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Autore: Ikki95    14/11/2014    0 recensioni
[dal capitolo 1]
Tirò fuori dalla bisaccia 3 monete d'argento. Questo è ciò che andava pagato per la cena e la sistemazione. Le porse alla donna dietro al bancone.
"Sicuro di non voler rimanere?" chiese la locandiera di fronte a lui.
"No, grazie, è meglio che riparta subito."
(...)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. Eleryn strinse a sè Sylvie, inesorabilmente trafitta da quella appuntita lama di ghiaccio. Perdeva sangue dalla bocca. Jelson sorrideva beffardamente.
"Ben le sta a quella stronza."
"Sylvie... Ti prego, no... Non lasciarmi così, non farlo..." Il giovane iniziò a piangere, e le sue lacrime cadevano sul viso della ragazza. "Mi dispiace per come ti ho trattata, io... Io non volevo... Dobbiamo salvare tuo fratello, ci siamo così vicini, non andartene, ti prego, no..." Eleryn si strinse a lei con tutta la sua forza, accarezzandole dolcemente i capelli. Una mano gli toccò dolcemente il volto.
"Non piangere..."
Eleryn aprì gli occhi e guardò Sylvie. "Tu... Sei viva! Oh santo cielo, grazie, grazie, grazie!" Le stampò un bacio sulle labbra. Sylvie sorrise.
"Eleryn, io sto morendo..." L'espressione del mago s'incupì di nuovo. "Ma c'è una cosa che devi sapere..."
"Sylvie, non sforzarti, ti prometto che..."
"Shh shh shh..." La giovane lo interruppe dolcemente toccandogli la bocca con un dito e, accarezzandogli il volto, iniziò a confidarsi con lui. "Io ero in combutta con quel bastardo, è vero... Ho fatto cose terribili delle quali mi pento e che non avrei mai voluto fare, tutte per salvare mio fratello..." Si fermò un momento per riprendere fiato "Ma da quando ti ho incontrato ho capito perfettamente di avere sbagliato... Avrei desiderato conoscerti in una situazione diversa, ma a volte il destino è beffardo, perdonami..." Gli sorrise, mentre lui singhiozzava disperato. "Ma c'è un'ultima cosa che voglio fare per te, prima di dirti addio..." Con le ultime forze residue estrasse un pugnale dalla cintura. "Hai il medaglione?"
"Si, l'ho qui con me..." Eleryn lo prese e glielo mostrò.
"Bene... Devi sapere che origliando Jelson ho scoperto che non può essere utilizzato per rimuovere la maledizione sui nostri cari... A meno che qualcuno non si sacrifichi donando la sua anima a questa causa..."
"Cosa? Bastarda ladra... Tu... Tu hai osato spiarmi? Non ti meriti di meno che una morte sofferente!" Jelson scagliò un potente dardo di energia in direzione della coppia, il quale incocciò contro un muro invisibile e si dissolse. "Come è possibile?" Commentò stupito il maestro "Una barriera? Maledetto..."
Il giovane magò gli lanciò una sguardo infuocato che sembrava dire "A te penserò dopo." Si voltò nuovamente verso Sylvie.
"Eleryn, io... Voglio veramente che tu salvi tua sorella, quindi ho deciso di... Fare del bene, per una volta..."
"Sylvie, no... Non farlo..."
"Ho già deciso, non fermarmi, per favore... Non rendermi tutto più difficile..." Gli sorrise dolcemente "Eleryn... Ti amo..." La giovane si trafisse il cuore con il pugnale. Morì sorridendo tra le braccia del suo amato. Eleryn la guardò in silenzio, a bocca aperta, per un lungo attimo, dopodichè le diede un bacio sulle labbra e le chiuse gli occhi. Poi la abbracciò.
"Sylvie... No... Diavolo... Perchè è dovuto succedere a noi...? Non ti dimenticherò, il tuo sacrificio non sarò in vano..."
