Film > Dragon trainer
Ricorda la storia  |      
Autore: Vic 394    10/11/2014    8 recensioni
Sequel di "Appuntamento al buio... O quasi".
- Cercò di tornare indietro nel tempo per capire come fosse arrivato in quel luogo sconosciuto, ora apparentemente vuoto. Cosa più importante, cercò di capire che diavolo c’entrasse il gatto. Purtroppo però gli era sfuggito un particolare che potrebbe definirsi a dir poco essenziale: per comporre un puzzle, c’è bisogno dei pezzi. Ed Eret non ne aveva neanche uno.-
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eret
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Psst! Questo è il sequel della mia storia "Appuntamento al buio... O quasi", sarei felicissima se faceste un salto. Buona lettura!! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2682199&i=1
----------------------

Fu il mal di testa a svegliare Eret.
La nottata di per sé non era stata delle migliori, ma quell’emicrania era arrivata all’improvviso e sembrava decisa a non mollare la presa sul suo cervello. Forse fu per questo che non notò immediatamente il fatto che fosse mattino inoltrato. I suoi occhi, comunque, vedevano solo il buio.
Decise di provare a riaddormentarsi, subito prima di accorgersi che il buio era stranamente soffice. Si portò una mano al viso, ma quello che toccò fu una distesa di pelosa morbidezza.
Di scatto riaprì gli occhi e si mise a sedere.
Una pessima mossa per due principali ragioni: la prima, più importante, fu che la testa sembrò esplodergli dal dolore, mentre il sole, affacciato alla finestra, lo accecava. La seconda gli fece guadagnare un graffio non troppo profondo sul braccio e un miagolio indispettito.
Eret mise a fuoco gli occhi che lo fissavano, di un verde brillante. Di lì a un paio di secondi, ebbe un’ottima visuale del gatto nero che aveva sostato sulla sua faccia nelle ultime ore.

I pensieri del moro non si soffermarono su quella palla di pelo soffiante troppo a lungo, finché un barlume di lucidità gli ricordò qualcosa di incredibilmente importante: lui non aveva nessun gatto.
Si strofinò gli occhi arrossati e stanchi e si guardò intorno, arricciando le lenzuola di quello che non era il suo letto, in quella che era decisamente troppo ordinata per essere la sua stanza.
Cercò di tornare indietro nel tempo per capire come fosse arrivato in quel luogo sconosciuto, ora apparentemente vuoto. Cosa più importante, cercò di capire che diavolo c’entrasse il gatto. Purtroppo però gli era sfuggito un particolare che potrebbe definirsi a dir poco essenziale: per comporre un puzzle, c’è bisogno dei pezzi. Ed Eret non ne aveva neanche uno.

Fece per alzarsi, quando un brivido di freddo lo fece rannicchiare nuovamente contro il calore del materasso. Mentre il micio si acciambellava sul suo petto, nonostante i tentativi di farlo scendere, Eret realizzò di non avere indumenti addosso, eccetto il proprio intimo.
I suoi vestiti erano sparpagliati in giro per la stanza, come una firma. Su una sedia, invece, una camicia verde e dei pantaloni neri lo osservavano, felicemente ripiegati.
A quella vista, Eret sentì le gambe, irrigidite per il freddo, farsi molli. Sperando con tutto il cuore di sbagliarsi, si alzò dal letto, recuperò i propri vestiti e si precipitò fuori dalla stanza.

Se si fosse ricordato di aver bevuto molto più whisky del necessario, forse gli sarebbe anche venuto in mente che cercare di aprire una porta, avendo i pantaloni alle caviglie ed entrambe le mani infilate nella maglietta, non è l’impresa più semplice che si possa affrontare. Sfortunatamente, Eret non ricordava nulla a proposito del whisky, quindi anche il secondo ragionamento non aveva pensato minimamente di sfiorarlo.
La porta finalmente si spalancò, facendo finire il giovane a terra con un tonfo.

Mentre si rotolava sul pavimento, cercando almeno di far spuntare la testa dal colletto della maglia, Eret sentì una voce gentile, vagamente divertita e genuinamente preoccupata arrivargli alle orecchie.
«Tutto bene lì sotto?»
Il moro si rialzò, deciso ad infilarsi i vestiti in modo convenzionale. Il salone in cui si trovava era, se possibile, ancora più luminoso della stanza precedente. La luce calda gli ferì gli occhi, abbagliandolo e facendogli pulsare il cranio. Barcollò fino al primo oggetto stabile e si concentrò sulla voce. Cordiale, calda, delicata e che lo spaventava a morte.
«Ciao, Hiccup.» mugolò, sentendo crescere l’imbarazzo mentre implorava «Ti prego, un’aspirina.»





-----------------------------------------------------------
Angolo Vic
Guardate chi è tornata. So che non è il massimo, ma dopo due mesi di blocco sono assolutamente fiera di questa piccola one shot. Che posso dire, la vita si è messa in mezzo.
Dunque, dopo la mia precedente storia, ho pensato molto a quello che Hiccup ed Eret avrebbero potuto fare una volta usciti insieme. Ho tutto un documento Word colmo di headcanon, anche sugli sviluppi successivi all'appuntamento. Secondo me, non hanno combinato proprio niente.
Dopo un'imbarazzante cena a lume di candela, sono andati fuori a bere, ridendo sull'accaduto. Eret si è ubriacato come una cucuzza e Hiccup se l'è portato a casa, l'ha messo a letto e poi si è trascinato a dormire sul divano. Ma Eret tutto ciò non lo ricorda. Eh eh eh.
Probabilmente Hiccup lo prenderà un po' in giro riguardo alla loro "nottata selvaggia". La leggerei una fic del genere, ma non ho la minima intenzione di scriverla.
Ringrazio tantissimo Lia483 per avermi ridato l'ispirazione e per avermi sopportata e supportata. Questa è tutta tua u.u
A presto!!

Vic

 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Dragon trainer / Vai alla pagina dell'autore: Vic 394