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Autore: Hnos    07/11/2014    1 recensioni
È una sera invernale quando Alessandro, promettente e solitario avvocato, uscendo da lavoro, decide di entrare nella suggestiva libreria vicino al suo ufficio. L’incontro con una vecchia conoscenza lo porterà ad affrontare sentimenti creduti dimenticati.
Ora invece la guardava - bocca, lentiggini, sopracciglia - sapendo che certi sentimenti non è facile dimenticarli. C’era stato un immenso girotondo, un giro di giostra lunghissimo, prima di comprendere tutto ciò. Altre ragazze, altri desideri, altri problemi, prima di ritornare al punto di partenza. Alessandro si era fatto trascinare dalla vita, perso nelle sue abitudini, convinto che se si fosse presentata nuovamente quell’emozione l’avrebbe ancora sepolta, ignaro del fatto che certe presenze non se ne vanno, ma rimangono lì, incastrate in qualche nicchia del cuore, pure se uno finge siano sparite.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In visioni di notturna tenebra
spesso ho sognato svanite gioie
mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce
m’ha lasciato col cuore implacato.
E. A. Poe, Un sogno

 
La neve caduta nei tre giorni precedenti si era accumulata per le strade.
Aveva coperto la terra dura e ghiacciata, cristallizzando gli ultimi fili d’erba e si era depositata tra i rami neri e spogli degli alberi che, con le loro braccia scheletriche volte al cielo, parevano chiedere aiuto. Ogni cosa rimaneva immutata, il paesaggio congelato da una coltre bianca e priva di vita.
In quella grigia mattina dicembrina, però, non un fiocco di neve era caduto dal cielo, e la città aveva velocemente ripreso vita sotto la fredda luce del pallido sole.
Arrivati a fine giornata il trascorrere delle ore, l’andirivieni della gente e il sale gettato per le vie avevano lentamente sciolto il candido diorama fino a renderlo una sporca fanghiglia.
Quando Alessandro uscì dall’ufficio il sole era già calato da un po’. Nonostante si avvicinasse l’ora di cena le persone continuavano ad affollare le strade, illuminate da un caleidoscopio di addobbi natalizi che si accendevano in pirotecnici giochi di luce. L’atmosfera natalizia sfrigolava nell’aria ma Alessandro sembrava non accorgersene.
Quell’idiota di Carlo ! Come diavolo aveva potuto pensare di passare il caso a Giacomo ?
Alessandro aveva lavorato per settimane a quel progetto, collaborando forzatamente con Leonardo Marchese, il suo assistito, cercando inutilmente di fargli capire che esistevano ben poche manovre giudiziarie legali in grado di salvare lui e la sua inutilissima azienda. Non dopo essere stato scoperto con le mani nel sacco per frode fiscale. Amava il suo lavoro e a ventisette anni poteva ritenersi fortunato ad avere un posto fisso in uno degli studi legali più importanti della città, specie perché anni di fatiche gli avevano permesso di condurre lo stile di vita che sognava da quando aveva diciotto anni, ma non aveva intenzione di farsi prendere a pesci in faccia. L’indomani Carlo avrebbe fatto meglio a prepararsi ad una sfuriata.
Ora era stanco, tutto ciò che desiderava era solamente tornare a casa, ordinare un piatto caldo al ristorante e, più tardi, concedersi dello svago. Magari avrebbe chiesto a Rebecca di tenergli compagnia. O forse ad Eleonora.
Un vento freddo che trasportava un profumo di dolci e frutta secca investì l’uomo, pizzicandogli la pelle del viso. Alessandro accelerò il passo e si strinse nel suo costoso cappotto, maledicendosi per aver parcheggiato di nuovo la macchina così lontano. Svoltò a sinistra, imboccando un vicolo poco illuminato. Non fu sorpreso nel notare l’insegna vivace de Il Segnalibro, la piccola libreria che superava ogni giorno per raggiungere l’ufficio, ancora accesa. Il proprietario era un arzillo vecchietto baffuto completamente dedito al suo lavoro, che Alessandro aveva visto più volte fumare la pipa mentre sistemava i libri negli scaffali.
