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Autore: IMmatura    16/11/2014    2 recensioni
[Attenzione: questa storia verte su un crack!pair]
Chiudere l'anno scolastico con una festicciola in spiaggia può sembrare una bella idea...ma non per tutti.
Un piccolo momento di crisi per Seiko, costretta a rimanere a casa, finchè qualcuno di inaspettato non riuscirà a farle tornare il sorriso...
[Partecipa alla challenge "Un anno colmo di prompt" indetto da AoKise92 sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Aya Nakahara; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Da qualche parte, al lato sinistro del petto...

 

Seiko se ne stava da un bel po’ in quell’angolo, seduta per terra con il viso affondato per metà in un cuscino, per non vedersi piangere nella specchiera della parete di fronte. Si sentiva più che mai stretta in quel suo corpo sbagliato. Ad ogni singhiozzo un piccolo fremito percorreva la sua pelle, la sua prigione, dalle gambe, scomodamente rannicchiate, su su per la schiena fino alla nuca. Dagli occhi serrati uscivano comunque due rivoletti di lacrime che, asciugandosi sul suo viso, le facevano pizzicare le guance. Il cuscino, soffice, ingoiava ogni tanto un lamento strozzato.

Lei avrebbe voluto esserci. L’avrebbe voluto davvero con tutto il cuore. Quella festa, infatti, non era semplicemente un’occasione per quattro risate in compagnia. Era, probabilmente, l’ultima occasione per rivedere molti degli amici che aveva trovato. Alcuni di loro sarebbero partiti per frequentare altrove l’università, altri avrebbero iniziato a lavorare. Otani, il suo primo amore, uno dei primi che l’aveva accettata per quello che era, non sarebbe più stato un sempai. Così come Koizumi, per la quale era sinceramente contenta. Avrebbe voluto condividere un po’ della sua felicità, a quel party.

Purtroppo però, proprio non se la sentiva di affrontare il suo corpo fino a quel punto. Ci aveva provato davvero. Sul letto, sparsi, i segni dei suoi tentativi. Quei costumi però erano da ragazza e, sul suo corpo, le ricordavano solo ciò che non era. Nemmeno il pareo fucsia che aveva gettato, con un moto di stizza, nel cestino, aveva potuto coprire la realtà. Era orribile. Era sbagliata.

Per questo non sarebbe potuta andare al party in spiaggia. Non avrebbe potuto salutare Nobuko, Koizumi, Otani e nemmeno...

Il suo cellulare stava squillando, forse già da un po’. Il trillo era finalmente riuscito a riscuoterla. Allungò la mano verso il comodino, ingoiando a vuoto nella speranza di buttare giù il groppo che sentiva e che avrebbe deformato la sua voce. Non voleva farsi sentire triste.

-Pronto?- mormorò, senza riuscire ad alzare il tono, per paura che le sfuggisse un lamento.

-Seiko...-

-S-sempai Haruka?- chiese confusa, mentre un’altra lacrimuccia le si formava all’angolo dell’occhio. Tirò su col naso.

-Seiko stai...piangendo?-

-N-no, ma che dici!- rispose, senza alzarsi, ma cercando a tentoni sul comodino un fazzoletto per asciugarsi il viso, neanche lui potesse vederla. Era colpa sua se non poteva vederlo, se non potevano salutarsi come si deve. Dopo i battibecchi tutte le volte che lui la chiamava Seshiro per distrazione o dispetto. Dopo le ore spese a fargli sbucciare con la giusta pazienza la frutta per le ricette di economia domestica, mentre lui non faceva che sfogare con gesti nervosi la sua frustrazione. Dopo averle inflitto lagne su lagne riguardo Koizumi e come lei preferisse Otani. Dopo aver parlato male del ragazzo che le piaceva di fronte a lei senza il minimo rispetto...quell’insensibile, stupido del suo amico Haruka le aveva fatto anche questo. Le aveva ricordato che tutto il tempo speso insieme non si sarebbe potuto concludere in nessun altro modo, se non con una telefonata. Per colpa sua e del suo corpo. Perché le faceva anche questo? E perché faceva così male?

