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Autore: Ashura_exarch    16/11/2014    5 recensioni
Anno 1000, la data indicata dalle sacre scritture per la fine del mondo. "Mille e non più mille" recitano testualmente. Al calare del sole Arceus scenderà sulla terra per dividere i giusti dagli ingiusti. E voi, pensate di essere degni del Paradiso oppure di essere destinati all'Inferno?
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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1000

anno Domini Arkeate

 

 

 

 

PREFAZIONE

 
La mattina del 31 dicembre iniziò esattamente come tutte le altre. Il sole sorse lentamente, emergendo un raggio alla volta da dietro le montagne, esattamente come ogni giorno. Le campane delle chiese cominciarono a suonare appena l'astro emerse nella sua completezza, segnando l'inizio dell'Ora Prima.
Solo che dopo il momento in cui le campane smisero di suonare non successe nulla. Di solito a quell'ora gli abitanti di Giubilopoli cominciavano ad uscire per le strade, conducendo i loro affari e risolvendo i loro problemi. Ma quella mattina nemmeno una mosca volava. Né a Giubilopoli, né nel resto di Sinnoh. E probabilmente nemmeno nelle altre regioni.
Quel 31 dicembre non era un giorno come gli altri. Non era stato accolto con il solito giubilo, e nessun ringraziamento era stato rivolto ad Arceus per il fatto che dall'anno vecchio si stava per passare all'anno nuovo. Nessuna lode era stata cantata in suo onore, nessun ringraziamento gli era stato reso. Gli uomini pregavano, inquieti. Anche le donne ci provavano, invano, in quanto occupate a tentare di calmare i loro figli in preda di un pianto irrefrenabile. I pokemon erano anch'essi irrequieti, turbati dagli stati d'animo alterati dei loro padroni.
In definitiva nessuno riusciva a stare tranquillo. Il perché era molto semplice. Quel giorno, il 31 dicembre dell'anno del Signore Arceus 999, sarebbe stato l'ultimo della razza umana, e dei pokemon con loro. Come indicato dalle sacre scritture allo scoccare dell'anno 1000 sarebbe arrivata l'Apocalisse, e con essa la fine di tutto. Ma si sa, ad ogni fine segue un nuovo inizio. L'inizio in questione sarebbe stato l'inizio del Regno dei Cieli. Arceus sarebbe sceso sulla terra devastata, e avrebbe diviso le anime pure da quelle impure, conducendo in Paradiso coloro che ne erano degli e relegando all'Inferno coloro che non lo erano.
"Mille e non più mille", recitava un versetto, forse uno dei più conosciuti tra i testi sacri. Tutti erano stati d'accordo nel dire che ciò significava che dopo mille anni dalla nascita del Messia esso, assieme al suo sacro padre Arceus, sarebbe tornato a reclamare il mondo. I sacerdoti, fino ad una decina d'anni prima, avevano descritto con entusiasmo e convinzione questo evento futuro. Ma era già da un po' che questa felicità si era rivelata falsa. La verità era che tutti avevano paura. Anzi, terrore. Il terrore di non essere degni del Paradiso. Il terrore che Arceus non li scegliesse e li gettasse negli oscuri meandri dell'Abisso. Il terrore della fine. La fine di ogni cosa.
Nonostante tutto la fede non era sembrata venire meno, in quanto in molti pregavano. La stragrande maggioranza delle persone, appena sveglie, si era subito recata all'angolo della casa dedito alle invocazioni ad Arceus, e si era messa a pregare. Anzi, sarebbe più corretto definire quelle preghiere ruffianeria, in quanto le richieste che andavano per la maggiore erano che l'Apocalisse ciò non avesse luogo e di avere salva la propria anima. Ma c'era anche qualche richiesta più umile, come quella di poter passare un'ultima giornata felice con i propri cari.
Ma si sa, certe volte avere fede in qualcosa non significa per certo che questa cosa possa influire sul corso degli eventi.

 

 

***

 

 

 

ORA PRIMA

 
Non ci fu nemmeno bisogno del suono delle campane per svegliare Sylvester. Oramai era per lui abitudine, appena percepiti i caldi raggi del sole sul volto, alzarsi dal letto ed andarsi a vestire. Per tutto ciò doveva ringraziare Stephen, un suo predecessore. Egli aveva sovente problemi a prendere sonno, e si era fatto costruire una camera da letto apposita. Era abbastanza stretta, ma molto lunga. Essa aveva un'unica finestrella, posta al di sopra dell'ingresso. Il tutto si affacciava ad est, in modo tale che i primi raggi del sole fossero catturati dal vetro concavo e diretti verso il letto del dormiente in modo tale da svegliarlo. Questa era una delle cose che comporta il fatto di essere Sommo Pontefice, e Sylvester lo detestava. Almeno il fatto di non essere nato prima di Stephen, ovvero più di un secolo prima. Almeno, se fosse vissuto allora, non avrebbe dovuto affrontare il giorno che era appena cominciato. Il giorno più temuto da tutti, compreso lui.
Nonostante fosse molto più che riluttante, decise di alzarsi, anche per il fastidio che il raggio solare gli dava. Fece tutto con calma, nonostante l'apparente urgenza richiesta dalla situazione. Si diresse verso la sedia dove aveva riposto i vestiti la sera precedente. O meglio, sarebbe più corretto dire il vestito, visto che aveva indossato solo una leggera veste di lino bianco. Nonostante fosse perfettamente cosciente del fatto che di lì a poco si sarebbe dovuto cambiare di nuovo la indossò ugualmente.
Sylvester osservò il raggio di sole. "Non è molto intenso" pensò "L'alba dev'essere arrivata da poco. Gli altri non si sveglieranno prima di qualche minuto, ho ancora un po' di tempo.". Detto ciò si diresse verso il leggio nel vicino angolo della stanza, aprì il libro che vi era sopra e si mise a leggere alcuni salmi. Gli stessi salmi che avrebbe declamato la sera stessa nell'Ultima Volgare Messa. Era stata chiamata così l'ultima cerimonia liturgica che sarebbe stata celebrata da un mortale.
Passarono una ventina di minuti, e la porta della camera si aprì. Ad entrare fu il vicario Jan.
- Buongiorno, Santo Padre. - gli si rivolse il sottoposto.
- Buongiorno a te, Jan.
- Sta ancora rileggendo i salmi?
- Sì, non sia mai che mi dimentichi qualcosa stasera. A proposito, come stanno andando i preparativi per l'Ultima Volgare Messa?
- Sono stati completati. Il vescovo Laszlo ha fatto davvero un buon lavoro, questo si deve ammettere.
Sylvester annuì in segno di approvazione. Ma aveva un ultimo dubbio.
- Sono state prese misure di sicurezza?
- Certamente, Santo Padre. Il protodiacono Octavius si era opposto, ma la maggior parte del concilio ha votato a favore.
- Chi è stato incaricato di presiedere il comando degli armati?
- Il capitano Odo, Santo Padre.
- Molto bene.
Sylvester si era voluto informare per precauzione. Nonostante oramai il mondo stesse per finire la sicurezza non era mai troppa. C'erano state varie ribellioni di contadini negli ultimi tempi, in larga parte fomentate da fanatici straccioni. A sedarle era stato inviato il capitano Rambert, che però era morto di lì a poco per una febbre. Al suo posto era stato inviato Odo, un armigero a capo del contingente arrivato da Hoenn. Sylvester all'inizio era rimasto perplesso, ma visto l'ottima condotta nel riuscire a sedare i dissidenti aveva deciso di promuoverlo a capitano della sua guardia personale. E adesso che sapeva che lui avrebbe gestito la sicurezza si sentiva molto più tranquillo.
- Adesso andrò a pregare - disse il Sommo Pontefice - Jan, vuoi venire con me a rendere un ultimo omaggio ad Arceus?
- Certo che sì, Santo Padre.
I due uomini si diressero verso la parete dove era appeso il simbolo di Arceus: due semicerchi separati trafitti da una X. Tutti e due si fecero il segno sacro, ovvero si tracciarono con un dito sul cuore prima una croce, con ai lati due semicerchi. Entrambi si inginocchiarono, e congiunsero le mani mentre rivolgevano la testa in basso. Sylvester prese l'iniziativa ed iniziò a recitare una breve preghiera. Del resto non voleva certo rubare altro tempo alla giornata di lavoro che stava per iniziare.

