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Autore: Mary Aisha    07/11/2014    1 recensioni
"Di nuovo un contatto visivo. Quelle iridi luminescenti le accecavano i pensieri. Le ricordavano l'aurora boreale. Le ciglia erano chiarissime, quasi laccate in oro come per rifinire col medesimo colore una bomboniera."
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odore di pioggia

 
 
Odore di pioggia. Aveva nostalgia della pioggia. Sembrava passata un'eternità da quando il diluvio non dissetava alla terra, perciò rimase fuori a godersi la doccia fredda in pieno ottobre, mentre la gente era munita di ombrello per non irrorarsi dal diluvio che batteva sul tessuto del loro riparo prêt-à-porter.
Sentì una mano poggiarsi pesantemente sulla sua spalla, tanto che sobbalzò dallo spavento.

    -Fila dentro! O ti ammalierai di certo.- esordì tuonando una voce femminile.

La giovane rientrò a casa bagnata come un pulcino senza dire nulla.

    -Diamine, ma sei bagnata fradicia! Vatti a fare la doccia immediatamente, o ti prenderai la febbre. Qui c'è tanto da fare.-

Passarono dieci minuti da quella lavata e si diresse in camera da letto a scegliersi i vestiti. Non si ricordava di quanti impegni avesse da sbrigare sua madre. Nemmeno che la donna fosse proprietaria di un piccolo ostello. Con i soldi che racimolavano riuscivano a tirare avanti. Avevano due stanze tutte per loro, tra le tante che affittavano per i clienti. Suo padre era morto anni fa e con un gruzzoletto di quei suoi soldi aveva acquistato un biglietto per cercare fortuna all'estero. Con scarso successo. Un mese dopo rieccola qui alla solita routine.
Finito di asciugarsi, si vestì di fretta e furia per poi scendere le scale che davano alla cucina ritrovandosi la madre versare del caffè nella tazzina di qualcuno seduto a tavola, al posto suo. La prima cosa che vide bene furono dei biondi corti riccioli. In particolare un boccolo ribelle che spiaccicato sulla fronte. Dopo che la donna si tolse dalla vista, vide meglio i lineamenti del forestiero.
Degli occhi tondi, di un verde chiarissimo incontrarono per un attimo quelli di lei. Una scossa le attraversò il cuore. Il cliente non si soffermò a ricambiarne l'occhiata. Abbassò le palpebre, preso com'era ad assaporare l'espresso ancora bollente. Sarà perché le temperature sono calate per il maltempo ed è giusto riscaldarsi, ma come fa a mandare giù velocemente una bevanda bollente? Fa male! Improvvisamente sgranò gli occhi ponendo la tazzina sul piattino apposito. La giovane corse a prendere un bicchiere pieno d'acqua per il ragazzo che intanto si era bruciato la lingua.

   -Grazie.- ringraziò lui arrossendo.

   -Figurati.-

Di nuovo un contatto visivo. Quelle iridi luminescenti le accecavano i pensieri. Le ricordavano l'aurora boreale. Le ciglia erano chiarissime, quasi laccate in oro come per rifinire col medesimo colore una bomboniera. Il biondino indossava un soprabito scuro con diverse spille su di esso.
Fuori sembrava mezzanotte, ma in verità era tardo pomeriggio. Il vento incominciò a soffiare e a bussare alla finestra, come se chiedesse di entrare all'interno della casa. L'aria riusciva a passare al di sotto degli infissi, colpendo la pelle dei presenti. Il tempo di alzarsi dalla sedia e di indossare il suo berretto dall'aria militare, imperlato d'acqua come il suo capotto.

   -Eccovi le chiavi della stanza.- disse la donna più matura allo straniero.

   -Molte grazie.- rispose, successivamente salutando le due donne.

Un' ultima occhiata a quel viso prima tornare al lavoro non voleva proprio risparmiarsela. Diede le spalle  camminando lento, mentre rilasciò dietro a sé un odore di umido che raggiunse le narici della moretta dai capelli ricci. Pareva avesse inalato l'intera essenza fuori dal locale, quella di pioggia. Quest'ultima si auspicò che quel pomeriggio volasse via come il vento fastidioso che ancora batteva sulla finestra.
Alla fine il maltempo non diede ascolto alla preghiera della ragazza di cui per il momento non si conosce il nome. Durante quelle ore la maggior parte dei clienti se ne andarono definitivamente dalla locanda. A quanto pare rimasero pochi solamente la protagonista, sua madre e lo sconosciuto. Mancava mezzora all'ora di cena, per cui si mise ad aiutare la mamma in cucina. Dovevano preparare il tutto con puntualità.
Il nuovo cliente stava seduto sopra il letto, ristorato dalla calda doccia. In mano aveva un taccuino e nell'altra una penna. Guardava fuori dalla finestra quel che il panorama dettava e lui scriveva tutto ciò che lo colpiva.
 
 
"Like a cat
Dragged in from the rain

Who goes straight back out
To do it all over again
."
 
