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Autore: moni_cst    07/11/2014    12 recensioni
La stanchezza alla fine di un caso non impedisce a Castle e Beckett, a Ryan e Jenny e a Espo e Lanie di vivere, ognuno a modo loro, una serata indimenticabile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Lanie Parish, Rick Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Una serata speciale

Il distretto si stava svuotando lentamente.

Gli agenti di turno per la notte erano in sala relax cercando di ricaricare le energie con un caffè forte e una pizza appena recapitata.

Esposito stava cancellando la lavagna degli indizi mentre Ryan riponeva le foto e gli incartamenti del caso appena concluso. Erano entrambi esausti, come tutti del resto. Ma la possibilità di andare finalmente a casa e di poter usufruire del giorno di riposo stava dando loro un’energia inaspettata nel programmare la serata.

Esposito sarebbe passato in obitorio dove la dottoressa Parish stava concludendo un’autopsia su un cadavere ritrovato quella stessa mattina a Central Park e di cui si stava occupando il detective Johnson. Voleva farle una sorpresa, sapeva che sarebbe stata impegnata ancora per un paio di ore e quindi aveva tutto il tempo di passare a comprarle il regalo di compleanno prima di andare negli uffici di medicina legale. Aveva già scelto per lei degli orecchini, semplici ma luminosi. Erano splendidi esemplari di alta bigiotteria e sperava tanto che Lanie potesse comprendere che quella era l’unica cosa che poteva permettersi. Non aveva dimenticato la battuta di Beckett qualche anno prima quando le aveva fatto capire in ogni modo quanto Lanie amasse i gioielli. All’epoca aveva storto la bocca: era facile per il suo capo dirle questo, ma lui non era Castle e i soldi a fine mese arrivavano a mala pena a coprire le spese correnti ed erano giusto sufficienti per togliersi qualche innocente sfizio. Si chiedeva sempre come facesse Ryan a tirare avanti la barca con una famiglia da mantenere. Già, lo sapeva eccome! S’era dovuto trovare un secondo lavoro. Lo osservò mentre stava staccando l’ultima foto dalla lavagna e le profonde occhiaie di stanchezza gli diedero immediatamente la conferma alla sua domanda.

Dal canto suo l’irlandese era immerso nei suoi pensieri. Avrebbe trovato per l’ennesima volta Sarah Jane già addormentata ma almeno quella sera avrebbe potuto passare tre ore solo con Jenny prima di recarsi al locale notturno dove ormai erano quasi due mesi che si occupava personalmente del servizio di sicurezza. Ma chi stava prendendo in giro? Servizio di sicurezza? Buttafuori, ecco quello che era. C’era poco da vantarsi. Un lampo gli attraversò la mente e si immaginò fare una sorpresa a sua moglie entrando in camera da letto, dopo una doccia rigenerante, in accappatoio con indosso solo il perizoma blu della security che gli aveva regalato qualche giorno prima Espo. Aveva voglia di un po’ di leggerezza, di risate e di condivisione con sua moglie troppe volte trascurata nell’ultimo periodo. E poi era sicuro che Jenny non avrebbe atteso molto prima di strapparglielo con desiderio.

Troppe erano le notti in cui non avevano dormito insieme.

Troppe volte era andato al locale direttamente dal distretto.

Il caso di cui si erano occupati nell’ultimo mese, che aveva mobilitato tutta la polizia di New York, e il secondo lavoro notturno gli avevano tolto ogni energia costringendolo a sacrificare la sua vita di marito e di padre. Chissà se Sarah Jane, ancora così piccola, lo avrebbe riconosciuto. Ok, questo era esagerato, ma sicuramente si era perso tante cose della sua quotidianità, tante piccole prime volte che nessuno gli avrebbe più restituito.

Finito di riporre l’ultimo fascicolo sopra le fotografie già ben catalogate, salutò Esposito e si avviò verso la scrivania di Beckett. Castle era seduto sulla sua sedia con il cellulare in mano, intento a giocare all’ultima versione di Angry Birds.

