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Autore: Lely1441    22/10/2008    5 recensioni
Sam Uley è da sempre collegato con due nomi, quello di Leah Clearwater e di Emily Young. Questa fic vorrebbe pretendere (ma non lo fa) di sapere come siano andate le cose con l'imprinting di Sam.
"Amavo la mia forte, determinata e bellissima Leah. Eravamo fatti per stare insieme. Come sarebbe potuto essere altrimenti?"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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See Who I Am

 

   «Sam, sono stufa.»

   Osservai apaticamente quella ragazza, la mia ragazza, per qualche lungo istante, senza parlare. Era così bella. Stavamo insieme da tempi immemorabili, quasi; che io avessi memoria, non avevo guardato nessun’altra che lei, fin dall’adolescenza. Prima era Leah l’amica, poi, Leah la fidanzata. Non c’era mai stato un confine netto tra noi due, solitamente lei sapeva tutto di me, o meglio quasi. Ed era quell’unica cosa che non potevo rivelarle che la faceva ribollire di rabbia.

   «Sam!»

   Perso com’ero nei miei pensieri, ci volle quel richiamo irritato per farmi svegliare dal mio torpore.

   «Che succede, Leah?»

   Fissò i suoi grandi occhi neri dentro i miei, e se non fosse stato per il fatto che la situazione era veramente grave, penso che mi sarei messo a ridere di fronte a quel suo risentimento quasi infantile.

   «Lo sai benissimo cosa succede.»

   Soffiò via quelle parole con la ferocia di un gattino arrabbiato. Di nuovo, un sorriso dovette combattere contro la ragione per riuscire ad affiorare, ma rimasi impassibile, una maschera sotto il suo sguardo furente.

   Credo che fosse quello che le dava particolarmente sui nervi.

   «So benissimo… Cosa?»

   Pensai che a quel punto sarebbe scoppiata. Si raddrizzò inferocita contro il tronco dell’albero sul quale aveva appoggiato la schiena da seduta, mentre io rimanevo a guardarla dal basso della mia postazione, disteso sull’erba accanto a lei. Sapevo che quella storia prima o poi sarebbe venuta a galla, era troppo intelligente per non accorgersi di nulla.

   «Sei davvero convinto che non sappia che ti incontri di nascosto con quei vecchi pazzi? O che tu stia fuori intere notti, per poi tornare distrutto la mattina dopo? A volte sei talmente stanco che neanche riesci a reggerti in piedi!»

   Appunto. Avevo quasi sperato che non avesse visto nulla, che non avesse notato niente di strano di quell’ultimo mese trascorso. Ma esisteva una preghiera che nel piccolo mondo di Sam Uley potesse essere mai esaudita? Rimasi in silenzio, in completa balia della tempesta, senza oppormi a quella forza, l’unica contro la quale non volevo combattere.

   «Dimmi la verità, hai un’altra?»

   Si sforzava di non guardarmi in faccia, per non farmi vedere i suoi occhi inumidirsi; però lei non sapeva che la conoscevo troppo bene per non capire quando fingeva. O forse, più semplicemente, il suo orgoglio non le permetteva di riconoscerlo.

   «No, Leah. Te lo posso giurare.»

   Le presi una mano, baciandone il palmo, continuando a fissarla in viso. Finalmente si voltò verso me, con una strana aria negli occhi. A ripensarci poi, mi si accappona la pelle al pensiero che, in qualche modo, lei già sapesse. Che lei fosse già al corrente dei fatti che avvennero in seguito, quando ancora io non potevo immaginare nulla.

   «Me lo giuri?»

   Era la sua ultima parola. Almeno per quel giorno.

   «Te lo giuro. E mai potrei pensare di stare con un’altra che non sia tu.»

   E quella sarebbe stata la mia, ne ero certo. Mentre si chinava per baciarmi, pensai a come fosse assurdo che pensasse che potessi avere una storia con qualcun’altra. Già, decisamente assurdo.

 

   «Ti prego, vieni almeno a salutarla!»

