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Autore: Soul of the Crow    15/11/2014    1 recensioni
Questa long è il sequel de "L'Avvento del Sole Nero".
Ci troviamo nella serie di IE GO CS: l'El Dorado e la Feida stanno distruggendo il Giappone, e come era successo anni prima con il Fifth Sector e la Confraternita del Sole Nero, un'altra forza si dovrà mettere al lavoro per far tornare le cose come dovrebbero essere.
Servirà l'aiuto degli ex Emissari del Sole Nero, e tra viaggi nel tempo e nuovi personaggi, saranno svelate anche nuove notizie riguardanti la Confraternita del Sole Nero: un esperimento avvenuto alla nascita della Confraternita, ma risultato troppo pericoloso da poter essere portato a termine, potrebbe tornare a galla e qualcuno sarà costretto a compiere una scelta...
Per i dettagli, vi aspetto dentro.
Buona lettura.
Genere: Fantasy, Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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- Il luogo di cui parlo… è il futuro. È da lì che noi abbiamo avuto la possibilità di arrivare in quest’epoca. -
Kaori sapeva che ciò quella frase avrebbe riportato nuovamente a galla ciò che avevano suscitato le sue precedenti parole (sorpresa, stupore, stizza e forse un certo disgusto e ancora la voglia di non credere a qualcosa fin troppo lontana dalla loro capacità di comprendere), così come trovava più che naturali le reazioni delle sue compagne: Hiroae continuava a tenere gli occhi bassi e a tormentarsi le mani, mentre Erika e Isako si stringevano le mani l’un l’altra in attesa della risposta del Lord. Il corvino non lasciava trasparire alcuna emozione dai suoi occhi… Quei freddi specchi color cielo invernale sembravano aver perso il guizzo della ribellione che avevano mostrato fino a qualche attimo prima. Che fosse per il destino che lo avrebbe atteso in ogni caso? Presto lo avrebbe scoperto.
Allo stesso modo, le pareva normale la compostezza che cercavano di mantenere gli uomini davanti a lei malgrado si fossero lasciati coinvolgere dal significato di quella frase e dalla confusione che portava con sé: chi governa deve cercare di mantenere i nervi saldi e pensare a mente lucida. Spesso lasciarsi coinvolgere troppo dalle emozioni del momento può causare problemi… Un po’ come stava cercando di fare il loro leader Phoenix: doveva ammettere che finora aveva giocato bene le sue carte, senza mai trattarli alle strenue di schiavi o bambole atte ad eseguire un qualsiasi ordine come faceva Pandora, ma Kaori credeva di aver rovinato in parte ciò che l’uomo aveva in mente con la sua ultima mossa… Beh, avrebbe trovato un modo per spiegargli come stavano le cose una volta usciti da lì.
Da parte sua Nobunaga, non essendosi perso una sola di quelle parole, non poteva dire che quell’ultima frase non lo avesse leggermente colto di sorpresa dato il discorso che la aveva preceduta, e le reazioni dei suoi uomini che riusciva a leggere perfettamente non erano inadatte a quel contesto; anche quelle delle accusate non erano fuori luogo, tranne per quella della ragazza con la crocchia: vi era paura nei suoi occhi -gli era comunque poco chiaro se quel sentimento fosse rivolto unicamente a sé stessa o anche ai suoi compagni-, ma non vi era una traccia di ombra nel suo sguardo; il suo discorso era frutto di un’attenta pianificazione, ma la decisione con cui aveva parlato non celava dubbi o malizia negli intenti.
Finora questa sua capacità di saper leggere le mosse dell’avversario gli era tornata utile e sembrava non avesse fallito nemmeno con le accusate, ma mancava ancora qualcosa:
- Così voi provenite da un’epoca lontana da questa... -
Kira annuì leggermente.
- Se le cose stanno davvero così, preferirei avere un’ultima prova al riguardo. -
Ci fu uno strano guizzo negli occhi di lei: “Ultima prova eh? Quindi finora ha solo esaminato ciò che ho detto e le nostre reazioni in questi pochi minuti, e ha già elaborato una conclusione?” pensò lei, guardando più attentamente lo shogun: “Mh. Forse non è così strano che sia considerato uno dei Supremi”.
