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Autore: The Mad Tinhatter    16/11/2014    2 recensioni
"Sin dal primo momento in cui Nino aveva messo piede nel suo appartamento, si era ripromesso di parlargli del suo piccolo segreto. Erano ancora soltanto amici, quando questo era successo. Nonostante tutto, ancora non ce l'aveva fatta."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kazunari Ninomiya, Satoshi Ohno
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Himitsu no Arashi-chan - The Secret Arashi'
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Son Of a God

Sin dal primo momento in cui Nino aveva messo piede nel suo appartamento, si era ripromesso di parlargli del suo piccolo segreto. Erano ancora soltanto amici, quando questo era successo. Nonostante tutto, ancora non ce l'aveva fatta.


La situazione tra loro, con gli anni, era cambiata. Avevano iniziato ad avvicinarsi sempre di più e, giusto per rendere la situazione più incredibile, si erano innamorati. Fino ad arrivare a quel preciso momento, in cui Nino si trovava davanti alla porta del suo appartamento, trascinando una valigia dietro di sé, pronto per stabilirsi lì, assieme a lui.


Ohno poteva dire con certezza di essere la persona più felice del mondo, certo, ma allo stesso tempo anche la più terrorizzata. Avrebbe dovuto riderci su, specialmente dopo tutto quello che aveva affrontato in quegli anni (con l'ulteriore preoccupazione dello stare attento a non farsi scoprire da nessuno, altrimenti addio carriera), ma proprio non ci riusciva. Forse si stava abituando troppo alla vita da mortale che stava cercando in tutti i modi di condurre.


Il problema era che lui amava Nino, e voleva bene agli altri ragazzi del gruppo come se fossero stati suoi fratelli. Aveva a cuore i loro sentimenti, e considerava la loro opinione più importante rispetto a quella di qualunque altro essere avesse mai incontrato. Sapeva che la loro reazione, in ogni caso, non sarebbe stata buona. Aveva paura di perdere tutti.


La sua intenzione era, sin dall'inizio, quella di tenere nascosto tutto. Loro non avrebbero mai saputo il motivo per cui ogni tanto spariva per qualche giorno, né la ragione dietro le sue difficoltà nel leggere i kanji. C'erano periodi in cui si sentiva così stanco da potersi addormentare ovunque, poiché sia il giorno che la notte erano per lui estenuanti, ma nessuno dei suoi amici avrebbe mai saputo il perché di questo.


Ogni volta che loro entravano nel suo appartamento lui cercava sempre di nascondere tutti i possibili oggetti incriminanti. Certo, molte cose venivano nascoste dalla Foschia, ma non tutto. E se per le visite casuali poteva sempre chiudere tutto in un armadio... beh, da quel momento in poi sarebbe stato quasi impossibile.


Nino lo salutò con un bacio, facendosi poi largo nell'appartamento (subito dopo essersi tolto le scarpe, ovviamente). Ben presto, quell'appartamento avrebbe iniziato ad avere anche la sua impronta: avrebbero condiviso l'armadio, il bagno, il divano, il letto... davanti al televisore ci sarebbe stato ogni genere di console per giocare, e aveva già fatto spazio su uno scaffale per la collezione di One Piece del suo ragazzo.


Quella non era più soltanto casa sua. Era casa loro.


Provò a fare mente locale.

La maglietta? “Casualmente” sepolta in fondo al cesto della roba sporca.

La collana con le perle? In una vecchia borsa in fondo all'armadio.


- Beh, vuoi condurmi in camera da letto, o hai intenzione di restare lì a fissarmi per sempre? - disse Nino.

- Sai perfettamente dove si trova – disse Ohno.


Nino fece un sorrisetto. - Oh, certo che lo so. Intendevo un'altra cosa....


Ohno sorrise, prendendo la valigia. Gli avrebbe raccontato tutto con calma, non appena si fosse sistemato un po'. Ora sarebbero andati in camera, avrebbero iniziato a sistemare la roba di Nino, e con ogni probabilità la serata sarebbe finita con la valigia aperta sul pavimento, e loro due a letto.


Avevano a disposizione l'eternità, ed era una cosa meravigliosa.


Una volta giunti in camera, Nino si sedette pigramente sul letto, posando la sciarpa sul comodino.


Il comodino. Quello con sopra il porcellino salvadanaio.


Nino non avrebbe manifestato un improvviso interesse per quel porcellino proprio in quel momento, vero?


Ohno fece un sospiro di sollievo nel vedere il suo ragazzo chinarsi per aprire la valigia, ignorando completamente il salvadanaio. Tirò fuori la roba con cura, e la posò sul letto. Ohno si sedette accanto a lui. Mentre sistemava la roba, Nino continuava a sorridere.


