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Autore: Gloria Bennet    07/11/2014    0 recensioni
La verità era che, avrebbe preferito non esaudire quel desiderio se il prezzo da pagare era tornare a Mystic Falls senza di lei.
Non era un prezzo che era disposto ad accettare.
Perché Bonnie non doveva restare da sola con uno stregone pervertito come Kai.
Non doveva lasciarsi morire per farlo tornare a casa, per fargli rivedere Elena e Stefan.
Chi avrebbe pensato a lei?
Se lei non riusciva nemmeno per un istante ad anteporre se stessa agli altri, chi si sarebbe preso cura di lei?
Chi l'avrebbe potuta aiutare a comprendere che lei era importante tanto quanto gli altri, forse anche di più?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I miss you



                                                      

          I've never felt this way before
Everything that I do reminds me of you
And the clothes you left, they lie on the floor
And they smell just like you,

I love the things that you do.











Era tornato.

La sua gioia era incontenibile.

Dopo aver rivisto e riabbracciato Stefan, gli aveva raccontato (in parte) che cosa era successo in quei quattro mesi di assenza.

Gli aveva parlato di Bonnie e di come si fosse sacrificata affinché lui potesse tornare a casa.

Non aveva sbattuto le ciglia o abbassato le palpebre o dato alcun segnale che potesse mostrare quello che aveva dentro, che sentiva dentro.

In fondo, Bonnie era solo la persona con la quale aveva condiviso e vissuto ogni momento per quattro mesi.

Era solo l'unico viso che aveva visto dall'alba al tramonto per più di 120 giorni.

Non faceva poi così male. Stava bene, benissimo, in realtà.

Era tornato nel mondo dei vivi, nel mondo di Stefan ed Elena.

Nel mondo in cui i giorni scorrevano sempre diversi, mai uguali.

Era tutto come doveva essere.

Bonnie non era con lui.

Bonnie avrebbe dovuto essere con lui.

Lui avrebbe dovuto usare la forza pur di costringerla a non restare lì sola, a farsi aiutare da lui. Sarebbero rimasti nel 1994 e allora?

Sarebbero stati insieme, come sempre avevano fatto in quel periodo.

E se non erano morti in quattro mesi, di sicuro non si sarebbero uccisi se avessero trascorso dell'altro tempo insieme.

Eppure, erano solo congetture e ipotesi inutile.

Damon lo sapeva. Non si andava avanti coi "se" e i "ma", si andava avanti con le certezze.

E la certezza che aveva era di essere tornato senza di lei perché Bonnie si era sacrificata per lui.

Non chiuse occhio quella notte.

Non c'erano voci che cantilenavano formule magiche in latino o che si limitavano a parlare e ridacchiare nel sonno.

Non c'era Bonnie che dormiva nella stanza accanto.

C'era il silenzio opprimente di una casa addormentata, che sembrava priva di vita.

Priva di Bonnie.

Restò a contemplare il così poco interessante soffitto e a sorridere perché era tornato da suo fratello, da Elena.

Non sorrise a lungo perché il pensiero di Bonnie sembrava sempre distoglierlo dall'appagamento di aver esaudito il suo desiderio.

La verità era che, avrebbe preferito non esaudire quel desiderio se il prezzo da pagare era tornare a Mystic Falls senza di lei.

Non era un prezzo che era disposto ad accettare.

Perché Bonnie non doveva restare da sola con uno stregone pervertito come Kai.

Non doveva lasciarsi morire per farlo tornare a casa, per fargli rivedere Elena e Stefan.

Chi avrebbe pensato a lei?

Se lei non riusciva nemmeno per un istante ad anteporre se stessa agli altri, chi si sarebbe preso cura di lei?

Chi l'avrebbe potuta aiutare a comprendere che lei era importante tanto quanto gli altri, forse anche di più?

In quattro mesi non era riuscito a mostrarglielo, non si era preoccupato di farlo, perso com'era a lamentarsi di lei e di tutto.

Non l'aveva neanche ringraziata per averlo sopportato.

Per non averlo ucciso, una volta riacquisiti i suoi poteri, per averlo salvato, quando Kai lo stava per uccidere.

Non aveva fatto niente che non fosse soddisfare se stesso e i suoi bisogni, senza pensare a quelli di Bonnie.

Senza pensare che pensando ai suoi, avrebbe fatto un piacere anche a se stesso, un piacere che, ora, non si sarebbe ritrovato a rimpiangere.

Perché lui era esattamente la persona con cui Bonnie avrebbe voluto stare in quel momento, ma lui era anche la persona che l'aveva abbandonata a se stessa.

Il mattino seguente scese in cucina poco prima dell'alba e preparò la colazione.

Pancakes, caffè e tè.

Nel momento in cui mise i pancakes nel piatto si rese conto di averne fatto uno in più.

Non ci aveva pensato. Ne aveva fatti due. Uno per sé e uno per... Bonnie.

Guardò le tazze in cui aveva versato il caffè e il tè e sentì una voragine nel petto, all'altezza del cuore.

Lui odiava il tè. Non lo beveva mai, se non sotto tortura.

Era Bonnie ad adorarlo e farselo preparare ogni mattina.

Non si accorse nemmeno di suo fratello che era entrato in cucina e gli aveva dato una pacca sulla schiena.

«Tutto bene, Damon?».

Sorrise debolmente a Stefan. «Io non bevo il tè.» sussurrò.

Stefan lo guardò, senza capire. «E allora?»

«Bonnie lo beveva sempre.»

Non ebbe il coraggio di guardare suo fratello mentre diceva quelle parole.

Si limitò a distogliere lo sguardo e, mentre fissava un punto indistinto all'altezza del cuore di Stefan, trangugiò la tazza piena di tè.

Per un attimo, gli parve di sentire la sua mancanza in modo meno doloroso.


 

Nello stesso momento, Bonnie si stava risvegliando da sola in un letto molto più grande di lei.

Era il letto di Damon e lei indossava una sua maglietta con la scritta dei Nirvana.

Una maglietta che aveva causato la sua ilarità, la prima volta che l'aveva vista addosso a lui.

Era scoppiata a ridere seduta stante e Damon, dopo essersi finto profondamente ferito e aver iniziato una discussione su quanto fossero grandiosi i Nirvana, si era ritrovato a ridere insieme a lei.

C'era ancora il suo odore sulla stoffa.

Bonnie inspirò quel profumo mentre si stiracchiava.

Era triste, era persa, era sola.

Intorno a lei e dentro di lei risuonava l'eco delle parole che pronunciava ogni giorno da quando Damon se n'era andato.

«Mi manchi.»

 

When you're gone
The pieces of my heart are missing you
When you're gone
The face I came to know is missing too
When you're gone
The words I need to hear will always get me through the day
And make it OK
I miss you

 

A/N

Premettendo che non ho ancora visto la 6x06, ho scritto questa shot qualche giorno fa per cercare di dare un proseguimento ai pensieri di Damon e Bonnie, dopo che si sono separati.
Ho tratto ispirazione dalla canzone di Avril Lavigne "When you're gone" (
https://www.youtube.com/watch?v=dVp2QYCxE84) di cui trovate anche le parti in corsivo nel testo ;)
Spero che questo mio modo di entrare nella loro testa e, soprattutto, nel loro cuore vi abbia toccato <3
Un abbraccio,
Gloria
   
 
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