Si era ripromesso di entrare lì dentro almeno una decina di volte. Promesse andate poi disperse nel vento perché surclassate da motivi più importanti quali la riunione con un nuovo cliente, la cena a casa di sua madre e la mancanza effettiva di tempo.
Prima che la sua vita prendesse il pieno sopravvento e si trasformasse in un susseguirsi di impegni da rispettare minuziosamente, Alessandro era perennemente con il naso tra i libri. Grandi autori, saggi, libri di poche pretese, per lui non esisteva differenza, purché le parole contenute tra le pagine avessero il potere di allontanarlo per un po’ da sé stesso e gli altri.
Si ritrovò davanti alla porta d’ingresso senza neanche rendersene conto.
Era tardi ma in fondo che cosa gli importava ? A casa nessuno lo attendeva. Nessuna ragazza, nessun amico. Nemmeno un gatto o un cane o un inutilissimo pesce rosso.
Alessandro spinse la porta ed entrò.
La prima cosa che lo colpì fu l’odore. Familiare e delicato. Carta, pergamena e inchiostro. E poi ancora velluto, fumo ed un vago sentore di muffa e polvere che Alessandro associava alle ghirlande natalizie di sua madre.
Si sbottonò il cappotto e si sfilò la sciarpa, godendosi per qualche secondo il calore del piccolo locale. I libri, ovviamente, erano ovunque: sistemati in pile sopra tavoli, allineati senza seguire un preciso senso od ordine sopra scaffali e mensole, riposti in nicchie sparse per tutto l’ambiente o addirittura disposti sui gradini della stretta scala a chiocciola che portava al piano superiore. Nuovo e vecchio si univano per creare uno spettacolo magico. Il disordine, da sempre mal sopportato da Alessandro, ora lo rilassava. Ogni cosa trasmetteva un forte senso di vissuto. Appesi al soffitto, illuminati da una calda luce, pendevano piccoli Babbo Natale, renne in miniatura e palline dorate.
- Buona sera - lo salutò una voce pacata.
Alessandro voltò il capo e incontrò lo sguardo gentile dell’anziano proprietario, seduto dietro al bancone. Aveva occhi vispi e incredibilmente profondi, di un’accesa sfumatura color nocciola, ed in mano teneva aperto un libro.
Alessandro sbirciò il titolo: Canto di Natale, di Dickens. Sorridendo goffamente ricambiò il salutò e si diresse verso gli scaffali. Fece scorrere gli occhi su libri dedicati all’arte induista, sbirciò tra le pagine di vecchi atlanti dai fogli talmente vecchi e sottili da assomigliare a mappe del tesoro, si perse nel rileggere tutti i titoli dei suoi romanzi preferiti. Delitto e castigo, Marcovaldo. E ancora David Copperfield, Lo Hobbit, Il vecchio e il mare. Per non parlare dei nuovi libri: ogni singolo titolo, ogni copertina, sembrava chiamarlo quasi come se lui fosse un marinaio perso ad ascoltare la melodiosa canzone di una sirena. Nell’aria rimanevano sospese le parole non lette, in attesa di essere comprese e custodite.
Lo sternuto di un uomo riportò bruscamente Alessandro alla realtà. Il suono, in sé insignificante, lo indusse ad alzare gli occhi dai libri per un momento sufficiente a notare la ragazza che scendeva la stretta scala. Fu un flash, un’occhiata veloce e priva di attenzione, poi Alessandro distolse lo sguardo con la strana sensazione di trovare quel volto familiare. Incuriosito, si concesse un’altra sbirciatina.
La sconosciuta era davanti ad uno scaffale a qualche metro di distanza da lui e teneva in mano un libro aperto. Fortunatamente i lunghi capelli biondi erano sistemati dietro le orecchie, lasciando i lati del volto scoperto, così da permettere ad Alessandro di guardarla. La riconobbe dopo una manciata di secondi.
I tratti rotondeggianti e fanciulleschi del viso potevano anche essere spariti ma i lineamenti delicati ed eleganti erano sempre gli stessi. Teneva le spalle leggermente inclinate e rilassate, la curva flessuosa del collo completamente protesa verso il libro, in un modo buffo e delicato. Qualunque cosa stesse leggendo, l’aveva catturata abbastanza da non percepire su di sé lo sguardo di Alessandro.