“Che fai? Non vai a casa?” chiese all’amico che, concentrato nel lancio della fionda, non si era accorto della sua presenza.

Castle fece un cenno verso l’ufficio della Gates dove, tra le veneziane intercalate, si vedevano le due parlare pacatamente. Probabilmente stavano discutendo su quale fosse il modo migliore di gestire e informare la stampa. Castle era orgoglioso di questo: il capitano coinvolgeva sempre più Kate nelle decisioni istituzionali del distretto, un modo implicito per darle gratificazione e potere.

“Aspetto Beckett. L’ha sequestrata da mezz’ora. E tu? Cosa ci fai ancora qui?” chiese sapendo bene che il suo amico irlandese era da troppo tempo lontano dalla sua famiglia.

“Vado a riporre questo in archivio e scappo a casa. Ciao, buona serata”.

Castle diede una rapida occhiata al display del cellulare poi all’ufficio della Gates dove non c’erano segni di cambiamento. Spinse il tasto centrale dell’Iphone, lo ripose nella tasca interna della giacca  e, alzandosi, prese lo scatolone che Ryan teneva in mano.

“Dai qui, ci penso io! Tanto mi sa che la faccenda è ancora lunga” disse accennando col capo verso la porta chiusa del capitano.

“Veramente? Forse non si potrebbe… l’archivio…. Ma sai come si apre?” chiese Ryan tra il titubante e lo speranzoso.

“Stai scherzando, vero?” Castle non attese risposta e si avviò verso l’ascensore , non prima di aver lasciato un post it a Beckett.

Quando rientrò dall’archivio e le porte dell’ascensore si aprirono sull’open space del distretto, Castle vide Kate seduta alla sua scrivania.

Il computer era stato già spento ed entrambe le giacche si trovavano sullo schienale della sua sedia. Kate lo stava aspettando per tornare a casa.

Bene.

Sperava che non fosse troppo stanca perché quella sera non le avrebbe dato tregua e l’ avrebbe tormentata finché non le avesse risposto.

Erano passati esattamente 30 giorni da quando Kate gli aveva chiesto un mese di tempo da passare come se nulla fosse, per essere solo loro stessi, senza pressioni.

Per ricominciare.

Non poteva pensare di non fare il passo che entrambi avevano programmato e desiderato. La voleva accanto a lui e non solo adesso ma per sempre. Si crogiolava all’idea di invecchiare con lei, sicuro che l’avrebbe trovata bellissima anche quando gli anni le avrebbero portato via la freschezza della gioventù. L’avrebbe trovata ancora più interessante quando i tanti segni del tempo che passa fossero stati visibili nel suo viso e nel suo corpo. Voleva che tra loro ci fosse un impegno vero, ufficiale. Voleva continuare a svegliarsi ogni mattino accanto a lei e ogni sera coricarsi con lei, come facevano da tempo ormai. Voleva che lo facesse come moglie perché l’ufficialità data dalla legge avrebbe impedito loro di prendere alla leggera ogni momento di crisi, inevitabile in qualsiasi coppia,  che ci sarebbe stato.

Avanzò lentamente verso di lei, quando Kate si girò e gli sorrise.

“Andiamo?” gli chiese.

“Certo. Andiamo.”

Si avviarono insieme mano nella mano verso l’ascensore, liberi di poterlo fare in un distretto ormai deserto.

Quella sera le avrebbe chiesto di sposarlo.

Di nuovo.

Subito.

 

L’Old Haunt era pieno di gente ma come Castle entrò, gli venne subito incontro James, il giovane barista che aveva preso in gestione il locale.

“Signor Castle, venga! Detective Beckett! E’ sempre un piacere vederla.” Li salutò con affetto e cortesia e poi li scortò ad un tavolo riservato nell’angolo vicino al piano bar.

