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Autore: _browneyes    16/11/2014    4 recensioni
Hemmo1996: Visto che viviamo nella stessa città non credi sarebbe bello vedersi?
KimJ: Non pensi che sarebbe imbarazzante?
Luke e Kimberly si sono conosciuti su internet e hanno parlato talmente tanto da innamorarsi l'uno dell'altra ma se un giorno decidessero di vedersi e non andasse tutto secondo i piani?
Riuscirebbero a trovare l'alchimia anche una volta disconnessi?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love isn't easy but is the only way to find yourself'
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Disconnected.
 
 


Hemmo1996: Visto che viviamo nella stessa città non credi sarebbe bello vedersi?
KimJ: Non pensi che sarebbe imbarazzante?
Hemmo1996: Perché dovrebbe? Ormai parliamo da così tanto che quasi ti considero la mia migliore amica…
 
Luke bloccò le mani sulla tastiera, fermandosi in tempo dallo scrivere “da così tanto che quasi ti amo”. Sospirò frustrato, osservando lo schermo del suo computer, aspettando che la ragazza rispondesse.
 
KimJ: Così mi fai commuovere Lukey
Hemmo1996: haha comunque cosa ne pensi?
KimJ: Di cosa?
Hemmo1996: Dai Kim, del fatto di vedersi
KimJ: Non lo so Luke…
Hemmo1996: Qual è il problema?
KimJ: E’ che magari non sono come tu ti aspetti che io sia e tu non sei come io mi aspetto che tu sia e magari per questo rimarremmo delusi l’uno dall’altra e questo potrebbe compromettere tutto…
Hemmo1996: Ma ci pensi quando dici certe stronzate o ti vengono naturali? Io non mi aspetto niente da te, so quello che mi serve sapere
KimJ: Se sai quello che ti serve non capisco che senso abbia vedersi…
Hemmo1996: Qualcosa mi fa capire che tu non voglia vedermi Kim…va bene, ma avresti potuto dirmelo subito
KimJ: No Luke, io vorrei davvero vederti, davvero
Hemmo1996: E allora qual è il problema?
KimJ: Non lo so…forse ho paura che tu ti aspetti che io sia diversa da ciò che sono e che dopo avermi conosciuta non vorrai più avere a che fare con me
Hemmo1996: Ti ho già detto come la penso riguardo a questo…davvero se non vuoi vedermi devi dirlo e basta
KimJ: Te l’ho detto, vorrei vederti
Hemmo1996: Allora vediamoci e basta
KimJ: Ho paura dell’idea che potresti avere di me
Hemmo1996: Pensi che io sia così superficiale da farmi condizionare da ciò che penso?
KimJ: No Luke, assolutamente no
Hemmo1996: A questo punto non so cosa dirti…buonanotte
KimJ: Martedì, alle quattro da Starbucks in centro?
Hemmo1996: A martedì Kim
 
Kimberly chiuse di scatto il computer, maledicendosi per ciò che aveva appena fatto.
Come aveva potuto essere così stupida?
Come le era venuto in mente di proporre quell’appuntamento?
Come poteva aver rovinato tutto proprio ora?
Si buttò a peso morto sul letto continuando ad odiare se stessa per la terribile idea.
Fece mente locale: aveva appena dato un appuntamento ad un tale Luke, conosciuto per caso qualche mese prima su internet e con il quale aveva iniziato a parlare. Fino ad innamorarsene.
Una volta Kim avrebbe potuto dire tutto, tranne che avrebbe potuto innamorarsi attraverso uno schermo, ma adesso era proprio così. Si era lentamente innamorata dell’impacciato umorismo del ragazzo, della sua ironia, del modo in cui sapeva essere profondo e dolce, di come sembrava capirla sempre e come avesse sempre la cosa giusta da dire; amava il fatto che lui la facesse sorridere e che con lui potesse sempre essere se stessa. Ma attraverso lo schermo di un computer era facile. Ed era questo che preoccupava così tanto Kim. E se non fosse stata all’altezza? Se non fosse stata come lui si aspettava? Non abbastanza bella, o simpatica, o solare, o estroversa o qualunque altra cosa, semplicemente ancora non abbastanza.
E se lui dopo aver visto che non era abbastanza avesse deciso che non voleva più avere a che fare con una nullità come lei?
Avrebbe potuto fare a meno di lui?
Mai.
Perché ormai lui era diventato la sua ancora, qualcuno che sapeva l’avrebbe sempre aiutata, sempre fatta ridere, qualcuno che ormai conosceva tutto di lei, qualcuno che irrimediabilmente era diventato parte di lei.
 