Si avvicinò lentamente a lei, le gambe improvvisamente molli e pesanti. – Giorgia – chiamò.
E lei, la ragazza, Giorgia alzò gli occhi dal libro, voltandosi verso Alessandro; quando lo vide gli occhi grigi si spalancarono per la sorpresa e le labbra si incresparono in un sorriso dolce. – Ciao – disse incredula.
Si abbracciarono senza dire una parola, con la tenera goffaggine di chi non si vede da tempo e tuttavia conserva il familiare ricordo dell’ultima stretta.
La loro, per precisione, era avvenuta tre anni prima, tra le mura di un ospedale. Era stato in occasione della nascita di Virginia, la figlia di Davide, il fratello maggiore di Giorgia nonché migliore amico di Alessandro. Un abbraccio innocente e veloce dettato dalla felicità del momento, niente in grado di insospettire Davide riguardo l’interesse nutrito dal ragazzo. E perché avrebbe dovuto ? Alessandro era Alessandro: bello come il Signore dell’Estate, con gli occhi verdi e scarmigliati capelli bruni,  più grande e con quella carismatica intelligenza in grado di ammaliare chiunque. Giorgia, d’altronde, era sempre stata il suo opposto: vivace e umile, con la lingua tagliente ed un’intelligenza acuta e brillante. Alessandro l’aveva sempre trattata la distaccata gentilezza riservata alle sorelle minori degli amici, nonostante l’avesse conosciuta con ancora alcuni denti da latte. Niente aveva lasciato intendere che i due, con il tempo, sarebbero finiti con il piacersi.
Tutto era cambiato in maniera naturale ed inaspettata. Forse era per via degli occhi profondi di Giorgia, simili a nuvole tempestose; o magari per il sorriso discreto di Alessandro, che spuntava quando lei e Davide battibeccavano. O forse perché è nella natura degli uomini bramare tesori impossibili da ottenere.
Alessandro sciolse l’abbraccio, cercando di ignorare il profumo familiare di lei che gli stuzzicava il naso. Oramai quella era una storia vecchia, apparteneva al passato.
Giorgia lo guardò con espressione serena, stringendosi il libro al petto. – Come stai ? – domandò. - Dio, è passato così tanto tempo !
- Tre anni – fece notare Alessandro. Una pausa. – Non che li abbia contati – precisò imbarazzato. Simulò un piccolo colpo di tosse. –Io, ehm, sto bene. Tu, piuttosto: come stai ? Quando sei tornata ? Ti credevo a Londra.
Giorgia annuì. – Lo ero, infatti. Sono tornata qui solo per le vacanze di Natale. Conosci mia madre: teme io possa passare le feste senza dover ingrassare. – Alzò teatralmente gli occhi al cielo.
Alessandro rise. Ricordava benissimo la mania di Elisabetta di riempire di cibo i piatti degli ospiti.
- Quando dovresti ripartire ?
La ragazza si morsicò distrattamente le labbra. – I primi di gennaio. Ho ancora alcuni esami da dare, verso giugno dovrei laurearmi.
– Oh! – esclamò lui, sorpreso. – È grandioso.
- A ventitré anni posso ritenermi soddisfatta.
Alessandro inclinò leggermente la testa di lato. – Che cosa studi ? Non ricordo – mentì, cercando di rimediare alla figuraccia di poco prima.
- Letteratura inglese – Il tono di voce era quello di una madre che parla del proprio figlio: orgogliosa e soddisfatta.
- Ah, giusto – asserì Alessandro, dondolandosi imbarazzato sui talloni. – Sempre innamorata delle parole, eh ?
Giorgia ammiccò. – In attesa dell’uomo giusto rappresentano una valida alternativa. Tu, invece. Co- come vanno le cose ?
Alessandro fece spallucce. – Al solito. I vecchi amici o sono impegnati a costruirsi una famiglia o si atteggiano ancora alla Peter Pan. Io ultimamente vivo in ufficio e non ho tempo per fare nessuna delle due cose, perciò posso dirmi bloccato in una specie di limbo.
Tre anni di vita riassunti in tre frasi.
Giorgia sgranò gli occhi. – Wow, Holden, non mi aspettavo una confessione del genere.
Alessandro le sorrise causticamente. – Perché mai ? Mi immaginavi come il nuovo Christian Grey, tutto soldi e con un impero aziendale alle spalle ?
