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Autore: Exentia_dream    10/11/2014    3 recensioni
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne finalmente insieme felicemente....
Ma sono davvero felici? E Ron, che fine ha fatto?
Blaise smetterà i suoi abiti da Don Giovanni e ricomincerà a credere all'amore?
Finalmente il continuo di "Since I kissed you."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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…e oggi è già passato…
 
 
C'erano cose di cui non potevano ancora parlare.
Non alla luce del sole, almeno. Preferivano farlo nel loro posto, quando erano soli e quando i loro visi erano illuminati solo dalla luce fioca di una candela.
Hermione aveva imparato a conoscere Draco in ogni sfumatura del suo carattere, aveva imparato a gestirlo e gli stava insegnando a fare lo stesso: il biondo non si conosceva davvero, come invece credeva.
Infatti, credeva di poter contenere la calma. Credeva, ma non sapeva farlo.
E lo stava dimostrando proprio in quel momento: le teneva il muso, non le parlava.
Era la prima volta che litigavano seriamente-anche se lei non lo sapeva- e Draco era seduto di fronte al camino, con le mani a pugno poggiate al mento.
Non riusciva a credere che qualcun altro aveva provato a baciare la bocca di Hermione: era sua.
Sua e di nessun altro.
Si era scoperto geloso e il solo fatto che lei non desse peso a quello che era successo, gli provocava ancora più rabbia.
Da un lato ne era anche contento, perché Hermione non era interessata ad altro; da un lato ne era spaventato perché, col tempo, le cose sarebbero potute cambiare.
La paglia vicino al fuoco si incendia. Così aveva sentito dire.
La stava aspettando nella Stanza delle Necessità da ore: si era rinchiuso volontariamente in anticipo tra quelle mura per poter pensare senza sentire il vociare degli altri alunni: aveva imparato che le voci di corridoio, spesso, aggiungevano all'accaduto particolari inesistenti.
Le aveva inviato un gufo con un biglietto in cui le dava appuntamento alle dieci di sera. Sarebbero dovute passare almeno altre due ore: avrebbe avuto tempo di tranquillizzarsi.
 
 
 
 
 
Ron era seduto in disparte, nonostante non lo volesse: dopo quello che era successo qualche settimana prima, nessuno gli rivolgeva più la parola.
Nessuno, tranne Lisa: avevano costruito un rapporto in cui entrambi erano legati e liberi allo stesso tempo.
Non erano amici, non erano fidanzati: gli amori perduti e le amicizie finite li avevano avvicinati ed entrambi preferivano spogliarsi piuttosto che parlare.
Andava bene così.
Erano entrambi soli e si ritrovavano solo in se stessi.
Ron aveva giurato che non si sarebbe più innamorato e lei aveva fatto lo stesso, ma questo non li privava di scambiarsi qualche bacio e un bel po’ di piacere.
Un rapporto senza nessuna base solida, ma non si ponevano il problema di costruire niente, perché, oltre l’attrazione fisica e il bisogno di non sentirsi totalmente soli, tra loro non c’era altro.
 
 
 
 
 