Luke fissava insistentemente la chat aspettando che quel “KimJ è disconnessa” diventasse un “KimJ è connessa”.
Ormai era incredibile come quella ragazza, ancora sconosciuta in fondo, fosse diventata così importante per lui.
Luke non era qualcuno che riusciva ad affezionarsi totalmente alle persone ma Kim era diversa. Kim si era intrecciata alla sua vita in modo così timido, così silenzioso e così riservato che quasi non se n’era accorto, per poi trovarsi improvvisamente ad essere irrimediabilmente e totalmente innamorato di lei.
Aspettò, per ore, fissando lo schermo attendendo che si riconnettesse ma lei rimase sempre disconnessa e lui sapeva anche perché.
Era certo che fosse totalmente in imbarazzo e il motivo era che non si sentiva mai abbastanza e Luke lo sapeva bene così come sapeva che era vero che non era abbastanza, perché essere abbastanza era troppo poco per quello che lei era per lui e, nonostante il ragazzo glielo ripetesse fino alla nausea, lei non voleva rendersene conto.
Alla fine Luke rinunciò, lanciando l’ultima occhiata allo schermo del computer per poi spegnerlo definitivamente.
 
 
 
Finalmente era arrivato quel fatidico martedì.
Il sole autunnale, che ormai andava indebolendosi, sfiorava la pelle delicata di Kim mentre il venticello le scompigliava i capelli castani. Camminava a passo spedito ma incerto, come qualcuno che muore dalla voglia di arrivare ma che allo stesso tempo vorrebbe che la strada duri per sempre.
Era arrivata all’angolo, una volta girato questo non avrebbe più potuto tornare indietro. Già vedeva la figura di un ragazzo alto e slanciato con gli auricolari nelle orecchie che controllava continuamente il cellulare e non poteva essere che lui. Prima ancora di fare un altro passo e vederlo almeno in viso il suo cuore fece un balzo e prese a correre più veloce del dovuto mentre le sue gambe diventavano molli ed instabili e un vago senso di nausea si faceva largo in lei.
Non era pronta, per niente.
Assalita quasi da un attacco di panico si girò rapidamente, rifugiandosi nella libreria che, per sua fortuna, era sul marciapiede di fronte.
Appena entrata l’odore di carta e inchiostro appena stampato caratteristico delle librerie la investì e la tranquillizzò notevolmente.
Magari sarebbe stata lì qualche minuto, il tempo di sfogliare qualche libro e rilassarsi e poi sarebbe potuta andare all’appuntamento, anche se con un po’ di ritardo.
 
