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Autore: WhiteLight Girl    09/11/2014    1 recensioni
Terriermon correva a perdifiato sulla sabbia del deserto. Le grandi orecchie erano mosse dal vento che gli sferzava addosso, e spesso sfioravano il terreno quando lui si voltava di scatto a controllare ciò che aveva alle spalle.
Attorno a lui, immensi fasci di luce rosa si muovevano frenetici, e lui riusciva ad evitarli solo per pura fortuna.
Continuò a correre mettendo una zampa dietro l’altra anche se ormai gli facevano male entrambe. Il deserto sembrava essere infinito, ma sapeva che doveva uscirne, sapeva che era la sua unica possibilità di salvezza. Si voltò ancora a guardarsi le spalle e si rese conto di essere spacciato.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryo Akiyama, Takato Matsuda, Un po' tutti | Coppie: Jianlinag Wong/Henry, Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Henry ruppe il silenzio dopo alcuni minuti di riflessione. «Non riesco a contattare Hypnos», disse. Non che si aspettasse di poterlo fare; avevano già constatato di essere isolati, ma almeno adesso erano insieme. «Ho come l’impressione di essere nell’ultima puntata di Digimon Adventures» ghignò Kazu. Non che non fosse spaventato o preoccupato; intendeva solo trovare un modo per smorzare un po’ la tensione.
Grappuleomon grugnì. Jeri, al suo interno, sorrise e scosse la testa rassegnata. Takato continuava a lasciare occhiate imbarazzate in direzione del Digimon, tentando di non pensare al modo in cui la ragazza fluttuava nella luce al suo interno. Intanto accarezzava dolcemente la schiena di Guilmon, che non sembrava riuscire a stare fermo e tranquillo.
Akemi e Mako stavano schiena contro schiena, perché così si sentivano più sicuri, spalleggiandosi a vicenda e vicini.
MegaSeadramon fece un paio di cerchi completo attorno ai compagni, come per assicurarsi di tenerli uniti, compatti ed al sicuro. Scivolò nell’oscurità e tornò ad occupare il suo posto al fianco di Sakuyamon. Kenta restava in silenzio, preferendo ascoltare gli altri piuttosto che intervenire.
Anche Ryo era abbastanza taciturno; non era sua abitudine stare a pensare troppo alle cose, non era uno a cui piacevano le grandi strategie. Era abituato ad improvvisare, poiché era certo che in questo modo la vita risultava molto più interessante.
MonoDramon taceva, agitando le orecchie e muovendo la testa come alla ricerca di qualcosa.
«Ho una pessima sensazione», esordì Rosemon all’improvviso.
Intanto anche Guilmon aveva iniziato ad agitare le orecchie. Sollevò il muso, allertato da qualcosa che gli altri non riuscivano a percepire.
«Cosa?» gli domandò Takato confuso. Anche gli altri provarono a guardarsi attorno, ma non riuscirono a vedere nulla, semplicemente perché non c’era ancora nulla da vedere.
«Silenzio» si lamentò Guilmon «Non riuscite a sentirle?». Gli altri si chiesero cosa dovessero sentire. «Le voci. Sono tante, sono arrabbiate»
Takato scambiò un’occhiata con Ryo, mentre anche gli altri digimon rizzavano le orecchie ed agitavano le teste per guardarsi attorno. Ai due ragazzi sembrava di essere gli unici stupidi umani della situazioni, incapaci di cogliere quanto gli altri le sfumature dell’ambiente circostante.
La tensione era tesa al massimo, i respiri trattenuti. Nessuno voleva essere il primo a rompere quel silenzio spaventato che aveva circondato il loro gruppo, come se la rottura di quell’equilibrio avrebbe potuto portare le voci ad uscire allo scoperto.
«Cosa stanno dicendo?» domandò infine Takato, flebilmente, incapace di sapere se la sua voce le avesse fatte cessare all’improvviso.