- Se provenite davvero da un’epoca futura, sarete senz’altro a conoscenza di un determinato fatto su cui desidero una risposta. -
La tensione tra le ragazze non era però cessata, ma ora si sentivano comunque più tranquille nell’aver constatato come aveva reagito il Lord all’ultima parte del discorso della loro amica; la diretta interessata fece un altro cenno con la testa per dire che era pronta.
- Da lungo tempo, un pensiero occupa costantemente la mia mente: il raggiungimento del mio obiettivo ultimo... Tuttavia, non sono sicuro che riuscirò a portarlo a termine. Pertanto vi chiedo, io, Oda Nobunaga, riuscirò ad unificare e governare questo paese? -
“Ecco svelato il dubbio di cui ci ha parlato il libro…” disse tra sé e sé Kira curandosi di non farsi sentire dal suo interlocutore. Come aveva detto lui però, loro sapevano come stavano le cose: tanto valeva svelarglielo e vedere se avrebbe mantenuto la sua imperturbabile calma.
- Mi dispiace dirvelo, ma Oda Nobunaga non ci riuscirà. -
Come aveva già fatto, cercò di suonare decisa e chiara nel suo intento, ma stavolta la reazione degli uomini di Nobunaga non tardò a farsi sentire:
- Adesso basta ragazzina! Hai osato raccontare fin troppe falsità, ma questa è senza dubbio la peggiore! Come puoi affermare che Lord Oda Nobunaga non riuscirà a governare il paese!? - al contrario di colui che aveva appena parlato, lo shogun non aveva perso la propria compostezza. Anche in quel momento, Kaori non riusciva a leggere niente di chiaro nel suo sguardo color sangue, mentre lui continuava a vedere negli occhi della ragazza le stesse emozioni che aveva notato dopo l’affermazione sulla loro reale provenienza: timore, ma nessuna traccia di menzogna o finzione.
Con un gesto della mano, mise a tacere colui che aveva preso ad insultare le accusate, per poi riprendere la parola:
- Ci vuole coraggio per muovere a me un’affermazione del genere, così com’è stata necessaria una certa abilità per costruire l’intero discorso pur sapendo il destino che gravava su di te e i tuoi compagni… Vi chiedo solo un ultimo favore prima di decidere se lasciarvi andare o meno. - diede un’occhiata alle ragazze, trovandovi un segno d’assenso:
- All’inizio avete detto che una di voi è stata catturata da degli individui vestiti di bianco... Le uniche persone che lavorano in gruppo e rispondono a questa breve descrizione si chiamano Shiroshika; ancora non sappiamo il perché si stiano muovendo, ma nell’ultimo periodo molti bambini della provincia sono scomparsi e abbiamo ragione di credere che ci siano loro dietro a tutto questo. Se riuscirete a scoprire il reale motivo dietro queste aggressioni, provvederò a rilasciarvi tutti, ma in caso di fallimento... - Per la prima volta da quando era cominciato il colloquio, lo sguardo scarlatto dell’uomo diede un segno di vita: un misto di dubbio forse generato dalle parole dell’ex Emissaria, e un qualcosa di affilato come una lama, un richiamo all’avvertimento lasciato sottointeso nella sua ultima frase e un promemoria per gli accusati su un loro possibile destino.
Nonostante ciò, un piccolo sorriso furbo nacque sul viso di Kira, e lei, con una punta di soddisfazione, lasciò che il Lord se ne accorgesse:
- Come desiderate. Cercheremo di portare a termine questo compito, oltre che fugare gli ultimi dubbi che ancora nutrite nei nostri confronti. - fece per alzarsi, ma il castano le fermò un’ultima volta:
- Solo tre di voi andranno. Una di voi… - e puntò Dance con lo sguardo:
- Rimarrà qui insieme alla bambina che è ancora nelle prigioni e all’accusato. - il nominato lasciò un sospiro annoiato: ecco che un’altra volta sarebbe stato tagliato fuori dalla parte più interessante. O forse no…
Un ultimo cenno dello shogun e, mentre Erika e il ninja venivano nuovamente condotti al piano sotterraneo, le altre partirono alla ricerca di Shiroshika.


Dopo qualche ora… Nella foresta…

Okada aveva condotto le due compagne dove era stata rapita da Beta, sperando di trovare qualche traccia di quelli che potevano essere membri della Shiroshika; benché almeno lei sembrasse avere una vaga idea su cosa cercare, non le piaceva che le altre le fossero state praticamente appiccicate da quando erano partite -più che altro era Hiroae che non la lasciava un attimo-, ma si convinceva che lo stessero facendo perché preoccupate per un’altra aggressione.
