11/11/2014
3 recensioniPOV Jane
Mi ero accomodato sul divano, con una tazza di tè bollente tra le mani.
Stavo aspettando che Teresa tornasse da un interrogatorio, e soprattutto che si accoccolasse tra le mie braccia.
Udii la cadenza di un passo che esprimeva rabbia, nervosismo e indecisione.
Vidi Pike sbucare dal corridoio.
Era chiaro che fosse venuto da Washington per discutere con me a proposito di Lisbon.
Nonostante fosse palese il fatto che non sapesse come affrontare la questione, Marcus emanava rancore da tutti i pori.
Rimasi tranquillo al mio posto e lo salutai con la mano.
Mi raggiunse in pochi secondi e si pose di fronte a me con le braccia incrociate.
Digrignò il mio cognome e mi invitò ad alzarmi. Appoggiai la tazza di tè sul pavimento e mi drizzai in piedi,
assumendo la sua stessa posizione.
- Immagino tu sappia perché sono venuto qui.
- Chiaramente. Lisbon non ti ha sposato e non è venuta a Washington.
Al suono di quelle parole, Pike tese le labbra in un sorriso nervoso, quasi a trattenere un ringhio.
- Ho chiamato Teresa milioni di volte, senza mai ricevere risposta. Ho provato a darmi una spiegazione da solo e
indovina chi mi è venuto in mente? Proprio tu. Teresa non voleva lasciarti ed eri la sola persona a cui non voleva
dire addio. Ha cambiato idea prima di salire sull'aereo. Tu hai...
- ...Tecnicamente ha cambiato idea quando era a bordo dell'aereo.
- Tu hai manipolato Teresa e le hai impedito di vivere una vita felice con me!
- Non ho manipolato Lisbon. Ho semplicemente impedito che commettesse un errore.
Le ho detto quanto la amassi e quanto fosse importante per me che lo sapesse!
In un primo momento Marcus Pike sbiancò di fronte a tale dichiarazione, poi il suo viso si fece paonazzo per la
rabbia. Strinse i pugni a tal punto da rendere bianche le nocche delle dita.
In quel momento Teresa fece il suo ingresso con gli occhi fissi alle ciambelle che aveva in mano.
- Patrick, guarda cosa ti ho portato?
Posò i suoi occhi su di me e immediatamente le si spense il sorriso.
Pike si voltò verso di lei e le rivolse uno sguardo di puro astio.
- Marcus.
- Teresa.
Calò un profondo silenzio. Pike guardava Lisbon, mentre Teresa fissava un punto indistinto della parete.
Io mi limitavo ad osservare.
Era chiaro che Marcus Pike fosse rimasto distrutto dal fatto che la sua fidanzata avesse deciso di non sposarlo e di
troncare la loro relazione.
Marcus aveva perso la sua figura autorevole per assumere quella di un uomo con dei baffi terribili.
Si era tramutato in uomo trasandato, con i pantaloni non stirati e la giacca sporca di senape.
Decisi di intervenire per esaudire le preghiere silenziose di Teresa.
- Penso che sia chiaro come finirà questa storia. Tu - sputai, indicando Pike con il dito - tornerai a Washington.
Teresa rimarrà con me.
Marcus apri la bocca per ribattere. Si voltò verso Lisbon, dandomi le spalle.
Dopo un respiro profondo, esclamò - Non sono venuto qui solo per discutere con te, ma anche per convincerla a
venire a Washington con me.
- Marcus - sussurrò Lisbon - io non tornerò con te. Non mi trasferirò a Washington e non ti sposerò. Jane mi rende
felice, capisci? Non voglio lasciarlo. Io lo amo. E tu lo sapevi già dal principio. Speravi solo che il tuo intuito ti
tradisse. Mi dispiace per tutto ciò che ti ho fatto. Mi dispiace davvero tanto.
- Teresa, lui ti ferirà, lo capisci? Non vivrai mai una vita normale.
- Lo so. So che sarà inevitabile. Eppure non mi interessa. Convivo con questo lato di Jane da anni.
Pike chinò la testa e si rivolse a me. Con un tono gutturale, ribadì che non mi meritassi Teresa.
Che non avevo alcun diritto di impedirle di cambiare vita.
Risposi a Pike guardando il viso di Lisbon.
- Mi ripeto ogni giorno di non meritarla. Ma sono un essere egoista e non ho intenzione di lasciarla andare da
nessuna parte, se mi ama. Le ho già detto quanto per me sia importante che faccia ciò che la rende felice.
Io voglio renderla felice.
Gli occhi di Teresa si fecero lucidi. Mimò con le labbra di amarmi.
Notai una singola lacrima scivolare su suo zigomo. Non mi sarei mai più separato da lei.
Marcus Pike si diresse verso il corridoio senza emettere suono e senza degnarmi di uno sguardo.
Si fermò sulla soglia della stanza, con la testa ancora china.
- Addio Teresa.
Non le diede neanche il tempo di rispondere, che camminò velocemente verso gli ascensori.
Teresa corse tra le mie braccia. La strinsi forte, baciandole il capo e accarezzandole i capelli. In poco tempo si rilassò e si adoperò ad accarezzarmi la schiena.
- Reese?
- Mmh?
- Dove sono le ciambelle che mi avevi portato?