“James, se non ti dispiace ti facciamo qui l’ordinazione ma ci fai portare tutto giù, nello studio.”

“Aspetti che faccio dare almeno una spolverata prima, non è proprio il luogo ideale per mangiare” disse preoccupato il barman.

“Lascia stare, ci pensiamo noi. Devo mostrare a Kate una cosa e abbiamo bisogno di un po’ di tranquillità per parlare di una cosa riservata. Tranquillo. “Lasciarono le ordinazioni, poi Castle prese la mano di Kate e cominciò a scortarla giù per le scale.

“E’ tanto che non mi porti qui, Castle. Festeggiamo qualcosa di particolare?” chiese la detective piuttosto stupita mentre si guardava intorno per notare qualche cambiamento nell’arredo. Sopra erano state fatte alcune migliorie e riammodernamenti, mantenendo lo stile classico che donava al locale un fascino d’altri tempi, ma lo studio di Castle era intatto e uguale come sempre. Le piaceva andare in quel pub, mangiare nel loro tavolo vicino al piano bar ma, ancor di più, amava le volte che Rick la trascinava giù nel sotterraneo perché quel posto era di un fascino misterioso. Si ricordò della prima volta che scese quelle scale infastidita perché Castle l’aveva chiamata e fatta precipitare lì e aveva dovuto lasciare uno scocciato Josh a casa sua, nel suo letto. Le sembrava passata un’eternità.

“Vieni Kate. Stai attenta alla testa!” le ricordò Rick facendo cenno alla trave che abbassava l’altezza del soffitto.

“Allora? Come mai siamo qui, di cosa dobbiamo parlare di tanto riservato?”

“Non volevo essere disturbato, volevo solo stare tranquillo. Quando siamo sopra veniamo sempre interrotti da qualche fan o cliente abituale che passa a salutarmi.”  Kate fece un cenno di assenso con la testa. L’Old Haunt per Rick significava ogni volta un bagno di folla, volente o nolente. Castle fece cenno a Kate di sedersi accanto a  lei davanti allo scrittoio e proseguì “Kate, sai che giorno è oggi?”

Kate sbarrò gli occhi annaspando nella sua mente fin quando capì.

“E’ il nostro accordo. È passato un mese, Kate, ed io non ce la faccio più ad aspettare, non un secondo di più.“

Kate gli prese la mano e provò a parlare ma Rick era un fiume di parole e continuò “Non ti ho fatto pressioni. Di nessun tipo. Ho cercato di vivere con te come se nulla fosse, ma non ci siamo riusciti. Quei due mesi di buio continueranno a pesare sulla nostre teste e tutte le lacune che ci sono nella mia testa si ripresenteranno con il conto da pagare quando meno ce lo aspettiamo…” si interruppe sentendo scendere una ragazza per le scale con le loro ordinazioni.

“Buonasera signor Castle. Detective.” disse la ragazza con un bel sorriso.

“Buonasera Trish, grazie!” dissero all’unisono i due, scambiandosi un’occhiata a sottolineare l’improvviso cambio di look della giovane donna.

Dopo aver appoggiato tutti i piatti sulla scrivania ed essere andata verso il frigo delle riserve speciali,  Trish porse loro due calici e mostrò una bottiglia di champagne francese di cui fece ben vedere l’etichetta rivolgendola verso lo scrittore “E questo lo offre la casa. Lo apro io o preferisce pensarci lei signor Castle?”

“Ci penso io, grazie … e ringrazia James da parte mia, un Dom Perignon d’annata non capita tutti i giorni.” rispose Castle prendendo in mano la bottiglia.

La ragazza sparì in un batter d’occhio ma solo dopo essersi assicurata che tutto fosse a posto.

Rick chiese a Kate di ricordargli in uscita di ringraziare personalmente James. Quel ragazzo ci sapeva fare, il locale andava benissimo da quando c’era lui.

