Sono una bambina senza voce che cammina a piedi nudi su un tappeto di vetri rotti.
Le mie urla di dolore sono lacrime silenziose che il vento porta via con se.
Con il cuore colmo di tristezza mi osservo attorno cercando sollievo dalle mie pene.
E osservo, osservo il mare infitita distesa turchese, soave e calmo nei suoi movimenti.
Decorato dalla luce che come prezziosi gioielli brillano su esso enfatizzando la sua beltà.
Mentre ai miei piedi la soffice spuma ondeggia beata tra il mare e gli scogli.
In riva al mare, osservando la meraviglia dinanzi a me che nella sua flemma rivela la grazia.
Non posso far altro che pensare che nel mare non camminerei sulle dolorose verità.
E le mie lacrime ora troppo evidenti si confonderebbero con l'oceano stesso.
Forse sarbbe meglio abbandonare la vita terrena con tutti i suoi dolori e dispiaceri.
Forse sarebbe meglio gettarsi nel mare e sparire tra la spuma delle onde.
Forse sarebbe meglio abbandonare questo corpo ricoperto da invisibili ferite.
E lasciarsi cullare dalla soave beltà del mare diventando per sempre parte di esso.
Mi getterò nell'infinito oceano e di esso diventerò l'amata sposa.
Nel mare per l'eternità il mio corpo sarà spuma e la mia anima risplenterà su esso.