Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: _Fire    10/11/2014    20 recensioni
Era l’unica che avesse mai visto del buono in lui, che era sicura ci fosse. Ma lui l’aveva distrutta, perché lei aveva creduto in lui. Se solo avesse saputo amarla…
Il calendario segnava il 10 Novembre.
Quel giorno sarebbe stato il suo compleanno.

NB. Questa storia è un'alternativa a quello che succede realmente nel telefilm, quindi alcune cose sono state aggiunte/modificate.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
{Ad Alice, che oggi compie gli anni.
 


«No hope, no love, no glory, no happy ending.»
 
 
Il sole era alto su Stoorybroke, quella piccola cittadina nel Maine di cui nessuno sapeva l’esistenza.
Tuttavia, nella città sembrava tutto normale, come se ci si trovasse in un posto qualunque, non in uno che esisteva da poco più di un anno.
Archie camminava lungo i marciapiedi con al guinzaglio Pongo; Mary Margaret accompagnava i bambini in classe; Ruby e Granny discutevano sull’abbigliamento della ragazza al di fuori della locanda.
Sembrava una giornata perfettamente normale, una giornata qualsiasi.
E per uno spettatore esterno lo era. Per gli abitanti di Stoorybroke, lo era.
Il tempo non scorreva, e loro ripetevano le stesse cose. Tutti i giorni.
Ma quello, dopotutto, non era un giorno come gli altri?
«No.» avrebbe risposto un abitante.
Uno solo.
Era forse la persona più temuta e potente di tutta Stoorybroke, anche più del sindaco.
Lui era abituato ad essere definito in questo modo. Lo facevano da lungo, lunghissimo tempo. Eppure, non era ancora riuscito a cambiare.
Una persona solamente, in tutta la sua vita, aveva creduto in lui, in un suo cambiamento, che però non era mai avvenuto.
Ma c’era ancora speranza per lui?
Più una domanda che un’affermazione.
Non lo sapeva. E non lo credeva.
Almeno, non senza quella persona.
E purtroppo, non sarebbe tornata.
Mai più.

 
§
 
Il Signor Gold era nel retro del suo negozio. Stava mettendo in ordine una pila di scartoffie, senza nemmeno guardarle.
Tutti pensavano che fosse estremamente disordinato, non appena entravano nel suo negozio, dove antichità e cianfrusaglie si accatastavano l’una sull’altra.
Per quei fogli, però, stava usando un metodo che lei gli aveva insegnato, quando catalogava i libri nella grande biblioteca del castello. Li aveva letti quasi tutti, prima di andarsene.
Gold si girò a guardarli, riposti ordinatamente in un piccolo scaffale coperto, per far capire che non erano in vendita. Ovviamente. Erano l’ultima che gli restava di lei, oltre ad una tazza col bordo scheggiato.
Ne mancava uno: era quello che stava leggendo, e l’aveva portato via con se’. Gold sperò con tutto il cuore che le fosse piaciuto.
Era convinto che l’avrebbe rivista, e magari lei si sarebbe presa un altro libro. L’avrebbe letto lì, accanto a lui, come faceva sempre, raccontandogli confusamente cosa succedeva.
Ma non sarebbe più stato possibile, perché lei non c’era.
Gli mancava la sua voce, i suoi sorrisi incoraggianti, i suoi occhi luminosi, le sue giuste parole. Semplicemente, gli mancava lei, terribilmente.
Era l’unica che avesse mai visto del buono in lui, che era sicura ci fosse. Ma lui l’aveva distrutta, perché lei aveva creduto in lui. Se solo avesse saputo amarla…
Il calendario segnava il 10 Novembre.   
Quel giorno sarebbe stato il suo compleanno.
 