 Magnus Arceus, benedicite
da nobis ut diem festum
die tentationibus careant
quod vos dedicant ad vos.
Audi nos quidquid petierimus
sit gratiaci de tua benignitate.
Habemus tibi gratiam
et revertamur ad nostrum populum laboris,
cum expectans adventum regnum tuum.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sanctus,
Amen

 I due si alzarono, ripetendo il gesto di poco prima, segno che il momento sacro era terminato.
- Se non sbaglio alla Terza c'è una riunione del concilio.
- Esatto, Santo Padre, ma la vostra presenza non è necessaria. Volete recarvici lo stesso?
- Certamente.
- Ricordatevi che tra poco dovrete condurre la messa della Seconda.
- Lo so, lo so. Mi dirigerò immediatamente da Olav per cambiarmi d'abito e per indossare i sacramenti.
- Molto bene, Santo Padre. Non la voglio tediare oltre.
- A dopo, Jan. Vai in pace, e che Arceus ti benedica.
- A lei, Santo Padre.
Il vicario uscì, seguito poco dopo dal Sommo Pontefice.

 

-

 

ORA SECONDA

 
- E quindi, fratelli miei, non dovete aver paura di ciò che succederà questa sera. Anzi, semmai dovrebbe essere per voi motivo di giubilo. Del resto non siamo forse a Giubilopoli?
Qualche risatina si alzò dalla folla, ma niente di che.
- Forza, fratelli, cantiamo le lodi di Arceus nell'attesa della sua venuta.
Detto ciò Sylvester aspettò alcuni attimi perché l'organo al piano di sotto cominciasse a suonare, e cominciò a recitare sommessamente il testo della preghiere in latino. Dopo pochi secondi si unirono alla sua voce e la sovrastarono quelle di una cinquantina di persone, guardie e sacerdoti compresi. Era quello il numero di persone che quella mattina aveva assistito alla messa dell'Ora Seconda. Molta gente aveva preferito starsene a casa, a pregare. Sylvester non li biasimava. Anche lui, se ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe fatto. Ma essere Sommo Pontefice richiedeva una buona dose di pazienza e un'alta soglia di sopportazione. Almeno si accontentava del fatto che di lì a un giorno sarebbe tutto finito.
I canti terminarono appena l'organo ebbe finito di suonare. Anche le voci si acquietarono subito, con una stonatura che diede un po' di fastidio a Sylvester. Un po' si pentì di non aver fatto venire anche il coro delle voci bianche pokemon, almeno avrebbero dato un'intonazione più che gradevole al tutto. Ma ovviamente, quando l'aveva proposto al concilio, il vescovo Octavius si era opposto. Era un bel guastafeste in effetti. "Si terranno freschi per stasera" aveva detto.
- Fratelli - disse Sylvester, riprendendo il sermone per concluderlo - Grazie per essere venuti qui, questa mattina, per pregare con me. Come forse tutti saprete, la messa dell'ora Decima quest'oggi non ci sarà. Anche io, come voi, ho bisogno di tempo per pregare in privato. Ma questa sera, prima del calar del sole, avrà inizio l'Ultima Volgare Messa, con cui accoglieremo tutti insieme il grande Arceus. La cerimonia avrà inizio all'ora Tredicesima, e durerà fino... - Sylvester esitò un attimo - ai Vespri. - concluse in fretta. Non aveva molto senso dire che si sarebbe conclusa, visto che quella sarebbe stato solo un inizio.
Il Sommo Pontefice si fece il gesto sacro per dichiarare la fine della messa.
- Andate, fratelli - disse - Andate in pace. E pregate.
Adesso lo aspettava la riunione del concilio.