Intanto, dall’altro lato del marciapiede, un frustrato Luke Hemmings continuava nervosamente a guardare un po’ l’orario dal cellulare, un po’ la chat, sperando che magari lei gli scrivesse per giustificare il suo crescente ritardo, e poi ancora l’ora, poi cambiava canzone e ricominciava. Batteva con nervosismo il piede a terra e guardava annoiato la strada aspettando.
Dopo aver atteso un bel po’ decise di farsi un giro, pieno di dispiacere e rabbia per il fatto che la ragazza non si fosse presentata, avrebbe potuto avvertirlo almeno.
Entrò per l’ennesima volta in quella chat, ma lei era ancora disconnessa.
Così decise di togliersi gli auricolari ed entrare nella libreria che però aveva un reparto di musica, per cercare qualche cd.
Luke era ancora parecchio deluso e non riusciva a credere che lei avesse potuto fargli questo.
Immerso nei suoi pensieri non si era accorto di essere andato a sbattere contro qualcuno «Scusami, mi dispiace.» mormorò abbassando lo sguardo sulla ragazza contro la quale era andato a sbattere. Lei alzò gli occhi dal libro che teneva fra le mani e lui riuscì a notare quanto fossero lucidi «Non fa niente» rispose lei con voce tremante.
«Ti ho… fatto male?» azzardò il ragazzo, essendosi accorto del suo stato d’animo.
La ragazza scosse debolmente la testa «No, tranquillo.»
Luke annuì lievemente per poi voltarsi facendo per dirigersi verso la zona dedicata alla musica quando notò la ragazza asciugarsi una lacrima. Così le tornò vicino «Ehm…sei sicura che vada tutto bene?»
Lei scosse appena la testa «No ma non preoccuparti» non capiva perché uno sconosciuto si stesse interessando a lei e ai suoi problemi, a lei che era così insignificante.
«Ti va di dirmi cosa succede?» Luke sorprese addirittura se stesso, ma forse dopo quell’orribile giornata anche lui avrebbe voluto qualunque a stargli accanto.
Lei accennò un sorriso «Perché ti importa così tanto?»
«Perché oggi è stata probabilmente una delle giornate più orribili di tutta la mia vita e mi farebbe piacere avere qualcuno accanto e credo che valga per tutte le persone che stanno male. Non è giusto essere lasciati da soli con il proprio dolore, non trovi?»
La ragazza annuì appena «Credo che tu abbia ragione» fece una piccola pausa per guardarlo in quegli occhi tremendamente azzurri «Cosa ti è successo di così orribile? Sempre che ti vada di dirmelo.»
Luke fece un piccolo sospiro «Oggi avrei dovuto vedere per la prima volta una persona che per me è davvero importante, ma mi ha dato buca .» sospirò di nuovo frustrato «E a te cos’è successo?»
Lei abbassò gli occhi ed arrossì «Io ho fatto una cosa orribile. Oggi dovevo vedere una persona che è davvero importante per me ma ero terrorizzata e sono venuta qui con l’intento di tranquillizzarmi e invece ho fatto peggio. Così non sono andata.» Rimasero entrambi in silenzio, per molto tempo, senza fare niente, ognuno immerso nei propri pensieri.
«Comunque sono Luke» le sorrise il ragazzo per poi tenderle la mano. Nel sentire quel nome il cuore della ragazza perse un battito e poi iniziò a battere troppo veloce, mentre lei sentiva quasi una voragine aprirsi nel suo stomaco.
Ignorò tutte quelle sensazioni, dicendosi che Luke era un nome comune e non c’era alcun bisogno di agitarsi in quel modo. «Piacere Kimberly, ma puoi chiamarmi Kim» accennò un piccolo sorriso stringendogli la mano.
Luke spalancò gli occhi, stupito mentre qualcosa di strano succedeva dentro di lui. Non poteva essere la sua Kim, no?
Ma in fondo Kim non era un nome così comune.
«Kim?» sussurrò sospettoso mentre la ragazza annuiva interdetta. «Kimberly Jones, che io conosco come KimJ?»
La guardò, speranzoso e pregò con tutto se stesso che fosse lei. Kim, non appena si rese conto di chi aveva davanti, abbassò lo sguardo e arrossì violentemente mentre il suo cuore prendeva a battere ancora più veloce, tanto che riuscì a mormorare soltanto: «Lukey» ossia lo sciocco soprannome con cui lo chiamava per farlo irritare.
E fu quell’unica breve parola a far sorridere Luke. Perché Luke sorrise come un cieco quando riesce a vedere un barlume di colore, come si sorride davanti un arcobaleno, sorrise come quando qualcuno trova qualcosa che cercava da tempo, come quando riesci a suonare senza errori la tua canzone preferita, come quando il libro o il film che hai davanti hanno un lieto fine, come quando fai uno di quei bei sogni dai quali non vorresti mai svegliarti. Ecco, lui sorrise proprio così.
«Sei tu.» mormorò prima di fare il passo che li separava e stringerla fra le braccia.
Lei ricambiò l’abbraccio affondando il viso nella sua spalla e si sentì bene e male allo stesso tempo.
«Mi dispiace così tanto Luke» mormorò mentre il ragazzo scioglieva il loro abbraccio.
«Non importa Kim, so come sei fatta, avrei dovuto arrivarci da solo» le sorrise e Kim sentì qualcosa rimescolarsi nello stomaco.
«Non so cosa mia sia preso, ero così nervosa che ho perso di vista perché ero qui.» abbassò lo sguardo per non incontrare quello blu disarmante del ragazzo.
«Perché eri così nervosa?» lui ridacchiò e lei sentì le gambe farsi molli mentre stringeva le labbra, imbarazzata.
«L’idea di incontrarti mi rendeva nervosa. L’idea che magari non ti sarei piaciuta e che magari poi non avresti più voluto avere niente a che fare con me e lo so che ti pare una cosa stupida ma per me è importante. Tu sei importante e non volevo che tutto si rovinasse» abbassò lo sguardo «Anche se in realtà ho finito per rovinare tutto io.»
Luke la guardò e attese che lei si decidesse a ricambiare lo sguardo «Non hai rovinato niente, possiamo andare avanti e stai tranquilla, non devi dimostrare niente. Solo perché ora siamo disconnessi da una stupida chat non significa che siamo diversi. Siamo sempre noi due.»
Kim gli sorrise nonostante tutto ed annuì «Hai ragione.»
Lui ricambiò il sorriso «Allora direi che possiamo ricominciare» le tese la mano «E’ un piacere conoscerti Kimberly» la ragazza arrossì appena e lui la trovò adorabile, poi gli strinse la mano «E’ un piacere conoscerti Luke.»
 
 
 
AWAPUNGAAA
Uella.
Intanto vi ringrazio di aver letto fin qui (certo che ne avete di coraggio!) e mi scuso in anticipo se questa cosa fa così schifo (non so nemmeno perché la sto pubblicando).
Anyway vorrei dedicare questa storia a tutte quelle persone che si conoscono su internet e diventano così importanti le une per le altre e volevo dedicarla in particolare alla mia migliore amica a distanza, ti voglio bene C.
Detto questo evaporo,
grazie se avete letto fin qui, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate
-Mars
  
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