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Autore: mamie    14/11/2014    14 recensioni
E se davvero Kei coronasse il suo sogno di mettere su famiglia col suo amato Capitano, come sarebbe la loro vita?
Atmosfera un po' EO.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Yuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA SCELTA DI KEI
 
Era ancora buio quando Kei si alzò e mise la vecchia caffettiera sulla piastra. Nella sua culla il bambino dormiva placidamente, l’uomo sul letto invece si stava rigirando e fra poco si sarebbe svegliato.
Kei amava quel momento in cui le strade erano silenziose, la casa buia e c’era solo lei a guardare fuori dai vetri quella squallida città, una delle tante, tutte uguali, che avevano cambiato come si cambia un vecchio vestito da lavoro.
A volte le pesava quella vita, ma ogni dubbio spariva quando guardava il bambino che le tendeva le mani e la faceva sorridere con le sue faccette buffe. Un anno e già era una piccola peste. Sarebbe diventato un uomo grande e forte come suo padre… se fossero riusciti a sopravvivere.
 
Con le orecchie allenate a cogliere il minimo fruscio, sentì l’uomo che scostava le coperte, i suoi piedi nudi che calpestavano il pavimento freddo fino alla cucina. Non si voltò quando lo avvertì alle sue spalle, lasciandosi poi scivolare dolcemente nel suo abbraccio.
̶  Il caffè è pronto – disse semplicemente.
Non avevano bisogno di tante parole. Bastavano loro i piccoli gesti quotidiani, come a lei era sempre bastato uno sguardo per sapere tutto, per capire tutto.
̶  Grazie.
Nero e amaro, come quei momenti, come quell’alba sporca che strisciava per i vicoli di un’altra città come tante, di un altro luogo dove nascondersi, di un altro giorno da vivere.
̶  Devo andare.
I gesti veloci e sicuri, per vestirsi, che ormai lei conosceva alla perfezione, lo scatto minaccioso delle armi infilate nella cintura, lo sfarfallare nero del mantello che pareva raccogliere nelle sue pieghe gli ultimi frammenti di buio.
̶  Saluta tuo figlio prima di andare via. – Kei sorrise sentendo provenire dall’altra stanza i versetti del bambino che si era svegliato. Lo portò in cucina ancora tutto tiepido e odoroso di sonno.  L’uomo lo prese in braccio con tenerezza, ma il bambino diede in un piccolo strillo di spavento. I genitori risero. Poi il piccolo si quietò e cominciò a tirare i capelli al padre, arrivando ad afferrare con le sue manine quella benda nera che prima l’aveva spaventato e che ora gli pareva un magnifico giocattolo.
̶  Ehi, lasciami in pace piccola peste. Diventerai peggio di tuo padre!
L’uomo sorrideva divertito. Si chinò per baciare Kei sulle labbra. Un bacio rapido, di saluto.
̶  Abbiate cura di voi – mormorò restituendole il bambino.
̶  Anche tu – rispose lei sforzandosi di mostrarsi serena.
La porta era solo un rettangolo di luce appena più chiaro. In un attimo si richiuse e lui era svanito.
 
Kei cominciò a preparare la colazione per il bimbo. Si concesse un attimo di nostalgia pensando alla plancia dell’Arcadia, ai lunghi viaggi fra le stelle, alla paura e all’eccitazione dei combattimenti, alla libertà della sua vita di allora. L’aveva sempre saputo che lui non si sarebbe fermato, che non sarebbe mai sceso da quella nave. Era lei che aveva scelto, per entrambi. Era lei che aveva deciso di vivere in quel modo quieto e anonimo, dove le sue apparizioni erano una gioia immensa e le sue partenze inevitabili tristezze. Aveva imparato a convivere con la paura di non vederlo più tornare.
“Io sono un pirata. Non morirò nel mio letto” le aveva detto una volta. Gliel’aveva detto serio, guardandola negli occhi, per essere sicuro che lei capisse. E lei aveva capito. Ci sono doveri che stanno al di sopra dei propri desideri. Ci sono ideali che vanno al di là della propria vita.
L’amore fa fare strane cose, pensò, mentre il piccolo le si aggrappava al collo spingendo il suo naso tiepido nell’incavo morbido tra i seni.
Non si sarebbe mai pentita della sua scelta. Mentre il primo raggio di vera luce batteva sul tavolo trasformando in oro la polvere di quella stanza come tante, Kei sorrise.
 
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NdA: non me ne vogliano tutte coloro che dipingono graziosi quadretti familiari per il nostro amato Capitano; adoro le loro storie, vado in brodo di giuggiole quando le leggo, ma se proprio dovesse mettere su famiglia io li vedrei così ;-).
  
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