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Autore: Alys_90    13/11/2014    1 recensioni
Otani decide di lasciare improvvisamente Risa.
La ragazza, in preda alla disperazione, non sa come riuscire a superare questa difficile situazione, ma, quattro anni dopo, grazie ad una vacanza organizzata dagli amici di entrambi, dovranno incontrarsi di nuovo e .. che succederà tra i nostri due innamorati? ♥
Tra peripezie, nuove conoscenze, battibecchi e ricordi, Otani e Risa torneranno come un tempo?
Questa è la mia seconda Fanfiction! :-) Spero vivamente di avervi incuriosito! ;-)
Dedicata a Giacomo e Ginevra. ♥ Siete i migliori cugini del mondo!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Otani, Risa Koizumi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti/e! :)
Scusate la lunga assenza, ma sono piena di impegni! -.- 
Spero che che questo capitolo vi piaccia come gli altri! :D ♥
Grazie a coloro che hanno recensito e a coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥
Il vostro supporto fa crescere la mia passione per la scrittura sempre di più! ♥ *W* Grazie di ♥!
Alla prossima! :)
Un bacione! :*


Alys_90

BUONA LETTURA ♥
E grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


-Mmm .. Abito nero o pantalone bianco sporco? Hana, ti prego, dammi una mano!-.
Sventolai i vestiti per aria, facendoli ricadere sul piumone rosa confetto della mia camera.
Hana se ne stava beatamente seduta alla scrivania, intenta a sorseggiare un gustoso succo di frutta alla mela. -Neanche per sogno! Lo sai che quell’idiota mi dà sui nervi!-.
Imbronciata, andai all’armadio per prendere una camicetta di lino azzurra.
Voltandomi, mi specchiai nell’anta interna. Ciò che vidi era il riflesso di una ragazza cresciuta, alla quale era stato strappato il cuore con violenza, come se fosse stato morso sino a sanguinare.
Otani se n’era andato da quattro anni e la sua presenza mancava ogni giorno di più. Avevo sofferto come non mi era mai capitato nella vita e la consapevolezza di averlo perso per sempre si era annidata nella mia anima senza alcuna pietà, lacerandola.
Ma .. quella sera probabilmente l’avrei rivisto. Avrei di nuovo potuto godere della visione dei suoi occhi profondi, dei suoi capelli arancioni e di quel suo sorriso, se mai ne avesse fatto ricorso, così grande e limpido.
Il mio cuore fece la millionesima capriola della giornata e sobbalzai al solo pensiero di poterlo avere accanto dopo tutto quel tempo.
Nakao e Nobu volevano discutere di una questione importante, della quale ignoravo il contenuto. Forse Nobu era incinta? Oddio, sarei diventata una magnifica zietta. Nah. Scartai subito quell’ipotesi, perché, se così fosse stato, Nobu mi avrebbe telefonato, urlando dalla gioia.
“Riunione tra vecchi amici” diceva il messaggio. Ci sarebbero stati anche Suzuki e Chiharu, con i quali avevo ancora un ottimo rapporto di amicizia, e la tensione si sarebbe respirata maggiormente se, come prevedevo, la causa di tutte le mie sofferenze si fosse presentata lì. Le coppie storiche formate dai miei amici mi avrebbero fatta sprofondare in un abisso di imbarazzo e vergogna, seppur inconsapevolmente. Loro a scambiarsi frasi affettuose e baci rubati ed io immobile ad evitare lo sguardo di quel nano cretino .. se lo era ancora, un nano.
Magari era diventato un bell’uomo, alto e muscoloso .. Mi schiaffeggiai leggermente.
“Avanti Risa, non dire sciocchezze! Concentrati su ciò che dovrai indossare questa sera, con o senza Otani!” pensai, ritornando accanto al letto.
-Hana .. Forza, dammi qualche consiglio! Sei bravissima in questo genere di cose!- sentenziai, sfoderando la mia espressione più dolce.
-Ma che dici?! Sei tu la professionista di moda! Ti ricordo che sei una stylist di successo e non dovresti avere questi problemi!- sbraitò, rigirandosi sulla sedia.
-Hai ragione, ma, se non te lo ricordassi, forse stasera rivedrò il mio ex ragazzo, e sottolineo ex, e, avendo il cervello in subbuglio, non riesco a scegliere!-.
Hana mi guardò di sottecchi, alzando gli occhi al cielo. -E va bene, ti aiuto- proferì, alzandosi e dirigendosi nella mia direzione - ma solo per questa volta, chiaro?-.
L’abbracciai, sfoderando un gigante sorriso. -Grazie, grazie, grazie!- squittii, scoccandole un bacio sulla guancia. -In cambio, venerdì sera ti offro una cena in quel nuovo locale in centro!-.
Le grigie iridi di Hana si illuminarono. Adorava il cibo e scoprire nuove specialità culinarie.
-Così va meglio!- sentenziò, dandomi una pacca di gratitudine sulla spalla.  -Allora, sei pronta a diventare un elegante donna di ventiquattro anni pronta a vendicarsi?-.
Risi, alzando un pollice in segno di ok. -Prontissima!-.
 