 

-

 

ORA TERZA

 
Sylvester ebbe appena il tempo di cambiarsi d'abito, indossando una toga meno formale ma comunque degna del Sommo Pontefice, e si incamminò subito verso la sala del concilio. Aveva da poco finito la Messa della Seconda, e la riunione del concilio sarebbe iniziata verso metà della Terza, per cui aveva ancora qualche minuto per arrivarvi. Si diede comunque una mossa, e per strada venne scortato da due guardie e da un araldo. Appena il gruppo arrivò di fronte alle porte della sala del concilio il Sommo Pontefice si rivolse ai due uomini di guardia.
- E' già iniziata la riunione? - chiese ad uno.
- Sì, Vostra Santità - gli rispose - Ma il vescovo Octavius ha detto che la vostra presenza non è richiesta.
- Ma io desidero prendervi parte. Fai entrare l'araldo così che mi possa annunciare.
Pur leggermente riluttante, la guardia si spostò di lato ed aprì la porta, permettendo all'araldo di entrare.
- Sua Santità Sylvester, secondo del suo nome, Vescovo di Giubilopoli, Patriarca della Regione di Sinnoh e Sommo Pontefice della Chiesa di Arceus! - annunciò l'uomo alle persone presenti nel salone.
Sylvester entrò subito, e si concedette qualche attimo per osservare i presenti. C'erano alcuni soldati accostati ai muri e poi sacerdoti ed ecclesiastici vari, ma le persone più importanti erano il vicario Jan e i Tre Grandi Vescovi: Victor, Laszlo e infine il protodiacono Octavius. Quest'ultimo di certo non avrebbe potuto mancare.
Si diresse allora verso il seggio a lui riservato. Dopo alcuni rapidi passi arrivò al suo trono rialzato e vi si sedette. Da lì poteva godere della migliore vista della stanza, vedendo tutto e tutti.
- Sua Santità - gli si rivolse Octavius, con un leggero fastidio appena percettibile nel suo tono di voce - La vostra presenza non era richiesta.
- Ma ho deciso di esserci lo stesso.
- Come ho già detto non era necessario - continuò il protodiacono - Io e gli altri membri del concilio dobbiamo discutere solo di alcuni affari di poco conto.
- Se voi avete convocato addirittura una riunione del concilio non credo che questi affari siano così poco importanti. Vorrei sapere di cosa vorreste parlare.
Per un attimo Octavius storse il naso, ma riprese subito la sua normale espressione. Si schiarì la voce, e continuò il discorso:- Volevamo porre sotto giudizio l'efficacia delle misure di sicurezza adottate dal capitano Odo in occasione della cerimonia di questa sera. Io ed alcuni altri non crediamo che siano sufficienti.
- E come mai ne siete così certi?
- Vede, Sua Santità - si intromise il vescovo Victor - il capitano Odo ricopre la sua carica da troppo poco tempo, e crediamo che non sia adatto a ricoprire ulteriormente il suo ruolo.
- Quindi lo vorreste sostituire.
La frase pronunciata da Sylvester non era una domanda, ma un'affermazione.
- Esatto, Santo Padre.
- Non ne vedo il motivo.
- Sua Santità... - continuò Octavius - come il vescovo Victor ha già detto, ha assunto la carica da troppo poco tempo. Avrei già in mente alcuni candidati da presentarle. Tutti sono soldati esperti, ed hanno alle spalle molti anni di addestramento...
- Basta così - lo interruppe Sylvester - Ho già espresso la mia opinione riguardo all'argomento. Odo rimarrà al suo posto.
- Ma signore... - tentò di opporsi Victor - Vede, ci sono arrivate parecchie lamentele da parte dei soldati del corpo del capitano Odo. Molti non tollerano il grande afflusso di pokemon tra le truppe che il capitano ha favorito.
- E come mai se ne lamentano? - chiese leggermente incuriosito Sylvester. Questa gli giungeva decisamente nuova alle orecchie.
- Le ritengono bestie. Bestie stupide e prive di intelligenza. - disse Octavius, con un certo disprezzo - E io concordo in pieno con loro. Una rappresentanza ha posto queste condizioni: o se ne vanno i pokemon o se ne va Odo. E noi riteniamo che sia d'uopo la dipartita del capitano. In fondo i pokemon saranno anche bestie stupide, ma sono molto utili in battaglia.
- E poi - aggiunse Victor - sono le creature che più si avvicinano alla perfezione del grande Arceus, e per questo sono sacre. Non se ne possono andare, e il motivo mi sembra ovvio.
Sylvester tacque un attimo, e si mise a riflettere. Doveva agire in fretta, non restava molto tempo per sistemare le cose prima della fine di tutto. Odo doveva assolutamente dirigere le guardie quella sera, e il Sommo Pontefice non avrebbe permesso che ci fossero intromissioni. Odo era in assoluto l'uomo più adatto per una situazione del genere, e Sylvester non aveva intenzione di sostituirlo per un capriccio dei suoi soldati.
- Chi presiedeva la rappresentanza degli armati? - chiese a Victor.
- Il sergente Almeric, Sua Santità.
- Hmm...
Sylvester tornò di nuovo pensieroso, ma solo per poco. Aveva già stabilito cosa fare.
- Bene - disse - visto che non si riesce a trovare un accordo, metteremo la cosa ai voti. Siete d'accordo, protodiacono?
Octavius annuì, anche se con riluttanza.
- Molto bene. Chi vota a favore della destituzione del capitano Odo?
Nella sala si alzarono alcune decine di mani. Quelle di Victor e di Octavius erano in questo gruppo. Vennero fatte contare, e risultarono essere diciannove. Sylvester imprecò mentalmente. I membri del concilio erano trentanove in tutto, e se voleva vincere doveva ottenere venti voti, il che non era per nulla scontato, visto che ci si poteva sempre astenere.
- Chi vota contro?
Altrettante mani si alzarono. Le votazioni avevano pareggiato, ma c'era qualcosa che non tornava. I votanti erano in totale trentanove, ma solo trentotto voti erano stati dati. Questo voleva dire che qualcuno si era astenuto. E quel qualcuno era...
- Laszlo - disse Octavius - Tu per chi voti?
Sylvester fissò il vescovo. Era sempre stato un uomo di poche, ma non fino a questo punto. Quando qualche mozione veniva presentata di solito egli votava sempre, ma se si era astenuto voleva dire che era indeciso. E Sylvester doveva assolutamente portarlo dalla sua parte.
- Vescovo - gli si rivolse Sylvester - Sei indeciso?
Come era prevedibile l'uomo non rispose, limitandosi a fare un'appena visibile alzata di spalle, continuando però a scrutare un punto indefinito davanti a sé, visibilmente indeciso sul da farsi. "Forse..."
- Vescovo - riprese Sylvester - Se non sbaglio sei stato tu ad organizzare la messa in sicurezza della Piazza di Palkia per questa sera.
Laszlo annuì, grave.
- E, correggimi se sono nel torto, sei stato tu a designare Odo comandante, ovviamente con la mia approvazione, nonostante questa sia stata di fondo una tua personale iniziativa.
- Esatto. - disse lui. Era la prima parola che proferiva dall'inizio del concilio.
- E allora - continuò il Sommo Pontefice - Mi sembra una mossa insensata quella di proporre un candidato per ritirarne la pretesa subito dopo. Non ti pare?
Laszlo cominciò a sudare, visibilmente sottopressione. "Forse ce la sto facendo" pensò ansioso Sylvester "Voglio provarci adesso!".
- Allora - lo incalzò - per cosa voti? Per o contro il capitano Odo?
- Io... - esitò il vescovo - voto... perché... Odo...
La tensione era palpabile.
- ...resti... dov'è...
Nonostante le ultime due parole fossero state appena sussurrate furono intese da tutti i membri del concilio. Il disappunto sulla faccia di Octavius era evidente, mentre il vescovo Victor si passava nervosamente una mano sulla fronte per rimuovere le gocce di sudore. Il vicario Jan invece era meditabondo, mentre il vescovo Laszlo si era rimpicciolito all'interno del suo seggio, guardando in basso.
- Il risultato mi sembra chiaro - disse Sylvester - Odo resterà comandante fino alla fine. Dichiaro chiusa questa riunione del concilio.
- Ma, Vostra Santità...
- Niente ma, Octavius. E' stato deciso quel che è stato deciso, e tanto basta. Come ho detto, la riunione è finita.
Sylvester si alzò dal suo "trono" e si avviò verso la porta. Le guardie scattarono per aprirla, e in meno di venti secondi il Sommo Pontefice si ritrovò fuori dalla sala. Il vicario Jan l'aveva seguito, forse intuendo già le intenzioni del pontefice.
- Jan, proprio te cercavo.
- Mi dica, Eccellenza.
- Fai arrestare il sergente Almeric. Non voglio interferenze di nessun genere da qui a stasera. E' solo una precauzione, fai informare tutti i soldati, Odo compreso.
- Ai vostri ordini, Eccellenza.

