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Autore: samuele corsini    10/11/2014    1 recensioni
[Thriller]
[Thriller]Assassino gioca a poker con la polizia. Ad ogni partita in palio la vita di un "ospite". Se vince il Cartaio, all'ospite succederanno brutte cose.
Buon divertimento! E...
"Fate il vostro gioco!"
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Il Cartaio è forse il meno riuscito film di Dario Argento, il maestro dell'horror all'italiana. Quando lo vidi per la prima volta ne rimasi impressionato, ma ero anche un imberbe al suo primo film di Dario Argento e con pochissima cultura horror alle spalle. Oggi, 10 anni dopo, ne riconosco tutti i limiti, più che palesi. Tuttavia non posso non provare un certo affetto, in un certo senso. In fondo le premesse erano anche buone, ma erano state tutte sfruttate male.
Questa vuole essere una riscrittura romanzata di quel film. Magari non ne uscirà un capolavoro, ma non dubito che ci divertiremo parecchio, io, voi e il Cartaio. Vogliate darci un'occhiata.
Nessun pericolo di spoiler per chi non conoscesse il film. A parte dei punti in comune che ho voluto mantenere, la storia prende tutt'altra strada.
Buon divertimento
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Martedì

 

“Oh, Anna Mari, Ispettore capo... quale onore!”

“...”

“Non la vediamo da venerdì scorso... ci stavamo preoccupando? Vuole un caffè? Una brioche? Un cuscino per la sedia?”

“...”

“Non è che vorrebbe per caso tornarsene a casa? La vedo provata, vuole prendersi qualche altro giorno? Una settimana? Un mese di ferie? Tutto spesato, ovviamente...”

“Commissario, intende usare altro sarcasmo? Perché non credo che questo ci aiuti a venire a capo di qualcosa.”

“Non si azzardi a parlarmi con quel tono, ispettore!!! Lei non ha idea di che situazione abbia lasciato qui! Non solo ha creato un casino dando di matto, ma ha piantato in asso il suo reparto, la nostra unità investigativa, i suoi colleghi! Ma che cazzo ha nella testa? Cosa le ha preso? Crede che la cosa riguardi solo lei?”

“...”

“L'ha presa sul personale, ha perso le staffe, condannando a morte quella ragazza e poi ha lasciato noi a sguazzare in un mare di merda! Quella ragazza è morta per un suo scatto di nervi, se ne rende conto?”

“...”

“Poi tutti questi giorni di silenzio, mi vuole dire che cos'ha fatto? Si metta nei miei panni. Un mio sottoposto manda a monte un'operazione che, per quanto inusuale nei modi, poteva salvare la vita ad una persona sequestrata. Dopo non solo si prende il week end libero, ma anche il lunedì e tutta la mattinata del martedì. Non sa i casini che ci son piovuti addosso, per via della visita del sottosegretario. Non sa come mi son dovuto sperticare con i miei superiori perché non solo non prendessero provvedimenti disciplinari, ma perché restasse assegnata a questo dipartimento e a questa indagine.”

“...”

“Del suo silenzio non me ne faccio nulla, ispettore. Vada in ufficio, quello è il suo posto. Ci troverà una copia di tutti i rapporti e tutti i rilevamenti effettuati in questi giorni. Ha da recuperare un bel po' di compiti in arretrato, ispettore. E mi aspetto che lei ci dia una mano, perché se non si è capito, quel pazzo ce l'ha con lei. Vuole o non vuole, è in partita!”

“...”

 

Anna Mari si ripassata a memoria ogni battuta del suo superiore, ogni sfumatura del suo tono di voce, ogni virgola, mentre legge le copie dei rapporti lasciati sulla sua scrivania. Ha quasi finito, sono quasi le due di notte, il commissariato è semivuoto. Nell'ufficio l'unica luce accesa è quella sulla sua scrivania, gli altri sono tutti via. Qualche passo nel corridoio di tanto in tanto le fa alzare lo sguardo dai fogli e distoglie i suoi pensieri. Ci rimuggina su, Anna Mari. Erano anni e anni che non riceveva una lavata di testa. Poco ma sicuro vuole fargli rimangiare tutto, al suo commissario. Dal sarcasmo alla cazziata, ogni pausa, ogni respiro, ogni parola, tutto!