***
 
Indossai la prima felpa che trovai nel guardaroba di legno che arredava la mia camera da letto. Presi gli stretti pantaloni della tuta blu scuro dall’appendiabiti nell’angolo e scesi al piano di sotto per indossare le sneakers che avevo acquistato pochi giorni prima.
Avevo deciso di vestirmi in modo semplice e sobrio, senza pretese. In fondo, si trattava solo di una riunione tra vecchi amici. Già, solo.
Al pensiero che Risa Koizumi sarebbe stata nella mia stessa stanza dopo quattro anni in cui non l’avevo più rivista né sentita mi sentii morire dentro.
L’aria nei polmoni arrivò più lentamente, colto all’improvviso da un attacco di panico. Respirai piano, cercando di riprendere il controllo di me stesso.
Mi appoggiai alla porta d’ingresso e mi lasciai cadere sul pavimento. Averla rivista di sfuggita quel pomeriggio aveva risvegliato in me una miriade di emozioni che pensavo di aver sepolto molto tempo prima. Il dolore nel cuore non aveva tardato ad arrivare e le fitte lancinanti che provavo all’altezza del petto avevano continuato a farsi sentire per il resto della giornata. L’ansia non aveva accennato ad andarsene e ancora adesso cercava di corrodermi ogni parte del corpo.
Ripresi fiato e mi alzai, tremando. Non dovevo reagire in quel modo, ma dimostrarmi sereno e distaccato, cercando di evitare di uscire dalla corazza resistente nella quale mi ero rifugiato in quegli anni.
Indossai il cappotto, presi la sciarpa e il berretto e mi avviai al garage. Salii sulla mia macchina sportiva e misi in moto. Accesi il riscaldamento al massimo per scaldarmi le dita fredde e tremanti.
Sfrecciai nelle strade della città sino ad arrivare alla casa di Nakao e Nobu. Parcheggiai accanto al marciapiede ed osservai le luci all’interno dell’abitazione.
Il moderno lampadario del soggiorno brillava e, sotto il portico, la lampadina posta sul soffitto emetteva uno strano ronzio.
La casa dei miei due migliori amici non era grande, ma per loro era anche sin troppo spaziosa. Consisteva in un solo piano e all’esterno era dipinta di un grazioso giallo canarino.
Scesi dall’auto e mi guardai attorno. Nessuna macchina, tranne quella di Nakao e di Suzuki. Forse non c’era alcunché di cui preoccuparsi. Forse Risa non sarebbe venuta, nonostante fossi convinto che pure lei avesse ricevuto l’invito da parte di Nobu.
Mi apprestai a salire i gradini che conducevano alla porta d’ingresso e, non senza una punta di timore, suonai il campanello.
Aspettai qualche secondo, trepidante, finché una ragazza dai capelli biondo scuro non venne ad aprire.
-Hey, Otani! Ciao, come stai?-. Nobu mi avvolse con le sue esili braccia e io ricambiai, sorridendo.
-Bene. E tu? Ti trovo in forma- dissi, squadrandola.
Era diventata una donna dai lineamenti longilinei e dalle curve sensuali, nonostante il suo carattere non fosse cambiato di una virgola.
-Forza, entra. Nakao è di là con gli altri-. Mi immobilizzai. Nobu, davanti a me, stava già percorrendo il corridoio, pronta a svoltare nel soggiorno, la prima stanza a destra, a pochi passi da dove mi trovavo.
Non si accorse della mia reazione e dell’espressione che immaginavo il mio viso avesse in quell’istante. Terrore, puro terrore.
Desideravo con tutto me stesso di riuscire a muovermi, di fare quei piccoli passi che mi avrebbero condotto in quella stanza nella quale si trovava lei. Perché lei c’era, vero? Lo desideravo. Desideravo rivederla, ma contemporaneamente ne ero impaurito in una maniera assurda.
Riprendendo tutto l’autocontrollo che possedevo, inspirai profondamente e mi avviai verso il soggiorno. -Otani, vieni o ti sei perso?-. Una testa fece capolino dalla porta. Nakao, l’amico su cui avevo sempre contato, mi scrutò nervoso.
-Eccomi, arrivo .. -. Ancora pochi metri e finalmente entrai nella stanza.
Il mio sguardo si posò sul camino nell’angolo accanto alla finestra, che scoppiettava al movimento delle fiamme scintillanti che si alzavano veementi, per poi spostarsi su Suzuki e Chiharu sul divano in pelle nero che troneggiava al centro della camera. Mi salutarono con un cenno della mano, sorridendomi. Il pianoforte dall’altro lato se ne stava in silenzio, riflettendo la luce del lampadario sulla superficie lucida. Le poltrone vicine erano vuote, così come il resto del soggiorno. Lei non c’era.
Mi sedetti comodamente sul divano, accanto a Chiharu, e guardai Nakao e Nobu seduti sulle sedie del tavolo in vetro di fronte a me.
-Bé?- chiesi, senza esitare. -Qual è la questione di fondamentale importanza di cui dobbiamo discutere?-.
Nobu arrossì lievemente, proferendo: -In realtà, Otani .. -.
Non fece in tempo a terminare la frase che un suono squillante e ben distinto si riverberò per la casa.
Cominciai a sudare freddo. Il campanello avevo suonato e sperai che non fosse la persona che credevo fosse stata. Me ne resi conto in quel momento: non ero pronto. Non sarei stato capace di rivedere ancora quelle iridi nocciola, quei capelli lunghi e lisci, quelle labbra carnose e piene.
Il cuore prese a martellarmi forte e mi mozzò il respiro. Sentii un calore inaspettato invadermi la mente, seguito da un giramento di testa pazzesco.
-Vado io!- esclamò Nobu, alzandosi di scatto e dirigendosi alla porta.
Attesi. Attesi di sentire quella voce inconfondibile rimbombare sulle pareti circostanti.
 
