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Autore: Reiko87    13/11/2014    4 recensioni
La storia è ambientata subito dopo il finale di stagione e ripercorre un po’ i pensieri di Lisbon…
Dal testo:
"Mi ritrovo a fissare questo soffitto bianco come se lo vedessi per la prima volta, persa tra pensieri indecifrabili, stesa su lenzuola stropicciate che emanano un rassicurante odore di casa, il rassicurante odore di noi."
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Sono tornata con una nuova storia. Premetto che avevo iniziato a scriverla poco dopo il finale di stagione in America, poi per motivi personali non ho potuto completarla; qualche giorno fa ho deciso di finirla, quindi spero non si notino dei cambiamenti stilistici. La storia è ambientata subito dopo il finale di stagione e ripercorre un po’ i pensieri di Lisbon… In realtà doveva essere l’incipit di una long che non ho più scritto. Sono ancora indecisa se mandarla avanti o no perché ho delle idee, ma senza una forma precisa; percui, se non vi dispiace lasciarmi una recensione, fatemi sapere cosa ne pensate e se è il caso di provare a scrivere un seguito… Detto questo vi saluto, grazie sempre del tempo che mi dedicate anche solo per leggere. Enjoy :D





 
Il momento perfetto è quell’attimo in cui credi che tutto possa terminare; è quell’attimo in cui il tempo rallenta quasi fino a fermarsi, in cui puoi ascoltare il lento scorrere delle goccioline d’acqua, l’impercettibile soffio dell’aria, quella melodia che accompagna l’andamento delle cose. È solo durante un magico momento definito perfetto che ogni cosa prende il giusto colore e ti senti sospeso in un’altra dimensione, in cui tutto trova l’esatto posto nel mondo.
Mi ritrovo a fissare questo soffitto bianco come se lo vedessi per la prima volta, persa tra pensieri indecifrabili, stesa su lenzuola stropicciate che emanano un rassicurante odore di casa, il rassicurante odore di noi.
Mi tiro su lentamente, ho paura di fare troppo rumore e rovinare la calma atmosfera che regna in questa stanza. Incrocio le gambe e poggio la schiena alla testiera del letto, tirando un profondo respiro che possa ossigenare il mio cervello. Mi trovo confusa e tutto attorno sembra ovattato, come racchiuso in una capsula protettiva. Chiudo ancora un attimo gli occhi per poi riaprirli lentamente e il gesto mi fa precipitare in un improvviso stato di terrore; credevo potessi essere lucida e razionale in ogni situazione, ma mi sbagliavo. La paura che possa essere stato tutto un sogno, seppur bellissimo, mi attanaglia; vorrei poter ragionare lucidamente e dirmi che è tutto reale, ma in questo momento il cuore manca un battito e la paura che tutto possa sfuggirmi dalle mani ancora una volta mi priva del buonsenso. Lentamente porto le gambe al bordo del letto e scendo appoggiando il peso sulle punte. A piedi nudi mi avvicino alla porta che comunica col bagno della camera da letto e mi tendo in ascolto. È così che faccio una scoperta straordinaria: non è stato un sogno, sento dall’altro lato della porta lo scrosciare dell’acqua, l’odore del bagnoschiuma che mi inebria, destandomi dai brutti pensieri, ricordandomi che la verità è che l’uomo che amo è al di là di questa porta chiusa e non mi lascerà mai più.
Torno silenziosamente alla mia posizione sul letto disfatto, questa volta con un sorriso che sento di non riuscire a trattenere; mi sento una scolaretta alla sua prima cotta, ma non me ne curo. Sono felice, intendo davvero felice, e non so da quanto tempo ormai non mi sentivo così… In realtà credo di non aver mai provato questo genere di felicità, di un tipo così speciale che ti mozza il fiato, un sentimento totalmente puro e senza riserve, libero da ogni briglia.
Credo che questo possa essere definito l’attimo perfetto, ma poi mi torna alla mente che nell’ultimo periodo avevo pensato molte volte che finalmente potesse essere arrivato il nostro momento, quello in cui avremmo capito che nulla più avrebbe potuto separarci, che eravamo le due metà che si inseguivano da molto, troppo tempo. Ma ogni volta mi ero sbagliata. Ogni momento rovinato da quello successivo che ci riportava alla realtà delle cose, una realtà in cui io stavo per sposare un uomo che non amavo e lui sarebbe rimasto per sempre prigioniero della sua stessa maschera di presunta felicità.
All’inizio avevo pensato che parlandogli della proposta di Marcus di trasferirmi a Washington avrebbe cercato di dissuadermi, di convincermi a non andare, ma conoscendolo avrei dovuto sapere che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Devo dargliene atto, a modo suo ha sempre cercato di farmi costruire una vita, quella vita che credeva non fosse in grado di darmi lui. Ha sempre voluto proteggermi, anche se attraverso i suoi metodi a volte bizzarri, e soprattutto ha sempre voluto la mia felicità; questo l’ho capito, e l’ho apprezzato… ha fatto in modo che potessi scegliere indipendentemente, senza dover fare affidamento su di lui. Ed è anche per questo che l’ho amato ancora più profondamente.
Il primo momento in cui avevo creduto che qualcosa tra noi potesse cambiare fu in quel ristorante italiano durante il caso Acardo. Seduta a quel tavolo con Jane al mio fianco, avevo pensato che il tempo si fosse fermato, persa com’ero nel suo sguardo.
 