-Harry, per piacere, smettila di volare a destra e sinistra e scendi un secondo.
-Aspetta, Ginny. Devo solo riuscire a prendere il boccino.
La rossa sbuffò e guardò l’amica. –Credi che smetterà mai di allenarsi così assiduamente?
Hermione sorrise. –Sinceramente?
-Sì.
-No.
-Oh, Herm, credimi, mi fa disperare.
-Lo so.
-Questa partita gli ha dato proprio alla testa. Solo prima di giocare contro i Serpeverde si allena in questo modo.
-Davvero?
-Sì.- Ginny guardò ancora una volta Harry, poi tornò a guardare l’amica. –A proposito, per chi tiferai?
-Per Grifondoro, è ovvio. Ma se Draco prendesse il boccino, non esiterei ad esultare.
-Traditrice.- e sorrisero entrambe.
Era stato facile recuperare il rapporto con Ginny; era stato bello tornare ad essere amica di Harry.
Era stata arrabbiata con lui per tanto tempo ed ora avrebbe solo dovuto ringraziarlo: se non avesse fatto quella stupida scommessa, a quest’ora lei non sarebbe stata così contenta.
Ripensò ai giorni che aveva trascorso con Draco in quel dormitorio, a quello che erano tra quelle mura e a quello che erano diventati dopo quell’esilio.
Ripensò anche ai silenzi, ai giorni in cui erano stati distanti, al dolore che aveva provato quando Ron aveva preso la Polisucco ed aveva preso il posto di Draco e le aveva detto che non ricordava niente.
Poi sorrise: quei giorni erano lontani.
-Sto bene, Ginny.
-Lo so e ne sono felice.
-Sì, anch’io.
-Gli dirai di quello che è successo?
-Sì, anche se per me non ha alcuna importanza: sono innamorata di lui e del resto non m’importa.
-E’ ancora strano sentirti dire che lo ami.
-Sai che non lo abbiamo ancora detto?
-Cosa?
-“Ti amo”.
-No?
-No.- ma non era necessario: a volte le parole erano così superflue.
Dopo tanto tempo, Hermione si sentiva completa e sicura di ciò che aveva: sapeva che la storia con Draco era solida, creata su basi indistruttibili e viveva con questa consapevolezza nel cuore. Si sentiva leggera.
Non erano stati inutili i litigi, gli insulti, i silenzi e le incomprensioni: erano servite a conoscersi meglio e a fondo.
I momenti di gioia erano serviti a vedere anche la felicità del biondo ed era questo che le importava più di tutto: era felice lei e voleva rendere felice anche lui.
Finalmente, aveva capito che l’amore era dare e ricevere allo stesso modo, senza rinfacciare le mancanze.
Aveva imparato che le persone si completavano a vicenda e che non sempre le cose andavano per il verso giusto, ma si doveva far in modo di sistemarle, di farsi capire e di capire.
Era innamorata e ne era consapevole: non c’era sensazione migliore.
Mentre era seduta sugli spalti ad osservare Harry, un gufo le si avvicinò e le lasciò una pergamena.
 
Stanza delle Necessità. Tra due ore.
 
-Ricominciamo con i gufi?
-Così pare.
-Sa sempre dove trovarti, eh?
-Non ha senso che non sappia quello che faccio.
-Sei così trasparente, Herm.- Ginny per un attimo si rabbuiò e pensò che avrebbe voluto che anche tra lei e Harry le cose fossero limpide, che entrambi affrontassero le cose con più maturità.
Avevano dimostrato più di una volta che il loro amore poteva andare oltre ogni cosa, ma, spesso e volentieri, erano proprio loro ad ostacolare il tutto ed impedirgli di andare avanti e crescere.
Tornò a sorridere e strinse la mano della riccia. –Anche tu lo sei, perciò, dimmi cos’è che non va.
-Va tutto bene.
-Tutto?
-Non mi credi?
-Diciamo che credo che abbiamo una concezione diversa di “tutto”.- disse, mimando con le mani le virgolette.
Ginny si chiese come facesse Hermione a cogliere sempre il suo tasto dolente, giustificando la sua domanda con la realtà: la conosceva meglio di chiunque altro.
 
 
 
 
 
Si sentiva un po’ il palladino dell’amore, anche se non era riuscito ancora a trovare qualcuna che volesse restare al suo fianco: persino Pansy –che era tornata- riusciva più a soddisfarlo.
Durante le vacanze del Natale precedente, Blaise aveva ripensato all’unica volta in cui era stato innamorato, a quell’estate che credeva potesse durare per sempre, e, da allora, gli affari col suo cuore erano diventati di nuovo complicati.
Si guardava intorno e vedeva tutti baciarsi e amarsi e, spesso, si deprimeva: tutti quegli amori erano nati grazie ai suoi piani diabolici e, spesso, ci aveva letteralmente rischiato la pelle.
Ma mai nessuno che si preoccupasse per lui. Mai nessuno che gli chiedesse qualcosa.
Il più delle volte era solo, perché gli altri erano impegnati ad amarsi da qualche altra parte.
A parte il ruolo di nuovo Cupido, però, gli restava l’onore di essere stato l’unico Serpeverde a cui Draco aveva detto: “Grazie.”
Ci aveva messo mesi, ma alla fine era riuscito a scovare la vera anima dell’amico e i suoi veri sentimenti e, dopo gli insulti, le minacce di morte e la vendetta di quando lo aveva legato come un salame, Draco aveva abbracciato Blaise e lo aveva ringraziato dicendogli che era tutto merito suo.
Merito non colpa.
Erano cambiate tante cose per gli altri, ma non per lui.
Preso dalla solitudine, decise che si sarebbe dato un’altra possibilità, che non merita di non essere felice né di rimanere da solo per il resto dei suoi giorni: non si sarebbe dato nessun limite di tempo, non si sarebbe imposto nulla.
Era semplicemente pronto a ricominciare.
 
