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Autore: Gaber_Ricci    06/11/2014    2 recensioni
Le risorse dei Nemici, lo sanno tutti (tranne loro, che continuano a dilapidarle in una Guerra che non possono vincere) si stanno esaurendo. Noi, invece, continuiamo a progredire. Oggi mi hanno detto che il nostro Stato Maggiore sta pensando di usare una nuova bomba sperimentale, tanto potente da lacerare lo spazio-tempo.
Genere: Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Estratti dal diario di una sentinella esoplanetaria
“Secondo me, quelli come lui non dovrebbero proprio prenderli, nell’esercito. Cioè, io capisco che questa Guerra, ormai, dura da diecimila anni, e che se vogliamo evitare di soccombere ai Nemici dobbiamo accettare tutto, quindi pure la proscrizione obbligatoria che porta al fronte ragazzini, storpi e perfino femmine. Ma guardatelo, quello là. È una testa d’uovo, si vede da un parsec. Scommetto che prima che la chiamata di leva lo tirasse dentro era uno di quelli che passavano tutto il giorno a straparlare di pace, comprensione e dialogo con chi voleva vaporizzarci. Che si facevano raccontare le storie, invece che dagli olografi, come tutte le persone normali, da quegli aggeggi lì, com’è che si chiamano, libri.
Questo qui se ne porta sempre uno dietro, di quei cosi. Secondo me anche al cesso. Fate conto: nella mensa di un centro di addestramento stellare c’è più casino che al Mercato Grande di Antares II. Gente che litiga, gente che grida, gente che ride, gente che parla di quando affonderà le mani nelle viscere ancora calde del primo Nemico che gli capiterà di accoppare. E lui niente, zitto. In  un angolo, il naso affondato lì dentro ed un diario registratore in mano.
Che diavolo gli racconterà, quel coso, che poi lui registra con la sua bella vocetta da effemminato? Io almeno posso incidere qualcosa di divertente, le sere che torno dal bordello. Lui no, gli piace così tanto leggere (mi sembra sia questo, che si fa coi libri) che rinuncia pure alle serate di libera uscita, per rimanerci attaccato.
“Ehi, tu” ho finito per chiedergli. “Si può sapere che ci sta, là dentro, di così interessante?”.
“Questa è La guerra galattica” mi ha risposto, ovviamente senza alzare gli occhi. “È un saggio storico. Lo sto leggendo per cercare di capire come sia scoppiata questa dannata guerra”.
Ci sono rimasto quasi male. Oh, diavolo, mi sono detto, e per fare questo devi perdere tutti i bei divertimenti della vita militare? Bastava che chiedessi a me, e te lo spiegavo io!
Allora, la nostra razza, come sanno tutti, non ha vissuto sempre su quello che ora chiamiamo il Pianeta Centrale. No, un trilione di anni fa, o giù di lì, vivevano ad anni ed anni luce da qui, ai margini della galassia, su un pianeta che adesso probabilmente sarà un bel sasso grigio ed arido che continua il suo cancan di rivoluzioni, rotazioni o che so io, se la stella attorno a cui orbitava non è esplosa e se l’è mangiato.
Un bel giorno, quel pianeta iniziò ad andarci stretto. E, datosi che nel frattempo i nostri antenati avevano inventato una cosuccia che si chiama motore a repulsione (magari ne hai sentito parlare), dissero: “Oh, sai che che c’è? Quasi quasi ce ne andiamo da qui e ci facciamo una casa per le vacanze un po’ più in là, verso il centro della galassia”. E così fecero. E dato che sugli altri pianeti non c’erano altro che popolazioni primitive e selvagge, le sottomisero, o sterminarono, giungendo a creare quello che oggi chiamiamo l’Impero. Che, se fosse stato per le mammolette come te tutti pace comprensione e dialogo, a quest’ora probabilmente staremmo tutti e quindicimila miliardi (che tanti siamo) su un asteroide rinsecchito grande quanto il cesso della Camerata H.
E fin qui, tutto bene. Poi ci ha fottuto il desiderio di andare a vedere com’è fatto un buco nero. Nella fattispecie, quello che sta proprio al Centro Galattico.