Le sembra di esser tornata quasi ai tempi dell'esame di stato. Schiena china su fogli di quaderno su cui annota i concetti principali, faldoni da fare, ridotti a poche decine di fogli, a destra, faldoni già visionati, spessore circa quattro dita, a sinistra. Non se ne fa nulla dei tecnicismi, però si è rifiutata di fare un giro di telefonate tra colleghi per farsi dare i dettagli importanti ed evitarsi quella nottataccia.

Ma... C'è una questione. Lei non ha avuto lo stomaco di vedere come andava a finire. E com'è andata a finire, ora, chiedetelo a Francesca Bernardini. Non era mai successo che per colpa sua qualcuno ci rimettesse la vita. Aveva una nomea da ricostruire, l'ispettore Mari. Nonché una vergogna, a ben vedere giustificata. E anche un presentimento... Ma questo lo avrebbe verificatonei giorni seguenti.

 

Mercoledì

 

Tre ore di sonno. Solo tre. Anna Mari era tornata a casa che erano le quattro e si era buttata a letto vestita. La sveglia era suonata, spietata, alle sette in punto come ogni mattina dal lunedì al venerdì. Il giorno precedente e quello prima ancora aveva dovuto suonare poco, perché la Mari in quei giorni aveva completamente destabilizzato i suoi ritmi sonno-veglia, e quando aveva suonato l'aveva trovata gia sveglia, seduta a gambe incrociate sul materasso e schiena appoggiata contro la testiera del letto; aveva solo dovuto allungare la mano e cercare a tentoni il tasto per spegnerla, senza neanche scomodarsi a girare la testa di lato.

Stavolta no, stavolta la sveglia aveva faticato a trascinarla fuori da un sonno profondo, benché agitato. Si era alzata e aveva raggiunto il bagno strascicando i piedi. La piena coscienza era sopraggiunta solo al momento di uscire di casa, quando aveva svolto ogni funzione preliminare in modalità pilota automatico. Un veloce sguardo allo specchio dietro la porta, più per abitudine che per verificare che fosse presentabile, e poi giu per le scale. Aveva lasciato la macchina al parcheggio e aveva preso l'autobus per raggiungere la questura. Non aveva voglia di guidare, e soprattutto voleva godersi un po' la città, cosa che la guida non sempre le concedeva. Arrivata in anticipo, si era concessa un caffè doppio al bar di fronte alla questura. Aveva bisogno di tenere la mente lucida e sveglia.

Ora, seduta alla sua scrivania, appunti alla mano, si è fatta un quadro abbastanza chiaro di quanto i suoi colleghi avessero fatto nei giorni della sua assenza.

Anzitutto, l'assassino: non era possibile determinarne con accuratezza i dati antropometrici, dato che le registrazioni ( miracolosamente salve nonostante lei avesse sfasciato il computer attraverso il quale interagiva con il figlio di puttana ) non avevano fatto emergere molto. Paragonando la grandezza delle sue mani a quelle del mazzo di carte se ne poteva desumere che era alto tra il metro e settanta e il metro e ottanta, fisico normale. Era in corso la ricerca di un qualche profilo già schedato cui potesse corrispondere l'impronta vocale, ma se il bastardo era incensurato c'era da aspettarsi un buco nell'acqua.

