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Autore: _dirtyGreenMe_    10/11/2014    1 recensioni
Fred trova nella foresta una bambina, una Nata Babbana.
Da quel giorno vede in lei un appoggio, una ragione per andare avanti, oltre la guerra, oltre la relazione ormai distrutta tra lui e il gemello George.
Purtroppo il destino è scritto in lettere d'oro, e non si può cambiare.
Tuttavia, forse, esiste ancora una lacrima, una magia, una compagnia per i cuori solitari.
Un breve racconto scritto davvero col cuore, dedicato al Fred che tutti abbiamo perso, e al Charlie che ci aspetta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia, Weasley, Fleur, Delacour, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Harry, Potter, Nuovo, personaggio | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La famiglia Weasley era al completo, le teste l’una accanto all’altra, i capelli rossi – e quelli biondi e neri rispettivamente di Fleur e Harry – si sfioravano.
In cerchio stavano a guardare, con gli occhi sgranati, la creaturina che Fred teneva in braccio succhiarsi il pugnetto ed aprire e chiudere i grandi occhioni scuri.
“Ripetimi dove l’hai trovata” fece la signora Weasley, atona, ancora incapace di capacitarsi che qualcuno potesse averla abbandonata.
“Te l’ho detto, mamma, sotto una quercia vicino al fiume” rispose Fred, stufo per aver ripetuto quella frase almeno un centinaio di volte.
Ron, intanto, si rigirava tra le mani il biglietto sgualcito e scritto in tutta fretta che suo fratello aveva trovato tra le coperte che avvolgevano la bambina, il cui messaggio in grafia tremolante recitava:
“La mia sorellina, come me, è Nata Babbana.
Ho dovuto modificare la memoria dei nostri genitori, eliminandoci.
Per loro sarebbe stato troppo rischioso continuare ad accudirci, e se fossero morti per colpa nostra non me lo sarei mai perdonato.
Tuttavia, il viaggio che sto per affrontare è troppo rischioso per una bimba così piccola.
Prego chiunque la trovi di prendersene cura, è un angelo.
Grazie, T.”
 
“Porché questo T. non ha protetto la sorellina dai Mongiamorte?” si domandò Fleur ad alta voce.
“Probabilmente la disperazione, cara. – rispose Molly, senza distogliere lo sguardo dalla piccola – deve aver capito che, se l’avesse portata con sé, sarebbe morta di certo, così ha preferito darle una possibilità, e l’ha lasciata nella foresta con la speranza che chi l’avesse trovata si sarebbe preso cura di lei”
“Lasciamela tenere” fece George, all’indirizzo del gemello, che da quando l’aveva portata a casa, aveva permesso solo a Molly di toccarla.
“No” sentenziò secco Fred, e, prima che qualcuno potesse replicare, voltò le spalle alla famiglia e portò la bimba avvolta in quel groviglio di coperte di lana davanti al camino ardente, accanto a Ron, che la fissava ammutolito.
Dopo qualche secondo il minore avvicinò una mano a sfiorarle i radi capelli castano scuro che le crescevano disordinati sulla testolina, e Fred non la scostò, ma si limitò a dire “Attento a non svegliarla”.
“Ce l’hai ancora con George per la storia di Angelina, vero?”
Fred alzò lo sguardo e, senza mutare la sua espressione dura, rispose “No, certo che no…voglio dire…sì. E’ vero, non stavamo nemmeno assieme, e poi a parlarci chiaro, non credo che avrebbe mai funzionato. Ma da parte di George mi è sembrato un affronto. Sembra quasi che voglia assicurarsi una famiglia e dimenticarsi di me”.
Ron sorrise.
“Sai che non è così”, disse, e Fred lo ignorò.
“Sul biglietto non c’è scritto come si chiama, vero?” domandò Ron, per rompere il fastidioso silenzio che si era venuto a creare dopo quella parentesi bruciante.
“No” ripose Fred. “Suppongo che sia per proteggere l’identità della famiglia…ha detto che sono Babbani, no? E lo sai, Ronnie, di questi tempi loro sono quasi più in pericolo di noi maghi”.
Il minore annuì e, mentre Molly entrava nella stanza con una pila di coperte calde per la bimba, Ron domandò “Come facciamo ad essere sicuri che sia una strega? Magari è una Babbana e …” ma Fred lo interruppe “Sono sicuro che suo fratello abbia delle prove che lo sia, Ron. Non avrebbe rischiato che qualche Mangiamorte se ne impossessasse nella foresta, e l’avrebbe lasciata con i genitori al sicuro, se non avesse avuto prove certe della sua natura magica, no?”
Effettivamente il discorso filava, e Ron, per alleggerire l’atmosfera, scherzò “Sai Freddie, mi sembri molto più maturo nelle ultime tre ore” disse con una leggera gomitata al braccio del fratello, che rispose con un’occhiata gioviale.
Quando Fred e Ron tornarono in salotto, sorpresero tutti gli altri a parlare fitto, e guarda caso tutti si zittirono quando i due fecero il loro ingresso nel salotto della Tana senza la piccola.
“Dov’è la creaturina?” domandò impaziente Fleur, che non vedeva l’ora di tenerla un po’ in braccio.
“Mamma la sta accudendo di là – rispose Fred – credo che non voglia che prenda freddo”
George diventò per un attimo rosso come i suoi capelli.
Non aveva mai litigato con il fratello per più di un paio di minuti prima di allora, e questo nuovo distacco gli faceva troppo male per ignorarlo.
“E chi se ne prenderà cura, adesso, tu, nostro eroe? – domandò, apparendo più arrabbiato di quanto non volesse. – è un tuo personale cimelio?”
Fred fece un passo avanti e, arrivando ad un palmo dal volto di quel fratello così identico, eppure ora così lontano, e disse, stando attento a non lasciare che la sua voce si incrinasse
“Mi dispiace se non ho lasciato che la prendessi, George. E’ solo che avevo paura che tu la rompessi come fai con tutte le cose che ti capitano sotto mano. Sai, la mia scopa giocattolo, un centinaio di gingilli della mamma…il nostro rapporto” concluse, abbassando la voce all’ultima frase.
“Ragazzi, basta” disse il signor Weasley, più dispiaciuto dei gemelli stessi nell’assistere al loro primo vero litigio.
“Abbiamo cose più importanti a cui pensare ora, direi”.
I gemelli assentirono, allontanandosi l’uno dall’altro senza guardarsi negli occhi.
“Mi stavo chiedendo – si inserì Ginny con un filo di voce – se ha già un nome”
Ron prese fiato per parlare, ma Fred lo precedette.
“Sì – disse – Beatrice. Portatrice di beatitudine”.
 