All'improvviso, dal medaglione che il giovane aveva rubato a Jelson proruppe una luce radiosa, abbagliante. Esso iniziò a fluttuare da solo a mezz'aria per un po', dopodichè sembrò ricevere del potere dal corpo esanime di Sylvie. Che il rituale avesse funzionato? Quando ricadde a terra, Eleryn lo raccolse e se lo mise in tasca. Si alzò lentamente in piedi; spada nella mano destra, bastone nella sinistra. Guardò Jelson in un modo in cui non aveva mai guardato nessun altro prima d'ora. Al suo Maestro venne un brivido sulla schiena. Un brivido di paura.
"Eh eh eh... Ha avuto quello che si meritava, non credi? Così impara a tradirmi e a mettersi contro di me. Cosa c'è? sei arrabbiato? Uccidimi, se ne sei in grado."
Eleryn scattò verso di lui nel tentativo di colpirlo e le loro lame si incrociarono.
"Tu non puoi battermi." Jelson sorrise lievemente, quasi a sfidare il suo rivale.
"Io ti ammazzerò, bastardo." Il vecchio maestro quasi si sorprese di sentire quelle parole, ma più che altro aveva visto in Eleryn una determinazione che prima non aveva, come se lui avesse superato l'iniziale timore reverenziale.
Il combattimento si fece più acceso, i colpi di Eleryn più potenti, più veloci, più precisi. Jelson iniziava a sudare freddo; non sapeva come contrastarlo. Dopo poco fu all'angolo, disarmato e con una lama puntata alla gola.
"Ehi, ehi, Eleryn, ascoltami, per favore..." Con la mano aperta faceva segno al suo allievo di aspettare, di dargli tempo.
"Non provarci nemmeno. E' finita, hai perso."
"Stammi a sentire, Io... Sono pentito... Ti ricordi di quando eri piccolo ed io t'isegnavo la magia? Ecco, io vorrei ritrovare quei momenti, ricominciare una nuova vita... Mi dispiace se la tua amica è morta, io non volevo colpirla... E' stato tutto un grosso sbaglio..."
"Stai zitto, Jelson. Tu per me non conti più nulla."
"Ti prego, risparmiami..." Il maestro iniziò a piangere. Eleryn ebbe un attimo di esitazione ed abbassò leggermente la lama, togliendola dalla gola del rivale. Jelson passò la mano sinistra sull'estremità arrotondata del bastone e lo impungò con la stessa subito dopo, velocemente.
"Ci sei cascato, sei proprio ingenuo, Eleryn!"
Puntò il bastone verso l'allievo, il quale fu respinto via come da un campo di forza invisibile. Il giovane sbattè la schiena contro il muro sito dalla parte opposta della stanza e si ritrovò seduto a terra. "Sei proprio un idiota." Si ripetè. Jelson si alzò in piedi.
"Bwahahah! Hai davvero pensato che potessi perdermi nei ricordi? Sei rimasto tale e quale a come eri, un piccolo ed insignificante fanciullo a cui è stato donato un potere troppo grande per lui. Addio."
Un grande raggio nero come la notte scaturì dal bastone di Jelson in direzione di Eleryn. Il giovane si rimise in piedi di scatto, quasi inaspettatamente.
"No, ti sbagli, Jelson. Io non sono più come ero una volta. Sono cresciuto, e ti ho superato, che tu lo voglia o no. Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a mia sorella, al Re, a me e soprattutto a Sylvie." Anche Eleryn puntò il bastone verso il suo maestro, e dalla punta di esso fuoriuscì un luminoso raggio bianco. Quando i due poteri s'incrociarono l'esplosione fu tremenda. I due contendenti resistettero alla forza che li respingeva indietro e continuarono ad impugnare i bastoni l'uno contro l'altro. L'esito della battaglia era incerto. In un primo momento sembrò prevalere Eleryn, subito dopo Jelson, e così via. Il giovane mago chiuse gli occhi e pensò al passato.