Poi ancora, intercettazione: il segnale di trasmissione era stato fatto rimbalzare da un server all'altro per poi giungere a una videochat di incontri slovacca, chat cui si accedeva in modo anonimo e senza necessità di iscrizione. Per avere la possibilità di beccarlo un'altra volta dovevano prenderlo in diretta, ma dovevano anche avere un'autorizzazione internazionale che permettesse loro di violare la privacy di quel sito. Ai piani alti si erano già attivati con il Ministro degli Esteri per provvedere in tal senso.

Altra questione, le e-mail: tutte provenienti dallo stesso indirizzo. Sarebbe stato possibile rintracciare il terminale presso il quale era stato creato l'indirizzo, e guardacaso l'indirizzo corrispondeva ad un internet point. Si sarebbe potuto risalire al computer interessato, confrontare i registri e giungere ad un nome. Già, si sarebbe potuto... Il problema stava nel fatto che l'indirizzo era stato creato tre anni prima presso appunto l'internet point “Interporto” di via Giulio Cesare, e che non solo il proprietario era solito buttare i registri mensili dopo un anno, ma il suddetto “Interporto” aveva chiuso da due anni per colpa della crisi. Il proprietario aveva buttato tutto tranne ricevute fiscali e quant'altro concernesse alla sfera amministrativa del mestiere. Di quello il proprietario aveva conservato tutto, perché “equitalia faceva paura”. A questo punto si sarebbe potuto almeno seguire la scia di mollichine di pane cibernautiche che un messaggio di posta elettronica lascia dietro di se al momento dell'invio. Niente da fare. La sorgente era protetta. E anche su questa pista, niente informazioni utili.

Inoltre, l'ultima mail:

Ispettore Mari, spero che abbia sbollito tutto il suo rancore. Sono seriamente risentito del suo atteggiamento. La prego di controllare i suoi scatti d'ira. Anche perché io ho già un'altra 'ospite'. Vuole che la sua vita sia salva? Sì? Bene, le regole e i modi li conosce, ormai. Appuntamento a venerdì prossimo, ore 16. Aspetterò fino alle 16:10 che lei risponda all'invito che le manderò sempre via mail. Dopodiché... spero si sia fatta un'idea di cosa potrebbe succedere. L'aspetto, e spero che lei risponda al mio invito con le migliori intenzioni possibili.”

Poi ancora, l'indirizzo: vuoi_la_rivincita@carte.com. Un altro indirizzo. Sempre creato tre anni prima all' “Interporto”. Il bastardo era stato oltremodo scrupoloso.

Del rapporto sull'autopsia c'era poco da dire. Aveva visto. Ora aveva avuto lo stomaco di vedere, poco ma sicuro, questo punto era superato.

Ma avrebbe avuto lo stomaco di vedere, la prossima volta?

 

Giovedì

 

Il sospetto era stato confermato dai fatti. La diffidenza che Anna Mari riceveva da due giorni era un dato di fatto, non solo una suggestione. Se prima si sentiva parte di quel corpo di polizia, ora era un elemento estraneo, che generava imbarazzo, alle cui domande si risponde a monosillabi. E bastava vederlo dalla sua entrata. Dallo slalom d'ufficio era passata al rettilineo. Gli altri si facevano da parte al suo passaggio, come il mar Rosso che si apre al passaggio di Mosè, e il volume dei discorsi si abbassava.

Un'appestata. Una reietta. Una complice di un omicidio, questo era. Ma non lo vedevano, quegli stronzi? Non era una complice, in quella partita: era solo il pollo da spennare!

Anna Mari si siede, tira un respiro profondo e poi espira lentamente, lasciando distendere muscoli e nervi. Calma, ci voleva calma. Avrebbero trovato il modo, qualcosa sarebbe saltata fuori. Nessun piano è perfetto, o perlomeno, l'occhio attento può notare le più piccole imperfezioni, no?

L'ispettore Mari guarda i nuovi faldoni lasciati sulla scrivania. Sono i risultati della ricerca circa l'impronta vocale. Come ci si aspettava, un buco nell'acqua.