***
 
-Risa! Finalmente sei arrivata!-. Nobu mi saltò letteralmente in braccio, stringendomi forte.
-Ciao Nobu! Ai, aspetta mi stai schiacciando!-.
Nobu scese in fretta e furia, scusandosi. “La solita matta!” pensai, entrando.
Ed eccomi qui, a casa dei miei amici più cari, vestita con un abito nero e un paio di ballerine di vernice.
Il cuore mi sobbalzò nella cassa toracica quando mi resi conto che nell’arco di pochi attimi lo avrei rivisto.
La macchina parcheggiata all’esterno, quella sportiva e rossa fiammante, non apparteneva a nessuno dei miei amici, ne ero certa. Non l’avevo mai vista prima e immaginai fosse uno degli ultimi acquisti di Otani. Quindi, per forza di cose, lui doveva essere lì, in quel preciso momento.
Attraversai il corridoio imbellito da vasi di fiori profumati e foto romantiche di Nakao e Nobu. In un certo senso invidiavo la loro perfetta armonia e il loro rapporto così duraturo e carico d’amore.
Seguii Nobu in soggiorno e per poco non lasciai cadere la costosa borsa griffata che portavo al braccio.
Le ginocchia si sciolsero, i polmoni esplosero e gli occhi si offuscarono da un velo umido. Lui .. lui era seduto sul divano, gambe appena divaricate e braccia distese lungo i fianchi.
La tuta che indossava metteva in risalto il suo fisico cresciuto, i capelli, dello stesso identico taglio di quando era ragazzino, gli ricadevano sulla fronte e il volto, contornato da un sottilissimo strato di barba, era assolutamente perfetto.
Non riuscii a smettere di osservare ogni suo più piccolo dettaglio e notai che, pur essendo seduto, era cresciuto di qualche centimetro. Spiccava in tutta la sua virilità, facendomi cadere in uno stato d’incoscienza.
Otani non alzò lo sguardo, né ci provò. Guardava distrattamente le sua mani, che nel frattempo aveva intrecciato in grembo. Si muoveva continuamente sulla pelle color pece del divano.
-Risa .. -. La voce di Nobu mi riportò alla realtà. Intrecciò le sue dita alle mie e mi feci accompagnare alla poltrona accanto al sofà, accanto a lui.
-Stai tranquilla- mi sussurrò, mentre mi accomodavo sorpresa.
Sentii le guance infiammarsi e la pelle bruciare. Oh mio Dio, lui era a pochi centimetri da me. Potei sentire chiaramente il suo respiro e immaginai che quei brevi sbuffi d’aria solcassero il mio collo.
“Riprenditi, accidenti!” mi rimproverai mentalmente.
-Allora, non vi salutate nemmeno voi due?- domandò Nobu, estraendo dalla credenza sei tazze da thè.
Adesso ero certa che il rosso che mi colorava il viso fosse diventato di un bordeaux acceso.
Mi voltai nella direzione di Otani e constatai con profonda tristezza che non aveva alcuna intenzione di proferir parola.
Con enorme coraggio e un dopo aver tratto un lungo sospiro, dissi: -Ciao .. Otani-.
Abbassai nuovamente gli occhi e cercai di trovare qualcosa d’interessante da osservare nella fantasia astratta del tappetto che ricopriva il pavimento.
“Che imbarazzo! Risa ma perché sei voluta venire a tutti i costi?! Sei una stupida! Sapevi che ti avrebbe fatto quest’effetto! Devo ascoltare di più Hana, altrimenti ..”.
