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Autore: JuliaSnape    10/11/2014    4 recensioni
La storia ha come protagonista Jade Rigby, 2° anno Serpeverde, che insieme ai seri problemi che l’attendono a casa (un patrigno violento che tormenta lei e la madre) inizia ad avere ripercussioni anche a scuola.
Sarà con l’aiuto di Severus che la ragazza riuscirà lentamente ad aprirsi mostrando quello che da tanto nasconde e non vuole ammettere neanche con se stessa. Ma questo è solo l’inizio della storia, perché come si sa, risolto un problema ne inizia un altro…
"...Fredda e distaccata. Così erano le Serpi, così doveva essere, così doveva sembrare anche se non lo era.
Le bastò un'occhiata veloce al suo braccio coperto dalla divisa per avere un sussulto impercettibile.
No. Non era nulla. Non era successo nulla. Stava bene e del resto ormai erano passati quasi tre mesi, non c’era neanche più traccia dei segni.
Il dolore però sì, quello c’era, ed era sempre lì insieme alla paura.
Si morse distrattamente l’interno della guancia. Evadere, anche dai suoi pensieri, era questo il trucco, altrimenti l’avrebbero assorbita fino ad arrivare ad un punto di non ritorno e non poteva permetterselo o almeno non ancora..."
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Just a pray in the darkness

 
Ai miei fratelli <3

 
“Raccoglimi il telecomando.”

Fece il possibile per non guardarlo male ed eseguì.

Quello tolse una batteria e la buttò per terra.

“C’è anche quella.”

La ragazza si chinò sul pavimento, iniziando a cercare la pila che nel mentre era rotolata sotto la piccola libreria semivuota.

“Sei come tua madre, non sapete fare neanche un lavoro elementare. Poi certo, lei almeno è stata bella in passato ma tu… tu neanche questo. Sei sempre stata un mostriciattolo.”

Jade lo ignorò continuando la sua ricerca, era abituata ad essere derisa dall’uomo.

“Devi aver preso da tuo padre, quel grand’uomo che manco ha saputo prendersi le sue responsabilità. Un  puttaniere insomma - rise senza grazia, come se avesse fatto chissà quale grande battuta- certo rovinare la vita a tua madre così… fosse almeno stato più attento, lei avrebbe avuto una vita migliore.“

La ragazza si fermò mentre quelle parole le penetravo dentro, lentamente, graffiandole il cuore e inumidendole gli occhi.

“Eh sì, tutta colpa tua e di quel deficiente –tracannò ulteriormente dalla bottiglia ormai a metà- … se ora tua madre è costretta a subire tutto questo. E se è diventata sempre più brutta, stupida, idiota…”

Iniziò ad elencare mentre Jade si irrigidiva ed iniziava a scoppiare.

“Smettila.”

“Cretina, incapace…”

“BASTA!”
Si alzò di scatto parandoglisi davanti.

L’uomo sollevò un sopracciglio, abbassando il tono della voce.
“Qualche problema ragazzina?”

“Non parlare di lei così.”

Robert si alzò, sovrastandola con la sua altezza. Jade ebbe un sussulto.
“Perché, hai qualcosa in contrario? O pensi di potermelo impedire?”

Le batte lentamente la bottiglia sul braccio, mentre lei rabbrividiva.

“Devi imparare a restare nel tuo, altrimenti ci penserò io a rimetterti al tuo posto. Capito?”

Jade non disse nulla. Gli fissava il naso, provando ad ignorare gli occhi. Aveva davvero le narici come un gorilla.

Lo schiaffo arrivò a tradimento, nel silenzio che aveva avvolto la casa. Aveva perso l’equilibrio ed era inciampata in alcune bottiglie vuote che, fortunatamente, non si erano rotte.

La caviglia però le doleva, così come la guancia che stava avvampando.

“Sei solo una mocciosa rompianima, io e tua madre ti abbiamo mandato a Hogwarts per toglierti di torno, ma a quanto pare anche lì fai danno. Tuo padre ti ha abbandonato, tua madre ti odia e persino da scuola vogliono mandarti via. Nessuno vuole una come te Jade, né la vorrà mai.”

