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Autore: jamesguitar    06/11/2014    4 recensioni
Quello che un tempo era un ragazzo simpatico, attivo, dai capelli ricci e gli occhi color cioccolato più vivaci di quelli di un bambino, era cresciuto. Era diventato un uomo responsabile, un uomo che amava sua moglie, che faceva ridere i suoi figli con facce buffe. Un uomo che aveva troppi rimpianti, rimorsi, ricordi che portava nel cuore e che nessuno avrebbe mai potuto rimuovere. E adesso era un anziano dai capelli bianchi, senza più una moglie, con i figli fuori casa e nipotini vispi che vedeva una volta ogni tanto.
Se si fermava un secondo a riflettere sulla sua vita, su ogni errore, ogni azione buona, ogni lacrima e ogni risata, il suo cuore si stringeva e lo portava a pensare ad un’unica, semplice persona. Lei.

[Attenzione, One Shot collegata alla Long "Red"]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bradley Simpson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One Shot collegata alla Long Red.
 
Dimenticare.
 
Bradley Will Simpson si era chiesto per tutta la vita cosa volesse dire dimenticare, erano passati decenni e ancora non aveva trovato una risposta.
All’età di ottant’anni sedeva su una panchina di fronte a quello che un tempo era il bar in cui aveva offerto un caffè alla dolce Noah Evans, alla ragazza con degli occhi bellissimi e dai capelli così soffici che avrebbero fatto invidia alle nuvole.
Trent’anni dopo quel giorno, il bar era stato venduto ad un uomo che lo aveva trasformato in un negozio di abbigliamento, provocando l’ira di un Bradley ancora ferito e fragile, con la cicatrice che sanguinava spesso. Si era rassegnato però, e aveva deciso che il posto in cui ricordarla sarebbe stata la panchina di fronte all’entrata. Sembrava fatta apposta per quello.
 
Dimenticare era stato il suo dilemma più grande dal giorno della morte di Noah, il bisogno di riuscirci lo aveva assillato e il senso di colpa per questo lo aveva ucciso.
Poteva sembrare stupido, ma per tutta la vita Bradley aveva voluto dimenticarla e allo stesso tempo non farlo mai. Dimenticarla avrebbe significato perderla per sempre, ma ricordarla gli faceva più male di quanto avrebbe mai immaginato.
Ricordare i momenti passati insieme era troppo per lui, ogni notte piangeva sul suo cuscino e la moglie non poteva fare nulla per impedirlo, non avrebbe mai potuto e lo accettava, si rassegnava a sentire i pianti del marito e tratteneva le sue, di lacrime, perché vederlo stare male per Noah era una tortura.
 
Bradley ogni giorno malediceva se stesso, si diceva che doveva stare bene perché era questo che Noah voleva, lei voleva che lui fosse felice e che il suo ricordo lo facesse sorridere. Con gli anni era successo, ma gli occhi lucidi e poi le lacrime c’erano comunque e nessuno le avrebbe mai potute evitare.
Bradley Simpson strinse tra le mani ossute un bastone alzandosi, poi si avvicinò lentamente alla vetrina del negozio. I suoi capelli bianchi erano leggermente mossi dal vento insistente che lo faceva tremare, ma non aveva voglia di andare via, non poteva.
Bradley era fragile, era fatto di sogni di una ragazza che ormai era un angelo irraggiungibile, era fatto di ricordi di baci dati dopo frasi d’amore e di sorrisi rivolti all’unica persona che avrebbe mai amato del tutto, con cuore e anima, senza bugie.
 
Quello che un tempo era un ragazzo simpatico, attivo, dai capelli ricci e gli occhi color cioccolato più vivaci di quelli di un bambino, era cresciuto. Era diventato un uomo responsabile, un uomo che amava sua moglie, che faceva ridere i suoi figli con facce buffe. Un uomo che aveva troppi rimpianti, rimorsi, ricordi che portava nel cuore e che nessuno avrebbe mai potuto rimuovere. E adesso era un anziano dai capelli bianchi, senza più una moglie, con i figli fuori casa e nipotini vispi che vedeva una volta ogni tanto.
Se si fermava un secondo a riflettere sulla sua vita, su ogni errore, ogni azione buona, ogni lacrima e ogni risata, il suo cuore si stringeva e lo portava a pensare ad un’unica, semplice persona. Lei.
Si era sempre odiato per questo, ogni giorno. Perché avrebbe dovuto pensare alla sua vita attuale, al presente, ma per quanto si sforzasse, qualsiasi cosa gli ricordava quella ragazza.
 
 
“Mi sento persa.”
“E allora ti troverò.”
“Mi troverai?”
“Certo. Ogni volta che perderai te stessa, io sarò pronto a ritrovarti.”
 
Un piccolo sorriso increspò le labbra dell’uomo, esattamente come Noah avrebbe voluto, ma una lacrima percorse il suo viso scavato dalle notti insonni, dai pianti che lo avevano tormentato tutta la vita, dalla vecchiaia e dalle rughe.
Noah probabilmente non se ne era mai accorta, ma era coraggiosa. Più coraggiosa di quanto pensasse.
E forse lo era anche Bradley, ad aver provato a vivere decenni senza l’amore della sua vita, l’unica persona che non avrebbe mai smesso di amare, nemmeno dopo secoli, dopo una moglie, dopo figli, dopo tutto quanto.
 