   La voce di Leah nel telefono risultava strana alle mie orecchie. C’era qualcosa in quei giorni che non stava andando bene, il mio istinto lo sentiva. Sarebbe arrivata una burrasca ben peggiore di tutte quelle che avevo potuto provare in precedenza. Sbuffai, solo apparentemente annoiato, e in realtà lo feci per nascondere uno sbadiglio. Non riuscivo ancora a controllare bene le mie reazioni da lupo, e le notti per me erano estenuanti, un vero inferno. Ma questo, Leah non poteva saperlo. Non doveva.

   «Ci proverò, tesoro.»

   Di solito certe cose funzionavano con lei. Magari rimanendo sul vago...

   «Non ci proverai un bel niente! Tu ci sarai e basta!»

   Ma non questa volta, constatai afflitto. Fissai bramosamente il divano del salotto, che riuscivo ad intravedere attraverso la porta della cucina dove mi trovavo in quel momento. Sospirai rumorosamente, e prima che potesse rimproverarmi di nuovo, emisi la mia sentenza.

   «Va bene, ci sarò.»

   «Sapevo che l’avresti detto!»

   Ridacchiai piano, domandandomi se il suo ego potesse incontrare la parola fine, un giorno o l’altro.

   «Ci vediamo dopo, allora.»

   «Va bene, a dopo.»

   Prima che riagganciassi, sussurrò nella cornetta:

   «Ti amo.»

   Sorrisi, mentre la mia angoscia veniva in parte calmata da quest’affermazione.

   «Ti amo anch’io, Leah.»

   Amavo la mia forte, determinata e bellissima Leah. Eravamo fatti per stare insieme. Come sarebbe potuto essere altrimenti?

 

   Riuscivo a sentire le risate delle due ragazze anche fuori dalla porta di casa Clearwater. Bussai alla porta, aspettando che una delle due venisse ad aprirmi. Mi passai velocemente una mano nei capelli e sul viso, sperando che le occhiaie procuratemi dalle numerose ore di sonno perse potessero svanire in quel modo, ma ne dubitavo seriamente. Licantropo sì, mago no.

   E neanche indovino, a giudicare da quel che successe dopo.

   La porta si aprì, e sorrisi calmo per salutare. Ma quello che vidi mi lasciò basito. Non ho mai creduto nel colpo di fulmine, e non ci credo neanche ora.

   Sarebbe troppo… Riduttivo. Sì, decisamente riduttivo.

   I nostri sguardi si incrociarono per un istante e mi sentii investito da una forza che mi lasciò senza respiro. La ragazza di fronte a me spalancò gli occhi e avvampò di colpo. In quel momento fu come se un qualcosa di enorme mi spostasse da terra, come se il mio centro di gravità non fosse più quello di tutto il resto degli esseri umani ed inanimati, fu come se si fosse spostato. Diventando lei.

   La guardai totalmente disorientato e mi riconobbi nella sua stessa espressione.

   Che diamine stava succedendo?

   «Emily?»

   Leah si affacciò dalla porta della cucina, e quando mi vide si illuminò.

   «Sam! Che ci fai lì impalato? Su, venite dentro, che i biscotti ormai sono pronti.»

   A quelle parole ci riscotemmo entrambi, e la ragazza davanti a me si fece improvvisamente da parte, chinando il capo confusa ed evitando accuratamente la figura della cugina che spariva di nuovo. Entrai, muovendomi cautamente, come se avessi paura che facendo un solo passo falso si sarebbe creata una voragine sotto i nostri piedi e ci avrebbe inghiottiti tutti. Raggiunsi Leah, intenta a sfornare una teglia piena di biscotti profumati, e lei si volse a guardarmi sorridente. Sentii un’ondata di nausea per quella ragazza, e ne rimasi spaventato. Mi sentivo come se stessi tradendo qualcuno, ma chi era là dentro la vera ingannata? Leah o la sconosciuta? Di una cosa sola ero certo: io ero il traditore.