Appena la porta che divideva la scala dal locale al piano superiore si richiuse, Rick riprese il discorso di prima esattamente dallo stesso punto da cui si era interrotto, non lasciando intervenire Beckett nemmeno questa volta.

“Kate, in questo mese mi sei stata vicina più di quando potessi sperare, mi hai incoraggiato ad andare avanti, mi hai aiutato a superare i momenti di crisi, hai asciugato le mie lacrime e mi hai abbracciato in silenzio solo per darmi conforto. Mi hai continuato ad amare con lo stesso trasporto di sempre, nonostante all’inizio pensassi che mi volessi far diventare un frate francescano…” la battuta smorzò un po’ la tensione.

Kate ne approfittò per parlare.

“Rick, sono stati giorni difficili, ma quando io e te ne abbiamo avuti di semplici? Siamo stati bene e mi dispiace averti chiesto questo tempo… ma… avevo bisogno di vivere di nuovo con te, di ricominciare, di vedere come reagiva il mio corpo e la mia anima alla tua vicinanza. Non ho mai avuti dubbi sull’amore che nutro per te, speravo di averti rassicurato al riguardo sufficientemente , ma forse non ci sono riuscita…”

“Kate, il punto è che tu sei la mia terra ferma. Il punto è che io non voglio più aspettare. Ti ho inseguita per anni e ora rischio di vederti svanire in un attimo.” Kate fece no con la testa corrugando la fronte ma come aprì la bocca un dito indice le impedì di farlo.

Rick infatti proseguì “Kate, so che è la seconda volta che te lo chiedo… ma... mi vuoi sposare?”

Kate alzò gli occhi e li puntò dritti nel mare cobalto che si trovava di fronte, scrutandolo fin dentro l’anima.

Prese un bel respiro, gli regalò un sorriso dolce e rispose “Rick, mi sembra di aver risposto già di sì”

“Ma io non voglio aspettare, Kate. Sposami subito. Adesso. Vuoi?”

“Adesso... qui?” chiese Kate titubante guardandosi intorno.

“No, domani, dopodomani. I documenti per il matrimonio sono ancora validi per un’altra settimana. Sposami dopodomani, giusto il tempo di avvisare tuo padre e mia madre e Alexis e chi vuoi tu. A me basta che ci sia tu e un officiante.”

Gli occhi di Kate si aprirono per la meraviglia, luminosi e felici, come la bocca che gli regalò uno splendido e meraviglioso sorriso.

“E’ un sì?” le chiese.

“E’ un sì” rispose felice  “Facciamolo domani. Al distretto. Pensi che il sindaco Weldon sia disponibile a sposarci e ad annullare tutti i suoi impegni per domani?”

“Assolutamente sì. Non ho dubbi!” rispose sicuro di sé Castle, poi guardando la bottiglia di champagne, aggiunse “Festeggiamo?”

Kate lo abbracciò dicendo “Sì, Sì, Sì” più volte.

Prese i calici mentre Rick stava già aprendo la bottiglia e propose un brindisi

“Al signore e alla signora Castle” disse Rick alzando in alto il calice. Il cristallo dei bicchieri tintinnò con un suono limpido e nitido e Kate si avvicinò al suo orecchio sussurrando con voce suadente “Rick, ti devo però confessare prima un cosa.”

Castle si scostò corrucciato per guardarla negli occhi ma lei si riavvicinò subito e, facendogli solletico con l’aria del suo respiro,  mormorò “Nel mio cuore sono la signora Castle da più di un anno. Ti amo!”

 

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Spazio di Monica

Scritta di getto in attesa di vedere davvero questo matrimonio.

Grazie alla mia editor personale e alle mie due consulenti su immagini e ambientazioni di Castle.

E’ bello condividere la  gestazione e la nascita di una storia con voi.

E grazie a chiunque abbia trovato un po’ di tempo per leggere o lasciare due parole che sono sempre molto gradite.

 

 

  
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