- Pratichi del sesso estremo ? – Il tono calmo e serio con cui Giorgia aveva posto la domanda sconcertò Alessandro.
Abbassò gli occhi, imbarazzato. – Santo Cielo, no! – disse. – Non così.
Giorgia scoppiò in una risata fragorosa. – Non così ? – chiese, coprendosi la bocca con la mano nel tentativo di contenere il ghigno. – Scusa ma questo cosa dovrebbe significare ?
Alessandro avvampò. – Io non intende… ehm, quello che volevo dire era… - Stava farfugliando, ed era patetico. Era un avvocato in grado di tener testa a un’intera Corte d’assise ed ora si era fatto mettere nel sacco da una ragazza. – Stiamo veramente parlando di sesso ? – Cercò di usare un tono pacato e contenuto.
- Tu ti sei paragonato a Christian Grey, non io ! – si difese Giorgia.
- Mi ritieni più simile Al giovane Holden ? – domandò Alessandro, che non si era fatto sfuggire l’allusione letteraria precedente. – Orrore ! Non mi saranno mica spuntati i primi capelli bianchi, vero ?
- Niente capelli bianchi – lo tranquillizzò bonariamente Giorgia, accettando di buon grado il cambio d’argomento. – Da quanto ricordo non sei mai stato né un bugiardo né un adolescente in piena crisi esistenziale – chiarì, infilandosi una mano tra i capelli. – Piuttosto ti avrei paragonato a lui per il cinismo.
Alessandro alzò un sopracciglio, interessato. – Ci sono un miliardo di personaggi cinici a cui paragonarmi. – Era una sfida, un invito a giocare con lui.
Giorgia sorrise. Accetto la sfida. – Che ne pensi di Ebenezer Scrooge ? – Un cipiglio pensieroso le corrugò la fronte.
– Lui è solamente vecchio burbero e avaro, decisosi a cambiare solo perché troppo spaventato dall’idea di marcire da solo.
La bocca di Giorgia si socchiuse per la sorpresa. – Io adoro Ebenezer Scrooge – disse. – Credo sia uno dei personaggi letterari più positivi in assoluto. Voglio dire, il mondo è pieno di gente rassegnata a condurre un esistenza vuota, ben consapevole di andare verso il disastro ma che comunque decide di non far niente al riguardo per cambiare. Lui però c’è riuscito.
Aveva le gote rosse e gli occhi luminosi, completamente coinvolta da ciò che diceva. Le persone che consideravano Alessandro carismatico, se l’avessero ascoltata, si sarebbero ricredute: certo, lui era scaltro e affascinante ma quando parlava non possedeva metà della passione e della fine intelligenza mostrata da Giorgia.
Calò il silenzio.
- Scusa – fece lei. – Mi faccio prendere la mano. È solo che a volte alcuni di loro – e indicò con un gesto tutti i libri negli scaffali – è come se fossero degli amici da difendere. – Si grattò la testa, imbarazzata, mordendosi l’interno guancia. – È stupido, lo so.
- No, non lo è. Non lo è affatto – rispose dolcemente Alessandro. Ti capisco meglio di quanto tu creda, avrebbe voluto aggiungere. Poggiò distrattamente la schiena contro uno scaffale, rilassato, e fece un cenno con la testa verso il libro che Giorgia continuava a tenere in mano, quasi lo dovesse proteggere. – Di cosa parla ?
Lei lo guardò assorta. – Di un uomo. E del suo amore per la Verità. Un amore così forte da spingerlo a cercarla ovunque, per tutto il mondo, senza mai trovarla.
Alessandro incrociò le braccia sul petto, attendendo silenziosamente il continuo. Giorgia schioccò la lingua e riprese a parlare. – Il Viaggiatore, oramai vecchio, poiché non aveva trovato la Verità, ritornò sconsolato verso la casa che aveva abbandonato cinquant’anni prima. Trovò la Verità lì, seduta sulla soglia di casa. Lo aveva atteso per tutto il tempo.
- Ma non ha senso ! – protestò Alessandro. Corrugò le sopracciglia. – Se la Verità aveva sempre vissuto con lui, perché l’uomo se n’è andato ?