-Tu prevedi sempre ogni mia mossa, vero?-
 
-Quasi sempre-, semplicemente presuntuoso.
 
-Un giorno però potrei sorprenderti-, chissà se ci sono riuscita quando sono scesa dall’aereo.
 
-Oh no. Adoro che tu sia prevedibile-, un complimento a modo suo.
 
-Ogni donna vorrebbe sentirlo- avevo risposto d’impulso.
 
-Cos’altro volete sentirvi dire?- la domanda mi aveva lasciata spiazzata, e la risposta che mi uscì dalla bocca fu forse un modo di provocarlo. Credo di esserci riuscita.
 
-Vorrei saperlo anch’io- era la verità, ma forse oggi saprei cosa rispondere a quella domanda; e istintivamente mi viene da sorridere.
 
Gli occhi rimasero fissi gli uni negli altri fino all’arrivo del signor Aurelio, il mondo sarebbe potuto finire in quel preciso istante e tutto sarebbe rimasto ugualmente perfetto… ma anche quella magia fu spezzata.
Quando la sera seguente lo vidi sotto il porticato di casa, col sacchetto de Il Tavolo Bianco tra le mani, credevo fosse arrivato il momento della verità: in realtà non so neanche io cosa mi aspettavo da quegli occhi fissi sui miei, forse la tanto attesa risposta a quella domanda rimasta in sospeso e alla quale neanche io avevo saputo ribattere. Quello poteva essere il momento perfetto per esprimere i nostri sentimenti, l’atmosfera era magica e c’era un non so che di speciale nell’aria.
 
-Senti, io ho riflettuto sulla tua partenza e… voglio che tu sappia che desidero solo la tua felicità. E questa è la cosa più importante per me, che tu faccia ciò che ti rende felice-
 
Non avevo saputo dir niente di meglio di un flebile -Sì-. Ero impietrita di fronte alla sofferenza che leggevo in quegli occhi azzurri schiariti dalle lacrime che minacciavano di uscire allo scoperto. Avevo perso l’occasione perfetta per potergli parlare a cuore aperto; nell’attimo esatto in cui Patrick mi aveva voltato le spalle per andar via, avrei dovuto seguirlo e fermarlo, avrei dovuto urlare al mondo intero quanto amavo quell’idiota e finalmente buttargli le braccia al collo e suggellare una tacita promessa con l’unione delle nostre labbra. Ma non ho fatto nulla di tutto ciò, non credevo lui potesse ricambiarmi. Il momento perfetto mi era sfuggito ancora dalle mani e l’unica cosa che fui in grado di fare fu di asciugare la lacrima solitaria che mi rigava la guancia ed indossare una maschera perfetta, come quelle che usava l’uomo che mi aveva praticamente detto addio, e tornare in casa da Marcus.
Sono ancora seduta sul letto a pensare a questi ultimi giorni… chissà se in questo momento lui ha gli stessi pensieri. Guardo fuori dalla finestra; è una bella giornata e ripenso al mare di Miami.
Le immagini corrono libere tra i meandri della mia memoria; sembra essere trascorsa un’intera vita da quegli avvenimenti, e mi risulta difficile credere che in realtà tutto è accaduto solo ieri. Mi ero davvero convinta che con Marcus tutto sarebbe andato bene, mi ero davvero convinta che con lui un po’ alla volta avrei trovato quella felicità che mi mancava, e che avrei potuto dimenticare ciò che lasciavo, dimenticare Jane e lasciare chiusa per sempre quella parte del mio cuore che aveva occupato. Ovviamente mi sbagliavo.
Penso a Marcus e per la prima volta da ieri mi sento in colpa: mi chiedo se avrei davvero potuto sposarlo se Patrick non fosse salito su quell’aereo, come sarebbero andate le cose se non avesse fatto riaprire il caso DeJorio… e in questo istante di nuovo non riesco a non pensare al sorriso di sincera felicità che gli è spuntato sul viso nel momento in cui ha capito che ricambiavo i suoi sentimenti… è più forte di me, mi sento in colpa per l’uomo che ho lasciato da solo a Washington con tante promesse non mantenute, ma allo stesso tempo non riesco a non pensare che abbia fatto la scelta migliore della mia vita seguendo Jane negli uffici della sicurezza aeroportuale.
 