 

-

 

ORA SESTA

 
Come ulteriore precauzione Sylvester si era rinchiuso nel suo studio. Almeric era molto popolare tra i soldati, e temeva da parte loro una reazione violenta. Aveva perciò posto davanti alla porta un nutrito gruppo di armati, con annesso un Tyranitar per scoraggiare eventuali assalitori. Quasi trasalì quando sentì bussare sul duro legno di quercia.
- Vostra Eccellenza? - giunse il suono, ovattato da dietro la porta - Vostra Eccellenza?
Sylvester sospirò, riconoscendo la voce. Era il vicario Jan.
- Jan, sei tu? - chiese per sicurezza.
- Sì, Vostra Eccellenza. Ho fatto come mi avete ordinato.
"Meno male, è filato tutto liscio" pensò il Sommo Pontefice. - Aprite pure la porta - ordinò ai soldati.
Jan entrò con un'andatura affrettata ed un'espressione leggermente preoccupata.
- Vostra Eccellenza, il sergente Almeric è stato preso in custodia, e il sergente Reginald con lui.
- Come mai?
- Ha provato ad opporsi all'arresto del suo superiore, così ho preferito non rischiare incarcerando anche lui. La prudenza non è mai troppa.
- Hai fatto bene. Ci sono stati altri problemi? La truppa è irrequieta?
- No, anche se ci sono stati parecchi dissensi al momento dell'arresto.
- L'importante è che non ci siano stati disordini. Grazie Jan, puoi andare.
- Certo, Eccellenza.

 

-

 

ORA NONA

 