Jade rimase dov’era a fissarlo. Era un bugiardo, sua madre l’amava e a scuola era stato solo un incidente. Lei…

“Se non mi credi” esordì l’uomo, che ormai sapeva riconoscere il movimento di quei pensieri dietro quegli occhi spenti “rispondi solo a una semplice domanda… perché siete ancora qui?
…Allora?”

Non avevano abbastanza soldi, certo sua madre lavorava per tutti, però la casa da quanto sapeva era di Folriss e poi… e poi?

“Lei preferisce me a te. Tutto qua. Non le interessi.”

Lei lo amava… di un amore che non sapeva da dove nascesse o da cosa scaturisse, però lo amava, questo lo sapeva anche lei. Ma non le piaceva sapere o anche solo pensare fino a che punto…

Se lui l’avesse solo ricambiata come meritava, non se la sarebbe neanche presa. Sarebbe stata contenta per lei, in fondo amare è anteporre il bene di qualcun altro sul proprio… ma qui cadeva il suo ragionamento. Lei amava sua madre, ma in certi momenti, in quei momenti, dubitava che lei l’amasse.

Robert taceva osservandola come se potesse scavarle dentro, facendola cedere, piegandola… tutto si poteva rompere, se si aveva abbastanza forza.
Jade si alzò, ma senza lacrime. Si sforzò ma volle togliergli quella soddisfazione. Si diresse verso la sua camera, e prima di entrare, con la porta ancora chiusa davanti a sé sussurrò due parole, che non poté impedirsi di pronunciare.

Nello stesso momento si aprì la porta di casa ed entrò Eleonor con due buste della spesa semipiene.

“Giornata di sconti!”
Robert la ignorò tornando a bere e Jade, dopo averla guardata un attimo, entrò in camera.

Si mise nel letto stringendo con forza il cuscino. Lei non era lì, era… era in montagna, con tanta neve che come zucchero a velo avvolgeva tutto, si stava mettendo gli sci così avrebbe potuto sciare e…
La fantasia non l’aiutò, la caviglia le faceva  male anche solo al pensiero di sciare o fare qualunque altra attività. Piangeva in silenzio e lentamente si addormentò.

Non sentì la madre che la chiamava per cena e si svegliò sola nel cuore della notte, quando ormai nella casa regnava il silenzio dell’oscurità.

Con fatica aprì la finestra della sua camera, era pesante e difettosa ma di buono aveva che era bassa e dava sul lato della casa.
Facendo attenzione al piede, che le si era un po’ gonfiato, la scavalcò e si trovò fuori.

La luna si intravedeva a fatica, era molto lontana e circondata da nuvole scure. Eppure c’era, la riusciva a scorgere.

“Voglio solo… solo stare bene. Io e la mamma. Solo questo…”

Espresse la sua preghiera in un bisbiglio per poi scoppiare a piangere, convinta che nessuno, oltre la luna, potesse vederla né udirla in quel momento.

Quello che non sapeva era che qualcuno, avvolto dall’oscurità appena oltre la siepe, la stava osservando.








La luce oltre i cespugli

Eccoci di nuovo qui, con questo entusiasmante (...)  capitolo. Se mai ci fosse ancora qualcuno (o nel mentre si fosse aggiunto) voglio cogliere l'occasione di ringra-scusarmi. Grazie per esserci e leggere sempre fino a qui, scusate se purtroppo sono lentissima ad aggiornare. Stasera non voglio tediarvi troppo, perché spero di lavorare fin da ora al prossimo capitolo, così da non farvi attendere troppo ( la speranza vive <3 ).
Purtroppo non ho il mio solito sprint perché mi sono letta "L'effetto secondario dei sogni" (Delphine de Vigan) tutto d'un fiato e sono rimasta leggermente scossa dal finale... che c'è e non c'è. Mentre di positivo ho scoperto la canzone Mr. Moonlight, dei, niente poco di meno, Beatles, che si riallacciano sempre, anche quando non lo sapevo, a questo racconto.
I come e perché li vedremo in seguito ;) intanto un grande abbraccio e un buon inizio inverno!

A presto ( tutti positivi),

JuliaSnape
  
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