-Ehi...faresti una cosa per me?-

-Come?-

-Dove sei, adesso?-

-S-sempai Haruka, io ero in giro...avevo...delle compere...- mentì.

-Non è vero.- rispose lui. Era serio. Serio come raramente le era capitato di sentirlo. -Sei in camera tua. In un angolo...scommetto che hai scelto quello più lontano dalla finestra, dove non arriva la luce del sole, per non farti veder piangere nemmeno da lui.-

-No. Cosa...?- sospirò, sentendo di nuovo bruciare gli occhi. Non aveva senso continuare a fingere. -Come...?-

-Sei esattamente dove ero io circa...beh, non ricordo quanti anni fa, ma più o meno tutti i giorni. Ovviamente, non proprio nel punto esatto, è un modo di dire.- iniziò a spiegare gentilmente. -Quando ero più piccolo era diverso, allora c’era Risa...ma da quando ho iniziato ad andare alle elementari è stato sempre così. Tornavo da scuola e non parlavo con nessuno. Andavo a nascondermi in camera, perché avevo paura. Avevo paura di non andare bene e che, se fossi rimasto troppo in giro per casa, alla fine se ne sarebbero accorti anche i miei. Pensavo fosse colpa mia, se non ero come gli altri si aspettavano. Pensavo fosse davvero colpa mia se avevo la voce sbagliata, il modo di fare sbagliato, se non ero uno di quei ragazzini sbruffoni che non piangono mai. Allora mi nascondevo proprio bene per piangere. Pensavo “se nessuno mi vede, è come se non fossi così”.-

-Sempai Haruka.- mormorò appena Seiko, trattenendo il respiro. Non si era mai aperto così tanto con lei, fino ad ora. Haruka si era sempre nascosto dietro la sua maschera di adesso, di ragazzo di bell’aspetto circondato di attenzioni femminili, che teneva in ballo sei o sette ragazze alla volta. Dall’altra parte della cornetta, Seiko iniziava a sentire che, in qualche modo, quel discorso la riguardava.

-Allora ero convinto che anche il sole potesse sbirciare dalle finestre, e allora sceglievo un angolino nascosto proprio bene. Così nessuno avrebbe saputo che non ero un vero ragazzo, perché piangevo. Ripensandoci, però, tu per fortuna sei una ragazza, quindi non devi preoccuparti di questo...forse non sei lontana dalla finestra.-

Beh, era lontana dalla specchiera. In un certo senso era la stessa cosa. Non voleva vedere quello che era, come se essere se stessa fosse una colpa. Conosceva quella sensazione che Haruka le stava raccontando. Capiva. Così come capiva, adesso, che anche gli amori non corrisposti che li facevano soffrire non erano poi così diversi. Si erano innamorati di una speranza.

Haruka era sempre rimasto innamorato di Risa, nonostante le infinite frequentazioni che aveva cercato di portare avanti. Per quante ragazzine potessero aver guardato il suo bell’aspetto, essere rimaste affascinate da quel che si sforzava di essere, era rimasto sempre attaccato al ricordo di una bambina che l’aveva difeso, vedendolo per quel che era.

E lei? Lei non si era innamorata di Otani quando l’aveva salvata dal cane, e lo sapeva. Lei si era innamorata quando aveva capito che lui la vedeva come una ragazza, cioè ciò che era davvero, sotto quella pelle ingombrante. Aveva capito che non l’avrebbe dimenticato, quando aveva scoperto la verità, e le era rimasto amico.

Da qualche parte, al lato sinistro del petto, c’era la stessa cosa: la voglia di essere amati per quel che erano davvero, non per le apparenze.

Adesso le dispiaceva aver dato ad Haruka dell’insensibile. Però rimaneva un po’ stupido...la stava facendo piangere di nuovo, così. Senza singhiozzi, però, stavolta. Nel silenzio che vibrava tra un apparecchio e l’altro. In uno spazio di pensieri nuovi e inaspettati. Seiko si scoprì felice, da qualche parte, sempre in quel muscolo involontario chiamato cuore, di aver sentito almeno la sua voce.

“Ti voglio bene, sempai...” pensò, tirando di nuovo su col naso.

-Ehi, sei ancora li, vero?- si sentì chiedere, con un tono leggermente preoccupato.

