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Autore: Midnight394    09/11/2014    0 recensioni
Un uomo
Una vecchia conoscenza
Una storia
Una scelta, La scelta:
vivere o morire, cosa succederà?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Accendo la luce di quella piccola stanza, e senza esitazione entro.
 
< Ti prego, non lo fare! >
 
Mi fermo un attimo, e penso “ perché è qui? Perché è riapparsa proprio ora? “, ma credo di sapere la risposta, così, senza badare troppo alla sua presenza, mi giro e mi dirigo verso la vasca. Con un semplice gesto da farmi consumare quelle poche energie rimaste in corpo, apro il rubinetto.
 
< Ascoltami per una buona volta! >
 
E’ proprio lì, alla mia destra, mi basterebbe alzare lo sguardo per vederla, ma solo il pensiero mi si rivolta lo stomaco. Mi appoggio al bordo della vasca in ginocchio, e inspiro profondamente: il cuore ha iniziato ad accelerare. Tremante, cerco di rialzarmi, e con uno scatto mi volto a sinistra, verso l’armadietto, per prendere quelle ali d’acciaio che mi condurranno finalmente verso la libertà, verso il mio unico e vero amore; ma è come se la mia mano non rispondesse più ai comandi, e faccia fatica a compiere anche il più semplice dei gesti. A quella vista, sento la rabbia salirmi in corpo, e percepisco il suo sguardo su di me, nonostante sia girato. Mi volto verso di lei
 
< Smettila di fissarmi! Vattene e lasciami solo! >
 
Come sospettavo, solo guardarla mi fa venir voglia di rimettere l’anima. E’ alta la metà di me, per via della gobba, ma come il sottoscritto riesco ad intravederle le costole.
 
< Perché lo stai facendo? >
 
Velocemente sposto il mio sguardo verso il pavimento, e inizio a contrarre i pugni così forte, da riuscire a sentire le unghie infilzarmi la carne. La voglia che ho di urlarle contro è forte, ma stringo i denti, e finché poso, cerco di mantenere un tono calmo ma deciso.
 
< Lo sai il perché. >
 
Detto qusto, vorrei solo allontanarmi il più possibile da lei, e tornare a quel che stavo facendo, ma qualcosa mi trattiene, e rimango immobile ad aspettare la sua risposta.
 
< Sai benissimo anche tu, che facendo questo, non ti riporterà da lei…>
< TACI! Non osare nominarla, proprio tu che sei la sua brutta copia! >
 
Un po’ di ira che cercavo di trattenere, si liberò in quella frase. Decido di alzare lo sguardo per cercare il suo, e noto che i suoi occhi iniziano a diventare lucidi.
 
< Ti arrabbi con me, come se fosse colpa mia se lei è morta... > dice con voce tremante
< La sua morte non è colpa tua, ma presto lo sarà per la mia. >
 
A queste parole, due grosse gocce cristalline le cadono sulle guance, ma noto che cerca di riprendersi, e con l'aspetto più deciso che riesce ad assumere, deglutisce la tristezza che l'affligge, per far spazio alla rabbia, ma prima che lei possa aprir bocca, la blocco con una domanda.
 
< Dov'eri quando lei se ne è andata? >
 
Passano pochi secondi di silenzio, il tempo necessario per farle subire il colpo di quella frase.
 
< Come osi farmi questa domanda?... E' SOLO COLPA TUA SE NON SONO RIUSCITA AD AIUTARTI! >
< colpa mia? COLPA MIA?! Sei sparita nel nulla, all'improvviso, insieme a lei! per anni ti ho persa di vista, e ora, solo ora ti ripresenti! quando ormai tutto è perduto, tu ti ripresenti, in prima fila, ad assistere alla mia morte, al mio fallimento! >
< IO NON SONO MAI SPARITA!! SONO SEMPRE STATA AL TUO FIANCO, MA TU ERI TROPPO CIECO PER NOTARMI!! >
 
*silenzio*
 
< Quando Denise è morta, una parte di lei, cioè io, si è insinuata dentro di te. Dal momento che l'hai conosciuta, è diventata la ragione della tua vita, per questo, dopo la sua scomparsa, hai pensato che anche la tua voglia di vivere se ne fosse andata con lei. Che io, me ne fossi andata con lei.>
 
Improvvisamente mi sento come un bambino rimproverato dalla maestra, ma con coraggio riesco a parlare, nonostante un po' della mia rabbia se ne sia volatilizzata.
 
< Infatti è così... >
< NO CHE NON LO E'! >
 
Le sue parole sono taglienti come lame, ma senza oppormi, forse per paura, la lascio continuare.
 