Inoltre ha sul tavolo le fotocopie e le fotografie di quattro persone scomparse durante gli ultimi giorni, vale a dire nell'arco di tempo che intercorre tra venerdì e martedì mattina. Li legge. La prima è una persona anziana, tale Romolo Pisacane, 73 anni, con problemi di Alzheimer. È il meno probabile, l'assassino ha parlato di una lei. Anna Mari lo mette da parte.

Antonio Nuti, 23 anni, studente di biologia. Vedi sopra. E poi è probabile che abbia deciso di emigrare su due piedi dopo l'ennesima lite familiare. Eliminiamolo dal gruppo.

Maria Fulci, 18 anni, studentessa di liceo magistrale, uscita con le amiche domenica sera e non più tornata a casa. Una delle amiche, quella più grande e che portava la macchina, ha raccontato che si erano salutate fuori la sua strada, dopo essere uscite per locali, dopodiché loro avevano proseguito per il corso principale e lei si è addentrata nella sua via. Lei avrebbe dovuto percorrere tre-quattrocento metri a piedi per arrivare al suo palazzo. Ma in quei tre-quattrocento metri avrebbe potuto incontrare qualcuno nascosto nell'ombra.

“Che ti costava accompagnarla fin sotto casa, stronzetta? Forse non sai fare manovra, dopo, per uscire?”

L'ispettore deve tirare un altro respiro, trattenerlo e rilasciarlo, per cancellare quel pensiero cattivo.

“Calma, Anna. Sono ragazze, sono giovani. Non potevano immaginare. E poi magari, data la giovane erà, sono pure neopatentate.”

Poi, in uno scrupolo di coscienza, controlla l'età della più grande del gruppetto: 25 anni.

“Macché neopatentata, è una stronza e basta!”

Ultimo fascicolo, Teresa Ferretti, 14 anni. La più giovane dei quattro “candidati al rapimento” è sparita durante una visita al Museo Nazionale. Le telecamere del circuito di sorveglianza non hanno filmato nulla di anomalo, quindi il rapimento, se di rapimento si tratta, deve essere avvenuto al ritorno, al di fuori del museo.

Il problema era capire come l'assassino scegliesse le sue vittime. Cioè, c'era una logica o i sequestri avvengono in modo casuale?

Nel primo caso, confrontando le probabili rapite con la prima vittima, si potevano trovare somiglianze aleatorie. Teresa Ferretti è bionda, così come lo era la Bernardini, mentre Maria Fulci è vicina per età alla prima vittima.

L'ispettore poggia i gomiti sul tavolo, congiunge le mani a pugno e ci poggia il mento sopra, pensierosa. In definitiva, tra la Fulci e la Ferretti, forse è proprio la Ferretti la più probabile prossima vittima. Al di là dei capelli biondi che la Fulci non ha, quest'ultima non solo è più bruttina, oggettivamente, della prima, ma sebbene avesse l'età quasi in comune con la prima vittima, l'avere 18 anni faceva di lei una ragazza maggiorenne. Stavamo parlando forse di una sorta di sadico pedofilo? Oddio, la Bernardini in fondo aveva 17 anni, il confine con la pedofilia va sparendo, verso quella età. O no? Ma poi, che pedofilia? La Bernardini non era stata violentata affatto!

Si passa le mani sulla faccia, si rende conto che sta andando in confusione e sta perdendo di vista un concetto non di poca importanza.

“Vuole te, Anna. Si mette in contatto solo con te, quindi non è un megalomane che sfida la polizia. Questo stronzo, per un motivo o per un altro te l'ha giurata e la sua mente malata gli ha suggerito che questa potesse essere una brillante. E domani...”

Il flusso dei suoi pensieri si interrompe di colpo. Domani. Domani alle 16. Un'altra partita e un'altra vita in ballo. Solo che stavolta sarebbe stato imperdonabile gettare la spugna. E, qualsiasi cosa, avrebbe dovuto guardare...

   
 
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