"Devi cercare di concentrare i tuoi poteri in un unico punto del bastone e visualizzare nella tua mente l'incantesimo che vuoi eseguire." Le parole del maestro gli vennero subito alla mente e cercò di fare come gli era stato insegnato. Strinse la staffa e focalizzò con precisione millimetrica l'estremità superiore del bastone dalla quale fuoriusciva il suo potere, cercando di incanalarlo esattamente in quel punto.
"... Cos'è questa forza? Cosa sta succedendo? Possibile che... No, no, no...!"
La parte oscura dell'incantesimo venne come inghiottita da quell'enorme potere che Eleryn stava utilizzando.
"Me lo hai insegnato tu, Maestro, ricordi? Sei stato tu ad insegnarmi tutto! E' arrivato il giorno in cui io... Ti supererò!"
"No... Questo... Non deve... Succedere..."
Un grande bagliore si propagò per tutta la stanza; poi una esplosione. Dopodichè, il silenzio.
 
Due corpi erano riversi a terra; una figura si stagliava invece in piedi. Il bastone da mago, lasciato cadere a terra, rotolò a qualche centimetro di distanza dai suoi piedi. Eleryn strinse i pugni abbandonando anche la spada. Poi piano piano si chinò fino a trovarsi in ginocchio. Pianse. Pianse come non aveva mai fatto prima. "Perchè... Perchè mi hai abbandonato...? Sylvie..." Il giovane si avvicinò al corpo della giovane donna e le mise le mani sotto alla schiena, avvicinandola a sè. "... Anche io ti amo..."

Dopo che si fu ripreso, Eleryn prese il corpo di Sylvie in braccio e si avviò ad informare le guardie reali dell'accaduto ed esse si occuparono del corpo di Jelson. Erano anche loro incredule, ma per fortuna il titolo di Arcimago garantiva al giovane più credibilità di quella di cui godeva il cancelliere. Tutto ciò che importava ad Eleryn adesso era di non far sì che il sacrificio della sua amata non risultasse vano. Salì qualche rampa di scale e si diresse verso le stanze private del re con il cuore colmo di speranza. Le guardie di ronda vicino alla camera da letto reale lo riconobbero subito e lo fecero passare, solerti e veloci quasi come se vedessero nell'uomo uno sguardo che non ammetteva repliche. Eleryn vide il suo vecchio amico, Sylveon, giacere immobile nel suo letto, le braccia stese lungo i fianchi e la carnagione d'un pallore fuori dal comune. I dipinti che ritraevano il Re assieme a suo padre erano disposti nella stessa identica posizione che avevano prima che egli fosse maledetto. Adagiò delicatamente il corpo di Sylvie ai piedi del letto e strinse forte il medaglione. Non sapeva che cosa doveva fare con quell'oggetto, nessuno glielo aveva detto. Cercò di convogliare tutto il suo potere magico in quell'artefatto come aveva fatto durante la battaglia con Jelson, ma non accadde nulla. Ci riprovò ancora, questa volta più a lungo, facendo uno sforzo tale che arrivò a sudare anche solo per aver pensato intensamente. La disperazione iniziò a farsi strada in Eleryn. "No... Non è possibile... Che fosse tutto un inganno...? Che Jelson temesse di essere spiato e abbia mentito...? Che cosa devo fare...?" I suoi occhi cercarono istintivamente il volto senza vita della ragazza. "Sylvie... Perchè non sei qui a consigliarmi...?" D'un tratto il medaglione iniziò da solo a fluttuare a mezz'aria, proprio come successo poco prima, ed una luce calda, lenitiva, inizò ad investire il corpo del Re, dolce ma decisa. La sua carnagione riprese poco a poco il suo colorito normale e, come d'ncanto, Sylveon aprì gli occhi.
"Ma... Maestà...!" Eleryn si gettò al collo del Re per la gioia.
"Sua Maestà si è svegliato! Il Re è vivo!" Una guardia vide l'accaduto e si affrettò a portare la buona novella per tutto il castello. "Il Re si è svegliato! Che tutta Roian lo sappia! Il Re si è svegliato!"
"Che cosa? Scherzi?" Gli domandò un passante.