 
 
 
 
Hermione cercò gli occhi di Draco durante tutta la durata della cena, ma non li trovò.
In realtà non trovò neanche lui e cominciò a preoccuparsi del messaggio che lui gli aveva scritto sulla pergamena.
Allora, cercò di incrociare lo sguardo di qualche altro Serpeverde, ma Theo era troppo intento ad amoreggiare con Daphne e Blaise a giocare con la minestra che aveva nel piatto.
Con gli altri alunni non aveva una gran confidenza, perciò decise di abbandonare l’idea di chiedere qualcosa a Pansy.
Si alzò dal posto che occupava, poi salutò i suoi compagni di casata e lascio la Sala Grande.
Per qualche strano motivo, sentiva che Draco era già nel loro posto. Le piaceva dire che la Stanza delle Necessità era il loro posto, perché era lì che tutto era iniziato: in quella stanza, Hermione, lo aveva guardato dormire e, per la prima volta aveva sentito forte la voglia di accarezzarlo; lì si incontravano per parlare delle loro cose importanti.
-Sei…carina, quando non parli.- le aveva detto durante la prima ripetizione.
Sorrise a quel ricordo e, persa tra i sorrisi e i ricordi, si trovò di fronte alla porta dietro cui l’aspettava Draco.
Stupidamente pensò di bussare, poi, semplicemente scostò la porta ed entrò.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Professor Piton.
-Silente.
-Avevo voglia di camminare per i corridoi e mi son trovato da queste parti.
-Qual buon vento?
-Oh, nessuno in particolare. Si respira un’aria così felice: i ragazzi della scuola ne profumano quasi tutti.
Piton guardò il vecchio Preside con un leggero senso di fastidio: davvero lo rendeva così contento la felicità degli altri? Non si sentiva un po’ morire quando ripensava all’amore che aveva perduto?
Ogni tanto, Severus si perdeva nei ricordi del suo passato e, quando rivedeva gli occhi di Lily, il cuore gli si fermava nel petto.
Era sempre difficile tornare al presente.
-Sì, sono quasi tutti felici.
Albus Silente si crogiolò non poco di quella risposta e continuò a guardarsi in giro sorridente: la sua teoria di vita era che l’amore muovesse il mondo e l’universo intero e voleva che la magia all’interno della sua scuola si muovesse allo stesso modo, grazie alla stessa forza.
Ancora una volta, nonostante gli anni vissuti, nonostante la vita vissuta, era riuscito a meravigliarsi di quanto l’amore potesse migliorare e salvare le persone.
Lo aveva visto durante la Guerra Magica, lo aveva visto dopo grazie ad Harry Potter e Ginny Weasley, ma soprattutto grazie a Draco Malfoy e Hermione Granger: l’odio e il disprezzo che si trasformano in amore puro.
Cosa poteva esserci di più bello di vittorie del genere?
Niente. Niente era più bello dell’amore.
-Arrivederci, Severus.
L’altro non rispose: una parte di lui viveva il presente, mentre l’altra era inevitabilmente inchiodata al passato.
Ah, Lily… se solo mi avessi amato.
Chiuse gli occhi per un secondo, asciugò quell’unica lacrima che gli era scappata, poi tornò ad essere il professore che tutti conoscevano.
 
 
 
 
 
Theo era steso sul letto di Daphne e la aspettava.
Lei, nel frattempo, si era chiusa in bagno: non capiva per quale motivo si sentisse così svogliata, perennemente stanca. Si appoggiò con la schiena alle pareti e toccò il freddo del pavimento.
Theo bussò alla porta e lei rispose con un semplice mugolio: le girava la testa.
-Ehi, stai bene?
-No.
-Vuoi spiegarmi cos’hai? Mi fai entrare?
-Per piacere, Theo.
-Mi sto solo preoccupando per te, scusami se ti dà fastidio.
-Mi sento debole.
-Posso portarti in infermeria, se vuoi…
-Sì.- e si alzò lentamente per aprire la porta del bagno.
Aveva il viso cereo e gli occhi scavati: non l’aveva mai vista così, per questo la prese in braccio e la trascinò di peso lungo i corridoi dei sotterranei.
Era spaventato, gli tremavano le gambe, ma provava a non darlo a vedere a Daphne che lo guardava con gli occhi spalancati e colmi di paura.
-Dà, va tutto bene.
-Lo so, ma ho paura.- ripensò a quella sera in cui, per la prima volta, avevano fatto l’amore insieme.
Era stato meraviglioso: ad entrambi sembrava di conoscersi da anni anche sotto le lenzuola.
Si erano sentiti completi, pieni, finalmente totalmente felici.
Solo dopo aver ricordato, nella mente di Daphne cominciò a farsi strada l’idea di poter aspettare un figlio.
Era sconvolta: si sentiva ancora irresponsabile, ancora troppo bambina. Si sentì mancare.
-Daphne, non chiudere gli occhi, ti prego. Siamo arrivati, eh. MADAMA CHIPS.- Theo spalancò la porta e l’infermiera sobbalzò, girandosi di scatto. –Daphne sta male.
Immediatamente, sistemarono la ragazza mettendola comoda e coprendola.
In infermeria, le finestre erano sempre leggermente aperte, perciò le stanze erano fredde d’inverno e fresche d’estate.
-Cos’hai, Daphne?
La ragazza rivolse all’infermiera uno sguardo vacuo. –Mi gira la testa. Mi sento debole.- poi svenne.
 