- Ufff… Mi chiedo per chi ci abbia scambiate Nobunaga… Noi siamo calciatrici, non detective… - si lamentò Kamekage, camminando pigramente e lasciando che la rossa andasse un po’ avanti da sola.
- E poi non dovremmo informare Phoenix di quello che è successo? -
Da un po’ lontano sentì Isako gridarle che non serviva, facendo però sbuffare la ragazza col chignon per la noia che ormai la accompagnava da quando avevano cominciato quella ricerca.
- Per Nobunaga non abbiamo scelta: vediamo di esaudire la sua richiesta, poi penseremo al da farsi; per quel che riguarda Phoenix però devi ammettere che si è dimostrato degno di fiducia finora: forse ci sta osservando anche adesso. -
- Sarà, ma dopo tutta quella storia con Pandora, non voglio altri problemi. - disse l’altra ex Emissaria scandendo bene le ultime parole, per poi tornare indietro di qualche passo da Kaori e prenderla a braccetto:
- Non è che non vuoi dirgli cos’hai combinato quando hai raccontato ad Oda la verità su di noi, facendoci finire in questa ricerca senza capo né coda? - le disse facendo suonare la frase come una sorta di cantilena, ma Kira notò qualcosa di strano nell’amica: uno strano guizzo nei suoi occhi color ghiaccio che le sembravano più chiari del solito, non la solita nota di scherzosità, ma… Ufff… In quel momento non riusciva proprio a definirlo.
- Se temi che ci possa punire in qualche modo, ho già pensato di spiegargli la situazione non appena sarà possibile. Per quel che riguarda il fatto che non ti fidi di lui… Per quello non posso fare nulla. - Isako in quel momento le chiamò:
- E per la nostra ricerca, dovremmo aver trovato un punto di partenza proprio adesso. - disse con un sorriso, districandosi dalla presa dell’amica che le pareva stranamente forte e anche leggermente fastidiosa, per poi prenderle una mano e trascinarla dalla manager; intanto Hiroae continuava a chiedersi come facesse l’altra a sembrare così serena dopo tutto quello che era successo fino a poche ore prima: a lei era salito il cuore in gola in alcune parti, e si era sfogata tormentandosi le mani per tutto il tempo.  
Beh, quello era il meno: già dall’arrivo di loro ex Emissari allo Spiraglio di Luce, Kaori aveva sempre cercato di fare del suo meglio durante gli entro e aveva cercato di dare il buon esempio ai compagni, ma da quel che aveva sentito da Giada ed Erika, anche Kira era giù di morale in quel periodo. In ogni minuto libero si rintanava nell’auditorium della base per suonare diverse musiche del suo repertorio, ma più frequentemente eseguiva una parte dell’Ode al Cielo più triste e lenta delle altre che aveva sentito dall’amica; non poteva trattarsi di problemi con gli altri ex Emissari, con la fine del Sole Nero e l’inizio delle vacanze, erano riusciti a trovare ritagli del loro tempo per vedersi, finalmente liberi dalle preoccupazione e dalle tensioni che Pandora procurava costantemente. Non poteva essere nemmeno un piccolo screzio con suo fratello Hiroto visto che Kaori era sempre in buoni rapporti con lui, e sapeva che quell’uomo era una persona che la centrocampista giudicava preziosa e al quale non avrebbe mai rinunciato.
Rimaneva quindi una sola opzione, forse poco probabile data la situazione in cui si erano cacciati, ma era l’unica rimasta:
- Ehm… Kaori… - l’altra si fermò e si voltò verso la ragazza col kimono viola:
- Non è che sei ancora preoccupata per quello là? - ecco, glielo aveva detto, e anche se da una parte avrebbe voluto tapparsi la bocca o averci girato intorno prima di parlare, dall’altra non riuscì a non provare una sorta di soddisfazione… Forse perché era difficile trovare qualcosa che preoccupasse davvero la pianista, ma quel sensazione non le sembrava normale…
Notò che lo sguardo della ragazza con la crocchia si era incupito e il difensore delle Ali Nere non riuscì a non sospirare sconsolata: Shindou non le era mai andato molto a genio, a cominciare dal modo in cui le aveva trattate durante e dopo la partita contro la Eito Gakuen, e quella era solo la prima goccia delle tante che avevano riempito il vaso…Il limite era stato quando aveva ferito Kaori e le aveva fatto saltare gli allenamenti per qualche giorno.