- Sei felice? - gli domandò. Il ragazzo annuì.

- Vado a preparare qualcosa per cena, mentre sistemi tutto.

- No. Resta qui.


Nino gli aveva bloccato la mano con la sua. Anche con quel semplice gesto, era in grado di tenerlo ancorato al letto.


- Abbiamo un sacco di tempo per sistemare la roba e per la cena, non trovi? - disse, baciandolo e facendolo sdraiare sul letto.


Lo sapeva benissimo: sapeva che quando Nino desiderava qualcosa, faceva di tutto per ottenerla subito. E, in quel momento, ciò che Nino desiderava di più era lui.


Non che mi stia lamentando, pensò Ohno, mentre Nino faceva scivolare la sua mano lentamente verso il basso. Ohno inarcò la schiena, il suo corpo pieno di aspettativa, e Nino gli slacciò la cintura, insinuando le dita sotto il tessuto dei jeans.


Naturalmente, la cosa lo faceva impazzire. Nino sapeva bene cosa fare per fargli perdere il controllo, e bastava un solo tocco delle sue dita per mozzargli il respiro.


Tanto per migliorare la situazione, non soltanto Nino lo stava facendo gemere ad ogni movimento delle sue dita, ma lo stava baciando sul collo, come se potesse morderlo da un momento all'altro. Le sue labbra si muovevano con lentezza disarmante, fredde contro la pelle bollente di Ohno, il quale ormai non voleva fare altro che strappargli i vestiti di dosso.


Ohno spostò le mani, afferrando l'orlo della maglia di Nino, ma lui lo bloccò, ancorandogli un polso al letto con la mano.


È così forte, pensò. A volte, alcuni dettagli di Nino gli facevano pensare che, forse, al sentire il suo grande segreto lui non avrebbe battuto ciglio.


- Tutto a suo tempo... - mormorò Nino, le labbra vicine all'orecchio di Ohno.


Per il potere che aveva su di lui, Nino sarebbe anche potuto essere un figlio di Afrodite. Lui, che poteva controllare cose ben più potenti, ad ogni sua parola si scioglieva come un ghiacciolo.


Nino l'aveva fatto sedere, circondandolo con le gambe. Il contatto tra i loro bacini era quasi insopportabile.


- Piano, piano - disse Nino, osservando la sua espressione frustrata.


Fu allora che il ragazzo gli sollevò la maglietta, sfilandogliela lentamente. Si fermò per qualche secondo ad osservare il suo corpo, e Ohno vide negli occhi di Nino il fuoco.


Poi, prese la maglia, e la lanciò via, assalendo nuovamente il suo collo con le labbra....


Crash.


- Ma cosa...? - fece Nino, interrompendosi. Ohno cercò con lo sguardo la fonte del rumore. E, quando la vide, fece una smorfia di puro orrore.


Il salvadanaio sul comodino era caduto, colpito dalla mano di Nino. Tutto il suo contenuto era sparso sul pavimento... e naturalmente non si trattava di yen.


- Cosa c'era dentro? - fece Nino, osservando le monete sul pavimento.

- Oh, non è importante, davvero... - disse Ohno, cercando di attirare il ragazzo di nuovo a sé, ma inutilmente.


Nino si divincolò, e riuscì a prendere una delle monete. La osservò, poi guardò Ohno, sospettoso.


- Non... non è nulla, davvero - disse Ohno.

- Non sei un collezionista di monete... cosa sono?

- Davvero, non c'è bisogno che tu lo sappia....


Nino sorrise maliziosamente.


- Sai, tu potresti non dirmi nulla, e io potrei legarti a questo letto mentre mi prendo del tempo per decidere quando concludere... oppure potresti dirmi da dove vengono queste monete, e io potrei fare in modo che tu non te ne penta... a te la scelta!


Non sarà un figlio di Afrodite, ma di certo sa come convincermi. E, in ogni caso, ha il diritto di sapere.


- Va bene, va bene - disse Ohno. - Ecco... io ho un segreto.

- Tutti hanno dei segreti... - fece Nino. - ... e io sono decisamente curioso di conoscere i tuoi, Oh-chan....

- Promettimi che non ti spaventerai - disse Ohno.

- Ti conosco già bene... non credo ci sia molto che potrebbe spaventarmi, ormai! - fece Nino, sorridendo.

- Va bene. È iniziato tutto il giorno del mio dodicesimo compleanno....