Mancavano più quattro ore all'inizio dell'Ultima Volgare Messa, eppure qualcuno era già arrivato in Piazza di Palkia per accaparrarsi i posti migliori. Cioè quelli al di sotto della balconata dal quale il Sommo Pontefice pronunciava normalmente la messa. Era un'occasione speciale quella, e si attendeva molta più gente del solito. Per questo la sorveglianza era stata estesa anche alle vie adiacenti alla piazza, come il Vicolo di Pidgeot o il Corso dei Quattro Rattata.
Sylvester osservava tutto dalla finestra del suo studio, posto al secondo piano di una delle ali laterali del complesso sacro. Era abbastanza riparato affinché nessuno lo potesse vedere, ma al contempo esposto per godere di un'ottima vista.
L'uomo guardava la piccola folla che già si stava cominciando ad accalcare al di sotto della balconata. Saranno state sì e no una ventina di persone, ma producevano un baccano inimmaginabile. Se si pensa che con esse c'erano anche i loro pokemon allora la confusione si decuplicava. Ad un certo punto furono costrette ad intervenire le guardie, e bastò mettere in mostra le punte delle lance e gli artigli di un Garchomp per far acquietare la marmaglia. Allora tutti si misero a pregare, e un silenzio irreale scese sulla piazza. Gli unici rumori erano prodotti dal tintinnare delle cotte di maglia delle guardie che risuonavano al loro cammino e dal frusciare del vento contro le imposte della finestra dello studio.
Sylvester quasi non riusciva a credere che di lì a qualche ora la piazza si sarebbe gremita di gente, ancor più gente di quella che di solito si recava a messa. Ma più in generale non riusciva a credere che sarebbe arrivata la fine di tutto.
Aveva pensato e ripensato parecchie volte a questa cosa, soprattutto di notte quando il sonno faticava ad arrivare. Si era spesso chiesto se davvero avesse la forza necessaria per affrontare un tale evento. Lui, l'ultimo Sommo Pontefice, l'ultimo Emissario mortale di Arceus in Terra, colui che avrebbe dovuto presiedere la transizione dalla Terra al Paradiso per i giusti, e dalla Terra all'Inferno per coloro che non meritavano la beatitudine. Si chiedeva se i cardinali non avessero fatto la scelta sbagliata, quando l'anno prima c'era stato l'ultimo conclave.
Il Sommo Pontefice Gregor V, colui che aveva preceduto Sylvester, era molto giovane al momento della morte. Febbri primaverili, aveva detto il medico di corte. Aveva appena ventisette anni, Gregor, eppure era spirato ben prima di molti cardinali anziani. Essi si erano riuniti pochi giorni dopo nella Cappella di Sant'Oswald, sul retro della cattedrale di Giubilopoli, e avevano eletto lui, Sylvester, priore di un piccolo monastero non lontano dalla città. Lui, quell'ometto calvo di mezza età, era stato scelto per essere il nuovo Sommo Pontefice, probabilmente l'ultimo.
Sylvester si era sentito subito inadatto a quel ruolo. Non si era abituato velocemente ai giochi di potere e agli intrighi di palazzo, non si era abituato al cibo sontuoso e alle vesti raffinate. Era sempre stato felice con la semplicità della vita monastica, dove bastava un pezzo di pane, un calice d'acqua e una tunica di lana grezza per sentirsi in pace con sé stessi. Al monastero si viveva in pace con la natura, e uomini e pokemon si aiutavano vicendevolmente.
Sylvester si reputava troppo estraneo a quella nuova vita, e quando gli era stata comunicata la scelta dei cardinali aveva provato a rifiutare. Sfortunatamente per lui non avevano voluto sentir ragioni, e l'avevano condotto a forza a Giubilopoli. Non se ne era reso subito conto, abbagliato dalla splendida esistenza che aveva cominciato a condurre, ma la cattedrale si era presto trasformata in una prigione dorata. Se n'era accorto dopo quasi un mese, quando aveva provato ad uscire dalla città per recarsi in visita al monastero, e se l'era visto negare seccamente da Octavius.
Si era sempre consolato col fatto che quella vita non sarebbe durata ancora a lungo. Pensava con gioia al momento della fine del mondo e della venuta di Arceus. Allora tutte le sue sofferenze sarebbero cessate, e al loro posto sarebbe arrivata la beatitudine eterna.
Eppure, adesso che il grande momento era alle porte, aveva paura. Paura di perdere tutto quello che aveva, nonostante in fin dei conti non fosse molto. Paura di non essere giudicato degno del suo ruolo e di essere mandato all'Inferno. Ma soprattutto paura di morire. Era terrorizzato alla sola idea che la vita dovesse abbandonare il suo corpo per sempre, lasciandolo a decomporsi per poi scomparire per sempre. "L'anima era immortale" solevano dire i preti durante i sermoni, ma il corpo era ben lungi dall'esserlo. E Sylvester teneva più al proprio corpo che alla sua anima. Era una cosa folle, dato che il corpo era solo un involucro temporaneo per l'anima, eppure quell'uomo, se avesse dovuto scegliere, avrebbe scelto il corpo. E sfortunatamente per lui quel momento si avvicinava sempre di più.
Si alzò stancamente dalla sua scrivania. Doveva ripassare i salmi un'ultima volta, prima della messa.

 

-

 

ORA DODICESIMA

 
L'inizio dell'Ultima Volgare Messa era ormai prossimo, mancava più o meno mezz'ora al suono delle campane che avrebbe richiamato i fedeli, e Sylvester si trovava da Olav per indossare i paramenti sacri. A prima vista gli abiti che il Sommo Pontefice indossava durante le funzioni sacre potevano sembrare abbastanza semplici da indossare nonostante la loro sfarzosità, ma in realtà non era affatto così. L'abito era formato da tre strati di tessuto, che spesso e volentieri facevano morire di caldo chi vi era sotto, Sylvester in questo caso.
Questa sensazione la odiava. L'aveva sempre odiata, fin da quando l'aveva dovuto fare la prima volta. Era abituato al semplice saio del monastero, non certo a strati e strati di stoffa, e malediceva mentalmente tutti quelli attorno a lui. Meno Olav. Era un brav'uomo, che svolgeva in modo eccelso e fino in fondo ogni suo lavoro. Poi c'era il suo Paeniard ad aiutarlo. Non sembrava ma le sue lame erano molto utili e precise quando si trattava di compiere procedure delicate. Nonostante la sua aria vagamente minacciosa quel piccolo pokemon non riusciva ad incutere timore a Sylvester, visto il modo in cui ogni tanto si strusciava a Olav, rivolgendogli versi affettuosi, ricambiati da una carezza sulla testa (nella parte sprovvista di lame, ovviamente).
Ecco un'altra cosa che odiava: le differenze di trattamento dei pokemon. Al monastero pokemon e uomini si aiutavano a vicenda, e non esisteva né servo né padrone. Invece a Giubilopoli gli esseri erano costantemente servi di qualcuno, e molto spesso erano disprezzati. Bastava sentire il protodiacono Octavius mentre ne parlava. Lui era sempre stato un promotore dell'uguaglianza tra umani e pokemon, anche se aveva smesso di esternarlo da un po'. Oramai il mondo stava per finire, che importanza poteva mai avere?
Si stava annoiando da morire, fermo lì impalato, ad aspettare che Olav e Pawniard gli prendessero le misure e gli infilassero gli abiti, seppur delicatamente. Avrebbe di gran lunga preferito essere già a messa. Ma la noia sarebbe sparita presto, vista la notizia che gli stava per arrivare.
Il primo ad accorgersi dei passi trafelati fu Pawniard, che si voltò all'improvviso verso la porta che permetteva di entrare e di uscire.
- Che c'è, Pawniard? Perché ti seri fermato? - gli chiese incuriosito Olav.
La risposta arrivò da sola. O per meglio dire, entrò da sola. La porta si spalancò rumorosamente, e in turbine di vesti svolazzanti entrò il vicario Jan. Il suo volto era contratto in un'espressione preoccupata. Molto preoccupata.
- Jan, che succede? - gli chiese stupito Sylvester. Aveva sperato che la noia fosse interrotta da qualcosa, ma non da una cosa del genere.
- Vostra... Eccellenza... - Jan era piegato in due per la corsa appena fatta - il sergente... Almeric... è evaso...
Le ultime due parole caddero come un macigno su Sylvester. Non se lo aspettava. Una cosa del genere non doveva succedere, specialmente in un momento come quello.
- Cosa è successo? - chiese, cercando di non scomporsi.
- Alcune guardie... credo che abbiano liberato Almeric corrompendo qualche carceriere... e anche il sergente Reginald è scappato...
"Maledizione!" imprecò Sylvester "Proprio adesso doveva succedere?!". A quel punto tacque, e si rinchiuse in un ostentato silenzio. Scansò malamente Olav che tentava di mettergli un vestito, e si ritirò nella sua mente a pensare.
- Vostra Eccellenza? - gli chiese Jan dopo un po'.
Sylvester non rispose subito. - Ormai è troppo tardi per prendere provvedimenti - disse infine - Anche se Almeric è scappato mancano poche ore alla fine, e non potrà causare nessun problema rilevante. Puoi andare, Jan.
- Ma, Vostra Eccellenza... - provò ad obbiettare.
- Ho detto che puoi andare - rispose l'altro secco. Questa volta non voleva ammettere repliche. Aveva già troppe preoccupazioni per la testa, e non voleva certo che se ne aggiungesse un'altra.