   «Emily, mi faresti un piacere? Vai ad avvisare Seth che qui ho finito, e che può venire ad abbuffarsi.»

   Appena la cugina se ne fu andata, Leah si avvicinò a me e cercò di baciarmi. Voltai la testa a disagio, come se quella vicinanza non mi fosse più abituale. E in fondo, era proprio così.

   «Tutto bene?»

   Il suo sguardo penetrante mi colpì come al solito, ma quella volta mi sorpresi a non riuscire a mentire.

   «No, Leah.»

Non riuscii a dire altro, perché sentii i passi veloci di Seth sulle scale e quelli più leggeri di Emily dietro. Eludendo la morsa di Leah, mi appoggiai sul davanzale della finestra, lontano da tutta quella luce e dalla gioia festosa di Seth, spiando nel riflesso della finestra quella ragazza che tanto mi aveva sconvolto. Ammisi con me stesso che se anche il mio giudizio non fosse stato offuscato da quel qualcosa, l’avrei trovata bellissima. Potevo avvertire l’inquietudine di Leah nei suoi movimenti leggermente bruschi e nelle occhiate in tralice che mi lanciava. Aveva paura. E quello che mi faceva veramente male, è che ero più occupato a spiare la direzione degli occhi della nuova venuta rispetto ai suoi. Era accaduto qualcosa che aveva spostato il mio baricentro su quella ragazza, facendola divenire il mio unico punto di riferimento, così, senza alcun preavviso. Doveva esserci una spiegazione, doveva esserci per forza. Mi sforzai di ricordare se c’era qualcosa che conoscevo che poteva aiutarmi, perché una certa consapevolezza stava facendosi strada nella mia coscienza, anche se riuscivo ad avvertire un qualcosa che cercava disperatamente di rimandare quel momento.

   «Sam, potresti accompagnare Emily da Mandy per favore?»

   La domanda di Leah era cortese, ma riuscivo a sentire il sospetto nella sua voce. Chissà se pensava ancora che il mio strano comportamento fosse dovuto ad un’altra. Questa volta sarebbe riuscita persino ad indovinare. Mi voltai verso il tavolo, afferrai un biscotto e posai un bacio leggero sui capelli di Leah, percependo però l’irrigidirsi spontaneo di Emily. Mi maledii silenziosamente ed uscii dalla porta della cucina. Qualsiasi cosa facessi, era sempre quella sbagliata. E di nuovo, più di sentire con l’udito o vedere la ragazza che mi seguiva, che si infilava piano il giubbotto sopra al leggero maglione, riuscivo a sentirla come se fosse dentro di me, come se fosse un mio altro arto. Aprii la porta di casa e mi avviai verso la macchina parcheggiata nel vialetto, aprendo per prima la portiera del passeggero e voltandomi ad aspettare Emily. La cosa strana è che con Leah non l’avevo mai fatto, non avevo mai sentito il bisogno di certi atti di galanteria consumata e che neppure mi era propria, ma con Emily era diverso.

Lei era Emily.

   «Da Mandy, allora?»

   Emily mi guardò sospettosa.

   «Sì, mi sta aspettando.»

   Ma da Mandy, quella sera, non arrivò nessuno di noi due.

 

 

 

[To be continued…]

 

 

 

 

 

 

 

Note finali:

Ecco un mio piccolo esperimento. Credo che questa fanfic avrà al massimo un altro capitolo, se vogliamo essere proprio ottimisti. Ci metterò parecchio per aggiornare, penso, visto che per queste misere due pagine e qualcosa ci ho impiegato tipo una settimana. E tra sveglie ad orari assurdi e studio fino a tardi, non credo che cambierà molto =_=

I commenti sono sempre graditi, soprattutto nel mio stato d’umore attuale XD

Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno commentato la mia fanfic precedente, ovvero A comfortable bed, quindi: RobyLupin, Piccola Dea, CassandraLeben, valy88, Shatzy, elyxyz, Midnight Dream, Debby Malfoy e New_Born. Grazie mille a tutte, di cuore ^^

Kissoni!

   
 
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