Nota dell'autrice:
rieccomi per il solito appuntamento mensile su questo fandom! Ormai non
so più cosa scrivere, questa one shot è stata estenuante
da scrivere. Non so più se riuscirò a parlare decentement
in italiano dopo tre giorni del genere o.o
Vi avverto che è un muro di parole lungo sei pagine di office. La mia one shoto più lunga.
Come ultima, ma non ultima cosa... ti amo da impazzire amore <3 Buon mesiversario!
UN INCONTRO FORTUNATO
Fate uscì di casa e salì sulla bicicletta. L’aveva appena
portata da casa di sua madre e non veniva usata da un paio di mesi,
approfittando della bella giornata l’aveva presa per farci un giro.
Era da poco andata a vivere in casa da sola, dopo quindici
anni in casa della donna che l’aveva adottata, e che ora chiamava mamma, Lindy
Harlaown.
La madre biologica l’aveva sbattuta fuori di casa quando aveva soltanto dieci
anni ed era stata ritrovata morta pochi mesi dopo a causa di un mix di droghe e
di alcol. Aveva passato un’infanzia molto dura, ma grazie alla famiglia
adottiva il resto dell’adolescenza era trascorso senza problemi.
Ora viveva tranquilla in un piccolo appartamento di città ed aveva il lavoro
che aveva sempre desiderato, ovvero essere un’insegnante di scherma.
Essendo sempre stata una persona taciturna ed introversa non
aveva fatto molte amicizie, se non due compagne di classe delle elementari, con
cui aveva subito legato, Arisa e Suzuka. Nonostante il carattere, in tutto il
periodo scolastico, aveva avuto un corposo numero di spasimanti, ma lei non ne
era mai stata interessata. Non si era innamorata nemmeno una volta.
La ragazza, intanto, percorreva tranquillamente le vie di
Mid-Childa, passando per i numerosi parchi e viali alberati che la città
offriva. Il programma era di andare al parco principale e crogiolarsi sotto il
sole primaverile, stesa sul prato a leggere un libro.
Fate si fermò su un ponte per guardare il panorama che si poteva osservare: un
corso d’acqua attraversava quella parte di città, affiancato da piccoli alberi
che si riflettevano su di esso. Quel fiume era perfetto in quel luogo.
Riprese il cammino con qualche difficoltà, notando che i pedali facevano fatica
a girare; il problema passò dopo pochi minuti.
Una volta giunta al parco sorrise, scendendo dalla
bicicletta e cercando un posto libero nelle vicinanze di alberi, sotto i quali
avrebbe potuto stare nell’ombra, se il sole si fosse fatto troppo forte. Non
era una ragazza a cui piaceva il sole, anzi il suo umore era migliore quando il
cielo era coperto di nuvole, ma non poteva starsene rintanata in casa,
considerando che non avrebbe avuto nulla da fare.
Stese il telo da spiaggia portato per l’occasione e ci si coricò sopra, dopo
aver preso il libro che si era portata dallo zaino.
L’opera che si era portata era una delle sue preferite, l’aveva riletta da cima
a fondo all’incirca cinque volte, “Mille splendidi soli”. Adorava quell’autore
terrestre, nonostante avesse letto solo due dei suoi libri, dato che il primo
era troppo crudo e violento per i suoi gusti.
Le straziava il cuore vedere come un padre poteva vendere le proprie figlie in
un modo così brutale, e poi pensare di poter essere perdonato con tanta
leggerezza. Le straziava il cuore leggere quel libro, eppure lo conservava come
fosse un tesoro e continuava a rileggerlo, nonostante sapesse che avrebbe
pianto come una bambina alla fine.
Passarono ore dall’arrivo di Fate al parco, ma lei rimase
quasi immobile sdraiata supina, muovendo soltanto qualche arto ogni tanto per
sgranchirsi le ossa.
Decise che era arrivato il momento di andarsene dal parco, quando notò di aver
superato la metà delle pagine del libro, voleva tenersi il resto per la sera.
Prese il telo e lo rimise nello zaino insieme al libro, prima di rimettersi in
marcia ed uscire dal parco, con il sole che incominciava a tingere di un
arancione chiaro il cielo.
Era ancora lontana da casa quando le accadde un imprevisto: stava attraversando
la strada sulle strisce e sentì il un rumore sospetto, prima che il pedale
destro girò più velocemente del dovuto.
La bionda scese dalla biciletta, osservando la catena spezzata che si
attorcigliava alla ruota posteriore.
“Questa proprio non ci voleva” pensò. Sul pullman non l’avrebbero fatta salire
con la bicicletta, quindi si sarebbe dovuta fare cinque kilometri a piedi,
portandola di peso .