Evelyn era stata importante per lui, si erano innamorati davvero, ma era diverso. Lo era sempre stato.
Lei non poteva tirarlo fuori dall’oscurità se era causata dalla morte di Noah, non ci era mai riuscita e a malapena ci aveva provato, perché sapeva che sarebbe stato inutile.
 
“Sto solo cercando di farti stare meglio, Brad.”
“Non puoi, dannazione!”
Evelyn piangeva disperata, erano passati due giorni dal loro matrimonio e Bradley non la finiva di piangere. Le faceva male, tanto.
“Allora perché cazzo mi hai sposata!?”
Bradley si era calmato a quella domanda, si era ripetuto che si stava comportando da stronzo e che doveva essere felice, felice per il suo matrimonio e ciò che avrebbe comportato: una famiglia, una persona a cui aggrapparsi.
“Mi dispiace” Aveva sussurrato. “Ti amo, Evelyn, ti amerò sempre, ma ho bisogno di stare solo un minuto”
 
Sua moglie per lui aveva passato le pene dell’inferno. Aveva sofferto tanto per non riuscire ad aiutarlo, probabilmente ad un certo punto della sua vita si era quasi pentita di essere restata al suo fianco.
Bradley si feriva da solo, non riusciva ad essere felice per quanto ci provasse.
Forse ciò che gli mancava di Noah era proprio poterla aiutare a stare bene, poterla aiutare a vivere, essere l’unico in grado di non ferirla.
Perché da quando se n’era andata non aveva fatto altro che ferire le persone, fare loro del male. Come poteva essere stato così egoista, nella vita?
 
Era andato a quella panchina, quel giorno, perché era arrivato il momento anche per lui. Era arrivato il suo momento di andare via.
I suoi figli erano a casa, credevano che stesse aspettando la fine nel suo letto e lo avevano già salutato in lacrime, ma anche in fin di vita Bradley era riuscito ad uscire senza farsi notare.
Dopo decenni, si sentiva più leggero. Anche con mille rimpianti, sapeva che stava finendo tutto e che avrebbe smesso presto di far male alla gente e a se stesso.
Baciò una mano e la appoggiò al vetro del negozio, poi sussurrò: “Mi dispiace, Noah. So che volevi che fossi felice, ma senza di te non ci riesco. Ti prego, sappi che anche se dopo di te ho combinato tanti casini, sei l’unica scelta giusta che abbia mai fatto. Sappi che nonostante abbia ferito tante persone, mi hai cambiato davvero. Sappi che ti amo.”
 
L’anziano si allontanò lentamente, con il fiato corto, e arrivò a casa per miracolo mezz’ora dopo. I figli lo accolsero preoccupati, si erano da poco accorti della sua assenza. Lo portarono nella sua stanza e lo adagiarono sul letto, piangendo.
Bradley chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro, guardando verso l’alto.
Forse sarebbe riuscito a raggiungerla, adesso.
Forse la avrebbe rivista come un angelo, in uno splendore divino, forse avrebbe ammirato di nuovo i suoi occhi marroni così diversi dai suoi, e così belli.
Forse lei gli avrebbe sussurrato di nuovo che lo amava, gli avrebbe detto che lo perdonava per non aver esaudito tutti i suoi desideri, lo avrebbe baciato con le sue labbra candide e pure.
 
Bradley sentì il respiro mancare, e una luce bianca accecò i suoi occhi già chiusi.

 
***
 
“Ce l’ho fatta. Ti ho rivista, Noah.”
“Sì. E mi hai trovata come avevi promesso.”

 




 
#ANGOLOAUTRICE
Non so bene cosa scrivere in questo piccolo spazio, perchè non ci sono parole per descrivere come mi sento.
Prima di tutto, con questa one shot si conclude definitivamente la storia di Bradley e Noah, i due ragazzi innamorati perdutamente l'uno dell'altra che hanno passato fin troppe sventure.
In questa One shot Bradley muore di vecchiaia, come di sicuro avrete notato, e prima di farlo passa in rassegna tutte le emozioni provate durante la sua vita.
E' un po' una contraddizione all'epilogo della long, lo so, ma è fatto di proposito.
Nell'epilogo Bradley dice di essere felice, che può vivere in pace pensando che Noah lo osservi, ma in questa one shot si capiscono tutte le parole che non ha detto, tutte le lacrime per Noah, il modo in cui ferivano sua moglie e tutto il resto.
Spero vi sia piaciuta, davvero, io l'ho scritta perchè sentivo che la storia non era completa, che mancava qualcosa, che Bradley non era stato sincero come volevo nell'epilogo.
E' stato un piacere per me vedere tutte le vostre recensioni alla long, per questo vi ringrazio.
Alla prossima,

Jamesguitar

 
  
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