-È una cosa che dovevo fare, ti prego sii felice per me- gli avevo detto.
 
Fino a questo momento non mi ero mai resa conto che in quelle parole non avrei potuto trovare verbo più adatto; non gli avevo detto che era una cosa che “volevo” fare, ma bensì che “dovevo”. Avrei dovuto farlo per molte ragioni, ma in primo luogo per dare una svolta alla mia vita: come gli avevo già confermato una volta, non mi andava di fargli da spalla per sempre. Già, mi viene quasi da ridere al pensiero, ho sempre accusato lui di non essere sincero, ma quella che continuava a mentire ero io col mio voler a tutti costi nascondere i propri sentimenti dietro la frase –Siamo partner- oppure –Lui chiude i casi-.
Eravamo troppo sconvolti dagli ultimi avvenimenti per poter pensare lucidamente, ma sono convinta che non appena tornerà nel pieno delle sue facoltà mentali, non perderà occasione per rinfacciarmi che in realtà non posso fare a meno di lui… Beh, Patrick, non ho nessuna intensione di negarlo, penso con un sorriso sghembo disegnato sul volto.
Mi alzo ancora una volta dal grande e comodo letto che ci accoglieva entrambi, non riesco più a star seduta, una certa euforia m riempie il corpo, e per la prima volta dopo molto tempo mi sento viva. Ho bisogno di una doccia, ho bisogno di sentire il getto d’acqua scorrere lungo il mio corpo per distendere i muscoli intorpiditi… ma non voglio disturbarlo, so che per lui non è stato facile. Mi accosto alla finestra poggiando una spalla al muro e scosto un po’ di più la tenda che ne copre una parte. Questa mi ricorda la camera d’albergo a Islamorada, e i pensieri fluttuano immediatamente agli abiti stesi sul letto; ancora non posso credere che li aveva scelti per me.
 
Al telefono la sua voce è bassa e commossa, come se il sentirmi gli procurasse un’immensa gioia… non riesco a non farmi trasportare dal suo stato d’animo. Tutto ciò è pericoloso, penso, ma non posso privarmene ora… ho bisogno di questo ultimo caso insieme prima di dirgli addio. Estraggo le mie cose dal bagaglio prima di prepararmi per la cena. Devo scegliere un vestito tra le tre meraviglie che mi si presentano davanti; non serve un mentalista come Jane per capire quale di questi possa piacergli di più…
Mi fermo ancora un momento davanti allo specchio prima di scendere nella sala da pranzo… mi guardo e sono soddisfatta di quello che vedo; questo è il mio dono d’addio per Jane… ma sono ancora così convinta di partire?
Scendo lentamente le scale che introducono nell’ampia sala e vedo Jane seduto al tavolo di fronte a me intento a sorseggiare un aperitivo; nel momento in cui alza gli occhi su di me il tempo si ferma e tutto il resto scompare, siamo solo io e lui persi nei nostri sguardi carichi di parole non dette; sorridiamo, ed il momento perfetto ci travolge ancora, perché nulla conta più di noi. Non riesco a mantenere il confronto visivo per molto, così devio lo sguardo dirigendomi verso la reception per chiedere degli accappatoi in camera. Anche mentre parlo la mia mente vola a quel sorriso che coinvolge lo sguardo che mi scruta e di rimando sorrido anche io; persa nelle mie fantasie capto lo stesso l’ultima frase pronunciata dalla gentile signorina di fronte a me.
 
