux si illuminava ogni volta che quel ragazzo riccio e dalle fossette sempre in evidenza varcava la soglia del locale, ed il suo era l'unico nome che riusciva a ricordare tra tutti quelli delle persone che giocavano con lei.
Si chiamava Harry Styles, e Louis poteva giurare che di secondo nome faceva "soluzione ai miei problemi".

Harry aveva accettato molto di buon grado la proposta di Louis di fare da babysitter a tempo pieno alla bambina mentre lui era a lavoro. Nonostante il suo evidente impegno verso l'arte di strada (era da quello che venivano le macchie di vernice di cui era sempre ricoperto), sapeva che gli serviva un lavoro vero, e incontrare Louis per lui era stato un gran bel colpo di fortuna.
Quello che nessuno dei due aveva previsto era la debolezza dei loro cuori, il fatto che fossero più simili di quanto si potesse anche lontanamente immaginare.
Probabilmente, se avessero detto a Louis Tomlinson che avrebbe ridato fiducia ad un altro essere umano, nonostante quello che era successo con Stan, e che avrebbe amato di nuovo, si sarebbe messo a ridere.
Ma non conosceva ancora Harry, e se l'avesse conosciuto prima avrebbe saputo e capito che tutto era possibile, anche innamorarsi di una persona che ha occhi più per una bambina che per te.

Louis Tomlinson non voleva innamorarsi di Harry Styles, e questo Harry Styles lo aveva capito quando gli aveva gentilmente intimato di non andare a vivere lì.
Harry gli aveva chiesto il motivo, visto che la precedente babysitter l'aveva fatto, e Louis, mortificato e preso alla sprovvista, gli aveva risposto che aveva paura.
"Paura di cosa?" aveva chiesto il riccio che ormai non capiva più se stava parlando col suo datore di lavoro o con un amico, o... altro. E Louis non aveva risposto.

Harry Styles non ha mai avuto molta fortuna negli affetti: è nato e vissuto sempre a Bristol, non si è mai mosso da lì, e ha sempre considerato Banksy un idolo, amava le sue opere di cui era ricoperta la città, e avrebbe tanto voluto chiedergli direttamente che cosa lo portasse a disegnare quel che disegnava e in quei determinati punti.
Aveva deciso di lasciare la sua casa, dopo che sua sorella Gemma si era iscritta all'università ed era andata a vivere a Manchester, perché non era proprio in grado di convivere solo con una madre alcolizzata che non voleva farsi aiutare. L'aveva fatta rinchiudere, a malincuore, in riabilitazione, e lo sguardo che gli aveva lanciato prima che la portassero via ancora lo tormenta adesso. Aveva deciso che non poteva più stare lì dentro, altrimenti sarebbe rimasto soffocato dai ricordi.
Aveva conosciuto una ragazza che si chiamava Caroline, ed era stato con lei che aveva capito che le donne non gli interessavano affatto, quando avevano provato a fare l'amore e lui non si era nemmeno minimamente eccitato a vederla nuda che si muoveva a cavalcioni su di lui.
Si era vergognato talmente tanto da sperare di poter sprofondare al centro della Terra e non uscirne mai più, ma per fortuna Caroline era a Bristol solo di passaggio e non l'avrebbe più rivista.
Quindi si era unito a degli artisti di strada, aveva preso un piccolissimo appartamento in centro, e pensava di stare bene così.
Lo pensava, fino a che non aveva incontrato Louis Tomlinson.

Louis Tomlinson che ormai era diventato imbarazzante, quando tornava prima da lavoro nella speranza di trovare Harry ancora a casa sua con la piccola.
Louis Tomlinson che era quasi stato contento di quando Lux si era ammalata, perché Harry era così costretto a restare con lei la notte.
Louis Tomlinson che, una sera, lo aveva baciato per ringraziarlo, quando Lux si era aggravata e, in preda alla disperazione, l'avevano portata d'urgenza in ospedale.
Aveva fatto una cazzata, Louis Tomlinson. Non era il momento di pensare a Harry Styles, alle sue labbra carnose e morbide, al suo sorriso che splendeva sempre, non importava di che umore fosse; alle sue fossette scavatissime; ai suoi occhi verde smeraldo che si aprivano di gioia quando la piccola Lux lo chiamava; al suo corpo magro, alto e perfetto; alle sue braccia tatuate che, una volta, gli aveva mostrato orgoglioso e fiero, perché ogni tatuaggio aveva per lui un significato talmente profondo che solo spiegato poteva essere capito.
E Louis Tomlinson sapeva che anche il suono della voce di Harry Styles era stato un motivo per cui si era innamorato di lui.