"Non potrei essere più serio di così! Fatelo sapere a tutti, l'incubo è finalmente finito!"
La notizia corse veloce, per le strade della città, nei negozi, nei campi, fin nei villaggi limitrofi. E fu una gran festa.
"Eleryn... Tu... Mi hai salvato?"
"No, Maestà..." Disse il mago guardandolo negli occhi. "E' tutto merito suo." Indicò Sylvie.
"Raccontami."
Eleryn annuì. I due parlarono a lungo di ciò che era successo e al Re furono svelati i biechi piani di Jelson per appropriarsi del potere.
"Jelson... Proprio lui che ti era così vicino... Devi essere distrutto." Commentò Sua Maestà dopo aver sentito la storia.
"Al contrario, vostra altezza. Per quanto riguarda quel fatto sto bene. Ma lui mi ha portato via la cosa più bella che avevo trovato durante il mio viaggio." Gli occhi del mago si intristirono "Adessp, però, devo andare a salvare mia sorella." Eleryn si alzò dal letto sul quale si era seduto per parlare con Sylveon. "La prego, si occupì lei di Sylvie, e faccia come le ho detto..."
Il Re annuì. Aveva una espressione dolce e rassicurante. "Sta' tranquillo."
Eleryn uscì dal castello e subito dopo dalla città e si diresse verso Azealel, piccola quanto povera cittadina a meno di un'ora di cammino da Roian dove un tempo abitavano i suoi genitori e dove era rimasta sua sorella.
"Guardate! E' Eleryn! E' il nostro eroe!" La notizia doveva essersi diffusa molto in fretta, poichè tutti lo accolsero festosi. Sembrava che i problemi di quella gente fossero scomparsi all'improvviso. Terra arida e diffilmente coltivabile, scarsità d'acqua, fame... Tutto dimenticato grazie a ciò che Eleryn aveva fatto. Si sentiva felice per i sorrisi che vedeva sui volti delle persone. Ringraziò tutti e si avviò verso la piccola casa dove sua sorella giaceva. Era modesta e costruita in legno, proprio come le abitazioni di Sahabata, così come modesto era il letto dove la sorellina giaceva. Era piccola e molto graziosa, la pelle liscia ed intonsa ma purtroppo pallida, proprio come quella del Re. I lunghi capelli riuniti in un'unica treccia che le terminava cadendo sul petto, e quegli occhi azzurri che Eleryn si ricordava distintamente ma che si rammaricò di non poter vedere subito. Si sedette accanto a lei e le strinse la mano.
"Ci siamo, sorellina..." Pensò intensamente a Sylvie e all'amore che provava per lei, e così la magia si ripetè. Il medaglione prese a fluttuare ed una luce irradiò la ragazzina. Anch'essa aprì gli occhi e subitò cercò un volto familiare accanto a lei.
"Eleryn..."
"Mera... Sei viva..." La abbracciò "Ti voglio bene, sorellina mia..."
"Sei tornato... Tu mi hai salvato la vita, fratellone..."
Si... Si, Mera, sono tornato... Te lo avevo promesso, ma tu non potevi sentirmi..."
I due piansero. E poi risero, scherzarono come se nulla fosse accaduto. Eleryn le raccontò tutto, della maledizione, di Sylvie, del viaggio, di Jelsen e del Re. Parlarono a lungo. Dopo un paio d'ore, nelle quali Eleryn aveva fatto fare un bagno caldo a Mera e l'aveva aiutata a vestrisi con gli abiti più eleganti che lei possedeva, la prese per mano e se ne tornarono entrambi a Roian. Il Re aveva predisposto tutto per una grande celebrazione in onore di Eleryn.
"Eleryn, eccoti! Ti stavo aspettando!"
"Vostra Maestà..." Il giovane s'inchinò al cospetto del Re. "Avete fatto quello che vi ho chiesto?"
"Non perderti in queste formalità, Arcimago. In fondo, mi hai salvato la vita. Comunque si, lei ha trovato la sua eterna dimora nel mausoleo Reale, nella parte dedicata a coloro che maggiormente si sono impegnati per mantenere salda la pace ad Alasteria. Vai a salutarla quando vuoi, il popolo ti aspetterà per celebrare il suo paladino."