Tentò di sistemare quello che restava della catena in modo da non farla
attorcigliare intorno ai raggi, prima di incominciare quella che si sarebbe
prospettata una lunga camminata.
-Ehi tu laggiù, che è successo?- disse una voce alle spalle
di Fate.
Si girò e vide una ragazza dai capelli castani che si
avvicinava tremando; era pallida come un cencio e non si reggeva quasi in
piedi, era drogata. I suoi occhi azzurri osservavano freneticamente tutto
quello che era intorno a lei, senza realmente vederlo, mancava loro quella
scintilla di vita che c’è in quelli delle altre persone.
-Tutto bene, non preoccuparti. Tu invece, sicura di non
volere una mano? Da queste parti ci dovrebbe essere un centro di
disintossicazione e…- non fece in tempo a finire la frase che la sbatté al
muro, facendo cadere la bicicletta sul terreno.
-No no, io là dentro non ci torno mica, puoi scordartelo
bellezza. Se vuoi aiutarmi dammi tutti i tuoi soldi, ora.- le sussurrò, mentre le stringeva le mani
intorno al collo, spingendola di più verso il muro.
La castana sembrava fragile, ma aveva una presa forte e sicura, e Fate non
riuscì a liberarsi dalla sua morsa, nonostante cercasse in tutti i modi di
farlo. Questa scena le ricordò molto bene di quando era piccola e la madre, in
preda a chissà cosa, la picchiava e a volte la frustava con la cintura.
Alla fine si arrese e si mise una mano
nella tasca dei jeans, prendendo delle banconote.
La tossica sorrise, prima di cadere per terra svenuta. Fate si riprese i soldi,
notando che si stava avvicinando un’altra ragazza, dai capelli rosa.
-Oi, tutto a posto? Ti stava dando problemi?- le disse, con
un leggero tono di preoccupazione.
-Tranquilla, è tutto sistemato.- disse la bionda, pensando a
come portare la tossica svenuta al centro, con la bicicletta rotta.
L’altra le sorrise, mettendo il corpo svenuto appoggiato al muro.
-Questa ragazza non imparerà mai… sarà la terza volta che fugge dall’istituto.
Se aspetti che chiudo il bar do un passaggio a te, lei e alla tua bici.- disse
indicando con un gesto il bar dietro di lei.
-Ti ringrazio, davvero. Non è necessario che porti pure me,
da il passaggio a lei che torno a casa a piedi, così porto a far sistemare la
catena.- mormorò Fate, riprendendo in
mano la sua compagna di viaggio.
La ragazza dai capelli rosa però insistette ed alla fine, la
bionda accettò. L’aveva sempre seccata essere d’impiccio per le altre persone.
Osservò la proprietaria del bar far uscire i pochi clienti all’interno e
chiudere il locale, abbassando la saracinesca.
Era poco più alta di Fate, con i muscoli ben delineati e le curve al posto
giusto. La cosa che sorprese maggiormente la sfortunata in bicicletta, quando
riuscì a vederla, fu il colore degli occhi: non ne avevano uno definito,
semplicemente delle volte sembravano blu, altre volte verdi.
La ragazza tornò poi da lei e caricò quella svenuta in macchina, allacciandole
la cintura di sicurezza, prima di aprire il portabagagli del suo suv e metterci
dentro la bicicletta, che ci stava a pelo.
-Non ci siamo ancora presentate, il mio nome è Signum
Yagami, molto piacere.- disse la donna al volante, senza distogliere lo sguardo
dalla strada.
-Il mio è Fate Testarossa Harlaown, il piacere è tutto mio. Ti ringrazio
infinitamente per il passaggio.- disse guardandola, non riuscendo a distogliere
lo sguardo da lei.
Si sentirono dei mugolii dai sedili posteriori e la bionda
si accorse che la ragazza svenuta si stava riprendendo, infatti pochi secondi
dopo riaprì gli occhi di scatto, cercando di togliersi la cintura e uscire
dalla macchina.
Signum però aveva chiuso le porte, per sicurezza, quindi le toccò rinunciare
all’impresa e sbuffare.
-Bentornata Nanoha, dormito bene?- disse quella che guidava,
con un ghigno in viso.
-Signum, sapevo che c’entravi tu, in qualche modo. Fammi uscire, non voglio
tornare in quel centro.-
-Invece ci tornerai, perché ormai siamo arrivate. E scusati con la ragazza che
hai aggredito prima.-
Fece un grugnito, mormorando qualche scusa a voce così bassa
che le ragazze nei posti anteriori stentavano a credere di aver udito qualcosa.