Ad Hiroae era parso un po’ insolito vedere che i due, dopo pochi giorni, avevano cominciato a parlarsi tranquillamente, ma lei non importava molto del capitano della Raimon; l’unica nota positiva di quella missione era stata la possibilità di divertirsi un po’ dopo l’arrivo di Masaki… Un momento… Perché ci pensava adesso!? Se non avessero messo tutto a posto, presto la loro vita normale sarebbe diventata storia antica!
Tornò alla realtà solo quando l’amica le lasciò la mano e alzò lo sguardo al cielo:
- So bene che a te e alle altre non va ancora giù il modo in cui mi ha trattata tempo fa, ma ti confesso una cosa: quello che mi era successo a causa del Fifth Sector era un fatto passato e non avrei dovuto prendermela tanto… Mi ha scossa un po’ il sentirmi nuovamente a ciò che ha tolto tutto a noi ex Emissari e ci ha fatti sprofondare in un abisso forse più grande, quello del Sole Nero, ma c’erano cose che non si potevano cambiare: i miei genitori erano morti e non avrei mai potuto riportare indietro le cose. Grazie a mio fratello Hiroto e a voi ho ricominciato a vivere normalmente, e almeno quest’opportunità non intendo sprecarla: quello che è successo a causa di El Dorado è stato un imprevisto, ma non mi voglio arrendere… Non permetterò che le cose rimangano come sono! Faremo tornare tutto come deve essere, e se Takuto si è in qualche modo dimenticato di me, troverò un modo per farglielo ricordare. - sorrise sincera a Kamekage, per poi riprendere a camminare.
L’altra si sentì sollevata: era bello vederla fiduciosa, ma le sembrava stesse prendendo la cosa un po’ alla leggera…
- Lei e Shindou sono uguali su una cosa: vogliono sempre trovare un modo per portare avanti un obiettivo, però lui avrebbe di che imparare da Kaori. Lei è gentile e si confida con noi se ha qualche dubbio, anche se a volte può volerci un po’ a convincerla a parlare… Quello invece preferisce rintanarsi da qualche parte e piangere in silenzio per l’ennesimo fallimento. Dovrebbe condividere il peso con qualcuno invece di lasciarsi andare così. - disse tra sé e sé, mentre una voce nella sua testa le sussurrava: “Ragazzina, tu pensi un po’ troppo per i miei gusti. Dovresti agire di più invece di lasciare la testa tra le nuvole. Comunque, spero che la cosa non ti dispiacerà, ma dopo tutti questi anni d’inattività ho bisogno di muovermi un po’, quindi adesso fatti da parte!”
Prima che potesse fare alcunché, un’aura scura la circondò per poi dissolversi subito; il difensore raggiunse subito la compagnia e, dopo qualche minuto, ritrovarono Okada ferma davanti ad un’abitazione simile a quelle che avevano visto durante il tragitto per il palazzo di Nobunaga:
- Trovato qualcosa? - le domandò Kira.
- Sì sì! Nella foresta mi è parso di aver visto ancora quei tipi vestiti di bianco, allora li ho seguiti e sono capitata qui. E poi… - la rossa mostrò alcuni pezzi di stoffa chiara leggermente sporca di terra:
- Ho trovato queste durante il tragitto. -
- Beh, è un invito ad entrare. Che aspettiamo? - le incitò la ragazza col chignon, entrando nella casa, trovandola però completamente buia.
- C’è qualcuno? - in risposta alla domanda giunse una vocina femminile, più che altro una risata lieve, ma in qualche modo beffarda.
“Un momento…” pensò l’ex Emissaria “Questa voce non l’ho già sentita?”
Un’altra risposta, stavolta a parole, a dissipare i suoi dubbi:
- Benvenute Ali Nere. Vi stavo aspettando. - una luce apparve davanti a loro, rivelando una figura avvolta da un kimono rosso e un copricapo con un velo nero, che venne subito tolto per svelare un volto pallido contornato da trecce color cielo d’estate e grandi occhi viola scuri: non ci voleva molto a capire chi fosse.