*


- Ta-ta-do-ha-ma - fece il piccolo Ohno, sorridendo. Era fiero di sé, perché era riuscito a leggere cosa ci fosse scritto sul cartellone della stazione.


Non sempre riusciva a leggere ciò che si trovava davanti a lui; anzi, il più delle volte i kanji gli sembravano soltanto un intreccio ingarbugliato di linee. Per questo era diverso dagli altri ragazzi della sua età. Dislessia, ecco di cosa si trattava, almeno a detta di sua madre. Lei non amava molto che se ne parlasse, ed ogni volta sembrava esageratamente preoccupata per la cosa.


- Bravissimo, Satoshi-kun! - esclamò sua madre, trascinando dietro di sé il valigione con la roba di entrambi.


C'era qualcosa di strano, in quella gita al mare. Tanto per cominciare, né suo padre né sua sorella erano presenti. Era un viaggio solo per lui e sua madre, organizzato per festeggiare il suo compleanno, e sua madre sembrava molto nervosa al riguardo, sebbene cercasse in tutti i modi di nasconderlo.


- Tra poco andremo al mare, vero? - chiese lui, con aria eccitata.

- S-sì! Sì, andremo al mare - fece la donna, accelerando il passo. - Giusto il tempo di portare questa roba in albergo!


Si era portato dietro il costume da bagno. Certo, era strano fare il bagno a fine Novembre, ma lui non soffriva il freddo, e stranamente sua madre gliel'aveva permesso.


Non vedeva l'ora. Non aveva mai visto il mare, ed era quasi emozionato all'idea di potercisi buttare dentro. Sua madre non gli aveva mai permesso di prendere lezioni di nuoto, dunque non sapeva bene cosa avrebbe fatto una volta dentro l'acqua. Forse avrebbe soltanto sguazzato un po'.


Il tempo di mettere a posto la roba ed erano scesi in spiaggia.


Davanti a lui c'era una visione spettacolare. La spiaggia era circondata dal verde, e l'oceano si estendeva, blu e cristallino, a pochi passi da lui. La sabbia era bianca e farinosa: ad Ohno sarebbe piaciuto giocarci un po', ma c'era qualcosa che lo attraeva ancora di più, e quel qualcosa era l'acqua.


Mosse qualche passo verso di essa, gli occhi che brillavano. Si mise a correre, come se il suo corpo necessitasse il contatto con essa. Sentiva che sarebbe stato meglio, una volta dentro.


Il mare toccò i suoi piedi, poi le sue gambe, ed infine il resto del suo corpo. Si sentiva benissimo, come se fosse nato per stare dentro l'acqua.


Si muoveva senza alcuna difficoltà, solcando l'acqua come se fosse stata aria. Non aveva mai imparato a nuotare, ma non ne aveva bisogno: i suoi arti si muovevano automaticamente, senza che lui nemmeno ci pensasse.


Aprì gli occhi, e si rese conto di riuscire a vedere perfettamente tutto il fondale. Pesci variopinti di ogni specie lo circondavano, osservandolo con curiosità. Si mise a giocare con loro, spostandosi velocemente per farsi inseguire.


Andò sempre più a fondo, senza nemmeno rendersi conto di quanto stesse andando lontano. Pensò per un attimo che sua madre si sarebbe preoccupata nel non vederlo riemergere, ma lui stava così bene lì, affascinato com'era dallo spettacolo che gli si presentava davanti.


Vide rovine di città subacquee ancora ignote all'umanità, circondate da alghe colorate che in televisione non aveva mai visto. La superficie era in alto, ormai lontana.


Fra le rovine, dietro ad una colonna, vide due strane creature, unite in un dolce bacio. I loro corpi erano simili a quelli degli esseri umani, ma la loro pelle sembrava risplendere di una luce azzurrina, e al posto delle gambe avevano delle code di pesce.


Tritoni.


Uno di loro aveva gli occhi blu come il mare che li circondava, mentre gli occhi dell'altro brillavano di un verde quasi impossibile.


Rimase a guardarli per qualche secondo, stupito. Pensava che quelle creature non esistessero se non nelle favole, invece erano proprio davanti a lui. Tutto in loro sembrava meraviglioso: il modo in cui le squame delle loro code riflettevano la poca luce che li raggiungeva, il modo in cui si guardavano, tra un bacio e l'altro di quell'incontro segreto....


Erano bellissimi. Bellissimi tanto da fargli trattenere il fiato.


Un momento. Questo significava che per tutto quel tempo sott'acqua lui aveva respirato senza nemmeno rendersene conto.


