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Autore: Hiros    09/11/2014    0 recensioni
[Selector Infected WIXOSS]
{ one-shot | Yuzuki centric }
Osservò distrattamente il suo riflesso - occhi comunemente marroni, incastonati in un viso che non spiccava tra gli altri, costernato da capelli lisci neri anch’essi comuni - mentre la sua mente e i suoi pensieri andavano all’altro lato dello specchio, alla stanza parallela in cui in quel momento poteva sentire qualcuno far scorrere l’acqua del rubinetto. [...] Non aveva certezze, solo la sua forza di volontà, se solo l’avesse continuata a tirare fuori e non si fosse arresa. Non aveva certezze. Camminava a tentoni nel buio, con un unico obbiettivo nella testa, ma ignorando la strada.
Pensava solo che infondo, se era destino, esso si sarebbe compiuto.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se è destino, esso si compirà


 
Mentre la porta del bagno si chiudeva per la lieve spinta che le era stata data, la nera appoggiò la sua delicata, ma allo stesso tempo combattiva manina bianca allo specchio. Osservò distrattamente il suo riflesso - occhi comunemente marroni, incastonati in un viso che non spiccava tra gli altri, costernato da capelli lisci neri anch’essi comuni - mentre la sua mente e i suoi pensieri andavano all’altro lato dello specchio, alla stanza parallela in cui in quel momento poteva sentire qualcuno far scorrere l’acqua del rubinetto. Le pareti bianche del bagno la circondavano come ogni mattina, in quel piccolo luogo quasi claustrofobico e freddo, in cui non riusciva a respirare, oppressa dal colore troppo luminoso dell’intonaco e delle mattonelle, ma anche da quei pensieri – gli stessi, ogni giorno – che le occupavano la mente continuamente.
Non era tipa da arrendersi, non lo era mai stata, per questo strinse la sua mano in un pugno di fronte alla sua impotenza e alla sua vigliaccheria. Non sapere cosa fare, ma soprattutto come farlo, era infatti questo ciò che più la infastidiva e le faceva paura. Non aveva certezze, solo la sua forza di volontà, se solo l’avesse continuata a tirare fuori e non si fosse arresa. Non aveva certezze. Camminava a tentoni nel buio, con un unico obbiettivo nella testa, ma ignorando la strada.
Pensava solo che in fondo, se era destino, esso si sarebbe compiuto.

A differenza delle altre volte, quel giorno Yuzuki fu la prima ad uscire di casa, non per coincidenza ma per suo volere, e presto fu già sulla strada per andare a scuola. Fuori faceva freddo, l’aria oltre a essere gelida era anche umida e soffiava un leggero vento che le scompigliava i capelli e le congelava le guance coloratesi di un rosso leggero. Anche il suo naso aveva assunto quel colore, mentre la bocca, semiaperta, faceva fuoriuscire aria calda dai suoi polmoni, con cui formava piccole nuvole di vapore e con cui riscaldava di tanto in tanto le manine che, in modo alternato, teneva qualche volta dentro alle tasche e qualche volta fuori.
Mentre si avvicinava all’imponente edificio grigio in cui avrebbe trascorso la mattinata, sempre più studenti come lei cominciavano a fare la sua apparizione e in poco tempo ne fu circondata, fino a quando non ci fu solo lei, sola, in mezzo a loro. In lontananza scorse anche, al centro di un grande gruppo, la ragazza che era innamorata di suo fratello. Alta, mora, due occhi che esprimevano grande sicurezza e determinatezza… gli avrebbe voluti lei quegli occhi. E quando quelli si puntarono sui suoi, non poté fare a meno di distogliere lo sguardo. Senza rallentare il passo, la nera iniziò a scomparire tra una folla di individui tra i quali lei non era nient’altro che un’altra individua al loro stesso livello. E se non riusciva ad essere notata dagli sconosciuti, come poteva esserlo agli occhi di Kazuki, davanti al quale non era altro che la sua sorellina?
Appena la campanella della pausa suonò, Yuzuki si avviò verso il terrazzo della scuola, dove sperava avrebbe trovato un po’ di tranquillità. Non aveva più intenzione di stare costantemente al fianco di suo fratello, avrebbe danneggiato la sua immagine e, nonostante questo potesse apparire come una contraddizione, considerato il suo desiderio, non voleva che suo fratello ne risentisse a causa sua. Però, in cuor suo, amava immaginare Kazuki correrle dietro, afferrarle la mano e, stringendola forte, dirle che la sua lontananza gli faceva male. E invece, l’immagine che si presentò davanti ai suoi occhi aprendo la porta che dava all’aria aperta, interruppe in un attimo e bruscamente tutte le sue fantasie: due braccia che allacciavano il collo e sfioravano i capelli verdignoli di lui, due mani che stringevano i  fianchi modellati di lei, labbra che si sfioravano e si toccavano, lingue che si incrociavano. Capelli neri che volavano via col vento. Yuzuki in un attimo corse giù per quelle scale che d’un tratto sembravano essere diventate infinite, come se più si volesse allontanare da quel luogo, più non potesse. Mentre scendeva, non si fermava nemmeno al richiamo dei professori o quando urtava i suoi compagni. Non poteva pensare a niente, se non che a quel bacio tanto appassionato quanto maledetto. Uscì fuori dalla scuola, nonostante non fosse ancora terminato l’orario scolastico. Ma non le importava più ormai, di niente. Vicino all’entrata della scuola, sul marciapiede che dava sulla strada bagnata dalla pioggia fitta che aveva iniziato a cadere e che grondava dai palazzi, Yuzuki si accasciò, appoggiò le sue mani sulle ginocchia, stringendole, e strinse i denti per evitare di far scendere le lacrime che, probabilmente, avevano in realtà già iniziato a uscire dai suoi occhi senza che lei se ne accorgesse, confondendosi con la pioggia. Ma lei voleva essere forte, perché in quel momento erano solo due le scelte tra cui poteva optare: resistere, continuando a mantenere saldo il suo cuore, o arrendersi, finendo lì la sua lotta. Restò in quella posizione per tanto, troppo tempo. La pioggia continuava a scendere e tamburellare insistentemente su di lei, bagnandola. Sembrava che il cielo piangesse con lei, o per lei. Respirava affannosamente, il petto saliva e scendeva velocemente, ma non sentiva più niente, nemmeno il freddo che le entrava nelle ossa. Perché tutto quello per cui aveva combattuto fino a quel momento non esisteva più. Perché, come aveva detto lei, se era destino, esso si sarebbe compiuto, e in effetti era successo, ma non a suo favore.






 
 NOTE AUTRICE.
Ed ecco che questa fanfiction - tanto pensata e che è finalmente riuscita a prendere forma dopo aver picchietato per un bel po' sulla tastiera del mio piccy ieri sera - è qui, pubblicata. E io sono felice, perchè appena ho visto Yuzuki non ho potuto non pensare di scrivere qualcosa su di lei e sul suo dolore causato dal suo amore impossibile per suo fratello gemello Kazuki. E poi, io amo i personaggi così, in penerre crisi d'amore, all'apparenza forti ma in realtà particolarmente delicati, in fondo. Sì, ho un debole per loro. I tried my best e sono soddisfatta di questa one-shot. Così, mentre aspetto di trovare del tempo per vedere la seconda serie di Selector Infected WIXOSS (in onda in questo periodo e chiamata Selector Spread WIXOSS), vi lascio con questa piccola introspettiva sulla mia dolcezza, che spero apprezzerete.
 
× Haru
 
   
 
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