- Vi siete divertite con quei soldati che sono venuti ad accogliervi? - chiese Beta ghignando.
- Hai un’idea strana di divertimento. Per poco non rischiavamo che ci uccidessero! - s’imbronciò Isako, guadagnandosi una risata di scherno da parte dell’interlocutrice.
- Ops… Allora vi chiedo di perdonarmi. E a tal proposito, vi ho preparato una bella sorpresa… - disse con la solita aria da finta innocente, mentre dall’ombra uscivano undici ragazzi vestiti con kimono che però ricordavano vagamente delle divise da calciatori:
- Eccoli! Sono loro che mi hanno rapita e portata nel bosco! - esclamò la rossa indicandoli.
- Non sai che è maleducazione indicare? - le fece notare il capitano della Protocol Omega:
- Comunque loro sono il team Shiroshika. Immagino sappiate cosa significa no? - uno dei ragazzi della suddetta squadra mostrò loro un pallone bianco e nero.
- Certamente, siamo qui per questo. Noi Ali Nere vi… - Kaori venne interrotta da una mano di Hiroae che si era posata sulla sua spalla, ma qualcosa di strano proveniva da quella stretta: benché decisa, aveva un qualcosa che la faceva sembrare raggelante e pronta ad intenzioni tutt’altro che amichevoli.
- Per noi sarebbe uno scherzo batterli viste le nostre capacità, in fondo sono solo delle marionette al servizio di quella sgualdrina. - l’ex Emissaria si guadagnò da Beta un’espressione prima sbigottita e poi arrabbiata, ma quella reazione la fece solo sorridere.
- Ad ogni modo Kaori, tu hai fatto la tua parte, quindi adesso darò io il mio contributo: tu riposati pure che a questi qui ci penso io. -
- Ne sei sicura? Dopotutto saresti da sola contro undici persone. Lascia almeno che ti aiuti io: sono una manager, ma posso comunque giocare. - propose Okada, ma l’altra scosse la testa in segno di negazione.
- Allora Beta, sei pronta a subire una sconfitta che non dimenticherai? - la provocò la ragazza col chignon.
- Ti pentirai di questa scelta ragazzina. - ghignò l’altra, e mentre tutti si dirigevano all’esterno per raggiungere il luogo dello scontro, Kira si accorse di cosa non andava nell’amica: colei che le aveva tenuto compagnia durante quelle ore era circondata da un’anomala aura gelida color notte senza stelle.


Poco prima… Fuori dal palazzo dello shogun…

Erika si trovava in una radura erbosa appena fuori dall’edificio insieme alla bambina, ancora tremante e avvolta nel lungo soprabito -le aveva già tolto il copricapo che aveva scoperto essere una lunga sciarpa, probabilmente appartenente al corvino-, per non mostrare l’abbigliamento più adatto ad una cortigiana dell’Europa cinquecentesca che ad una bambina giapponese dell’epoca sengoku; era riuscita a convincere le guardie a lasciarla uscire insieme alla malata con una scusa che -non sapeva come- era risultata abbastanza credibile e ora, con la castana momentaneamente lasciata tranquilla da dolore e febbre, all’ombra di quell’albero, sedute sull’erba fresca, col vento che accarezzava entrambe per poi rifugiarsi tra le fronde degli alberi, si sentiva finalmente tranquilla: il colloquio non si era dilungato troppo, ma le sembrava durato ore ed ore con tutta la tensione e le emozioni che le aveva suscitato lo scambio di dialoghi tra Kaori e il Lord.
Le dispiaceva non poter essere andata con le sue amiche, ma già da quando erano state convocate dallo shogun era preoccupata per quello scricciolo dai capelli castani scuri che ora dormiva tranquillo appoggiato al tronco; non le teneva più le pezze bagnate sulla fronte, ma continuava a vegliare sul suo sonno e rimanerle accanto:
- Almeno non siamo più confinate in quella prigione: non sopportavo più l’aria viziata e forse non avrebbe fatto bene nemmeno a lei a lungo andare. - rifletté Dance e, cullata da quella quiete, fece per appoggiarsi al tronco, incontrando però il sacco che le aveva dato il ninja a farle da cuscino. Ah già, il ninja… Inaspettatamente, avevano fatto uscire anche lui che ora se ne stava a gambe incrociate e braccia conserte all’ombra di un altro albero un po’ più lontano da loro, senza dare alcun segno di ribellione come aveva fatto dall’inizio del colloquio con l’uomo dagli occhi scarlatti. Era comunque sorvegliato da una guardia e non riusciva a dare torto a quel fatto: visto il “tentativo d’omicidio” ai danni di Nobunaga, non lo avrebbero lasciato solo come se non fosse successo niente… Probabilmente non lo avrebbero lasciato libero anche se le altre fossero riuscite a portare a termine l’incarico.