MegaGargomon prese tempo, prima di informare pacatamente lui e Ryou: «Vogliono ucciderci, a quanto pare»
Sakuyamon fu meno cauta. «Si stanno accordando su chi deve prendere chi» annunciò, attirando su di sé gli sguardi di tutti. Aveva espresso ciò che gli altri avevano avuto paura di accettare: erano voci di digimon colmi di rancore, voci di qualcuno che li odiava più di quanto potessero immaginare, fino al punto di volerli morti. Erano le voci dei digimon che avevano sconfitto nel corso degli anni, che erano tornati per vendicarsi. «Sono digimon che hanno un conto in sospeso con noi» concluse ancora MegaGargomon.
Kenta, protetto dall’involucro del suo digimon, deglutì. «Bene, immagino quindi che non ci andranno leggeri, con noi»
Takato e Ryou sollevarono la testa ed iniziarono a guardarsi attorno. Ora dovevano essere abbastanza vicini perché le loro voci riuscissero a raggiungere le loro orecchi e questo non poteva che riempirli d’ansia. Avrebbero voluto poter reagire, invece di stare lì immobili in attesa di essere attaccati, ma non riuscivano a vedere nulla a parte l’oscurità e nessuno di loro aveva voglia di sprecare colpi a vuoto, data la difficoltà che si prospettava per il nuovo scontro.
Guilmon si accostò al suo tamer, che poggiò una mano sul suo collo per assicurarsi che gli restasse vicino. «Qualunque cosa accada dobbiamo restare insieme, ok?»
Gli altri esitarono a rispondere, più che altro perché ebbero difficolta a percepire le sue parole. Il rombo dei loro cuori ed era talmente forte da ricoprire le voci, e la loro paura stava aumentando al punto da offuscare la consapevolezza di tutto il resto. Allora Takato alzò la voce: «Dobbiamo restare insieme, capito?»
Questo riscosse il gruppo. Lo fissarono, annuirono all’unisono mentre le voci divenivano grida di odio e incitazioni alla vendetta.
L’oscurità iniziò a crepare, letteralmente. Gli squarci si aprirono nel nulla assoluto e la nebbia vibrante iniziò a fuoriuscirne, come proveniente da un’altra dimensione. I cristalli si addensavano tra loro, si allontanavano, si sovrapponevano e vibravano, lo spazio divenne grigio e le voci divennero chiare.
Risate, grugniti, sussurri eccitati ed incitamenti non erano più semplici sussurri, ma chiare e vive minacce che non avrebbero più potuto ignorare. La nebbia si addensò a chiazze, iniziando a prendere profili più distinti, sagome oscillanti da cui si delinearono le forme di vari digimon. Ma la nebbia non smise di vibrare e rimase un’immagine disturbata, come prodotta da un segnale televisivo distorto, e di nessuno di quei digimon riuscirono a distinguere lo sguardo feroce.
Non serviva alcuno scambio di sguardi per intuire l’entità della minaccia, non c’era alcuna possibilità di trovare un compromesso o una via di fuga. Era un esercito e marciava contro di loro, una squadra di digimon danneggiati che, forse, avevano già affrontato una volta.
I tamer si strinsero in un cerchio difensivo, in modo da poter essere coperti su tutti i fronti, si strinsero l’un l’altro e spinsero nel mezzo Takato e Ryo, che al momento erano gli elementi deboli del gruppo, mentre Guilmon e Monodramon si rifiutarono di abbandonare i loro posti in prima linea.
Il primo digimon ad attaccarli, sotto forma di schiuma digitale dai toni sbiaditi, fu un Gorillamon che si scagliò contro MegaGargomon, il quale fu sbalzato indietro e finì per urtare Grappuleomon e BigMamemon. Il cerchio difensivo si sciolse in un secondo, mentre altri due agglomerati di dati attaccavano a loro volta.
MegaSeadramon si trovò circondato. Kenta gemette di frustrazione mentre si sentiva sommergere da dati di digimon. I pixel si rimescolavano al punto da non riuscire quasi a distinguere i confini delle creature. Era rimasto poco di ciò che erano stati un tempo; solo la rabbia ed il desiderio di vendetta. Gli echi delle loro grida quasi lo soffocavano.