"Grazie, Maestà... Lei è un grande Sovrano."
Mera strattonò leggermente la manica di Eleryn ed ella lo guardò con quei suoi due occhioni teneri.  
"Fratellone, adesso staremo sempre insieme?"
"Si, Mera. Sempre insieme. Ma c'è ancora una cosa che devo fare, potrai aspettarmi solo qualche ora?"
"Certo che posso, ma fai attenzione, e torna presto."
"Non preoccuparti." Le baciò la fronte e fece per andarsene, lasciandola nelle mani di Sylveon.
"Fratellone..."
"Si?"
"Mi sarebbe piaciuto avere anche una sorellona..."
"Anche a me sarebbe piaciuto, anche a me..."
Eleryn uscì di nuovo da Roian. Fuori dalla città c'era un cavallo che il Re gli aveva fatto mettere a disposizione direttamente dalla migliore stalla della città. Il giovane spronò l'animale ed esso iniziò a galoppare veloce per le grandi strade di Alasteria, in direzione del piccolo villaggio dove si trovava il fratello di Sylvie. Per fortuna il Re conosceva il padre della giovane avendo frequentato assieme l'accademia per soldati del regno, dunque sapeva dove erano andati ad abitare dopo che l'uomo si era sposato. Arrivato a destinazione, Eleryn non ci mise molto a farsi indicare dagli abitanti del villaggio dove si trovava il fratello di Sylvie. Arrivò al suo capezzale e lo vide. Giaceva nello stesso stato nel quale si trovavano sua sorella e Sylveon. Il ragazzino aveva gli stessi lineamenti dolci della sorella, ma era molto diverso rispetto a lei. Eleryn non perse tempo e si concentrò nuovamente sull'immagine dell'amata tenendo in mano il medaglione. Con la stessa identica procedura delle altre due volte, una luce si sprigionò da esso e risveglio il ragazzino.
"Cosa succede... Dove mi trovo...?"
"Sei vivo, non preoccuparti. Sono un tuo amico."
"Sylvie... Dov'è la mia sorellona...?"
"Lei è... è..." Eleryn dovette raccontare tutto anche a lui. Se lo meritava. Forse quel ragazzino era uno dei più colpiti di tutta la vicenda. Era rimasto solo al mondo. Almeno lui aveva sua sorella, quel ragazzino invece no; non aveva niente.
"No... Non è possibile..." Le lacrime iniziarono a venir fuori dagli occhi del piccolo. "Tu menti... Menti... MENTI! MIA SORELLA NON E' MORTA!" Iniziò a prendere a pugni Eleryn, colpendolo su una spalla con tutta la forza che aveva in corpo. "NON CI CREDO, NON VOGLIO CREDERCI! LEI NON E' MORTA, NON LO E'!"
Il giovane mago lo fermò e lo abbracciò.
"Vorrei anche io che non lo fosse. Vorrei poterti dare una mano, vorrei poterti aiutare, tenerti con me, sostenerti... Ma non posso, io non sono lei, non posso fare nulla più di quanto io non abbia già fatto..."
La testa del piccolo era oramai sprofondata nel petto di Eleryn, e la rabbia si era tramutata in dolore.
"Devi cercare di andare avanti... Credimi, non sarà facile, ne so qualcosa... Tieni il suo ricordo vivo ogni giorno che passa, non dimenticarti mai di lei e traine la forza per alzare sempre la testa... Sei il benvento a Roian, la Capitale, ogni volta che vorrai... Chiedi di Eleryn. Sarò lì se avrai bisogno, va bene? Ogni volta che vorrai."
Il ragazzino annuì lievemente tra un singhiozzo e l'altro. Eleryn continuò a stare con lui per un altro po' fino a che non si fu calmato. Chiacchierarono del viaggio che il giovane mago aveva dovuto fare, ed Eleryn incominciò a raccontargli qualche storia.