 

-

 

ORA TREDICESIMA

 
Il grande disco d'oro sul tetto della cattedrale di Giubilopoli cominciò a spandere in ogni dove i riflessi dorati dei raggi solari. L'astro aveva appena cominciato a tramontare, affondando piano piano dietro ai monti in lontananza. La fine era iniziata.
- Ecco, fratelli! - esclamò Sylvester dall'altro della sua balconata, rivolto alla folla sottostante - La venuta di Arceus è prossima! La fede riposta in lui non è stata vana, il regno dei cieli sta per avere inizio! Preghiamo, fratelli, preghiamo, osanniamo Arceus, chiediamogli di reclamare definitivamente le nostre anime! E' tempo per tutti di accedere alle porte del paradiso!
Appena ebbe finito di pronunciare quelle parole infervoranti, l'organo sotto di lui cominciò a suonare. A differenza di altre volte le vibrazioni causate dagli sfiatatoi del gigantesco strumento parevano scuotere leggermente il pavimento, tanto da dare una sensazione di tremore a chiunque si trovasse al piano superiore della cattedrale. Era tutto merito (o colpa, che dir si voglia) delle estensioni lignee istallate all'organo da Marcus, il mastro artigiano più rinomato in città. Era stato fatto in modo da potenziare considerevolmente la portata del suono, in modo da farlo udire anche a centinaia di metri di distanza. Non per niente si era atteso un pubblico non indifferente per quell'occasione importante.
Il rumore dell'organo che suonava non faceva altro che rimbombare per la piazza e nelle orecchie di chi lo ascoltava, ma il coro di voci che si levò dapprima dalla selezione delle Voci Bianche Pokémon e successivamente dalla folla arrivava quasi ad eguagliarlo, se non addirittura a sovrastarlo. Ci dovevano essere almeno tre o quattro migliaia di persone, assiepate tra la Piazza di Palkia e le vie laterali. Persone non solo di Giubilopoli o di Sinnoh in generale, ma anche dalle altre regioni. Da tutte le altre regioni.
Sylvester cominciò a muovere la bocca, ma da essa non uscì alcun suono. Si limitò a fingere di cantare le lodi di Arceus come gli altri tutt'intorno a lui. La verità era che si sentiva attanagliato dal terrore. Un terrore latente e silenzioso, pronto ad entrare in azione appena avesse mostrato anche solo un attimo di cedimento. Quello era il momento della verità: di lì a poco il mondo avrebbe conosciuto la sua fine. E decisamente Sylvester non si sentiva pronto.
Il sole stava tramontando in fretta, anche troppo velocemente per i gusti del Sommo Pontefice. Il globo dorato sulla cima della cattedrale sembrava essere diventato un secondo sole, tanto la luce che emetteva era intensa. Era stata costruita in modo da intrappolare la luce del tramonto per rifletterla per un tempo più lungo del normale, in modo da illuminare i primi minuti della sera. I raggi arrivavano sempre più deboli alla sfera, quasi che l'astro sapesse che quello era il suo ultimo tramonto e fosse in punto di morte.
Decisamente Sylvester non stava bene. Sudava freddo, e la sua preoccupazione aumentava man mano che il sole spariva. Le mani stavano cominciando a tremargli, e dondolava sulle gambe in modo ossesso a causa della sua inquietitudine. Si sentì quasi morire quando anche l'ultimo raggio di sole scomparve alla vista. Le sacre scritture dicevano che era quello il momento in cui tutto sarebbe iniziato.

 

-

 

VESPRI

 
Nonostante il sole fosse già tramontato, la luce ci mise qualche minuto prima di cominciare a svanire (merito anche del globo della cattedrale). "C'è ancora un po' di tempo" pensò Sylvester. La sua paura stava velocemente crescendo, e con questo non poteva farci nulla. Ma cercava di farsi forza, ripetendosi a bassa voce di essere degno del suo ruolo in onore del dio Arceus. Perché se era Sommo Pontefice alla fin fine ci doveva pur essere un motivo.
Le sacre scritture dicevano che il mondo avrebbe conosciuto la sua fine esattamente quando le luci dell'ultimo giorno saranno svanite per lasciare il posto alle tenebre maligne. Non si accennava direttamente al tramonto, per cui tale affermazione era stata sempre interpretata come "alcuni minuti dopo il calar del sole", visto che la luce dell'astro ci mette sempre un po' di più ad andarsene rispetto al corpo che l'ha emessa.
Un brusio preoccupato si stava diffondendo tra la folla, e il chiasso andava man mano aumentando. Presto qualcuno si sarebbe fatto prendere dal panico contagiando anche gli altri fedeli, ma Sylvester decise di agire prima che potesse succedere.
- Fratelli! - urlò, cercando di farsi sentire da tutta la piazza - La venuta di Arceus è ormai prossima! A breve comincerà la fine, e poi il Grande Arceus scenderà in terra per condurci in Paradiso e alla beatitudine eterna. Osanniamolo, finché non ci onorerà della sua presenza! Cantiamo le sue lodi! Preghiamo per la salvezza di tutti noi!
Un mormorio di assenso trapelò dalla torma, e pochi secondi dopo l'organo cominciò ad emettere le sue potenti onde sonore. Anche Sylvester decise di unirsi al coro questa volta.

