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Autore: Siranne    07/11/2014    4 recensioni
Si rese conto solo ora del liquido caldo che scorreva dai suoi occhi, inumidendo la maglia del moro.
Sollevò le braccia attorno alla sua schiena, stando attento a non svegliarlo.
Era così giusto.
Amarlo era la cosa più giusta al mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The right thing


«Non è amore quell'amore che muta quando trova un mutamento»
(W. Shakespeare)

Era ormai un mese che stavano insieme. Ritsu aveva ancora parecchie difficoltà a capire di trovarsi in una relazione, mentre Masamune… be’ tutti si erano accorti del cambiamento d’umore del capo dell’Emerald.
 
I rimproveri che prima squarciavano l’aria ogni dieci secondi si erano di gran lunga ridotti –solo alla tipografia riservava il solito trattamento-, il suo volto era diventato più sereno e i sorrisi, che prima erano una rarità, apparivano un po’ più frequentemente.
 
«Per oggi ho finito, vado a casa» disse Ritsu mentre iniziò stancamente a raccogliere le sue cose.
 
«Beato te…» disse Kisa fissando la porta «o forse dovrei dire beati voi?» questa volta volse lo sguardo a Ritsu.
 
Il ragazzo ormai non si stupiva più degli eventi paranormali che avvenivano nel dipartimento. Ogni volta, alla fine del ciclo, Kisa iniziava a vedere doppio e capitava spesso che quando parlava con qualcuno, fissasse tutto tranne il suo interlocutore.
 
«Ti manca ancora molto, Kisa-san?»
 
«N-no, solo tre pagine da correggere…» rispose mentre con la mano tremante scriveva.
 
Onodera si congedò e uscì dall’edificio sperando di riuscire a raggiungere casa.
La calura estiva dell’esterno, contrapposta all’aria condizionata della Marukawa, rese la sua andatura già incerta, ancora più precaria.
Si stupiva di non essersi preso ancora una polmonite.
 
Lo scomodo sedile di un treno non lo avrebbe di certo aiutato a  recuperare le forze, ma per lo meno si sarebbe risparmiato una camminata.
Era quasi giunto all’ingresso della stazione, quando sentì una penna poggiarsi sulla sua guancia e una voce profonda pronunciare il suo nome.
 
«Onodera»
 
«Sì?» rispose mentre si voltava.
 
‘Ah Takano…’
 
Oggi Takano era impegnato in una giornata di riunioni no-stop, Ritsu era convinto che tornasse molto più tardi, ma probabilmente erano riusciti a finire prima. Dimenticò qualsiasi forma di buona educazione, notando la penna che ancora premeva sulla sua guancia.
 
«Credo di avertelo detto già un’altra volta, ma quando ti comporti come un bambino di tre anni, mi fai incazzare moltissimo» disse, innervosito.
 
«Ora che me lo dici, ricordo vagamente di aver sentito qualcosa del genere» rispose mentre rimetteva la penna nella borsa.
 
«Vagamente? Ma che razz-»
 
«Ti amo»
 
«Eh?»
 
«Ho detto che ti amo, Ritsu»
 
Onodera avvampò come una tanica di benzina in cui era stato gettato un fiammifero.
 
«M-ma che centra con quell-?»
 
«Centra sempre. E poi pensavo che magari più senti la frase “ti amo”, più ti abitui al suono, più semplice sarà per te pronunciarla»
 
«M-mi pare di averla già detta» disse, riprendendo a camminare.
 
«Da allora non l’hai più ripetuta» insistette lui, seguendolo.
 
«Quante volte dovrei dirlo?!»
 
«In ogni occasione possibile. Ad esempio, ora»
 
«Impossibile!»
 
«Non ti sto chiedendo molto, solo tre parole “Masamune ti amo”»
 
«Cosa?!» Ritsu si volò di scatto, fermandosi.
 
«Che c’è? Non mi sembra così difficile»
 
«Invece lo è! Il tuo p-primo nome…»
 
Ai tempi del liceo, era sempre stato così lontano da lui che nemmeno si permetteva di sognare di chiamarlo col suo primo nome. E da quando se l’era ritrovato come capo, ci pensava ancora meno.
 
«Sarebbe anche ora che iniziassi a chiamarmi per nome»
 
‘Ha ragione. Non si sono mai visti due fidan-… fidanzat-, insomma quello, che si chiamano per cognome… dovrei provarci’
 
Onodera aprì la bocca per pronunciare la frase, ma non ne uscì alcun suono.
Una mano gli accarezzò i capelli.
 