Laggiù, creammo un avamposto scientifico. Il suo compito: sprecare due belle nai classe Yerso per osservare quello che qualcuno definiva “il più grande spettacolo dell’Universo” (come se ci avrebbe cambiato qualcosa, averlo visto). Non sappiamo da dove venne il Nemico. Sappiamo solo che le due Yerso vennero vaporizzate dalle loro armi, prima che qualcuno avesse tempo di dire anche solo “Ah!”.
Ci furono dei morti. Che erano scienziati e teste d’uovo quanto te, certo, ma pur sempre della nostra razza. E fu per questo che iniziammo la Guerra contro di loro. All’inizio le sconfitte vennero una volta dopo l’altra; il Nemico non ci risparmiava sotterfuggi, inganni e scorrettezze, pur di ottenere il suo scopo (che, nel caso non lo sapessi, è la nostra completa distruzione). Dovemmo ritirarci dai pianeti che avevamo conquistato con tanta fatica. Il Nemico sembrava inarrestabile, e probabilmente già se la rideva, pensando a quando avrebbe cancellato la nostra razza dalla faccia dell’Universo.
Avevano fatto male i loro conti. Da diecimila anni siamo qui, che lottiamo palmo a palmo per ogni pianeta del nostro impero, che lo difendiamo con le unghie e con i denti, che prima di concedere un metro di vantaggio vendichiamo cento volte gli amici che cadono di fronte agli assedianti Nemici. Ecco come sono andate le cose, cara la mia Testa-Di-Uovo. Ed adesso stacca la testa da quel libro e vieni fuori, che mi sento buono e ti insegno ad usare una pistola laser. Che io mica sono fesso, e già lo so come si fa. Non voglio mica lasciarci le penne o, peggio, farlo scappare via illeso, la prima volta che andrò in battaglia e mi troverò faccia a faccia con un Nemico”
“Mi hanno assegnato al 17429°reggimento di fanteria esoplanetaria. Male: non è questo che volevo. Siamo nelle retrovie, solo noi e quei balordi manichini, questo è il Nemico, dovete colpirlo qui, qui e qui per essere sicuri che muoia. Mandatemi nelle retrovie e mettetemene di fronte uno vero, di Nemico, e vi faccio vedere che saprò perfettamente dove colpirlo.
Credo che l’unico contento di ciò sia Testa-Di-Uovo, che è qui con me (alle sventure non c’è mai fine). Ma non ha più il suo libro: forse finalmente ha capito cosa significa essere un soldato”
“Come diceva quel tizio, tutto muore, tranne l’infingardia. Testa-Di-Uovo non è cambiato di un’unghia, caro diario. Fai conto che oggi, finalmente, dopo tre mesi di retrovie e quindici giorni di viaggio, abbiamo raggiunto quello che sarà la nostra postazione in prima linea. Si sentiva dell’emozione, dell’orgoglio nell’aria: tutti noi eravamo felici di essere stati mandati proprio , su quel pianeta appartenuto ai primi Padri dell’Impero, coloro che avevano iniziato la gloriosa opera di conquista che ci ha reso ciò che siamo. Alcuni di noi erano commossi, fin quasi alle lacrime (io ero uno di quelli). E Testa-Di-Uovo che ti fa? Si lamenta. “Che schifo di avamposto” dice, così, ad alta voce. “Un buco di pianeta ghiacciato, con la gravità doppia rispetto al mio pianeta, e per di più perfettamente inutile”.
Non gli sono saltato alla gola solo perché porto un grande rispetto per quella divisa che anche lui (indegnamente) porta addosso. Tanto ci sarà tempo per sistemare lui e quelli come lui, quando questa Guerra sarà finita.
Non dovrebbe mancare molto. Le risorse dei Nemici, lo sanno tutti (tranne loro, che continuano a dilapidarle in una Guerra che non possono vincere) si stanno esaurendo. Noi, invece, continuiamo a progredire. Oggi mi hanno detto che il nostro Stato Maggiore sta pensando di usare una nuova bomba sperimentale, tanto potente da lacerare lo spazio-tempo. Non vedo l’ora di vederla in azione. E allora ti saluto, Nemico. E ti saluto pure a te, Testa-Di-Uovo”
“Finalmente ci hanno attaccato! Venite, venite, vi stiamo aspettando! Li vendicheremo uno ad uno, quei nostri poveri fratelli innocenti che state massacrando lassù, nella battaglia che infuria nei cieli! Non abbiamo paura di voi! Scendete e venite ad affrontarci!”