MegaSeadramon si agitò, tentò di divincolarsi dalle loro fragili e soffocanti prese, ma era come tentare di riemergere dalla sabbia di una clessidra che continuava a riempirsi. Gli sembrava quasi di non riuscire mai a prendere abbastanza fiato per fare qualcosa di così significativo da sbloccare la situazione. Agitò la coda, sbatté contro il pavimento invisibile e tentò ancora di sgusciare via. Riuscì a scivolare in avanti, lo seguirono e gli furono ancora addosso. Arrancò fino a quando BigMamemon non accorse in suo aiuto, poi riuscì finalmente ad attaccare. Fendette l’aria con una codata, ma la pinna riuscì solo a disperdere i dati per qualche secondo, prima che essi si rimescolassero tra loro e si riammucchiassero per poi attaccare entrambi.
MegaGargomon tirò un calciò a Gorillamon, sfruttò il gesto per indietreggiare ed allontanarsi, alla ricerca di un punto favorevole da cui attaccare ed arrecare un maggior danno all’avversario. Scivolò al fianco di Ryo, vedendo di sfuggita che il ragazzo trafficava con il suo digivice, poi lo protesse con un braccio da un colpo vacante ed aiutò Guilmon ad atterrare due avversari.
«Che stai facendo?» domandò poi al Tamer.
Il castano sbuffò imprecando. Henry era certo di non averlo mai visto così serio in vita sua. «Cerco di sbloccare la biodigievoluzione» gli rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E probabilmente lo era, anche se distrarsi da ciò che avveniva attorno a lui sarebbe potuto costargli caro.
Lo scontro infuriava, ma lui e Takato non potevano fare altro che continuare a guardare, sperando di poter scendere in campo al più presto per poter dare man forte agli altri. I loro digimon provavano comunque ad attaccare, affiancavano gli amici, ma non era raro che finissero per terra o che fossero sopraffatti con facilità. In realtà, neanche le biodigievoluzioni stavano riuscendo ad avere la meglio ed a ribaltare la situazione a loro favore. Sembrava tutto a favore del nemico, come se stessero affrontando dei fantasmi che potevano ferirli e non essere feriti. Era il peggiore nemico che avrebbero potuto affrontare, anche più del D-Reaper, se consideravano il fatto che in quel momento si trattava di diversi cervelli da affrontare contemporaneamente, quando invece con il D-Reaper era bastato concentrarsi sul cervello principale per annientare tutti gli altri.
I ragazzi non erano abbastanza concentrati, poco coordinati ed avevano già impiegato molte delle loro forze negli scontri precedenti per riuscire a tirar fuori un’offensiva valida. La maggior parte di loro si ritrovavano ad essere in prima linea per la prima volta e non avevano ancora avuto la possibilità di conoscere bene i propri punti di forza e le proprie debolezze. Non sapevano cosa sfruttare a loro vantaggio, quali fossero le loro tattiche migliori, e la stanchezza iniziava a farsi sentire.
I loro avversari erano danneggiati, ma per loro lo scontro era appena iniziato. Era tutto a loro vantaggio.
Takato si trovò circondato, e Dynasmon e Sakuyamon si affrettarono a togliergli di dosso le braccia evanescenti che tentavano di afferrarlo, poi rimasero al suo fianco, seri e vigili come guardie del corpo.
Una mano diafana afferrò MegaGargomon alle spalle. La figura minuta era sospesa nel nulla e, nonostante il digimon fosse molto più imponente di lei, incuteva un terrore che Henry non avrebbe mai immaginato. Lo sguardo affilato era ormai colmo d’oscurità, le radici dei capelli iniziavano ad annerire e la sua mano protesa era immersa nel corpo di MegaGargomon. Jeri strillò, mentre il suo compagno prendeva il controllo per attaccare, S
akuyamon e Rosemon fecero lo stesso, ma prima che potessero raggiungerlo diversi fiotti di dati furono riversati fuori dal corpo di MegaGargomon e lui si piegò in due. La biodigievoluzione si sciolse e Terriermon ed Henry si ritrovarono a terra, più deboli di quanto non lo fossero stati gli altri una volta che erano stati separati dai loro digimon.