Harry, dal canto suo, era preoccupato per la bambina, sapeva che a quell'età la febbre a 40 poteva facilmente capitare, ma nè lui nè Louis erano medici, e se avessero potuto evitare di andare in ospedale sarebbero stati meglio.
Erano lì ormai da quasi una giornata intera, e i pediatri avevano rassicurato i ragazzi dicendo che a breve avrebbero potuto prenderla e riportarla a casa, raccomandando, però, loro, di seguire certe regole e di dare alcune vitamine alla bambina.
Louis si era risollevato, Harry aveva iniziato a pensare anche ad altro, come, ad esempio, a ridare il sorriso al suo amico.
Lo aveva preso sottobraccio e lo aveva accompagnato dalla bimba, che stava seduta sul lettino d'ospedale, che la rendeva ancora più minuscola di quel che era.
Louis Tomlinson aveva sempre guardato quella bambina come se fosse tutto il suo mondo, aveva dimenticato che prima c'era un'altra persona, che si chiamava Stan, la quale aveva giurato di non abbandonarlo mai e, invece, l'aveva fatto alla prima occasione.
Aveva sempre detto, da quel giorno, che si sarebbe preoccupato solo per Lux, che non ci sarebbe stato spazio per nessun altro nella sua vita, ma quando la piccola aveva allungato le manine verso di lui e verso Harry, aveva sentito un tuffo al cuore.
"Che bello, ho di nuovo due papà" aveva detto. E lo aveva fatto con la classica innocenza che caratterizza tutti i bambini, quasi spaventando Louis, perché non riusciva a capire come potesse essere arrivata a questa conclusione, e aveva seriamente paura che Harry potesse non avere la stessa reazione. In fondo lo aveva baciato lui, una sola volta, e poteva benissimo essere passato per pazzo ai suoi occhi, dato che, a parte quegli ultimi giorni, non aveva avuto molto tempo da passare con lui, per solo pensare di potergli interessare almeno la metà di quanto interessasse a lui.

Ma quello che Louis Tomlinson non sapeva era che Harry Styles aveva più paura di lui. 
Harry Styles non poteva credere di ritrovarsi, da un giorno all'altro, con un uomo e una bambina. Questo voleva dire famiglia, e Harry Styles era troppo giovane per impelagarsi in una cosa del genere.
Eppure... eppure stava bene solo dove c'erano Louis e sua figlia. Non gli importava se la bimba non era sua, non voleva sapere come Louis si fosse trovato solo a crescerla, voleva solo capire se stare con un uomo era la cosa giusta.
Perché Harry Styles non era ancora convinto totalmente di essere gay, Harry Styles era una persona scettica su tutto, che doveva sbattere contro le cose mille volte prima di assimilarle.
Ecco perché, quando Lux aveva dato cenno di volerlo come suo papà, anche lui, come Louis, aveva avuto un tuffo al cuore.
"Harry, puoi venire qui fuori con me, un attimo?" gli aveva chiesto Louis, che non si era ancora staccato dalla manina della sua principessa.
Harry aveva annuito, non avendo minimamente idea di che cosa volesse dirgli, e lo aveva seguito fuori dalla stanza.

"Una volta stavo per sposarmi" aveva iniziato "ma poi lui non ha avuto la forza di continuare e, senza troppi fronzoli, mi ha lasciato e se ne è andato. Avevo quasi pensato di togliermi la vita, perché lui mi aveva aiutato a costruirmi un mondo migliore, diverso da quello da cui venivo, e quando se n'era andato me lo sono sentito tutto crollare addosso. Ma c'era Lux, e non potevo abbandonarla."
Harry non riusciva proprio a capire dove Louis volesse andare a parare con quel discorso, ma stringeva i pugni, perché voleva farlo finire prima di commentare.
"Lux è la mia ancora, io sono la corda che mi tiene legato a lei, e tu..."
Harry aveva sentito l'impulso di avvicinarsi. Aveva notato come Louis fosse piccolo rispetto a lui, nonostante fosse più grande d'età.
"Sì, sei tu che ci tieni uniti, sei come una persona che tira la corda per tirar su l'ancora, siamo anelli della stessa catena. Senza di te, io sarei rimasto al suolo, sarei precipitato, e avrei fatto precipitare mia figlia con me."
Harry adesso stava quasi per abbracciarlo, non sapendo bene che altro fare, ma viene interrotto dalle ultime parole di Louis.
"Vieni a vivere con noi."
E Harry aveva capito che un abbraccio non bastava, che era un bacio che doveva dargli, un bacio ciò di cui Louis aveva bisogno. 
Avevano sorriso, occhi negli occhi, azzurro in verde, ed erano tornati dalla loro bambina.

E' così che succede. Quando per anni perdi fiducia nel prossimo e ti senti stupido a riporla di nuovo totalmente nel primo che passa.
Se parlaste a Harry Styles di Louis Tomlinson, o viceversa, entrambi vi direbbero che non si tratta del primo che passa, ma di anime gemelle, metà della stessa mela, persone destinate.

Louis Tomlinson sapeva di aver vinto di nuovo, e il suo premio si chiamava Harry Styles.



***
Buon pomeriggio! Devo smetterla di immaginare certe cose, lo so, ma non è colpa ma se questi due mi danno mille spunti, quindi spero che questo ennesimo delirio vi piaccia.
Ho voluto provare per la prima volta la narrazione in terza persona e spero di aver fatto un lavoro decente, perché non è stato affatto facile. Ergo, spero anche che passiate a leggere e farmi sapere che ne pensate :)
xx
  
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