§
 
Il castello era freddo, fuori si apprestava a nevicare.
Era seduto sul solito sgabello di legno, filando la paglia per trasformarla in oro.
Due colpi alla porta del salone. Era indubbiamente lei. «Avanti» disse.
La ragazza entrò. Indossava il solito abito azzurro di sempre. «Tremotino...c'è un vestito nella mia stanza.» mormorò.
L'uomo sorrise dolcemente, ma non troppo a lungo perché lei potesse accorgersene. «Lo so. Ce l'ho messo io.»
Lei dischiuse le piccole labbra, in un'espressione di pura sorpresa.
«So che giorno è oggi.» mormorò Tremotino, scrollando le spalle. «Vai a cambiarti.»
Lei sorrise e uscì dalla stanza. Tremotino non l'avrebbe mai ammesso a nessuno, e nemmeno a se stesso, ma l'amava. Era l'unica che aveva saputo vedere del buono in lui, oltre il mostro che tutti, lui per primo, credevano che fosse.
Ripensò alla sua vita di prima, a suo figlio e a sua moglie. Li aveva persi.
Aveva perso tutto.
Credeva che non sarebbe mai più riuscito ad essere felice, ad amare. Ma poi era arrivata lei. Con la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua dolcezza e la sua sincerità si era fatta strada nel suo cuore, ricordandogli di averne uno. Forse aveva ragione, non gli serviva il potere, ma solo il coraggio di dirglielo…
«Uhm uhm»
Un colpo di tosse lo riscosse dai suoi pensieri.
Lei era davanti a lui, avvolta in un abito dorato con spalline, scollo a cuore e una larga gonna con balze. «Come sto?»
«Siete bellissima.» rispose lui, alzandosi.
Ed era vero, nessuno gli era mai sembrato così bello in un vestito.
Le si avvicinò da dietro e le legò i capelli in uno chigon con un filo d'oro. Poi schioccò le dita e i vestiti che indossava furono sostituiti da un completo con pantaloni e giacca blu. «Vi va di ballare?» le chiese.
«Mi piacerebbe moltissimo.» rispose la ragazza, voltandosi verso di lui.
Gli appoggiò le mani sulle spalle, e lui sulla vita. Partì una musica lenta, e loro due iniziarono a volteggiare sulla pista, sempre più vicini.
«Grazie.» sussurrò lei al suo orecchio. «Nessuno aveva mai fatto una cosa simile per me.»
«Vuol dire che non hai mai incontrato le persone giuste.»
«Forse.» concluse lei. «Sono così felice.»
Si avvicinò di più a lui, i loro nasi si sfioravano.
E poi lei sorrise, con gli occhi più luminosi che mai e le guance arrossate.
Era bellissima.
Lui sorrise di rimando. L’aveva resa felice.
«Tremotino.» soffiò lei sulla sua bocca.
L’uomo esitò quando le loro labbra si incontrarono.
Era una sensazione che non provava da molto tempo. Ma poi si rese conto a cosa avrebbe portato tutto quello.
Amare significa distruggere, ed essere amati significa essere distrutti.
La allontanò piano. «Sono un mostro.»
«E’ per questo che devo restare.» sussurrò lei, sorridendo ancora.
«Non posso.» mormorò Tremotino, col fiato spezzato.
«Perché?» gridò lei, indietreggiando.
Tremotino dischiuse le labbra per parlare, ma lei aveva già capito.
«E’ per il pugnale, non è vero? Il tuo potere viene sempre prima di tutto…»
Pronunciò il suo nome, ma lei se ne stava già andando.
«Tutto quello che ti resterà sarà un cuore vuoto e una tazza col bordo scheggiato!»
La porta si chiuse sbattendo dietro di lei.
Buttò il giradischi a terra, distruggendo tutto quello che gli capitava a tiro.
Perché, ancora una volta, aveva rovinato tutto, solo per uno stupido pugnale, che lui stesso aveva reso l’oggetto più importante della sua vita.
 
§
 
Si asciugò una lacrima silenziosa che scivolava sul viso.
La amava ancora. Eccome se la amava.
Appese il cartello “CLOSED” fuori la porta del locale, per assicurarsi che nessuno entrasse a disturbarlo.
Tirò fuori una vecchia pergamena ed una penna a inchiostro e cominciò a scrivere.

Amore mio,
non sai quanto io senta la tua mancanza.
Ti scrivo questa lettera il giorno del tuo compleanno, consumato dal rimorso.
Forse, se quel giorno non ti avessi allontanata, se non ti avessi mandata via, tu saresti ancora qui, accanto a me. E magari, mi ameresti anche, come un tempo avevi saputo fare. Come solo tu sapevi fare.
Forse, oggi, saresti ancora viva.
Tutto sembra sbagliato senza di te.
Ti penso costantemente. Ho chiuso la vecchia biblioteca della città perché ogni volta che vedevo le persone entrarci, mi maledicevo perché non avrei mai potuto portarti un libro, o vederti, un giorno, gestire tu stessa quel posto.
Sono sicuro che l’avresti fatto egregiamente.
Mi pento di aver anteposto il potere a te, amore, perché non mi rendeva, e mi renderà mai, felice come facevi tu.
Sei una bellissima donna che ha amato un uomo orribile. Ti sei innamorata di una bestia.
Sei stata la mia verità in una vita di bugie, la vittoria più grande in una vita di sconfitte.
Non dimenticherò mai l’istante in cui mi sono reso conto di amarti.
Mi ricordo quando quel giorno, nel castello, mi dicesti che eri felice. Sai, non ti ho mai detto che quello è stato il giorno più bello della mia vita.
Per un attimo mi sono sentito al posto giusto, con le tue labbra posate sulle mie.
Ma ho rovinato tutto. E per questo, non mi perdonerò mai.
Spero un giorno di poter diventare l’uomo che avresti voluto che fossi, anche se non sarai qui per potermi vedere.
Per sempre tuo,
Tremotino
 
«Ti amo Belle» sussurrò, prima che le lacrime cominciassero a scendere da suoi occhi, finendo sulla lettera che aveva appena scritto, e che lei non avrebbe mai letto.



 
Nota dell'autrice:
Heila!♥ Questa è la mia prima storia sul fandom di Once Upon a Time ed è su una delle mie OTP, ovvero la Rumbelle. Non avevo mai provato a scrivere nulla su questa coppia, perchè il personaggio di Rumple è molto complesso, eppure mi sono ritrovata a scrivere una OS con lui come protagonista. Ovviamente è venuta fuori angst, perchè è un genere che adoro. 
Che dire, spero che vi piaccia, e mi farebbe davvero tanto piacere avere un vostro parere, positivo o negativo che sia.
Un grande abbraccio,♥
Fire.
PS. Ancora tanti auguri ad Alice, per la quale ho scritto questa storia e che mi ha convinta a pubblicarla. Quindi, prendetevela con lei! 

 
   
 
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Fire