Rosemon spinse via la ragazza, temendo che potesse infierire ancora sula ragazzo, ma quella pareva aver perso interesse ed ora la guardava con aria di sufficienza.
«Non importa, con lui ho finito» rivelò con un sorriso stretto. Poi si voltò verso Sakuyamon con un’espressione che la diceva lunga. Rika era l’ultima dei Tamer che avevano battuto il D-Reaper, probabilmente l’ultima che vedeva come un vero ostacolo. Ma non sembrava che fosse questo a cui Rika clone stava pensando. «Ci può essere una sola regina in questo regno», aggiunse, poi si diresse verso Sakuyamon a passo sicuro, facendo un cenno ai digimon evanescenti, che pian piano stavano riacquistando una forma solida, di impedire agli altri di intromettersi.
Quando MegaSeadramon e BigMamemon provarono ad intervenire furono atterrati alla svelta. «Voglio uno scontro alla pari, se non posso avere un vantaggio» rivelò seccata, senza mai dare le spalle all’avversaria. «Quindi» concluse «ho bisogno di biodigievolvere» poi si lanciò un’occhiata attorno, domandando entusiasta: «Chi si offre?». Poi aggiunse una frase familiare che fece sbiancare Sakuyamon di colpo: «Voglio solo il più forte, anzi, il più motivato»
Ci furono pochi secondi di attesa silenziosa, tempo in cui i ragazzi ed i loro digimon si domandarono cosa stessero aspettando. Poi Guilmon si piegò in due dal dolore e gemette, mentre i suoi dati oscillavano come se volessero scindersi da lui. Takato fu al suo fianco in un istante, sotto gli occhi stupefatti di tutti gli altri. Le grida del drago risuonarono in tutta l’oscurità, mentre i digimon nemici arretravano intimoriti. Lo spazio attorno a Guilmon oscillò, si dilatò e dal petto del digimon emersero dapprima le punte di alcuni artigli, poi delle lunghe braccia ed infine, come se stesse emergendo da un portale connesso direttamente all’oblio, il volto e lo sguardo glaciale di Icedevimon, incoronati da un sorriso tanto soddisfatto da sembrare quasi proveniente dal più profondo dei loro incubi.
Quando fu completamente emerso tutti s’immobilizzarono, quasi avessero visto la morte in faccia, e Sakuyamon era rimasta atterrita. C’erano troppi orribili ricordi legati a quel digimon, troppi timori mai superati e troppi conti in sospeso.
La Rika oscura ghignò, mentre Guilmon ancora gridava dal dolore e Icedevimon emergeva completamente dal suo corpo. Quando, alla fine, fu fuori, il piccolo drago crollò esanime al suolo e Ryou dovette trattenere Takato perché non accorresse a soccorrerlo. Il ragazzo continuava a gridare con enfasi il nome del suo amico digitale, ma questo sembrava incapace di trovare la forza di rispondergli.
Il demone di ghiaccio sgranchì i lunghi arti, felice della sua libertà ritrovata, mentre Henry affermava debolmente che una cosa simile era assolutamente impossibile.
«Era stato assorbito, i suoi dati facevano ormai parte di Guilmon, come ha fatto a liberarsi?»
«Non siamo a Digiworld, né sulla terra» rimbeccò Rika con soddisfazione. «Qui le regole che conoscete non valgono affatto».
Poi aspettò che Icedevimon la raggiungesse e, sotto gli occhi atterriti dei Tamer e dei loro digimon, prima che chiunque di loro potesse intuire cosa sarebbe successo per poi raggiungerli ed impedirlo, la luce della biodigievoluzione li avvolse.






Lo so, lo so; ci ho messo di nuovo un’eternità. Chissà perché spero sempre in una terza recensione che non arriva mai.

   
 
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