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Autore: Tersy    25/10/2008    0 recensioni
Un letto è il testimone di un tenero addio tra due amanti, mentre la luce del giorno incombe a porre fine alla loro storia. (Songfic: "Non è ancora giorno" di R. Cocciante)
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Presentata al concorso "Songfic" indetto da sherry90 nel forum di EFP ]

La luce spaventa l’amore

 

« Devi andartene già? Non è ancora giorno. Con gli occhi chiusi, puoi fare notte intorno. »

Il suo palmo gli sfiorò le ciglia che, sbattendo ripetutamente, generavano un piacevole solletico. È così semplice creare tendaggi che ci lascino sprofondare dolcemente in un’illusione dalla quale è crudele doversi destare. Occorre solo una mano, morbida e amorevole, che ci renda ciechi.

Le sue dita creavano sottili ombre soffuse. Il nero, il buio, l’oscurità. Glieli somministrò a  piccole dosi, perché l’ambiente intorno era ancora invischiato nella pece che segue il tenero arancio e precede il timido rosato.

Non era necessario esser sì convincenti. I loro corpi erano nell’assenza di colore, erano un tutt’uno con essa. Avevano perduto i loro colori, il loro spazio. Erano l’aria e il suono. Erano il niente.

Così la notte sembrava davvero reale.

«Credimi amore.»

Lei gli strinse il palmo destro con l’altra mano. Una morsa che trasmetteva ansia e preoccupazione e che,di conseguenza, fece perdere credibilità a quanto aveva appena affermato.

Il cielo indossava ancora un manto di un stelle o era solo un misero inganno?

«Credimi, amore, negli occhi ho il tuo viso pieno di sole, così luminoso. »

Lui le accarezzò la guancia, strofinandola con il pollice.

Poveri i mesti e pragmatici, che hanno bisogno di vedere, quasi con l’idea che attraverso le loro pupille possano discernere il vero.

L’amante, ogni amante, è franco dalla vista. L’olfatto ed il tatto sono sensi ben più veritieri. Turlupinare l’occhio è assai quotidiano. Ma alla narice ed al polpastrello quando riusciremo a mentire?

«Non è ancora giorno. Credimi amore

Ella insistette ancora. Forse la verità era già fin troppo palese. Ormai nessuna dialettica reggeva. Poteva solo sperare che si sarebbe smarrito tra le sue braccia senza minimamente badare al profumo di pane sfornato al momento, che trafelava dalla finestra e all’umida sensazione d’acqua salata, che scrosciava lenta fino al di lei mento.

Olfatto e tatto. Sì, loro non mentono mai.

E lui l’aveva capito, anche troppo. Per questo la rabbia inondò in tutte le sue membra.

«Che mi prendano qui, che mi uccida il sole!»

Alzò la voce, con tono rauco e grave, e si mise in ginocchio sulle lenzuola. Sfidò il suo assassino, lo invitò al duello fatale. In ogni caso, uno solo avrebbe vinto. E non sarebbe mai potuto essere lui.

«Tu mi dici che è notte e se vuoi, amore, notte diventerà.»

Si gettò sul grembo di lei, come un bimbo che comprende di essere ancora troppo piccolo. Il sole sarebbe sorto e niente lo avrebbe potuto impedire.

Lei si ritrovò ad accarezzargli i capelli mogano. Si ritrovò anche a doversi confrontare con la propria coscienza e memoria. Ed entrambe avevano più cose da rinfacciarle.

Un amore emblema della clandestinità. Forse erano solo due infidi traditori, che avevano gettato nel dimenticatoio l’ideale della famiglia, del matrimonio, della “buona” società. La moglie ed il marito che nessuno vorrebbe. Forse, anzi, sicuramente erano colpevoli davanti al tribunale della moralità comune, che li avrebbe condannati senza sconto di pena. Tutti gli alibi del mondo sarebbero crollati e nudi e crudi avrebbero dovuto affrontare il loro miglio verde.

Questo è il regno del giorno. Si regge su cemento e asfalto e ti uccide quando ti crolla addosso.

Ma la notte non richiede giustificazioni, promesse o debiti. E’ un motel aperto in qualunque stagione della tua vita. Un rifugio esclusivo, l’esilio dalla disperazione. Il ritrovo dell’amore, che non è più criticato od additato. E’ solo amore, e basta. Alla fine del soggiorno, nessuno viene a batter cassa per riscuotere il proprio compenso. Una favola? Magari. Purtroppo le vacanze non si differenziano da tutte le altre cose. Anche loro non durano per sempre.