Magnus Arceus,
erant te espectat.
Nos personam, servi tui fideles,
ut roget pro stirpe vestra,
quaesumus, ut nos digneris
tuum sanctum personalitat,
et sociare illi super nos.
Nos tandem tempore finit est,
revier et pati parati sumus.
Si feceritis judicium inter relevant,
et iusti ab iniusti separat.
Educ illos qui digni qui coelo tuo,
cohabitare patiemur aeternum.

La Preghiera della Fine veniva tramandata da secoli unicamente per essere cantata in quel preciso momento, appena prima della discesa di Arceus sulla Terra. Tutti si unirono al coro, guardie comprese. Quella era la prima e l'ultima volta che tale cantico sarebbe stato pronunciato, e per questo tutti i partecipanti ci stavano mettendo tutto loro stessi. Persino Sylvester si era lasciato coinvolgere dall'entusiasmo generale, e si mise anche lui a cantare a squarciagola fin quando alla preghiera, dopo essere stata ripetuta più volte, venne aggiunto In nomine Patris, ef Filii, et Spiritus Sacntus Amen, concludendola.
La luce oramai era quasi svanita del tutto, e Sylvester si preparò mentalmente all'inevitabile. L'aria pareva essersi fatta più pesante, e appena l'organo smise di suonare un silenzio di tomba cadde sul centro di Giubilopoli. In quel momento Sylvester seppe di dover prendere la parola per un'ultima volta.
- Fratelli, ci siamo! Tra poco sarà il momento più importante di tutte le nostre vite! Prepariamoci e accogliamo in Grande Arceus! Forza, invochiamolo! - .
Sylvester rivolse il viso al cielo, protendendo le braccia verso l'alto come per cercare di richiamare il suo dio. I fedeli lo imitarono subito, e dalla folla si levarono invocazioni come "Arceus, vieni!" o "Grande Arceus, ti stiamo aspettando!". Era un tripudio di estasi e urla, e il fragore della massa urlante giungeva fino al tetto della cattedrale. E Sylvester, che si trovava ad appena qualche metro al di sopra della folla, ne era costantemente investito. Di norma non l'avrebbe tollerato, ma oramai la fine era giunta, e tal cosa non aveva importanza.
Lo spettacolo continuò finché la luce non fu completamente scomparsa e anche oltre. Pian piano le urla diminuirono, e il volume delle voci si abbassò gradualmente. Sylvester cominciò ad inquietarsi. Perché Arceus non arrivava? C'era qualcosa che lo bloccava? Impossibile, un dio non trovava ostacoli. E allora perché non stava ancora adempiendo al suo dovere? L'uomo cominciò ad avvertire un'ansia crescente, che presto si trasformò in timore. Ebbe un brutto presentimento.
Dopo circa venti minuti si poteva dire che era sera inoltrata, e di nuovo era sceso il silenzio sulla piazza. Esso sembrò durare per secoli, e la tensione era palpabile. Arceus non era ancora arrivato. E probabilmente non sarebbe mai venuto. Il silenzio venne infine interrotto dal pianto di un bambino.
- Arceus ci ha abbandonati! Siamo tutti condannati! - gridò qualcuno.
Fu allora che iniziò il panico.

 

-

 

MATTUTINO

 
Sylvester quella notte non fu ucciso solo grazie ad Odo. Il capitano delle guardie, appena erano scoppiate le violenze, aveva provveduto a far rientrare nella cattedrale il Sommo Pontefice. Dalla folla però qualcuno l'aveva visto, e aveva gridato a gran voce che il Sommo Pontefice li aveva ingannati, gli aveva mentito, e che adesso stava scappando. La gente allora era stata aizzata contro Sylvester, e aveva tentato di sfondare i portoni della cattedrale.
Fu solo grazie a due fattori che ciò non accadde: la solida quercia rinforzata con cui era stato costruito il portone e l'intervento della "cavalleria pesante". Ovvero un Tyranitar, un Garchomp e un Druddigon che con alcuni colpi sparati appena al di sopra d'altezza d'uomo riuscirono a disperdere la folla inferocita.
Odo aveva comunque deciso di barricare Sylvester all'interno della cattedrale. Erano passate già alcune ore, ma le violenze non accennavano a fermarsi. L'aria risuonava costantemente delle urla di umani e pokemon, e il clangore delle esplosioni si alternava al cozzare delle spade. Era spaventoso. Sembrava che comunque, nonostante Arceus non fosse arrivato, l'Apocalisse fosse iniziata da sola.
Sylvester se ne stava nella sua stanza, rannicchiato sul letto. Il terrore aveva preso il sopravvento su di lui, e si era raccolto ginocchia al petto a guardare davanti a sé con occhi sbarrati. Ad ogni minimo rumore sobbalzava, facendo scricchiolare la fragile struttura di legno del letto, e si ritirava ancora di più, cercando vanamente di scomparire.
Non era mai stato così terrorizzato in vita sua. Quella notte stava veramente temendo per la sua vita. C'era l'intera Giubilopoli, magari anche l'intera Sinnoh, che all'esterno di quelle mura lo voleva morto. Lui aveva mentito, li aveva terrorizzati con la storia dell'Apocalisse e della venuta di Arceus, che non c'erano state. Sarebbe stato inutile dirgli che così era scritto nelle sacre scritture e non era colpa sua, dato che ormai tale idea era stata radicata a fondo negli animi arrabbiati delle persone.
Con una mano tremante si tastò la fronte, costatando di avere ancora la ferita aperta, seppur ne stesse uscendo meno sangue rispetto a prima. Quando il caos era scoppiato, dalla folla sottostante al balcone del Sommo Pontefice era stato lanciato in sasso che l'aveva centrato poco al di sopra del sopracciglio destro, aprendogli uno squarcio. Era stato allora che Odo l'aveva riportato dentro. Il taglio non aveva smesso di sanguinare per mezz'ora buona, e quando Sylvester si era fatto dare uno specchio l'aveva visto scendere copioso a bagnargli la pelle.
Sylvester si sentiva un essere miserabile e insignificante. Solo allora realizzò di non aver mai concluso nulla di utile nella sua vita. Anche al monastero aveva semplicemente continuato la condotta dei predecessori. E seppur fosse assennata e lodabile, non era opera sua. Niente era opera sua. Nemmeno adesso che era Sommo Pontefice aveva mai promulgato nessuna legge, non aveva mai promosso iniziative, non aveva mai fatto niente.

