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Autore: Shayla_the_angel    09/11/2014    0 recensioni
Partiamo dal presupposto che questa storia è stata partorita in poco meno di due giorni e quindi mi scuso per il risultato che potrebbe essere meno soddisfacente di quanto credo. La storia prende spunto sia dal cartone Disney di Peter Pan (la fisionomia di Trilly è quella della WD) e dalla serie tv Once Upon a Time (Uncino è giovane e bello con quell'aria da poeta maledetto come l'attore Colin O'Donoghue) e si sviluppa partendo dall'incontro di Peter con i tre fratelli Darling. Quasi tutta la storia si svolge all'Isola che non c'è, con il capitolo finale ambientato a Londra.
Differenze con l'originale? Uncino non prende il suo nome dalla mancanza della mano, ma per un altro motivo; la relazione sempre lasciata in sospeso di Peter e Wendy finalmente avrà una conclusione. Non mi resta che chiedervi di leggere e di farmi sapere con un commentino cosa ne pensate. Ah mi scuso fin da subito se pubblicherò tutti i capitoli o almeno una buona parte, ma è la prima volta che sto al pc dopo molto tempo e non so quanto passerà prima che ci torni, quindi mi ritiro e buona lettura a tutti voi! :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Campanellino/Trilly, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI! CHIEDO SCUSA PER IL FANDOM ASSURDO IN CUI STO SCRIVENDO (E IN CUI SONO CAPITATA PER CASO).

Partiamo dal fatto che ora faccio la babysitter e quindi sono diventata un'espertona di cartoni animati di Rai yoyo. Se qualcuno di voi ha fratelli/cugini piccoli che si drogano con questo canale, certamente saprà che in programmazione hanno anche "Le nuove avventure di Peter Pan" che mi ha presa tantissimo, soprattutto perché sono una bambinona troppo cresciuta e perché (questo me l'hanno detto millemila persone) essendo dei gemelli sono capace di innamorarmi (in senso platonico) 15 volte al giorno di qualsiasi cosa, dagli uomini veri ai cartoni animati, e quindi sono stata mortalmente colpita dal fascino di Peter. Quindi mentre guardavo l'ennesima puntata ho pensato..."E se ci scrivessi una ff? Per rivalutare Uncino innanzitutto e poi finalmente per rendere giustizia alla coppia Peter/Wendy?" e così, armata di carta e penna come i migliori monaci amanuensi, mi sono messa all'opera.

Ora, spero che questa storia vi piaccia e che vi colpisca almeno un pochino, quel tanto che basta per una recensione e per seguirla fino alla fine.

Un abbraccio ^_^

 

01.

 

Splendeva il sole sull’Isola che non c’è. Peter Pan osservava l’alba dalla cima dell’albero in cui aveva costruito il suo rifugio respirando l’aria fresca del mattino e pensando alla giornata che si parava davanti a lui. I bimbi sperduti dormivano tranquilli nelle loro amache e Trilly, la piccola fatina compagna inseparabile di Peter, riposava su una morbida foglia.

L’intera isola era silenziosa e calma.

Le sirene alla laguna se ne stavano sdraiate sugli scogli. Le loro code squamate rilucevano, proiettando graziosi riflessi verdi e azzurri sul filo dell’acqua.

La Jolly Roger, la nave di Capitan Uncino, invece aveva gettato l’ancora su una spiaggia lì vicino. I pirati erano già al lavoro. C’era chi spazzava il ponte, chi sistemava le corde, chi ancora, munito di secchio e spazzolone, tirava a lucido tutta la nave. Sapevano bene che se il loro capitano avesse trovato anche solo un puntino fuori posto, sarebbero stati guai per tutti.

Era una giornata importante sull’Isola che non c’è. Peter Pan aveva preso una decisione fondamentale che avrebbe cambiato la vita dei bambini e li avrebbe rallegrati parecchio.

I bimbi sperduti si alzarono alla spicciolata e raggiunsero il loro “capo” che li aspettava all’ingresso del loro nascondiglio.

«Oggi è una giornata importantissima! Vi ho preparato una sorpresa! Ho deciso che porterò qui la bambina che racconta le favole» disse, gonfiando il petto orgogliosamente.

«Peter, non puoi!» esclamò Trilly volandogli davanti agli occhi.

«Perché no? Sono sicurissimo che sarà felice di venire qui a raccontarci qualche storia e anche voi sarete felici di averla qui».

Non attese nemmeno la risposta della fata e volò verso la sua destinazione.

«Combinerà sicuramente qualche pasticcio» sussurrò lei, seguendolo.

 

*

 

A Londra era ora di andare a dormire.

«Wendy, ci leggi una storia?» chiese Michael stringendo il suo orsetto e rannicchiandosi sotto le coperte.

La giovane sorrise, scompigliandogli i folti capelli scuri.