La bionda sorrise leggermente dicendole di non preoccuparsi, per poi guardare
fuori dal finestrino, cercando di far passare il batticuore, che le si era
presentato dopo aver visto la donna al volante con un mezzo sorriso in viso.
In poco tempo arrivarono all’istituto e Signum si caricò di
peso Nanoha che scalciava, cercando di liberarsi dalla presa. Arrivate
all’ingresso, la donna dai capelli rosa parlò con una dottoressa dai capelli
castani , che prese in braccio la sua paziente per poi rientrare e congedare
l’accompagnatrice. La ragazza tornò in macchina e si mise la cintura di
sicurezza, voltandosi verso la bionda e chiedendole dove l’avrebbe dovuta
accompagnare.
-Conosci quella ragazza?- chiese Fate ad un certo punto,
stanca del silenzio che si era creato. Normalmente preferiva rimanere in
disparte, ma il solo rumore di sottofondo della macchina la metteva in
imbarazzo al momento.
-Sì,
da quando ero piccola. Andavo a casa di mia cugina ed era sempre lì che giocava
con Nanoha. E tutt’ora se ne prende cura, dato che è il direttore del centro di
disintossicazione. È sempre stata una ragazza seria e altruista, e nella zona
in cui abitavamo c’era molta gente che finiva per strada a drogarsi. E quando
anche la sua amica d’infanzia è entrata nel giro, ha deciso di darsi da fare in
quel settore.
Non parlavamo di lei comunque.-
Continuò
a parlare di come era il rapporto con Nanoha, raccontando anche la sua storia
personale.
-Beh,
non c’è molto da dire. Sono stata adottata dalla famiglia Harlaown dopo che mia
madre mi ha abbandonata e ora ho una casa tutta mia. Insegno scherma in
palestra, cosa che amo, tutto qui.-
-Capisco. Grazie per avermelo raccontato.-
disse facendo un mezzo sorriso e quando la bionda si voltò per guardarla,
avvampò notando il suo mezzo sorriso della donna al volante.
La bionda fece per prendere il portafoglio
ma vide che Signum era già andata e aveva pagato l’acconto.
Quando salirono ancora in macchina ledisse semplicemente che per ripagarla,
quando avrebbe ripreso la bici, sarebbe dovuta tornare al suo bar e bere
qualcosa con lei. Arrossendo annuì leggermente e la rosa sorrise soddisfatta.
Quando arrivò
vide che il bar era chiuso. Che l’avesse presa in giro? Dalla finestra al piano
di sopra si affacciò la ragazza dai capelli rosa, che sorridendo la pregò di
rimanere lì che scendeva subito. Infatti dopo pochi minuti era insieme a lei
davanti alla saracinesca aperta a metà del suo locale.
-Oggi è giorno di
chiusura, ti ho invitato oggi di proposito, così da non incappare in clienti,
per poter stare noi due da sole.- disse facendola entrare e spostandole una
sedia per farla accomodare. La bionda ordinò del caffè macchiato, mentre per sé
prese una bottiglia d’acqua.
-Vedo che ti ha aggiustato la bici per bene.- disse la barista, guardando il
mezzo di trasporto di Fate legato ad un palo davanti al locale.
-Sì, mi ha pure gonfiato le gomme in omaggio, è stato molto gentile.- le
rispose sorridendo.
Ad un tratto Signum avvicinò la mano a quella della ragazza, accarezzandola per
poi intrecciare le dita, ridacchiando al colorito che stava prendendo l’altra
ragazza.
Dopo aver parlato
ancora del più e del meno la barista lasciò la mano della bionda, che sentì
all’improvviso freddo. Non avrebbe mai voluto staccare le loro mani. Si riprese
quando vide la rosa scrivere su un pezzetto di carta qualcosa per poi
passarglielo.
-È il mio numero, così puoi chiamarmi se hai bisogno.- le disse sistemandole
una ciocca dei capelli dietro all’orecchio. Fate si mise in tasca il
bigliettino, per non far notare all’altra il suo imbarazzo. Ogni volta che si
sfioravano il suo cuore batteva in modo strano, era molto più veloce e le
faceva quasi male.
Passarono diverse ore ed arrivò l’ora di
tornare a casa. La bionda stava per uscire dalla porta, quando Signum la fermò
per il polso e l’attirò a sé, dandole un delicato bacio sulle labbra.
La ragazza spalancò gli occhi, incredula,
ma la lasciò fare, per poi ritrovarsi a ricambiare lentamente il bacio. Il suo
primo bacio se l’era preso una ragazza più grande di lei.