- Perché l’uomo aveva bisogno di cercarla.
- Però non l’ha mai trovata.
- Vero – concordò Giorgia. – Ma se non si fosse messo alla sua ricerca forse non l’avrebbe riconosciuta, una volta davanti.
I loro sguardi si scontrarono e allacciarono. Ogni sensazione provata da Alessandro, la sintonia del momento, le risate, il modo in cui Giorgia parlava, garbata ma decisa, rimase perfettamente in equilibrio per un lungo momento prima di abbattersi su di lui come un’onda. La consapevolezza di ciò che saliva in superficie lo terrorizzò.
Giorgia gli era sempre piaciuta, nel modo in cui ragazzo può desiderare una bella ragazza, ma non si sarebbe mai sognato di farglielo capire. Ne andava dell’amicizia tra lui e Davide. Perciò aveva lasciato che quella semplice attrazione sprofondasse nel dimenticatoio. Ora invece la guardava - bocca, lentiggini, sopracciglia - sapendo che certi sentimenti non è facile dimenticarli. C’era stato un immenso girotondo, un giro di giostra lunghissimo, prima di comprendere tutto ciò. Altre ragazze, altri desideri, altri problemi, prima di ritornare al punto di partenza. Alessandro si era fatto trascinare dalla vita, perso nelle sue abitudini, convinto che se si fosse presentata nuovamente quell’emozione l’avrebbe ancora sepolta, ignaro del fatto che certe presenze non se ne vanno, ma rimangono lì, incastrate in qualche nicchia del cuore, pure se uno finge siano sparite.
Staccò la schiena dallo scaffale di legno con un movimento fluido. – Giorgia, ehm…
- Scusate. – Una voce serena e roca lo interruppe.
Alessandro e Giorgia voltarono contemporaneamente il capo verso il vecchio proprietario.
- Stiamo per chiudere – fece notare gentilmente l’uomo, sorridendo.
Alessandro fece scivolare gli occhi sull’orologio appeso al muro sopra al bancone. Impallidì: le otto e un quarto.
- Ma certo – rispose rapida Giorgia. – Ci scusi.
La ragazza ripose il libro sulla mensola mentre Alessandro si avvolse la sciarpa intorno al collo, colto da un improvviso brivido di freddo. Era stato fermato in tempo. Che diavolo pensava di dirle ? Giorgia, mi piacerebbe molto uscire con te. In fondo ci conosciamo solo da dodici anni. Certo, tuo fratello potrebbe uccidermi, ma perché non rischiare ?
Si avviarono fianco a fianco verso l’uscita, entrambi assorti nei loro pensieri. Giorgia non chiese ad Alessandro che cosa stesse per dirle e lui ne fu felice, nonostante si sentisse la gola secca, come se le parole fossero rimaste incastrate in gola.
- Guarda ! – Giorgia ricatturò la sua attenzione sfiorandogli distrattamente la spalla. – Nevica.
Il tono meravigliato e felice della ragazza indusse Alessandro ad avvicinare il viso vicino al vetro della porta. Grossi batuffoli di neve vorticavano nell’aria risplendendo sotto la luce pallida dei lampioni, cominciando a depositarsi sull’asfalto, pronti a ricoprire la città.
Alessandro ruotò il capo verso Giorgia, sorridendole. – Sì – disse. – Nevica.

 
 

 
 
 Note dell'Autrice:

 
  • Nomi, testo, immagini e tutti i componenti presenti all’interno di quest’opera appartengono a me. Ogni riproduzione o ridistribuzione è espressamente vietata. Questo vuol dire che nulla, neppure in parte, potrà essere copiato o modificato.
  • Quando Giorgia chiama Alessandro Holden, si riferisce al protagonista del romanzo Il giovane Holden, scritto da J.D. Salinger.
  • Ebenezer Scrooge è il protagonista del romanzo Canto di Natale, di Dickens. Per intenderci, è la storia di un vecchio che la notte di Natale riceve la visita di tre Spiriti.
  • La storia del Viaggiatore e della Verità l’ho scoperta durante una lezione di pedagogia all’università e l’ho adattata alla FF. Purtroppo non conosco l’autore.
 
 
Spero che la storia vi sia piaciuta.
A presto,
Hnos
   
 
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