Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: 68Keira68    27/10/2008    1 recensioni
Ciao
a tutti^^! Questa è la prima
volta che scrivo una ficcy su un attore e non potevo non farla sul
mitico
Orlando Bloom! Spero che vi piaccia e che commenterete numerosi^^! Ora
passo a
dirvi qualcosa sulla ficcy:
"Elisabetta Sogni è una
famosissima attrice italiana, ma ad un certo punto della sua breve ma
già
brillante carriera decide di sperimentare il cinema estero, e cosa
c'è di
meglio che un bel fantasy di produzione inglese? Nuovo regista, nuova
città e
nuova casa, ma probabilmente il cambiamento più grande lo
subirà il suo cuore
in questa nuova fase della sua vita, quando scoprirà che il
co-protagonista che
girerà il film assieme a lei è niente di meno che
Orlando Bloom, l'attore che
lei ammira più di chiunque altro""Aspetta, ti
aiuto" si avvicinò a me e appoggiò la sua mano
sulla mia, che al momento
aveva le nocche bianche a causa della forza con la quale stavo
stringendo
l'arco. Tutta colpa del nervosismo. E del mio cuore che aveva iniziato
a battere
a mille... Quando mise il suo mento nell'incavo del mio collo,
probabilmente
per avere il mio stesso punto di riferimento per il bersaglio, fu
troppo...
Sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio, e i brividi che
trasmetteva
erano quasi insostenibili... Se non si fosse allontanato subito
probabilmente
me ne sarei infischiata di arco e cast e l'avrei baciato lì
davanti a
tutti....
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa:

Ciao a tutti^^! Come ho già detto questa è la mia prima ficcy su un attore, per la precisione su Orlando Bloom^^! Oltre a dire che spero tanto che vi piaccia e che mi piacerebbe tanto leggere le vostre recensioni ^^ ci tenevo a precisare che ogni riferimento a luoghi o persone è puramente casuale, non conosco gli attori di persona (purtroppo ^'!) quindi non so nulla sui loro gusti o sul loro carattere, che ho addattato per la ficcy^^.  La storia è ambientata a Londra e anche i luoghi della quale parlerò sono puramente inventati, non abbiatemene per favore, però non sono mai stata a Londra e non saprei fare riferimenti a posti reali, sorry! Gli studios della Paramount (che appariranno a breve) esistono però non so come siano fatti, anche quelli li ho adattati! 

Un'ultimissima cosa, poi passo e chiudo^^! La trama del film che i nostri attori andranno a recitare l'ho presa a grandi linee da "le Guerre del Mondo Emerso" di Licia Troisi, giusto per avere un riferimento e perchè la storia faceva a mio caso per motivi che si capiranno poi^^! I personaggi sono quindi quelli del libro, anche se ho aggiunto alcune scene e ho riassunto i tre volumi in uno^^ per chi non conoscesse il libro non è assolutamente un problema in qaunto non è essenziale per la trama della ficcy, ci tenevo solo a sottolineare la cosa^^!

Adesso vi auguro una buona lettura e spero che commenterete in tanti^^

Kisskiss
68Keira68


Due cuori e una cinepresa








Prologo...

Dall'oblò dell'aereo sulla quale stavo volando potevo godere di una vista splendida. La giornata era stupenda, il sole brillava limpido in un cielo terso, senza nuvole, creando dei bellissimi giochi di luce e riflettendosi nell'acqua del canale della Manica che attualmente stavamo sorvolando. Una giornata ideale per volare.

Io, Elisabetta Sogni, mi stavo godendo lo spettacolo, comodamente adagiata ad uno dei sedili dell'aereo di pelle blu, la mente rilassata e un sorriso serafico sulle labbra. Mi ero addormentata subito dopo il decollo dall'aeroporto di Caselle, in provincia di Torino, la mia città natale, e mi ero risvegliata solo ora, a poco meno di quindici minuti dall'atterraggio a Londra, dove ero diretta.

Già, Londra. Stavo andando nella città dei miei desideri. Ancora non ci potevo credere. Tutto era accaduto così velocemente che non avevo neanche avuto il tempo di focalizzare bene l'idea. E pensare che fino a tre giorni fa tutto questo era solo un lontano sogno. Stupendo, ma lontano. Ora si stava avverando. Ciò grazie a quell'angelo della mia agente che attualmente mi stava aspettando all'aeroporto londinese.

Richiusi gli occhi e sprofondai ancora di più nel sedile, lasciando che i ricordi delle ultime settantadue ore mi accompagnassero per il resto del viaggio.