-Oh , il pacchetto che ha prenotato  il signor Jane la scorsa settimana include anche l’accappatoio-
 
Cosa?! Non mi ci vuole molto per fare mente locale e dirmi che non sarebbe stato possibile per Jane prenotare così anticipatamente. Grandioso! penso, un altro momento perfetto distrutto con la facilità con cui si fa scoppiare una bolla di sapone.
Mi dirigo con passo svelto e sicuro verso di lui, ha già capito che qualcosa non va guardandomi; è disarmante il modo in cui riesce a percepire con tanta facilità i miei cambiamenti d’animo. Mi rendo conto che ci sono anche Cho e Abbott, ma non me ne curo, nè tantomeno me ne preoccupo, ora voglio solo capire cosa sta succedendo, anche se una vocina dentro di me mi ha già dato un indizio. Lo affronto diretta e lui non vuole neanche cercare di dissimulare, semplicemente si spiega come fosse la cosa più naturale del mondo quello che ha fatto. Basta, non posso sopportarlo… Mi hai presa in giro per l’ultima volta Jane! Senza neanche rifletterci prendo il bicchiere d’acqua dalla tavola e gli lancio il contenuto in pieno viso.
 
-Che bastardo!-
 
Ripensandoci adesso mi porto una mano alla bocca per non farmi sfuggire una sonora risata. Forse sono stata un po’ dura con lui… anzi no! Se l’è proprio meritata!
 
Corro nella mia camera senza più voltarmi, non posso più guardarlo negli occhi,se lo facessi non potrei restare arrabbiata con lui ancora per molto. Quindi prendo la decisione più difficile della mia vita, mi cambio subito e mi libero di quel vestito che mi sembra lurido in questo momento, immediatamente chiamo un taxi che mi porti all’aereoporto, ora ho solo bisogno di andare via da questo posto, da questa vita che mi pesa, da questi sentimenti che non sono più in grado di controllare. Sento dei passi avvicinarsi alla porta, so che è lui, ma non ho voglia di vederlo, devo scappare, mi manca l’aria… è questo l’effetto di Patrick Jane.
Mi chiama attravero la porta, ma io voglio solo che se ne vada… dire che sono furiosa è dir poco. Parla, ma per me sono parole senza senso; cosa voleva fare? Che io non me ne andassi? Bene, ha ottenuto l’esatto opposto! La verità è che a lui non importa un bel niente di quello che voglio io o di cosa ho bisogno, sono una comodità per lui, mi ha usata come sempre… la mia collera aumenta, e mi fa ancora più rabbia il fatto che non riesca a trattenere le lacrime… è l’ultima volta che piango per te, penso… che stupida che sono. È un egoista.
 
-Sei così preso dai tuoi inganni che non sai più nemmeno come si comporta un normale essere umano! Non ne hai la minima idea!-
 
Sono stata crudele, lo so. Ma ora voglio solo che se ne vada. Lui continua a scusarsi, ma non sa dire altro ed io sono stufa delle sue bambinate. Lo sento sospirare dietro questa porta chiusa che ci separa e poi finalmente va via. Sospiro anche io senza smettere di piangere e torno a preparare i bagagli aspettando il taxi che mi porterà via di qui, che mi porterà via da te.
 
Sono ancora immobile davanti alla finestra scrutando l’orizzonte con sguardo assorto, il ricordo di quei momenti mi tormenta e non mi sono resa conto della lacrima che mi accarezza il viso. La asciugo con la mano come avevo fatto quella sera sotto il porticato della mia vecchia casa, ma oggi sorrido subito dopo, perché oggi tutto ha un sapore diverso, più dolce. So che sono stata dura con lui, ma so anche che forse sono state proprio quelle parole a riportarlo da me… quelle stesse parole che gli avevano lasciato il segno tanto da pronunciarle identiche in quella strana dichiarazione che mi sono trovata ad ascoltare solo qualche ora fa.
Volevo solo liberarmi del peso che provavo e d’impulso avevo chiamato Marcus prima di imbarcarmi. In realtà seduta al 12B di quell’aereo, il mio cuore era ancora più pesante. Avevo sperato involontariamente di vederlo sbucare dietro la fila dei passeggeri al Gate, ma era qualcosa oltre l’immaginabile, anche per Patrick Jane, vederlo camminare tra i sedili dell’aereo.
 
-Eccoti qua-
 
Il solo vederlo mi procura gioia,quasi non ci credo, ma non riesco  a tenere a bada la mia paura; la voce tremante mi tradisce e il panico mi assale.
 