-Ciao .. Koizumi-. I miei pensieri si interruppero all’improvviso, mandandomi in tilt.
La sua voce .. Cavolo, la sua voce era diventata più sexy, più bella, più roca.
Sensazioni contrastanti si fecero strada in me. Da un lato, ardevo dalla voglia di sentire la sua pelle sulla mia e le sue labbra posarsi delicatamente sulla mia bocca e dall’altro mi sentii triste e amareggiata dopo aver appurato che non mi aveva chiamata Risa, com’era solito fare in passato, quando eravamo una coppia felice e spensierata.
Mi era mancato. Mi era mancato oltre ogni cosa possibile.
Il suo profumo, un misto di colonia e menta, mi impregnava le narici, inebriandomi. Mi ubriacai di quella fragranza tanto buona quanto intrisa di ricordi e chiusi gli occhi.
Per alcuni brevi ma intensi secondi mi sembrò di ritornare nel passato, quando tutti eravamo uniti, contenti e vivevamo la nostra vita all’insegna dell’amore.
Un colpo di tosse soffiò nell’aria e mi ridestai. Nobu mi osservava preoccupata dall’altro capo della stanza. Mi fece un cenno con la mano, incitandomi a dire qualcosa, qualunque cosa.
La mia espressione da serie divenne d’un tratto sorridente alla vista di Suzuki e Chiharu seduti all’estremità opposta del divano in cui c’era Otani. Portai una mano sul capo, esclamando, a disagio: -Scusatemi, non vi ho ancora salutati. Ciao ragazzi!-.
I due piccioncini risposero con un “Ciao Risa” contemporaneo, cercando di non aumentare l’imbarazzo che aleggiava imperterrito.
Nobu scosse la testa e si diresse verso la cucina per preparare il thè. Volevo seguirla e nascondermi sotto il lavello per poi non uscirne più.
-Allora, eccoci tutti riuniti .. -. Nakao prese la parola, prendendo dal grande mobile accanto al tavolo un blocco di fogli bianchi, una penna e dei fascicoli.
Mi chiesi il perché di tutto quel da farsi. Perché lui e Nobu avevano voluto invitare l’intera compagnia? Qual era il motivo?
Quando Nakao poggiò i fascicoli sul ripiano di vetro, potei vedere distintamente che si trattava di cataloghi di viaggio.
“Cosa?! Ma a che servono?” pensai, in preda ad una quantità infinita di domande.
-Amore, hai finito con il thè?- chiese ad alta voce Nakao.
-Sì, arrivo. Dammi un paio di minuti per prendere i pasticcini!- urlò dalla cucina.
In men che non si dica ritornò nel soggiorno con un vassoio ricco di dolcetti alla frutta, alla panna e al cioccolato, accompagnati da sei tazze di thè fumante.
Lo posò con cautela sul tavolino vicino alla poltrona nella quale ero sprofondata, dicendo: -Prego, servitevi pure-.
-Perché cavolo mi avete fatto venire qui?-. La voce di Otani non ammetteva repliche. Era dura e tagliente. Voleva delle spiegazioni e non gli davo tutti i torti; anch’io ne avevo assoluto bisogno.
-Dai, non essere così brusco Otani!- lo rimproverò Nobu. -Ora veniamo al dunque!-.
Si accomodò sulla sedia insieme a Nakao. -Allora .. - cominciò.
Mi resi conto di non essere più in grado di muovere alcun muscolo, compreso il cuore, che si era fermato al suono della sua voce calda.
-Abbiamo deciso, in comune accordo, di .. -. Nakao s’interruppe, scrutando le facce dei presenti.