«Aspettiamo John» rispose lei, poi si legò i riccioli ramati sulla nuca e prese un libro dalla mensola dei fratelli.

In quel momento entrò anche il maggiore dei due maschi che, riposti gli occhiali sul comodino, prese posto nel suo letto, in attesa della favola serale.

Wendy, John e Michael rispettivamente di 17, 14 e 4 anni, erano tre fratelli molto uniti.

I genitori erano quasi sempre fuori casa per lavoro e, nonostante amassero alla follia i propri figli, avevano delegato Wendy al ruolo di mamma.

La giovane si schiarì la voce, lisciò una piega della maglietta, quindi aprì il libro delle fiabe.

«C’era una volta, in una terra lontana lontana…».

Fu interrotta da un forte rumore proveniente dal balcone della cameretta. Subito i tre fratelli scattarono in piedi, spaventati.

La portafinestra si spalancò con un tonfo sordo e sulla soglia comparve un ragazzo.

Aveva i capelli corti, rossicci e scompigliati, con un ciuffo che gli ricadeva davanti ai suoi occhi scuri, profondi e magnetici, ma ciò che colpì di più Wendy, oltre agli strani abiti verdi, fu il suo sorriso sghembo e beffardo.

«Chi sei e cosa vuoi da noi? Non abbiamo paura di te!» esclamò John, frapponendosi tra lo sconosciuto e i suoi fratelli.

Il ragazzo mosse un passo all’interno della stanza e alzò le braccia in segno di resa.

«Calmi amici. Non voglio farvi nulla di male. Il mio nome è Peter Pan e voglio portarvi con me a casa mia, sull’Isola che non c’è».

I tre fratelli rimasero in silenzio, incerti su quanto appena sentito.

«Ehm, Peter sei sicuro di sentirti bene?» domandò Wendy avvicinandosi.

«Certo! I bimbi sperduti non vedono l’ora di conoscerti per ascoltare le tue favole. Vi farò vedere la laguna delle sirene, la tribù di Giglio Tigrato e anche la nave di Capitan Uncino».

La ragazza inclinò la testa, osservandolo, quindi gli poggiò una mano sulla fronte, scostandogli il ciuffo ramato nel tentativo di capire se il ragazzo fosse in preda ai deliri della febbre.

Peter Pan, stupendosi di se stesso, si sentì avvampare le guance si scostò di colpo. Non era mai stato così vicino ad una ragazza.

In quel preciso istante un’onda luminosa si frappose fra Wendy e il ragazzo, colpendo la giovane sulla fronte che si portò le mani al volto mugugnando di dolore.

«Trilly!» esclamò Peter, preoccupato.

La luce si affievolì e i tre fratelli si trovarono di fronte ad una ragazza in miniatura dotata di ali.

Non era più alta di una spanna, indossava un abitino fatto di foglie con delle scarpette abbinate. Aveva folti capelli biondi, raccolti in un disordinato chignon con un ciuffo che le ricadeva davanti agli occhietti azzurri.

«Era troppo vicina! Credevo volesse farti del male» esclamò la fatina in sua difesa.

John afferrò gli occhiali sul comodino.

Lui e Michael erano senza parole. Assisterono alla scena senza riuscire a credere a ciò che avevano appena visto.

«Tu sei veramente una fata?»  chiese il più piccolo dei due attirando l’attenzione della fanciullina su di se.

«Certamente, altrimenti come potrei fare questo?» rispose fregandosi le mani e cospargendo una manciata di polverina luminosa sulla testa corvina del piccolo.

L’effetto fu subito evidente. I piedi di Michael si staccarono dal pavimento e lui cominciò a fluttuare leggiadro e senza peso per la cameretta ridendo come un matto.

«Anche io voglio volare!» esclamò John saltellando entusiasta e subito la sua richiesta fu esaudita dalla fatina.

Wendy non credeva ai suoi occhi. I suoi fratelli stavano volando e Peter Pan con loro.

«Ora mi credi?» chiese il giovane tendendo la mano alla ragazza.

La fanciulla sorrise, incantata dallo sguardo magnetico di quello strano e buffo tizio.

«Sì, portami all’Isola che non c’è» disse, stringendogli la mano.

Trilly li separò immediatamente.

«Ci penso io a fari volare» sibilò, arrossendo di rabbia.

Dopo pochi istanti uscirono tutti dalla portafinestra e, in piedi sul balcone, attesero di partire.

«La mamma e il papà si preoccuperanno moltissimo quando non ci troveranno» disse Wendy, voltandosi verso la stanza.

«Non ti preoccupare. Sull’Isola il tempo scorre in maniera diversa che qui. Un paio di giorni con me equivarranno a pochi minuti quaggiù» disse Peter rincuorandola.

Lei gli sorrise, quindi spiccarono tutti un salto e seguirono i due stranieri verso il loro mondo.

   
 
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