"... E così tua sorella mi ha salvato da un branco di lupi affamati. Straordinario, vero?"
"Uao, forte! La mia sorellona era fortissima! Da grande voglio diventare bravo come lei!"
"Ahahah, sono sicuro che ce la farai, Kely! Diventerai un bravissimo guerriero!"
"Io voglio diventare un arciere! Voglio essere il più bravo con l'arco! Così potrò diventare più forte della sorellona!"
"Se ti vedesse, sarebbe fiera di te." Gli accarezzò la testa "Adesso devo andare, mi aspettano a palazzo. Prometti che verrai a trovarmi?"
"Ogni giorno! Grazie per quello che hai fatto... La mia sorellona aveva scelto proprio bene!"
Eleryn si alzò dal letto e sorrise imboccando la porta.
"... Starò solo per sempre?"
Il mago si voltò. "Cosa?"
"Starò solo per sempre, Eleryn? Dimmi la verità..."
Gli prese la mano. "No, non pensarlo. Tutti, qui al villaggio, si sono preoccupati per te e hanno cercato di aiutarti, e continueranno a farlo. Io sarò sempre lì per te e così lo sarà il Re. E soprattutto Sylvie..." Eleryn si avvicinò a Kely e gli toccò il petto. "Lei non ti lascerò mai solo, sarà per sempre lì."
"...Grazie Eleryn. Anche tu non sei male..." Trattenne a stento le lacrime.
"Addio, Kely. Rendi fiera tua sorella."

La festa era stata magnifica. Due giorni di celebrazioni con numerose attività e giochi di ogni tipo. Un sontuoso banchetto accompagnato da canti e balli d'ogni sorta, una corsa con i sacchi per i bambini ed una gara di tiro con l'arco. Eleryn aveva seduto al fianco del re durante il banchetto e si era divertito come non lo faceva da settimane. Finalmente il regno poteva di nuovo aspirare alla pace, adesso che tutto si era risolto per il meglio. Adesso il giovane era in piedi davanti alla lapide di Sylvie, all'interno del mausoleo Reale. Aveva un mazzo di rose rosse in mano.
"Ehm... Ecco, sono un po' emozionato, ma volevo che tu avessi queste... Sai, fino ad ora non ti avevo mai fatto una dichiarazione seria, ma credo che sia il momento di farlo!" Eleryn posò i fiori sul terreno. "Volevo solo dirti che ti amo, Sylvie. Ti amo da morire. E se pensi che io sia pazzo, tu che mi guardi da lassù, a parlare ad un mucchio di terra davanti ad una lapide, sappi che non lo sono. So perfettamente che non sei più con me, eppure voglio che tu ci sia. Voglio che tu ogni giorno mi pensi come io penserò a te. Vivremo la nostra storia d'amore anche se siamo in due posti diversi, ti va? Sai, tuo fratello ti assomiglia davvero molto, come carattere. Mi ricorda te in tutto e per tutto. Vorrei che tu avessi conosciuto mia sorella, e anche lei lo avrebbe voluto. Chissà, magari avremmo potuto vivere assieme a loro e poi un giorno avere un bambino tutto nostro. Ah, ma che dico, tu non sei tipa da bambini! Una ladra come te! Ma sono certo che ti avebbe fatto piacere, amore. Saresti stata una brava mamma, dolce e premurosa come lo sei stata con me. Adesso ti lascio riposare... Ciao Sylvie, a domani. Ti amo. Non ti dimenticherò mai."


 
Spazio dell'autore: ... Ed eccoci finalmente alla fine! ^^ Spero che questo ultimo capitolo vi faccia commuovere almeno un pochino, cosa che è successa a me scrivendolo ç.ç Forse ho tirato un po' via la parte finale, ma tant'è, la storia si era oramai conclusa ed era inutile tirarla per le lunghe. Fatemi sapere che cosa ne pensate e grazie per aver letto! ^^
Vi lascio i link delle altre mie fic:
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http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2899972&i=1
  
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