 
 
 
 
Non era affatto quello che si aspettava e ne rimase leggermente sconcertata. –Va tutto bene?
-Dimmelo tu.
-Sì. Credo.
-Ecco qual è il tuo problema: vedi sempre tutto rosa intorno.
-E’ successo qualcosa?
-Ah, non lo sai?
-No.
-Strano, perché è successo proprio a te.
-Ah… ti riferisci a…
-Sì, mi riferisco al bacio.
-Non c’è stato nessun bacio.
-Lo so.
-Allora perché ti scaldi tanto?
-Perché in giro non si parla d’altro: Hermione che viene baciata da un altro e Draco il cornuto.
-Non c’è stato nessun bacio.
-Non m’importa se c’è stato o no questo bacio del cazzo. M’importa del fatto che tu non me ne abbia parlato.
-Mi pare che non ci siamo affatto incontrati durante tutta la giornata.
-Mi vieni a cercare ovunque per le tue cretinate e per una cosa del genere non hai trovato un minuto del tuo prezioso tempo per parlarmene. Stai scherzando, vero?
-Sei gelolso?
-Senti, Granger: nel tuo mondo esistono unicorni ed arcobaleni, va bene? Nel mio, invece, esistono giramenti di palle e dubbi.
-Cosa c’entrano gli unicorni?
-Tu pensi agli unicorni?
-Ma ru hai det...
-E a quello che provo io?
-Sì che ci penso, ma hai tirato in ballo gli unicorni… e non è un discorso logico…
-Ah, no?
-No.
-Per colpa tua io ho un corno piazzato qui.- e si indicò il centro della fronte alta. –Tra poco me ne spunteranno altre. Non la faccio la figura del cornuto, Zannuta.- poi se ne andò, sbattendo la porta.
Hermione rimase paralizzata al centro della stanza, con un’espressione confusa: non sapeva se scoppiare a ridere o se disperarsi per ciò che le aveva detto Draco.
Si sedette un secondo per schiarirsi le idee e, sul pavimento, trovò strappata e rovinata una foto che li ritraeva insieme.
Guardò l’orologio appeso alla parete: segnava mezzanotte precisa.
In quel preciso istante scoppiò a piangere.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
 
Eccomi tornata, finalmente con il continuo di una storia che ho amato tantissimo.
Ci sono tante cose da dire su questo capitolo:
-ha uno sbalzo temporale di poche settimane e l’ho preferito per non andare troppo oltre con gli anni: non credo sarebbe stato bello trovarli già adulti e non conoscere un altro po’ le loro storie e i loro caratteri;
-ci sono parti poco chiare e le scoprirete man mano grazie ai flashback che inserirò nei capitoli e, in questo, quasi non ce ne sono (ma non disperate, eh);
-non è un capitolo molto corposo, ma ho preferito dividerlo o sarebbe stato davvero troppo pesante.
 
Finito quello che avevo da dire sul capitolo, voglio dedicarmi un secondo a voi: in tante avete seguito e commentato la storia precedente e spero di trovarvi anche qui: siete voi, con le vostre recensioni e i vostri consigli, a mandare avanti tutto questo e a ridarmi la voglia di scrivere, di farlo per qualcuno- che apprezziate o meno- che mi dedica un po’ del proprio tempo.
Vi ringrazio in anticipo e vi aspetto.
Un bacio…
La vostra Exentia_dream
   
 
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