- .. fare una vacanza tutti insieme-. Nobu terminò la frase lasciata in sospeso dal suo fidanzato, osservandoci negli occhi.
Mi sentii svenire. Una vacanza. Tutti insieme. Questo significava che ..
-Vogliamo ricordare e magari, perché no, rivivere i bei momenti passati in compagnia. Potremmo ricucire qualche rapporto spezzato .. -.
Spalancai le iridi, bagnate dalle lacrime che si stavano accumulando all’interno degli occhi, facendo tremare le labbra.
Come avevano potuto decidere una cosa così .. così folle? Nobu sapeva, conosceva alla perfezione le mie emozioni per quanto riguardava la faccenda Otani, il dolore e la sofferenza che mi avevano attanagliato in quegli anni. Non riuscii a credere alle mie orecchie.
Osservai gli altri. Suzuki e Chiharu si squadrarono a vicenda, facendo un gesto d’assenso col capo. Otani invece .. Otani si era alzato in piedi e fremeva di rabbia. Le nocche delle mani strette a pugno divennero bianche e le tempie arrossate gli pulsarono ininterrottamente.
-Otani, non ho terminato il discorso .. -.
-Non importa!-. Il tono arrabbiato e frustrato di Otani fece morire le parole di Nobu.
-Da dove vi è venuta fuori quest’idea assurda?! Ma siete pazzi?!-.
La sua reazione mi spaventò. Ero arrabbiata anch’io, ma non per il fatto che lui c’entrava in quella storia, ma perché Nobu e Nakao non mi avevano avvisata. Otani, al contrario, si stava riferendo a me, ne ero più che certa.
-Dai Otani, ci divertiremo!- esclamò Nakao, cercando di spezzare la tensione.
Otani digrignò i denti, emettendo un urlo di collera. -Cosa vi passa per la testa?! Io non voglio ricucire nessun rapporto! Mi bastano quelli che ho, chiaro? Cazzo!-.
Poi piantò gli occhi nei miei. -E tu? Tu che dici, Koizumi?!-.
Respirai a fatica, percependo delle piccole schegge dolorose colpirmi il cuore.
-Io .. io, in realtà .. -. Era bellissimo. Dio, quant’era bello. Era cresciuto veramente e quel suo essere così sicuro e deciso risvegliò in me il desiderio di poterlo baciare e di poter fondermi con lui.
Otani mi penetrò sin all’interno dell’anima, nella quale risiedevano i sentimenti che provavo ancora per lui.
-Ah, lascia stare. Me ne vado-. Si avviò deciso verso l’uscita, ignorando i richiami di Nakao e Nobu.
Senza pensarci, mi alzai di corsa dalla poltrona. Non appena la pelle giunse a contatto con la tela morbida del suo cappotto, sentii una fitta vigorosa dentro al petto.
Otani si irrigidì e si voltò a guardarmi, stupito. -Non .. non andartene di nuovo- sibilai.
Lui chinò il capo, lasciando ricadere qualche ciuffo ribelle sul viso. -Lasciami-.
Quell’unica parola mi distrusse completamente. Dovevo lasciarlo andare via per la seconda volta, senza fare nulla. Era questo che voleva. Io, invece, desideravo che rimanesse, che stesse con noi, con me; ma, come sempre, la direzione era a senso unico.
Lasciai la presa, cercando di trattenere le lacrime che pulsavano per uscire, invano.
Otani lasciò la stanza, lasciò un Nakao, una Nobu, un Suzuki, una Chiharu a bocca aperta e una Risa Koizumi in preda ad un pianto disperato.
 
 
 
  
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