C'è ancora tempo per fare qualcosa.
A Sylvester quasi prese un colpo. Chi aveva parlato? Era da solo in quella stanza, eppure la voce era risuonata chiara e forte tutt'attorno a lui.

Ma sarà possibile solo se lo vuoi.
Allora Sylvester capì: era nella sua testa.
"C-chi..." stava per chiedere mentalmente con tono incerto.

Non c'è bisogno di chiederlo. Sai già la risposta.
Sapeva già la risposta? E uno come Sylvester come faceva a saperlo? Provò a riprendersi dallo spavento iniziale e cercò di fare mente locale. Chi gli poteva parlare attraverso la telepatia? Sicuramente non un umano. Allora il campo si restringeva ai pokemon. Ma chi, fra tutti?
E realizzò.
"A-ar..."

Esatto, sono chi pensi.
"Oh Signore... io... non...
Calmati, e ascoltami.
"Certo". La voce di Arceus era calda e rassicurante, seppure avesse un tono molto sicuro, quasi autoritario. Si trattava di un dio in fondo.
Vi ho solo messo alla prova, e l'avete superata.
"Davvero?"
Certo. La vostra fede non è mai venuta meno in tutti questi millenni, e io stesso me ne sono stupito. All'inizio vi consideravo esseri spregevoli ed indegni di fiducia, ma con il tempo ho scoperto dei lati dell'uomo a prima vista nascosti. Ho deciso infine di mettervi alla prova. Ho indotto uno scrittore ad avere l'ispirazione divina e a produrre quelle che voi chiamate "sacre scritture", predicendo la fine del mondo. Ciò era per verificare se la vostra devozione in me sarebbe scomparsa sapendo quando l'Apocalisse sarebbe giunta. Se fosse successo, allora sì che sarei sceso in terra.
"Dio..."
Alla fine, nonostante tutto, vi siete dimostrati meritevoli.
"Oh, Grande Arceus..."
Non ce n'è bisogno, so già cosa vuoi dire.
Ma Sylvester non riuscì lo stesso a trattenersi. Cadde con un gran tonfo sul pavimento, e si mise a piangere.
"Arceus, perdonami! Non dovevo dubitare di te! La mia fede doveva sempre restare forte! Ho temuto che ci avessi davvero abbandonato".

Non oggi. C'è ancora tempo per sistemare le cose prima che la situazione degeneri. Ora va.
Sylvester si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
"Ma Arceus, io sono un semplice uomo, come posso io..."

Puoi. E lo farai. Ora va.
Sylvester percepì quasi immediatamente un senso di vuoto. Arceus se n'era andato. Ma non le sue parole. E grazie a quelle, aveva bene in mente la direzione da seguire. Si rialzò, anche se con un po' a fatica, e uscì dalla stanza. Al di fuori incontrò il fedele Jan, mezzo addormentato, che gli faceva una specie di guardia fuori dalla porta. Gli disse di guidarlo fino alla sartoria.
Non fece fatica a trovare Olav, visto che l'uomo si era rinchiuso nel suo studio assieme a Pawniard. Sylvester era sicuro di trovarcelo poiché l'aveva visto qualche ora prima, all'inizio delle violenze, rifugiarsi all'interno della cattedrale, e non ci sarebbe stato posto più sicuro della sua stanza da lavoro.
Sylvester bussò sommessamente. Dall'interno nessuna risposta.
- Olav. - chiamò. La sua voce era sicura, non più incerta.
- Sommo Pontefice? - giunse debole la risposta.
- Fammi entrare e vestimi. Devo uscire.

 

-

 

Il Sommo Pontefice Sylvester, secondo del suo nome, quella notte riuscì a calmare gli animi della folla inferocita. Descrisse la sua conversazione con Arceus, e assicurò che non li aveva per nulla abbandonati. Ai più reticenti parlò in privato, faccia a faccia. Nel giro di due ore Giubilopoli fu pacificata. Si scoprì che ad aizzare la folla erano stati gli evasi Almeric e Reginald, appoggiati da Octavius.
Fu in quel periodo che la chiesa raggiunse l'apice della grandezza.  Il Sommo Pontefice avviò immediatamente dei lavori di ammodernamento della regione, visto che nell'ultimo decennio non era stato costruito più nulla nella convinzione che il mondo sarebbe presto finito. Sylvester morì appena tre anni dopo, ma dopo di lui venne eletto Jan il vicario, che continuò la sua opera. La fede non mai più diffusa come allora.
Col passare degli anni essa diminuì progressivamente, fin quasi a scomparire del tutto un paio di secoli fa. Molti governi proibirono la professione religiosa, convinti che fosse solo una perdita di tempo.
Allora sì che rischiammo la vera distruzione. Ma un gruppo di pochi eletti riuscì ad evitarlo, continuando a pregare in segreto. Quel gruppo  esiste ancora, e si è esteso in tutte le regioni. Purtroppo gli aderenti sono pochi, visto che ai cittadini sono stati fatti dimenticare i valori fondamentali, mentre le chiese. i testi e i simboli sacri sono stati distrutti.
Ma confido che presto conosceremo una rinascita. Grazie alla sua idea, sono convinto che presto potremo tornare a professare la parola di Arceus all'aria aperta. Con questo le dico che il piano "Preghiera Infinita" è approvato, con richiesta di messa in atto immediata. Come può vedere le ho allegato l'esperienza del Sommo Pontefice Sylvester II. Se si sta chiedendo il perché, anche se ne dubito, è per cercare di avere la sua stessa forza per porre fine a questa situazione inaccettabile.

 
Con la speranza di vederla presto,
Sylvester VII, Sommo Pontefice.

Note dell'autore
Mille punti acquisiti grazie alle recensioni sono un traguardo che non si raggiunge certo tutti i giorni. E mi sembrava d'uopo celebrare questa ricorrenza con voi lettori del fandom. Non pensavate certo che fosse casuale il titolo.
Era già da un po' che quest'idea mi frullata in testa, e ci ho messo tutto me stesso in questo racconto (perché sì, e proprio un racconto visto che su Word occupa 13 pagine). Spero che abbiate gradito la lettura. E non temete, riprenderò a breve "I am legend".

  
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