 
L’anno seguente la piccola Beatrice visse praticamente in simbiosi con Fred, che era maturato con una velocità impressionante.
Nonostante Molly, Fleur, Ginny, Harry e anche Ron ed Artur insistessero in continuazione per aiutarlo e alleggerirlo un po’ da quel peso gravoso che si era accollato sulle spalle, lui reclinava gentilmente e, con una pazienza che prima di allora non gli era mai appartenuta, faceva tutto da solo.
Una sera, mentre Beatrice sedeva sulle ginocchia di Fred e mangiava del budino che lui le porgeva da un cucchiaino, la terra tremò: qualcosa di terribile stava succedendo là fuori.
Quella notte Fred baciò forte la piccola sulla fronte e, consapevole che forse non l’avrebbe mai più rivista, la adagiò tra le braccia di Fleur, che come Molly piangeva disperata.
“Portatrice di beatitudine, sei l'estensione del mio cuore” sussurrò all’orecchio della bimba che, mentre tutti gli altri piangevano, si limitava a fissarlo con i suo grandi occhi castani, e ad agitare le braccine in direzione del ragazzo che le aveva salvato la vita.
Fred le chiuse le manine minuscole nelle sue, e poi ci posò sopra un bacio soffice.
Quella notte Fred non tornò, e nemmeno la notte seguente.
Il suo corpo straziato dall’esplosione fu sepolto accanto agli zii, i fratelli di Molly.
Le parole sulla sua lapide recitavano:
 
“Fred Weasley
1978-1998
amato figlio e fratello
(e padre)”
 
 
Il giorno del funerale, una volta che la bara fu ricoperta da quasi due metri di terra umida, la piccola Beatrice sfuggì alla mano di Molly, troppo straziata dal dolore per starle dietro, e si sedette sul cumulo di terra.
Poi, distogliendo lo sguardo dal cielo plumbeo che pesava sul cimitero come il coperchio su una pentola piena di acqua ribollente, si aggrappò alla lapide grigia con su la foto del ragazzo e, piangendo lacrime che, magicamente, sfiorando la terra facevano sbocciare fiorellini minuscoli e variopinti, disse solo “Feddie”.
 
Quella sera la famiglia era avvolta da un silenzio irreale.
Sarebbe stato naturale che la piccola Beatrice fosse stata cresciuta da Molly ed Arthur, tuttavia Bill e Fleur per primi, poi Angelina e George e poi persino Percy e Audrie si offrirono di accogliere nelle loro famiglie la bambina, che si era fatta amare da tutti.
Si era quasi deciso che Beatrice crescesse con Bill, Fleur ed i loro figli, quando la bambina disse qualcosa.
Challie”.
Fu quasi un sussurro.
“Cosa ha detto?” fece Molly, tenendo la mano alzata per zittire gli altri.
“Ha detto ‘Charlie’” rispose Ginny, con la fronte aggrottata dallo stupore.
“Ha detto proprio ‘Charlie’”
“Come fa a sapere di lui? Lo ha visto solo una volta quando aveva tre mesi!” disse costernato Arthur.
Effettivamente, il secondogenito dei Weasley non era ancora arrivato dalla Romania, tuttavia sarebbe stato a casa in serata per potersi recare sulla tomba del povero Fred.
“Challie” ripeté la bambina, tra gli sguardi perplessi ed annacquati dalle lacrime della famiglia.
Bea vuole Challie” insistette, tendendo le braccine verso il camino, dal quale, un paio di secondi dopo, si materializzò il domatore.
“Mamma…papà…è…è andato…” disse solo con gli occhi pieni di lacrime, ignaro di quello che era appena successo.
I Weasley guardarono esterrefatti la bambina, poi Charlie, poi di nuovo la bambina.
“Charlie…Fred t-ti ha la-lasciato qualcosa…” mise insieme Molly, con un groppo alla gola.
Portatrice di beatitudine.
La compagnia dei cuori solitari.
  
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