«Be’, per lo meno ci hai provato» disse Takano, accennando un sorriso.
 
‘E’ così gentile…’
 
«Scu- scusami, ma non è così facile per me»
 
La mano scivolò dietro la nuca e lo spinse verso il suo volto per baciarlo.
 
«Ti amo» ripeté ancora.
 
Onodera distolse lo sguardo, riprendendo a camminare per imboccare l’entrata della stazione.
 
«N-non fare queste c-cose in pubblico» bofonchiò, con un filo di voce.
 
Appena i due sparirono nella metropolitana, lei pensò che fosse ormai inutile continuare ad osservarli.
Non pensava che suo figlio fosse così sciagurato da innamorarsi e avere il coraggio di avere una relazione con un uomo. Doveva risolvere questo problema e in fretta, prima che si facessero beccare da altri mentre si scambiavano effusioni.
 

2 settimane dopo…

 
Takano regolò l’aria condizionata.
«Per lo meno degnati di addormentarti sul letto» disse, senza alcuna speranza che Ritsu gli rispondesse.
Appena aveva finito di mangiare, si era seduto sul divano ed era finito nel mondo dei sogni in men che non si dica.
Sapeva quanto poteva essere pesante il sonno del suo compagno, quindi si rassegnò all’idea di doverselo caricare sulle spalle per portarlo in camera.
Appena lo buttò sul letto, ricevette un mugugno contrariato per essere stato spostato, ma subito dopo si girò su un lato e ritornò a dormire tranquillamente.
Avrebbe passato volentieri la notte a guardare il suo viso, ma si ricordò che infondo anche lui doveva dormire.
 
Takano ritornò in cucina per rimettere le ultime pentole a posto e appena finì stava per ritornare in camera, ma la suoneria del suo cellulare lo bloccò.
Si stupì che qualcuno lo chiamasse a quell’ora della notte. Scocciato prese il telefono e restò a fissare per qualche secondo lo schermo con su scritto il nome di chi chiamava. Era indeciso se rispondere o meno, ma alla fine si portò il telefono all’orecchio e rispose.
 
«Pronto?»
 
«Masamune?» non c’erano dubbi, era davvero lei.
 
«Cosa vuoi, mamma
 
«Era da parecchio che non ci sentivamo come stai?» chiese la donna.
 
Da quando in qua le interessava come stava?
 
«Posso sapere cosa vuoi? Non è da te chiamare a quest’ora. Anzi, non è da te chiamarmi» disse freddamente.
 
La donna si prese qualche secondo prima di rispondere, lasciando un sospiro leggero.
 
«Devo assolutamente parlarti. È importante. Vieni a casa mia il prima possibile»
 
«Di cosa dovresti parlarmi?»
 
«Non posso dirtelo al telefono, domani puoi venire?»
 
Masamune ci pensò su. Voleva andare a vederla? E di cosa doveva parlargli?
 
La curiosità ebbe la meglio ed accettò.
«Verrò domani pomeriggio»
 
«Grazie, a presto» concluse sollevata.
 
Takano chiuse la chiamata e guardò perplesso il telefono. Cosa voleva?
 
Qualcosa gli diceva che non sarebbe stato un incontro piacevole.
 

 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti, sono tornata! Come va?
Avevo detto che avrei fatto un sequel e anche che ci avrei messo un bel po’ di tempo, ma l’ispirazione mi ha colpita e quindi sono stata più veloce del previsto.
Anche se non avete letto “Il tuo peggior rivale viene dal passato…” non preoccupatevi, non ci saranno rimandi alla storia precedente. Se però volete sapere come si sono messi insieme, vi conviene dare uno sguardo XD
Per chi l’ha letto invece, ricorderete l’atmosfera serena e comica di quella fic, adesso ho intenzione di scrivere qualcosa di più “cupo” e di più complesso. Mi piacerebbe anche approfondire meglio il loro rapporto di coppia (non so se mi spiego XD) per adesso mi sono limitata a mettere il rating arancione, più avanti potrei optare per il rosso.
Per quanto riguarda i titoletti dei capitoli, stavolta non scriverò idiozie, ma ho scelto di inserire l’opinione di grandi uomini riguardo all’amore.
Per il primo capitolo ne ho scelta una di Shakespeare che trovo decisamente adatta a Ritsu e Takano.
Ricordate di lasciare una recensioncina :D
Alla prossima :3

 
 
   
 
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