Questo è il regno della notte. Si regge su fragili palafitte che non resistono alla successiva alluvione.

Ed allora? Dove vivere? Esiste il crepuscolo?

Il Tigri e l’Eufrate nacquero dai suoi occhi ed il suo volto era la Mesopotamia. Scorrevano in parallelo per poi unirsi sotto il labbro inferiore, dove crollarono in una sola lacrima.

No, non esiste il crepuscolo. Lei lo aveva compreso.

«Credimi, è giorno. Fa presto, va via! Credimi, è giorno. C’è più luce intorno.»

Smise di scompigliargli la chioma e lo distanziò da sé con un gesto secco. Se le sue parole potevano lasciarlo basito, i suoi gesti sarebbero stati eloquenti. Si alzò dal letto, afferrò i suoi abiti sparsi sul pavimento e glieli mise accanto. Poi restò in piedi con le braccia conserte e la testa rivolta dalla parte opposta a lui.

«Non è ancora giorno. Credimi amore.» Un pugno s’ infranse sul cuscino. Lo aveva tanto illuso finora. Se il sogno è di uno solo, è una follia. Se si è in due, diviene realtà. Lo stava rigettando nella follia. Perché?

Ma quanta luce spaventa l’amore! La tenda si spalancò e l’alba attraversò inesorabile la stanza. Mai tanto fresco candore aveva atterrito uomini e donne.

Ma quanta luce fa nero il dolore! Il buio, fonte di salvezza, si dissolse lentamente. Provare a rincorrerlo era inutile.

Il pulviscolo atmosferico è un presagio della fine, del nulla. Il desiderio che diventa pianto quando si sente inappagato. Lei, con il volto nascosto nelle mani, ancora seminuda fuori e dentro.  Arida, secca, imprigionata in una cella dalle sbarre di miele: i suoi errori, quelli che avrebbe commesso ancora una volta.

Lui, con la fronte pregna di disagio, un estraneo ormai in quella stanza, le cui pareti sembrano stringersi, stritolandosi le ossa. Già rivestito, pronto alla nuova finzione che dovrà riuscire a portare avanti con maestria. O così o il dirupo.

«Addio, dammi un bacio.»

Forse non era ‘addio’ la parola che più bruciava in gola. Non era la consapevolezza che quello sarebbe stato l’ultimo. Ma era il ricordo di tutti quelli già consumati a gettarli nella disperazione.

«Addio, dammi un bacio.»

«Ti lascio la vita. Conservamela tu, perché dopo, già lo so, c’è solo morte.» Gli occhi gli si strinsero quasi non volessero più vedere, sognare, sfiorare. Si sentì trattenuto dal braccio.

«Un altro bacio ancora.» una voce sottile che ha perduto la speranza e la voglia di vivere.

«Ancora un altro bacio.» la stessa voce che diviene roca trasformata dalla lacrime che non riuscivano ad evadere.

Quel bacio non significò nulla. Erano entrambi soddisfatti che fosse durato solo alcuni secondi. Non provarono emozioni significative: amore, odio, passione, logoramento. Solo indifferenza. Perché chi ha provato la felicità, spesso ne fugge via. Un esito idilliaco fa paura.

Lui si fermò sull’uscio, appoggiò la mano sinistra sul muro. Rimase di spalle, perché era l’immagine che voleva le restasse impressa nella mente. E’ più semplice odiare un bastardo che l’uomo della tua vita.

Nel silenzio dell’alba si poté percepire l’istante in cui deglutì, che sembrò durare molto più a lungo del lasso di tempo successivo, quando decise di schiudere le labbra, ancora imbevute della saliva di lei.

«Ti amo, ma tu fingi di non saperlo.»

Non attese di farle pesare la pausa seguente alla conclusione della frase. Si diresse verso l’ingresso ed il rumore della porta che si richiuse dietro di sé fu pari ad un gemito.

 

«Mamma, che è successo?»

Una bimba si stropicciò gli occhietti. Indossava ancora il pigiama e si addentrò spaesata nella camera da letto.

Lei, mangiata dalle lenzuola, credeva di non potersi più muovere. Voltò solo il capo, facendo perno  sul cuscino. Rimase in quella posa indecente, ma si preoccupò di essere una madre, decorosa e contenuta. Non lo poteva più essere, se non per scherzo. Sbatté le ciglia e quello fu l’ultimo gesto prima di tranquillizzarla.

«Niente, è solo iniziato un nuovo giorno…»

______________

Credits: “Non è ancora giorno” tratta da “Giulietta e Romeo”.

Parole di Pasquale Panella.

Musica di Riccardo Cocciante.

 

   
 
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