“Scrivo dal luogo strategico in cui mi sono appostato quando ho visto che le forze del Nemico erano soverchianti: coraggiosi sì, ma fessi no. Io ed un altro centinaio di commilitoni abbiamo trovato un luogo ben riparato in cui rifuggiarci fino a che il momento non sarà più favorevole ad una nostra vittoria. Con noi non c’è Testa-Di-Uovo: tipico di gente come lui che crede di sapere tutto, non comprendere quando è il caso di fare un passo indietro. Sicuramente è rimasto lì fuori a farsi trucidare o, più probabilmente, a supplicare che gli risparmiassero la vita e lo assumessero come cameriere. Meglio perderlo che trovarlo, uno così, che non sa nemmeno morire con dignità”
“Caro diario, ci siamo! Le navi equipaggiate con la bomba sperimentale si stanno levando in volo, dirette verso una missione suicida che porterà ai suoi autori gloria ed onori eterni… Ma che succede? Perché questo silenzio? E cosa sarà quella luce bianca? Lo spazio-tempo, oh, Dei!, lo spazio-tempo si sta lacerando, lo sent…”
La registrazione viene interrotta bruscamente; quindi riprende.
“Prima di questo giorno, avevo temuto, ad usare questo misterioso registratore diario, che mi sono ritrovato nelle mani il Giorno del Grande Vuoto. Ignoro tutt’ora come ne sono venuto in possesso, o in che lingua siano incise le note che precedono questa: tuttavia, siccome la fine della mia vita e di quella di tutta i miei simili mi appare vicina ora come non mai, voglio lasciare qualcosa di noi alle generazioni che verranno (se ne verranno).
Leggo dall’Enciclopedia universale del Centro Galattico: “il Giorno del Grande Vuoto rappresenta probabilmente l’evento più incredibile mai accaduto in tutto l’Universo conosciuto. In quel giorno, tutti gli esseri intelligenti che si trovavano a quindicimila parsec dal Centro Galattico sperimentarono un’amnesia retrograda comprendente un arco di alcuni minuti. Nessuno dimenticò chi era, come si chiamava, quale fosse il suo lavoro o il nome dei suoi genitori; tutti si ritrovarono in determinati luoghi senza sapere come vi erano arrivati e, in certi casi, come fare per tornare indietro; alcuni si ritrovarono a maneggiare alcuni oggetti, la cui funzione o origine era per loro oscura (questo è il mio caso).
La natura di questo evento non è mai stata chiarita, e così la sua causa. Studi compiuti da alcuni fisici hanno spinto a formulare l’ipotesi che esso sia stato dovuto ad una specie di strappo prodotto nello spazio-tempo da una forza di cui resta sconosciuta la provenienza. Questa teoria, comunque, è stata rigettata da altri scienziati, che sottolineano come non sia mai stato provato che uno strappo nello spazio-tempo possa realmente prodursi e che, anche se ciò fosse possibile, oltre ad un’amnesia di massa ci si dovrebbero aspettare anche altre conseguenze, come una rilocalizzazione dei soggetti coinvolti nello spazio e nel tempo (cfr. Viaggio nel tempo)”.
Dei, perché sto raccontando tutto ciò? Forse per trovare una giustificazione. Quel giorno ci ha reso tutti diversi. Viviamo nell’attesa, nella paura, nel terrore. Ecco perché, quando abbiamo visto quelle due navi di classe Yerso affacciarsi nel nostro cielo, non ci abbiamo pensato due volte, ed a gran voce abbiamo chiesto che venissero vaporizzate”.
 

Questo racconto è ispirato a Diario di una sentinella. Ringrazio il suo autore saccuz per avermi dato l'idea.

Purtroppo, nella prima pubblicazione, una parte della storia è stata "mangiata" dal generatore di codice HTML. Mi scuso per il disguido con chiunque l'abbia letta in questa forma

  
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