 
Vergava i suoi versi con una penna a gel blu, tutto con estrema lentezza. Si prese una pausa, sdraiandosi sul letto a scrutare il soffitto di un celeste pastello. Pensava agli occhi della sconosciuta, marroni e più caldi del caffè che consumò. A farlo tornare alla realtà fu il bussare alla sua porta. Il tempo di ripiegare il foglio mettendolo in tasca e sedersi sull'estremità del materasso.

   -Avanti.-

Ecco qui il suo pensiero, materializzarsi ai suoi occhi.

   -La cena è pronta.- gli disse con il piatto in mano per posarlo sulla superficie del legno del tavolo.

Presentava diverse macchie che raccontavano della sua storia. Era abbastanza vecchio, ma non vuol dire che doveva essere buttato via.

   -Ti ringrazio.- ora era lui a rimanere impressionato da quello sguardo.

Per un attimo i due rimasero lì, immobili, a scrutarsi. Ma la mora spezzò il ghiaccio.

   -Stavolta soffiaci su, altrimenti ti bruci nuovamente la lingua.- disse sorridendo, poi se ne andò via sparendo dietro la porta.

Un lieve rossore nacque sulle guance del biondino: in quell'attimo la sua emozione fu maggiore rispetto al tepore della pietanza. Il bicchiere d'acqua che giaceva sul tavolo rifletteva quel particolare.
Il cibo era davvero squisito. Scese di sotto per vedere se era possibile averne ancora un pò. Il momento era a suo favore e non perse tempo a riempire di nuovo il suo piatto, mangiandone un altro boccone. Abbandonò la cucina tornando in camera ben rifocillato. Il maltempo non si era placato affatto, ma per fortuna nascevano in lui parole nuove da scrivere, come i frequenti pensieri rivolti alla bella giovane.
Per cui, afferrò la penna e mise la mano in tasca per recuperare il foglio con scritto l'abbozzo della canzone.

    -Che stanchezza! Vado a dormire Chiara. Ci vediamo domattina.- esordì la madre.

    -Va bene, madre. Mi occupo io del resto.- replicò apprestandosi a finire gli ultimi doveri in cucina, mentre la donna più grande non c'era più l' accanto a lei.

    -Ma dov'è?- si chiese cercando per tutta la camera l'oggetto del suo interesse. -Non può essere lontano.-

Dove l'avrà perso quello straccio di carta? Se non è lì, allora dove?
Nel frattempo, rumore di passi si avvicinarono pian piano in quei paraggi e riecheggiò il solito bussare alla porta.
Aprì la porta ritrovandosi la moretta faccia a faccia.

    -Devi averlo perso mentre tornavi in camera...- pronunciò codeste parole leggermente impacciata.

    -Oh, eccolo qui! Te ne sono grato. Sei gentile come sempre.-

Impalati l'uno di fronte all'altra, si crogiolavano nei loro silenzi imbarazzanti fino a che il ricciolino non la ricambiò con una domanda che si poneva da tutto il pomeriggio.

    -Posso sapere il tuo nome?-

A quella domanda arrossì violentemente.

    -Chiara. E tu...come ti chiami?-

    -Il mio nome è Martin.- rispose sorridendole timidamente.

    -Beh, piacere...- replicò Chiara stringendogli la mano.

    -Il piacere è tutto mio.-

    -Stai scrivendo una canzone davvero bella.-

Sorrisero all'unisono, incerti se proseguire o no la discussione.

    -Accomodati, non stare lì in piedi.- le fece cenno di entrare.

Sul letto era posta la chitarra classica che stava suonando per scrivere una sinfonia improvvisa per la canzone.

    -Sei un cantante e non lo sapevo.-

    -Oh, sì. Faccio parte di una band famosa che si chiama Depeche Mode.-

Chiara si limitò a roteare gli occhi per poi dire la sua.

    -Mai sentiti nominare. Scusami!-

    -Scuse accettate. Dai, puoi sederti accanto a me e ti faccio sentire quel che sto componendo!-

La ragazza si mise comoda ascoltando le note emesse dalle corde pizzicate dal paroliere.
Una sinfonia che le carezzò il cuore, ma nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono, Martin sbagliò nota e fu costretto a ricominciare. Le risate di Chiara lo rallegravano, anche la sua presenza, sebbene si conoscevano appena. Lei era diventata la sua musa sin da subito.

    -E' davvero stupenda... Sono già una tua fan, Martin!-

    -Una nuova fan dei Depeche Mode. Che bello!- disse contento tornando a dove era rimasto.
 
 
" Like a moth on love's bright light
I will get burned
Each and every night
I'm dying too
The sun will shine
The bottom line
I follow you
"
 
 
La parte finale era finita ed il silenzio non accennava a volersene andare.
Ripose la sua chitarra in modo trionfante sulla superficie del letto, quasi ad esprimersi a parole, però notò subito la giovane distesa sul suo letto a dormire. Si vedeva che era proprio stanca. Almeno sapeva che la sua musica era apprezzata dalla sua fonte di ispirazione.

    -Buonanotte, mia musa.- ed il ragazzo dagli occhi che le ricordavano l'aurora boreale le regalò un bacio sulla fronte.

Il piacevole odore di pioggia non smise mai di passare sotto la finestra. Anche di abbracciare i due.
  
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