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Autore: Anthropophobia    15/11/2014    1 recensioni
-Sai, forse ho sempre sbagliato a chiamarti con nomi diversi. Amethyst è un bellissimo nome. È bello perché è tuo, perché tu sei la mia pietra preziosa.-
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo.

Avevo 17 anni quando tutto cominciò e avevo 18 anni quando tutto finì.
Avevo 17 anni quando tutto finì e avevo 18 anni quando tutto cominciò.
Questione di punti di vista.
A distanza di vent'anni, mi ritrovo a picchiettare le dita, sui lisci tasti neri di una macchina da scrivere, regalatami da mio fratello.
Racconto la mia storia perché la gente deve sapere che l'amore non vince mai su tutto.
Le favole non sono realtà e i sogni sono solo sogni.
Tutti continuano a chiedere ai bambini "cosa sogneresti fare da grande?" ma io mi oppongo.
Non si dovrebbe illudere la gente già da così piccola perché poi l'impatto con la realtà potrebbe essere traumatico.
Con "sogneresti" i bambini cominciano a far vagare la fantasia, pronunciando parole e articolando frasi che, tra qualche anno, ricorderanno come ridicole.
Quindi, la domanda giusta sarebbe "cosa vorresti fare da grande?" o meglio ancora "quale lavoro ti piacerebbe svolgere per dare un futuro alla tua famiglia?".
So cosa penserete. 
Dovrebbe essere considerato illegale, sbriciolare così il mondo immaginario di ogni bambino.
Ma riflettete.
Durante l'adolescenza si continua a dire: 
"Ma quali favole? Qui ci hanno preso in giro sin da bambini."
"Avrei preferito sapere tutto da subito, mi sarei preparato prima a tutto questo."
"Principi? Principesse? Forse avrebbero dovuto scrivere di apparecchi, occhiali e cuori spezzati con, tra le righe, qualche consiglio per sopravvivere a tutta 'sta merda."
Io, personalmente, avrei preferito il silenzio.
Ho sempre preferito il silenzio, caldo e confortante. Da quando conosco lui, ne sono dipendente. Il silenzio era all'ordine del giorno. Si faceva spazio nei nostri momenti e nessuno dei due cercava di ostacolarlo perché noi, in quel silenzio, vivevamo, ci scoprivamo, ci amavamo. Potrei anche dire che sono schiava del silenzio.
Vivo in una casetta, costruita su una collina inglese.
Circondata, infossata, sovrastata dal silenzio.
Gli unici inevitabili rumori che si alternano sono il ticchettio della macchina da scrivere e lo sbattere di una tazza di argilla che viene sollevata dal tavolo, portata alle mie labbra e poi ripoggiata sul tavolo.
Il silenzio però non vive solo intorno a me, ma anche dentro di me.
Da quel 6 Settembre 2014, tutto nella mia vita divenne silenzio.
Scrivo per raccontare perché il silenzio mi fa da padrone.
Scrivo per non dimenticare.
Scrivo per ricordarlo per sempre.
Scrivo per non sentirmi sola.
Scrivo perché così, materialmente, lui è ancora qui, con me.
Questo sarà l'inizio di un lungo viaggio.
Questo sarà la fine di una dura avventura.
Questione di punti di vista.  
SPAZIO AUTRICE.
Mi fareste felice se mi lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
  
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