Non era normale. Non era affatto normale. Certo, nemmeno riuscire ad andare tanto a fondo lo era. E nemmeno riuscire a vedere due tritoni.


Il suo istinto gli diceva di non avvicinarsi troppo a loro, sentiva che potevano diventare pericolosi; tuttavia sembravano così presi l'uno dall'altro che probabilmente non si sarebbero mai accorti di lui.


Decise comunque di tornare indietro. Di certo sua madre sapeva qualcosa su ciò che gli stava accadendo. Inoltre era strano che proprio in quel momento avesse deciso di portarlo proprio lì, al mare.


Gli doveva delle spiegazioni.


Attraversò di nuovo le rovine, le alghe, i banchi di pesci colorati. Quando riemerse, vide sua madre alzarsi velocemente dalla seggiolina in cui si era seduta. Accanto a lei c'era una figura maschile... qualcuno che lui conosceva bene.


Sakakibara-sensei...?


Era il suo professore di storia, quello che tutti prendevano in giro perché indossava sempre, estate e inverno, gli scarponcini pesanti ed un cappello. Cosa ci faceva lì?


Sia lui che sua madre stavano indicando qualcosa che si trovava sopra di lui. Alzò gli occhi.


Sopra la sua testa aleggiava uno strano simbolo: un tridente verde brillante.


Quasi cadde di nuovo in acqua per lo stupore. Cosa significava? Aveva a che fare con le sue abilità in acqua?


Era molto confuso. Perché non si era mai accorto di nulla?


Poi, ricordò. Sua madre non l'aveva mai portato al mare. Non gli aveva mai permesso di prendere lezioni di nuoto. Anche a casa, ogni volta che andava a lavarsi, gli intimava di non passare troppo tempo sotto l'acqua. Era come se avesse cercato di tenergli nascoste le sue capacità, come se fossero state qualcosa di pericoloso.


- Satoshi-kun! - fece sua madre, avvicinandosi a lui.


La guardò, con aria perplessa. - Cosa sta succedendo? - domandò lui.


Sua madre non disse nulla, ma lo fece sedere sulla seggiolina che lei aveva occupato fino a qualche attimo prima.


- Ti spiegheremo tutto, ora - disse.


Spiegheremo? Dunque anche il professore sapeva qualcosa?


Osservò il professore, che era proprio accanto a lui. Quel giorno non indossava i suoi soliti scarponcini... e, al posto dei piedi, aveva delle specie di zoccoli.


Ma che cosa...?


- Sai quando sei nato? - domandò sua madre.

- Dodici... dodici anni fa? - fece lui. Dove voleva andare a parare?

- Poco dopo l'arrivo di tua sorella, io e tuo padre abbiamo avuto un periodo di... separazione. Ci siamo però ritrovati, ma solo poco dopo la tua nascita. Ho chiesto a lui e a tua sorella di tenertelo nascosto, per proteggerti.


Era scioccato. Troppe nuove informazioni in un colpo solo. Se sua madre e suo padre non erano assieme quando lui era nato, il suo vero padre chi era?


- Quindi... mio padre...?

- Io e tua sorella abbiamo passato un periodo proprio qui, un anno. Ho incontrato un uomo: era bello e divertente. Ci siamo innamorati, ma poco dopo aver scoperto di aspettare te, lui è dovuto andare via. Prima, però, mi ha svelato la sua vera identità, facendomi promettere di tenertela nascosta fino a questo momento. L'uomo che ti ha cresciuto l'ha fatto come se fossi stato il suo vero padre.


Sembrava particolarmente emozionata.


- Chi è mio padre? - chiese lui.


Il professore intervenne. - Satoshi-kun, ti ricordi di quando abbiamo studiato gli antichi Greci?


Lui annuì. Il professore continuò a parlare. - Ti ricordi anche della loro religione, vero?


Ricordava quelle lezioni in maniera piuttosto vivida. Il professore si era soffermato particolarmente su quell'argomento, nonostante apparentemente non ci fosse nulla di interesse storico. Sembrava particolarmente preso da quegli argomenti... come se, in qualche modo, lo riguardassero direttamente.


- Certo - rispose lui. - Credevano in varie divinità: Zeus, Ade, Poseidone-

- È tutto vero - disse il professor Sakakibara. - E anche io faccio parte di quel mondo.


Si tolse il cappello. Tra i suoi capelli faceva capolino un paio di corna di capra.


- Sono un satiro - disse. - Mi occupo della ricerca di semidei nella zona di Tokyo. Ho contattato tua madre non appena ti ho trovato, Satoshi-kun. Ti ho tenuto d'occhio per vari anni, ma ora è giunto il momento che tu sappia la verità sulle tue origini, e che impari ad usare i tuoi poteri per combattere i pericoli che dovrai affrontare.