La barista la strinse di più a sé,
attirandola per i fianchi, senza smettere di baciarla neanche per riprendere
fiato; non riusciva a staccarsi da quelle labbra di miele e neanche l’altra
aveva intenzione di smettere.
Si staccarono per necessità e la più
grande le accarezzò una guancia, prima che l’altra scappasse imbarazzata.
Era quello l’amore?
Lo squillo del citofono la distolse dai
suoi pensieri e andò a rispondere, scuotendo la testa. Dalla telecamera vide
che era lei.
-Sei
in casa vero? Vedo le finestre aperte- disse con un tono ironico, ma con un
velo di tristezza.
La bionda sospirò ed aprì il cancello e la
porta. Non sapeva cosa fare ne cosa dirle, l’altra le aveva dato il suo numero
come invito a chiamarla per uscire, ma l’aveva salvato a malapena sul
cellulare. Sentì i suoi passi avvicinarsi alla porta, quindi la spalancò, dopo
pochi secondi Signum sbucò dal piano inferiore.
Vide i gli occhi che adorava
tanto che la guardavano feriti, e la sua bocca morbida massacrata dai suoi
denti. Non voleva vederla in quello stato.
La fece entrare e quella,
titubante entrò, restando a pochi passi da lei.
-Sì, li ho capiti, ma non ero
sicura dei miei. Non sono mai stata con nessuno, non so cosa dovrei provare.-
le rispose avvicinandosi a lei, alzandole leggermente la testa.
-Il bacio, tu lo hai
ricambiato, perché?- continuò a mormorare, riabbassando lo sguardo.
-Non lo so, mi è sembrata la
cosa più giusta da fare.- ammise sorridendo, prima di continuare –Ogni volta
che sono con te mi sento strana, mi batte forte il cuore, mi provochi brividi
anche al solo pensarti, non so cosa devo f-
La donna l’attirò a sé e la
baciò, prima che potesse finire la frase.
La bionda si strinse a lei con
foga, ricambiandolo con la stessa intensità. Aveva bisogno di quelle labbra, le
voleva sentire, in qualunque parte del corpo.
Signum si staccò, prima di
sistemarle una ciocca di capelli dietro un orecchio e tornando a baciarla dolcemente,
senza fretta. Ad un certo punto leccò il labbro inferiore dell’altra, che
timidamente dischiuse le labbra. Incrociò la sua lingua con quella della più
piccola, giocandoci un po’ prima di staccarsi dal bacio.
-Beh… non ancora. Se mi dai un
altro bacio potrei capirlo meglio.- disse Fate mugugnando imbarazzata.
La ragazza dai capelli rosa
sorrise e fece congiungere le loro labbra ancora, in un bacio a stampo questa
volta.
-Signum, posso farti una
domanda?- le mormorò la ragazza che aveva accoccolata al fianco. Ad un cenno di
assenso quella riprese: -Come hai fatto ad innamorarti di me? Ci siamo
conosciute da poco e non abbiamo neanche parlato molto. Anche io, come ho
fatto?-
La donna, continuando ad accarezzarle i
capelli le rispose tranquillamente: -Io ti avevo già incontrato al parco. Mi
sono innamorata un giorno di quelli. Un bambino si era perso e tu lo hai
aiutato a trovare sua madre. È stato un gesto molto dolce.- le diede un bacio
sulla fronte – Per quanto riguarda te, beh non saprei. Dovresti conoscere tu la
risposta.-
Ripensò a quando lei l’aveva conosciuta e
capì anche lei di cosa si fosse innamorata.
-Forse so il motivo per quale io mi sono
innamorata. I tuoi occhi, che sono un libro aperto, e la tua presenza. Quando sono
con te mi sento bene, davvero tanto bene, come se la vita che ho vissuto fino
ad ora non fosse realmente bella. Non appena ti ho visto è scattato qualcosa in
me, che mi ha impedito di smettere di pensarti.-
La bionda cercò le labbra dell’altra, che
non le negò il contatto. Entrambe avevano l’impellente bisogno di baciarsi ancora,
e ancora, e ancora. Prima dolci e tranquilli, poi sempre più passionali e
violenti, i baci che si davano dimostravano il bisogno che avevano una
dell’altra.
La ragazza dai capelli rosa appoggiò la
fronte su quella di Fate, riprendendo fiato.
-Grazie. È stata una fortuna per me
incontrarti quel giorno. Possiamo definirlo un incontro fortunato, perché senza
di quello non avrei mai scoperto l’amore. Ti ringrazio infinitamente Signum
Yagami.- disse in mezzo ai sospiri Fate.
-Idiota,- mormorò rossa in viso l’altra,
prima di continuare –la fortuna è stata mia.-