-Che cosa ci fai tu qui?-. Gli occhi già pieni di lacrime che minacciano di uscire nuovamente.
 
-Devo dirti una cosa-
 
No basta, non voglio più ascoltarti, non posso. Mi stai facendo del male, non lo capisci? Non posso più far ruotare tutta la mia vita intorno alla tua presenza. Ho bisogno di staccare la spina, e non so se ne avrò la forza.
 
-Hai ragione. Hai ragione, ho dimenticato come si comporta un normale essere umano. Ho giocato e mentito, e ho ingannato le persone per nascondere i miei veri sentimenti. L’idea di permettere a chiunque di avvicinarsi a me mi fa paura per ovvie ragioni, ma la verità è che…-
 
No ti prego fermati, non dire più nulla… fermati ora che sei in tempo…
 
-Teresa è che…-
 
Ti prego Jane, non puoi farmi questo…
 
-…Non riesco a pensare di svegliarmi sapendo che non ti vedrò più-
 
Oh Patrick… questa è la cosa più bella che potessi dirmi, ma io ho paura…
 
-La verità è che…-
 
Non dirlo, perché se lo dirai non potrò più trattenere queste lacrime.
 
-…È che io ti amo-
 
Non lo ascolto più… la mia testa si è fermata a quella frase e non posso fare a meno di credere che sia la verità, non posso pensare che mi menta su questo… no, non su questo… ho bisogno di aria, di elaborare queste parole… ho bisogno di riflettere, dannazione… ma non ne ho il tempo, richiama la mia attenzione e io non so che fare. Devo mantenere la calma ed andare avanti per la mia strada.
 
-È troppo tardi Jane, è troppo tardi-
 
La guardia areoportuale lo sta portando via e io lo posso solo guardare mentre si allontana urlando che mi ama, attirando l’attenzione di tutti i passeggeri. Sono lusingata ed imbarazzata allo stesso tempo, le lacrime solcano il viso e la donna al mio fianco cerca di rincuorarmi mentre cerco di ristabilire il controllo sulle mie emozioni.
 
Sono di nuovo in questa camera e ripenso a quei momenti senza sapere esattamente quale sia stato l’istante in cui ho davvero deciso di scendere dall’aereo. Credo di aver pensato a lui, al suo sguardo triste carico di lacrime quando gli avevo detto che era troppo tardi, alla sua voce tremante mentre ammetteva di amarmi; ho pensato al peso che aveva dovuto provare e allo sforzo che gli era dovuto costare ammettere la verità ad alta voce. Credo che in fondo, dal momento in cui l’ho visto attraversare quel corridoio, non ho mai avuto dubbi sull’esito che avrebbe avuto questa storia. So solo che da un momento all’altro sono scattata in piedi, ho raccolto le mie cose e mi sono precipitata giù da quel maledettissimo aereo. Non mi importava di cosa avrebbero pensato tutti, di cosa avrebbe pensato Marcus, dovevo solo raggiungere Patrick al più presto.
Mi sono ritrovata fuori dalla stanza di detenzione con una strana calma dentro, quando l’avrei visto avrei capito se avevo fatto la scelta giusta. Incrociare i suoi occhi è stato il mio personale miracolo, l’attimo perfetto in cui sai che tutto è tornato al posto giusto, tutto era esattamente dove doveva essere, Pike a Washington ed io con Jane; era quello il mio posto. Ho sentito finalmente il calore di casa.
Torno con la mente in quella stanzetta poco illuminata e, sentendo ancora le farfalle nello stomaco, mi sento un’adolescente al suo primo amore. Sorrido al ricordo del nostro scambio di battute e allo stesso tempo arrossisco al pensiero delle nostre labbra che si sfiorano. Mi meraviglio della naturalezza con cui sono riuscita ad ammettere di ricambiare i suoi sentimenti; anche se non ho detto apertamente di amarlo, so che lui ha capito quanto ci tenga. Le sue dita mi accarezzano il viso e il mio corpo trema al contatto, ci baciamo ed il mondo intorno sparisce, non posso fare a mento di sorridere quando ci distanziamo leggermente.
 
I miei ricordi vengono interrotti da un rumore alle mie spalle, mi volto e lo vedo lì sulla porta del bagno. La più bella tra le visioni.
 
-Buongiorno amore-.
 
Ecco, ora lo so, non ho più dubbi, è questo il momento perfetto.
 
  
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