 

Avevo appena finito di presenziare il mio ultimo film, “Te, io e...Lui?” Una commedia per la regia di Silvio Muccino, che per fortuna stava avendo molto più successo di quello che ci aspettavamo. La storia era semplice, anche se carina, adatta ad un pubblico di adolescenti. Io interpretavo il ruolo di una giovane ragazza, Paola, la quale poco prima di sposarsi con il suo fidanzato storico si accorge di amare il miglior amico di lui, che tra l'altro era interpretato da Nicolas Vaporidis. Forse la presenza di quest'ultimo nel cast aveva influenzato parecchio il sold out ai botteghini, dato che gli spettatori erano principalmente ragazze dai quattordici in su, ma l'importante era il risultato, no? Tuttavia ero stufa di recitare solo in commedie italiane, era la quinta che facevo nel giro di quattro anni e, nonostante fossi più che soddisfatta del successo ottenuto, avevo voglia di sperimentare altri generi. L'unico problema era che il cinema italiano non sembrava potermi offrire altre opportunità. La soluzione sarebbe stata andare all'estero. E qui entra in gioco la mia adorata manager nonché mia miglior amica, Marta Catari. Ci eravamo conosciute all'inizio della mia carriera cinematografica e ci eravamo capite subito. Era grazie a lei che la mia fama da attrice era cresciuta a livello nazionale nel giro di neanche un anno ed era arrivata addirittura a livello internazionale in due. E una volta saputi i miei desideri di andare a lavorare all'estero, circa un mese fa, per sperimentare nuovi generi, si era fatta in quattro per trovarmi una parte in un film, precedendomi con il viaggio oltre manica, anche lei entusiasta all'idea. E meno di tre giorni fa...

 

Driin driin.. il mio cellulare vibrare nella borsetta di pelle bianca di Prada, regalo di mia madre alla mia ultima premier, che portavo comodamente a tracolla.  Iniziai a cercarlo in tutte le tasche e cerniere dell’accessorio. Finalmente lo trovai. Lessi il numero sul display. “Marta”. Felice di avere notizie dalla mia agente che attualmente si trovava nella capitale inglese, risposi. “Ciao Marta, come va laggiù?” la salutai cordiale.

“Eli! Ho una notizia fantastica per te, devi assolutamente prendere il primo aereo e venire qua! Ho tante cose da dirti, non immagini neppure...!!” la voce concitata e acutissima della mia manager mi costrinse ad allontanare l'apparecchio dal mio orecchio, se volevo preservare l'udito ancora a lungo. Vedendo che non accennava a diminuire il tono i voce, gridai al ricevitore “Marty! Non ho capito una sola parola di quello che hai detto. Ora ti calmi e con una voce almeno di un'ottava più bassa di quella con la quale stai parlando, mi spieghi tutto per bene. Ok?” per fortuna lei sembrò aver capito che mi stava sfondando il timpano, così, moderando il tono,mi rispose:

“Scusami, hai ragione, è che sono agitatissima! Allora, inizio da capo, Betta, tieniti forte, ma...ti ho trovato un provino!!!! E questa volta non è una commedia, è un film di fantascienza, un mix tra il Signore degli Anelli e Indiana Jones, ti piace come idea? E non è tutto! Devi vedere chi c'è alla regia e soprattutto il resto del cast!! Devi presentarti agli studi televisivi tra tre giorni esatti. Oh Betta, sono sicura che supererai il provino, ne sono certa! È solo una formalità, ho parlato con il produttore, ti conosce di fama e sembrava molto interessato al tuo curriculum, ormai è fatta, fidati! Sono sicura che anche la trama del film ti piacerà!” concluse sempre entusiasta

A sentire la notizia avevo cacciato un urlo di gioia e mi ero messa a saltare. Considerando che era nel bel mezzo di via Roma, una delle principali e più trafficate vie del centro di Torino, la gente attorno mi avrà presa per pazza, ma sinceramente non me ne importava nulla. Incredibile, avevo un provino per una parte in un film di produzione inglese!!!! E finalmente non era una commedia, senza contare che il genere fantasy mi era sempre piaciuto.

“Oddio, non ci credo, Marta, sei più che fantastica!!! Torno a casa, preparo le valigie e vado a fare i biglietti, sarò lì per dopodomani, così avrò un giorno per riprendermi dal viaggio prima del provino. Ma chi è il regista? E il resto del cast? La casa produttrice? E poi dimmi qualcosa sul mio personaggio e il film!” la bersagliai di domande. Ora potevo capire il tono concitato con la quale mi aveva investito prima, questa era una notiziona.

“Allora, il regista è Alfonso Cuaron, lo stesso che ha diretto Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, mentre la casa produttrice è la Paramount. Il film parla di una ladra abilissima, che cerca di scappare da una setta di assassini che la vorrebbero tra loro, per i suoi servigi e le sue abilità. Alla fine riescono  intercettarla e le lanciano una maledizione curabile solo con alcune pozioni che possiedono loro, ricattandola così con la cura, a far parte di una di loro. Alla fine però si scopre che in realtà la pozione tiene solo a bada l'anatema ma non lo cura, così lei riesce a scappare da loro, e capisce che l'unico modo per sbarazzarsi del maleficio è distruggere  alcune carte magiche custodite nel palazzo del tiranno del regno e poi uccidere colui che gli ha lanciato la maledizione, ovvero il capo della setta. Alla fine si innamora anche del figlio del tiranno, che a differenza del padre è buono, e decide di aiutarla. Ciò a patto che lei aiuti lui più una comitiva segreta a sbarazzarsi del tiranno e dell'intera setta, per riportare la pace nel regno. È una storia affascinante, ti assicuro, è tratta da un libro, un bestseller che è appena uscito in Inghilterra e che ha avuto subito un ottimo successo. Io te l'ho raccontata a grandi linee, ma ci sono tantissimi personaggi, buoni e cattivi e molte scene, ti piacerà senz'altro, vedrai! E qui poi viene il pezzo forte, indovina quale sarà la tua parte?” mi chiese gongolando.