< Quando mi sono presentata davanti a te, non mi hai vista, mi hai ignorata per anni. Non sono io che me ne sono andata, ma sei stato tu a rinchiudermi in un piccolo spazio della tua anima, per questo, infatti, ora ho questo aspetto. >
 
Il tono della sua voce inizia a diventare dolce e rassicurante, come quello di una madre.
 
< Capisco che non sia affatto facile, quando la voglia di vivere dipende da un'altra persona, ma quando questa ci lascia, una parte di lei rimarrà sempre nelle persone che l'hanno amata. E' vero, io sono solo un ricordo di tua moglie, ma se lei era il motivo per cui ti alzavi dal letto ogni mattina, allora lo sono anche io. >
 
Il solo suono di queste parole riesce a liberarmi da tutta la rabbia che mi opprime, per lasciar spazio ad un sentimento che non provavo da tanto tempo. Le gambe iniziano a tremare, la vista diventa offuscata per via delle lacrime che mi inondano gli occhi, e alla fine, come un burattino a cui hanno appena tagliato i fili, cado in ginocchio davanti a lei. I pantaloni bagnati dall'acqua che nel frattempo era strabordata dalla vasca, e che aveva invaso tutto il pavimento del bagno, diventa come una calamita, un peso che mi tiene ancorato a terra, in quella posizione poco dignitosa. Dopo la sua scomparsa, avevo smesso di mangiare, per questo ora riesco a distinguere nel riflesso dell'acqua  l'immagine di un uomo, anzi, di uno scheletro che piange, e ciò mi fa venir voglia di vomitare.
 
< Ascolta >
 
Il mio sguardo è ancora rivolto verso il basso, ma nonostante ciò, sento che anche lei si è inginocchiata di fronte a me. La sua piccola mano ossuta mi accarezza il viso, fino ad arrivare al mento, dove con un gesto deciso ma dolce, mi fa alzare la testa, per poterci guardare negli occhi, lo specchio dell'anima.
 
< Puoi ancora tornare indietro. Non è troppo tardi! >
 
Altre lacrime cadono verso il basso, creando tanti piccoli cerchi nell'acqua.
 
< La mia vita non ha più senso senza di lei. Se lo faccio, potrò finalmente rivederla, e stare insieme per sempre. >
 
La sua mano scivola improvvisamente dal mio viso, per cadere pesantemente a terra, senz'anima, come un edificio abbattuto. Penso che, alla fine, abbia capito il motivo del mio gesto. Dopo aver ritrovato un po' di forza nelle gambe, decido di alzarmi, con la sicurezza che ormai mi fermerà. Avevo ragione: il suo corpo immobile, resta in ginocchio, e come una statua, continua a fissare il vuoto. Mi giro, prendo le lamette, e mi dirigo a chiudere i rubinetti. Mi spoglio, e lascio cadere a terra i miei indumenti, tranne i boxer: il pensiero che mi ritrovino morto nudo, in qualche modo m' infastidisce. Entro in acqua, e mi siedo: la vasca è troppo piccola perché io possa stendermi completamente, ma questo non mi crea problemi. Per un attimo, resto fermo in quella posizione, ad assaporare il tepore di quel liquido cristallino, finché non decido di muovermi. Con la mano sinistra, afferro una lama, e la osservo. Dal riflesso, riesco a intravedere, anche se non molto chiara, la sua sagoma: è ancora inginocchiata a terra, nella stessa posizione di prima. Mi volto per osservarla meglio. Cerco il suo sguardo, ma mi è impossibile per via di quei lunghi e sporchi capelli biondi, che, come una tenda color oro, le nascondono il viso. Il suo corpo è immobile, ma è come se comunicasse ancora "mi arrendo". Impugno con forza la lama ,e l'avvicino al polso. Finalmente si gira ad osservarmi. La guardo, e le dico con voce soffocata:
 
< ...Perdonami... >
 
Una piccola goccia rossa fuoriesce dal polso, per poi essere seguita da tante altre, fino a formare quel che assomiglia ad una cascata. Il dolore che mi invade, non è niente in confronto a quello che vedo: improvvisamente il suo corpo si riempie di piccoli buchi, che iniziano ad allargarsi, e come parassiti le mangiano la carne, che si trasforma in cenere, per poi scomparire nel nulla. E mentre io continuo a tagliare, alla fine , lei se ne va, lasciandomi solo, in un attesa dolorosa e straziante, ad aspettare il fatidico momento che mi condurrà al mio vero amore.  
 
  
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