-Si.- rispose subito. Si morse poi la lingua, indecisa fino all’ultimo istante. Sulle sue labbra vibravano già un paio di parole. Era felice ed aveva paura allo stesso tempo, e ricordava esattamente l’ultima volta che si era sentita così. L’ultima volta la sua bocca si era posata su un’altra, per soffocare le parole, che poi le erano sfuggite lo stesso. Si stava innamorando, di nuovo?

- Haruka...grazie.-

-Allora puoi farmelo questo favore, Seiko?-

-S-suppongo di si. Cosa dovrei fare?-

-Sorridi e non avere paura del sole...apri la finestra.-

Allontanò la cornetta dall’orecchio. Il telefono era rimasto per terra mentre Seiko, gettato via il cuscino, si era drizzata in piedi con orgoglio. Aveva sfidato il suo riflesso, asciugandosi col fazzoletto le ultime lacrime e, a piedi nudi, si era avviata verso la finestra. Le sembrava di sentire ancora, un po’ ovattata, la voce del sempai Haruka che le gridava di aprire la finestra. Solo una volta spalancate le persiane realizzò che non era nella sua testa. Era giù in strada. La voce e il suo proprietario che la salutava allegramente agitando un braccio.

-Che ci fai qui, perché non sei alla spiaggia?- gridò.

-Per vedere quel nanerottolo che festeggia mano nella mano con Risa? No, grazie. E poi ho pensato che qualcuno doveva passare a festeggiare anche con te!- esclamò sollevando un sacchetto con dentro un paio di lattine e chissà cos’altro. Forse qualcosa cucinato ad economia domestica il giorno prima, l’ultimo di scuola. Che pazzo che era, certe volte, Haruka...

-Stupido...- borbottò a mezza bocca, dalla finestra, rendendosi conto, improvvisamente, dell’aspetto che doveva avere, con addosso una vestaglia, i capelli arruffati e gli occhi consumati dal pianto. La cosa la faceva davvero morire di imbarazzo, più di quanto si sarebbe mai imbarazzata con un amico. Anziché sentirsi più rilassata, vista l’intimità che ormai c’era tra loro, Seiko si sentiva ancor più sotto pressione per questo. Capì che si trattava di un’intimità diversa.

-A-aspettami che scendo.- rispose, con un tono più autoritario di quel che avrebbe voluto e con il cuore salito di colpo in gola. Mentre richiudeva le persiane e si fiondava verso l’armadio, in cerca della mise migliore da indossare, sbirciò di sfuggita il suo riflesso. Nella specchiera vide un sorriso spontaneo, inspiegabile e radioso. Ci sarebbero stati altri party, per cui sarebbe stata così: carina, felice e perfettamente se stessa.

 

Angolo della pazza

Bene, alla fine ho preso il coraggio a piene mani ed ho provato a scrivere di questa coppia, che personalmente amo. <3

Ovviamente i mie gusti non sono i vostri, quindi capisco che il pairing possa aver lasciato qualcuno perplesso...spero comunque che la storia sia risultata gradevole dagli altri punti di vista (grammatica, stile, ecc...). Spero di non essere andata troppo OOC, essendo il mio primo tentativo di fic con questi personaggi. Insomma, fatemi sapere che ne pensate, dato che ci tengo particolarmente a fare un buon lavoro con la mia crack!OTP ^^

Per la cronaca: la storia di Haruka che chiama Seiko col suo nome maschile è canon e mi è tornata in mente rivedendo l’episodio dell’anime su San Valentino (adesso non ricordo il numero esatto della puntata...), in cui Risa sta per comprare una scatola per i cioccolatini da dare ad Otani ed incontra Seiko ed Haruka...che se ne vanno in giro a fare compere come una coppietta.  Nel suddetto episodio, appunto, ad un certo punto Haruka si inalbera per non-mi-ricordo-più-cosa e dice “Seshiro, piantala!” e Seiko gli risponde per le rime...e tutto ciò mi ricorda certe dinamiche di un’altra coppia...

Coincidenze? Io non credo ;)


Coscienza: hai finito di perorare cause perse?

IMma: Ma...ma... TT-TT


Saluti

IMmatura

 

  
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