- Beh, è un tipo decisamente strano, ma si capiva che era preoccupato per la sua amica. Piuttosto, chissà se le altre hanno già trovato Shiroshika… - un frusciare di stoffa e un lieve gemito accanto a lei la fecero voltare per assistere al risveglio della piccola cortigiana.
- Ngh… - d’istinto cercò di liberarsi da quello che lei sembrava percepire come un pesante ingombro di tessuto, ma rinunciò quasi subito: sembrava le costasse una fatica inimmaginabile togliersi di dosso quel soprabito fin troppo grande. Provò quindi ad aprire gli occhi, due piccoli pozzi color ocra scuro, ma li schermò subito con la mano per la troppa luce:
- Uff… Stavo dormendo così bene… - fece per stiracchiarsi, ma sembrò traballare un attimo e cadde a terra, guadagnandosi una risatina da parte dell’ex Emissaria; la bambina si voltò lentamente verso la fonte di quel suono, cercando allo stesso tempo di rimettersi seduta e riuscendo ad evitare un’altra caduta.
- E tu chi sei? - disse sbadigliando e reggendosi la testa con una mano.
- Diciamo una sorta di “guardiana” - ridacchiò Dance:
- Almeno fino a quando il tuo amico non sarà fuori dai guai… - con un cenno della testa gli indicò il ninja:
- Intendi Hibiki-san? -
- è questo il suo nome allora. Non è che potrei sapere qual è il tuo? -
- Mh mh. Io mi chiamo Kotone, e tu? - le porse quindi una mano che l’altra ragazza strinse subito:
- Io sono Erika, è un piacere conoscerti. -
La bambina le chiese di darle il sacco perché lì c’era una cosa che le apparteneva e che Hibiki aveva nascosto perché non la scoprissero: si trattava di una lira in legno, ma non aveva un bell’aspetto.
- Sei sicura di voler suonare qualcosa? Il tuo strumento non mi sembra in buone condizioni. Dovresti averne più cura. -  
- Beh, questo è vero, ma questo strumento mi accompagna da sempre e voglio tenerlo com’è. Anche se il suo aspetto non convince, mi permette ancora di suonare e presto le mie melodie saranno il vento che si diffonde ovunque soffi e le corde di questa lira legheranno al suo suono chiunque la ascolti… - l’ex Emissaria non sapeva perché, ma la voce della castana aveva qualcosa di strano: le sembrava che stesse cantando una lullaby e la stesse invitando ad abbandonarsi al sonno che aveva cominciato a prenderla da quando l’altra aveva cominciato a parlare. Ad un certo punto, cedette alla tentazione e chiuse gli occhi, addormentandosi contro il tronco dell’albero; in quel mentre, sul volto della bambina nacque un sorriso maligno e il suo sguardo s’incontrò con quello del ninja:
- Finalmente ti sei svegliata. Non credevo potessi dormire così tanto… E cos’era la storia della febbre? -
- Mi serviva un modo per avvicinarmi a lei, e credo che tu abbia fatto lo stesso con la tua protetta o mi sbaglio Hibiki-san? -
- E va bene, un punto per te, ma adesso fai il tuo lavoro e io porto a termine il mio. Voglio divertirmi un po’ con quei pupazzetti della Shiroshika. -
- Come vuoi. Chissà che cosa sta facendo Kanon… Non si è ancora fatta vedere. -
Il ninja non rispose all’ultima parte di quella conversazione tra le loro menti, ma lei non ci badò e cominciò a suonare con la sua lira una melodia lenta e appena udibile come la sua voce ipnotica.


Angolo di Emy
Mi sembra un’eternità che non aggiorno… Comunque che ne pensate del discorso di Kaori? E di Hibiki e Kotone?
Scusatemi, ma adesso devo andare.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
  
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