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Autore: Yume no_Hana    14/11/2014    1 recensioni
E se Chihiro non fosse morto dopo che Mondo l'ha colpito? E se i protagonisti pensassero lo stesso che lui sia morto?
*I personaggi sono OOC per la storia, la stessa cosa succede anche con alcuni fatti.*
*MODIFICATA DAL TERZO CAPITOLO*
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fujisaki Chihiro, Kirigiri Kyouko, Oowada Mondo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Quarta Parte- Omicidio

Non ricordavo nemmeno più come fosse la mia camera, eppure erano passati pochi giorni, che secondo il mio punto di vista però erano solo poche ore. Mi sdraio sul letto, iniziando a pensare a tutto ciò che avrei potuto usare come arma, ucciderlo è il mio pensiero fisso.
Senza nemmeno accorgermene mi appisolo, mentre ancora nella mia mente elaboro l'omicidio. Qualcuno bussa alla porta, svegliandomi, e mi alzo per andare ad aprire la porta, controllando l'orologio. Sono quasi le dieci di sera, ho passato circa due ore addormentato.
"Fujisaki-san, noi stiamo andando a mangiare, visto che prima non abbiamo potuto. Vieni?"
Naegi-kun me lo chiede senza guardarmi, gli occhi fissi al pavimento, ma comunque cerca di accennare un sorriso. Vicino a lui, Asahina-san e Oogami-san rimangono immobili, salutandomi con un cenno della mano e un sorriso malinconico. Asahina-san tiene una mano sulla spalla di Naegi-kun in un gesto affettuoso. La morte di Kirigiri-san, così come quella di Enoshima-san, di Maizono-san e di Kuwata-kun, ha lasciato un piccolo vuoto. Vedere qualcuno morire è una cosa che a nessuno dovrebbe succedere, ti lacera dentro, come se qualcuno ti spezzasse le ossa una ad una. Il dolore che si prova è qualcosa che nessuno riuscirebbe a descrivere nemmeno con le lacrime. A me però non ha lasciato niente, i miei occhi hanno visto tutto ciò che è successo, ma il mio cuore non ha sussultato nemmeno un secondo.
Che sia diventato un mostro?
"Allora, vieni con noi, Fujisaki-kun?" mi riscuote dai miei pensieri Asahina-san, gli occhi vispi coperti da un velo di tristezza. Annuisco, chiudendomi la porta alle spalle e sistemando la fasciatura che, essendomi dimenticato di cambiare, è sporca di sangue. Lentamente, ci dirigiamo verso la sala da pranzo, da cui proviene un buon odore. Al tavolo ci son tutti quanti, qualcuno ha anche iniziato a mangiare il cibo che si trova davanti.
Solo quando siedo al mio posto, mi rendo conto che tutti mi stavano fissando e che hanno abbassato lo sguardo subito dopo. L'unico che non l'ha fatto è Owada-kun, dalla mia posizione si nota benissimo, ma non credo che a lui interessi se lo vedo o no. Non ho ancora deciso cosa fare con lui, ci penserò al momento. Lui deve morire entro stasera. Penso sia meglio non far vedere le mie emozioni, quindi mangio tranquillamente alcuni pezzi di pane, lanciando solo qualche occhiata verso di lui quando è distratto. La cena risulta molto silenziosa, se non si contano le chiacchere di Yamada-kun e frasi come "Mi passi il sale?". Finiamo in fretta perchè tutti vogliono andare a dormire, fingere che tutto questo sia un incubo e che domani si sveglieranno nelle loro case. Ma, ehi, questo non è un sogno, domani non resusciteranno coloro che son morti, non usciremo da qui!
Mi accorgo che gli unici rimasti in sala da pranzo siamo io e Owada-kun, gli altri si son volatilizzati uno dopo l'altro. Lui dev'essere rimasto perchè stava aspettando che rimanessimo soli per parlare.
"Ecco, Fujisaki..." lascia la frase in sospeso, la tensione si sentirebbe come un macigno sopra di me se non fossi troppo occupato a non saltargli addosso e piantargli la forchetta che ho in mano nella gola. Alza la testa, facendo incontrare i nostri occhi, ma io mi volto subito.
"Scusa per ciò che ho fatto, non so cosa mi sia preso. Quando tu hai detto che ero il più forte mi è venuto in mente mio fratello e la gelosia mi ha accecato."