Ohno rimase immobile sulla sdraio. Stava quasi per svenire.


Semidei? E lui era uno di essi? Inoltre, il professore aveva parlato di pericoli... cos'avrebbe dovuto affrontare di così tremendo?


Gli girava la testa. Avrebbe voluto buttarsi di nuovo in acqua e lasciarsi alle spalle tutta quella robaccia. In acqua sarebbe stato tranquillo....


- Satoshi-kun - fece sua madre, cercando di suonare rassicurante. - Il tuo vero padre è Poseidone, il dio del mare. Ti ha riconosciuto, prima, attraverso il simbolo sopra la tua testa. È un momento molto importante per ogni semidio.


La donna sorrise nervosamente, poi lo abbracciò.


Era rimasto completamente senza parole. Riuscì soltanto a domandare, con voce flebile: - E ora?


Il professor Sakakibara si lanciò di nuovo a parlare. - Ora dovremo stare attenti, perché dato che tuo padre ti ha riconosciuto potresti essere più soggetto ad attacchi di mostri, considerata anche l'importanza di tuo padre. Proporrei di trascorrere qualche fine settimana al Campo Mezzosangue, un luogo apposito per semidei come te, per imparare i fondamenti del combattimento, poi di trasferirti lì durante le vacanze estive. Sarai in grado di difenderti, e nel Campo sarai al sicuro. Cosa ne dici?


Ohno annuì, senza sapere cos'altro avrebbe potuto dire.


- Sì, credo che sia la cosa migliore da fare - disse sua madre.


Così, da quel pomeriggio al mare, iniziò la sua avventura.


Aveva trascorso le estati seguenti al Campo Mezzosangue. Aveva ricevuto profezie, che lo avevano portato ad imbarcarsi in missioni pericolose. Aveva affrontato innumerevoli mostri e creature il cui potere andava ben oltre il suo. Dopo le prime missioni, tutti cominciarono a vederlo come un eroe. Le collane di tutti vennero arricchite da perle dedicate alle sue gesta.


Poi, era successo qualcosa. Durante una missione uno dei suoi compagni era morto.


L'aveva visto lì, per terra, coperto di sangue, il petto attraversato da una lama avvelenata. Aveva provato a fargli bere dell'ambrosia, ma ormai era troppo tardi.


In quel momento aveva pensato alla sua famiglia, ai suoi amici, a come tutti loro si sarebbero sentiti se ci fosse stato lui al posto del suo compagno caduto.


Così, aveva deciso di lasciar perdere quella vita. Aveva scelto di condurre un'esistenza quasi da mortale, intraprendendo una carriera nel mondo dello spettacolo.


Essere costantemente circondato da mortali di tutti i tipi rendeva più difficile ai mostri captare il suo odore, anche se a volte non bastava. Quando non era occupato con gli Arashi, spesso era alle prese con le più svariate creature maligne, che minacciavano sia la sua sicurezza sia quella di coloro che a lui erano più cari. Per non parlare del fatto che restava pur sempre un eroe, e per certe missioni veniva richiesto il suo aiuto. La situazione spesso risultava stancante....


*


- ... ed è per questo che, a volte, sarei capace di addormentarmi ovunque. Ed è per questo che ho qualche problema nel leggere, a volte.


Si fermò per prendere fiato. Gli capitava raramente di parlare così tanto. Nino era sdraiato sul letto, un'espressione indecifrabile sul volto.


- Come mai hai difficoltà proprio nella lettura? - domandò.

- Beh... diciamo che me la cavo meglio col greco antico. Il mio cervello non è fatto per leggere il giapponese.

- Wow - fece Nino. Sembrava più stupito da quello che da tutto il resto.

- Non... non hai nulla da dire sulla mia storia?


Nino si girò verso di lui. Sorrideva.


- Sono contento... - fece, rialzandosi ed arrampicandosi sul suo braccio. - Il mio ragazzo è figlio di un dio; può respirare sott'acqua, il che potrebbe rivelarsi decisamente interessante; ha dei superpoteri ma, soprattutto, è un eroe... - sussurrò, baciandogli il collo. - Direi di non poter chiedere nulla di più....


Lo fece voltare, e reclamò le sue labbra.


- E poi - disse, tra un bacio e l'altro - non sei l'unico ad avere un segreto....


Ohno sorrise, e continuò a baciare Nino.


Il suo segreto avrebbe potuto tranquillamente aspettare....

   
 
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