Ma davvero si sta scusando? Lo sta facendo veramente?! Inizio a ridere in un modo quasi isterico, tenendomi la pancia e cadendo in ginocchio. Sono certo che lui mi stia guardando scioccato, ma non riesco a smettere di ridere. Davvero pensa bastino solo quattro parole in croce?
"Come sei ingenuo, Owada-kun."
Mi asciugo gli occhi lucidi con il dorso della mano, rialzandomi. Lui tiene gli occhi spalancati, in un espressione confusa. Il pensiero che per lui bastassero solo le scuse mi fa di nuovo iniziare a ridere come un pazzo.
"Fujisaki, che ti prende?" deglutisce, facendo un piccolo passo indietro. Prendo un grande respiro prima di parlare, se non lo facessi son sicuro che mi metterei ancora a ridere. Lui sembra rilassarsi un poco, ma dalle spalle si capisce che è all'erta, pronto a scattare da un momento all'altro.
"Owada-kun, esistono delle cose per cui le scuse non bastano, quasi uccidermi è una tra queste." il mio tono di voce è calmo, come se stessi parlando di una cosa normale. Beh, nell'Accademia parlare di omicidi sembra più frequente che parlare di cosa mangiare a cena. Deglutisce ancora, mi pare anche che stia rabbrividendo, ma rimane immobile. Gli occhi, seppur spaventati e tristi, dimostrano decisione. Apre le braccia, come per invitarmi a fare un passo verso di lui, e stavolta son sicuro che i brividi lo scuotano. Sospira pesantemente.
"Che intendi fare?" gli chiedo, stavolta la rabbia ha il sopravvento, facendomi stringere i pugni e conficcare le unghie nei palmi. Forse sto anche urlando, ma la rabbia non mi fa ragionare. Lui sussurra qualcosa, tipo un "Fai quello che devi" ed ecco che la miccia si accende. Mi avvento su di lui, prendendo il coltellino che ho usato per mangiare e lo trafiggo appena sopra il pomo d'adamo, facendolo mugugnare. Cade all'indietro, io sopra di lui, ed estraggo l'arma, delle goccie di sangue scendono lungo la lama, gocciolando sulla sua maglietta e sporcandola, mentre i suoi occhi si fanno quasi lucidi e sento i suoi polmoni cercare aria disperatamente. Ma non oppone resistenza, insomma, basterebbe un movimento e potrebbe buttarmi contro la parete, ma non lo fa. E non credo sia solo perchè l'ho ferito. Prendo l'impugnatura del coltello con entrambe le mani, i lati della mia bocca si rivolgono verso il basso, in un piccolo broncio. Glielo punto ancora alla gola, facendo in modo che gli trafigga il collo completamente, facendogli provocare uno spasmo. Ma ancora non reagisce, anzi, mi rivolge un debole sorriso. Sgrano gli occhi, mentre mi sento bruciare dalla rabbia.
"COME OSI SORRIDERMI?!" continuo a trafiggerlo ripetutamente, ad ogni colpo nuovo sangue cola dalle ferite, ma lui continua a sorridere in modo malinconico, gli occhi già assenti "PERCHE' NON SOFFRI? PERCHE'? PERCHE'? COME PUOI ACCETTARE COSI' CHE TI UCCIDA?"
Non mi sono nemmeno accorto che sto piangendo fino a quando non sento le energie abbandonarlo. Mi alzo lentamente, buttando il coltello accanto a quello che ormai son sicuro sia un cadavere. Tengo gli occhi semi-chiusi, camminando lentamente verso il lavandino che si trova in cucina. Mi pulisco le mani dal sangue e cerco di prendere l'asciugamano per asciugarmele, ma cade sul pavimento. Mi inchino per raccoglierla, ma non riesco ad afferrarla saldamente, mi scivola dalle mani ancora e ancora. Confuso, le osservo, accorgendomi che tremano. Le caccio nelle tasche della felpa, stringendo l'interno più forte che posso, quasi facendomi provare dolore. Esco dalla cucina, dirigendomi con passo spedito verso la porta. Un secondo prima di aprire la porta, guardo il cadavere un'ultima volta. Guardandolo, la rabbia non è più così forte, son maggiori la tristezza e la pena che provo in questo momento. Non so se quest'ultima la provo più per me stesso o per lui.
"Stupido orgoglioso, Mondo." sussurro, credo anche mi sia scesa un'altra lacrima.
  
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