Io stavo ancora pensando alla trama. Mi piaceva, e molto anche, era più che intrigante e più di quello che speravo. La sua domanda però mi fece cadere dalle nuvole, me ne stavo quasi dimenticando!

“E io come faccio a saperlo? Sei tu che devi dirmelo! Comunque il film mi piace molto,  si preannuncia un successo, soprattutto se tratto da un romanzo di tanto scalpore, quindi mi va bene qualsiasi parte.” la mia risposta non le piacque

“Sei sempre la solita” Mi rimproverò “tesoro, se vuoi avere successo qui devi puntare al massimo, sempre, in qualsiasi situazione. Già è un miracolo che tu mi abbia chiesto di iniziare a vagliare anche il mercato estero, e quindi facciamo progressi, ma devi ancora imparare un po' di cose. E poi pensi che io ti abbia rimediato un provino in un film del genere per poi farti fare una parte di sfondo?”

“Marty, arriva al dunque, te ne prego! Di mamma ne ho già una.” le risposi scocciata. Sentii la sua risata dall'altro capo della cornetta.

“Ok, ok, sei pronta per la notizia?” se l'avesse tirata ancora per le lunghe sarei andata a Londra solo per strozzarla. “Allora, il tuo provino è...per il ruolo da protagonista!” mi urlò eccitata . “Allora, sono o non sono la miglior manager del mondo?” proseguì fingendo di tirarsela.

Io intanto, ero rimasta scioccata dalla notizia. Io protagonista in un film di questa portata? Ero stata l'attrice principale in tutte le commedie che avevo fatto, questo era vero, però quelle erano commedie. Questo era tutto un altro genere di film!!! Per un secondo mi sentii l'aria mancare.

“Betta? Elisabetta? Tutto ok? Stai bene? Perché non mi rispondi più?” vedendo che non rispondevo, Marta iniziò a preoccuparsi. “Betta! Mi sei morta in linea? Rispondimi! Dimmi almeno se sei felice oppure no!”

Rispondere? Era una parola! Per il momento ero impegnata a ricordare come si respirava. Finalmente dopo un tempo che mi parve infinito, riuscii a spiaccicare qualche parola.

“Marty, ti prego dimmi che non stai scherzando” sussurrai al cellulare, ancora totalmente stordita dalla notizia.

“Oh, allora sei ancora viva! Meno male, temevo di dover disdire il provino causa morte dell'interessata. Comunque, no, non è uno scherzo, dico sul serio amica mia, però non farti riprendere un infarto per favore, prima mi hai fatto preoccupare.”

Altro che infarto! Incredula mi appoggiai al muro di un palazzo, accanto alla vetrina del negozio della Benetton, temendo che le mie gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro. Probabilmente i passanti erano ormai indecisi se chiamare o no il 118, prima mi vedono saltare, poi quasi svenire!

“Marta, questa è la notizia più sensazionale che tu potessi darmi!” pian pianino iniziai a riprendermi dallo shock iniziale. “Tu sei assolutamente la migliore agente che un attore possa desiderare! Ma come hai fatto?” ora la mia voce era arrivata a tre ottave sopra il normale e il calo di pressione stava lasciando il posto ad un'euforia smisurata. “Oh Marta! La protagonista, è più che fantastico! Ti adoro, ti farò costruire una statua! Non vedo l'ora di essere lì a Londra. Ma chi sono gli altri attori? Wow, è incredibile!” la investii con un fiume di ringraziamenti, ed esclamazioni di gioia.

Riuscì a fermarmi solo facendo leva sulla mia curiosità “Ora sei tu quella che ti deve calmare, cara, oppure non ti dirò chi sono gli altri attori già confermati”

“Dimmi tutto!” la incoraggiai. Le rise di nuovo.

“Sai, posso immaginarmi la tua espressione, occhi lucidi di gioia, guance imporporate e tu che saltelli di qua e di là. Questo ti farà andare ancora più fuori di testa. Ralph Fiennes sarà il capo della setta degli assassini, mentre il tiranno verrà interpretato da Sean Bean” esclamò.

“Wow” nonostante non fosse una frase degna della situazione fu l'unica cosa che riuscii a dire.

“Wow è a dir poco, mia cara! Questo è un cast galattico e la tua stella salirà a dismisura!” da ogni singola parola trapelava il fatto che fosse orgogliosa del lavoro svolto.

“Hai ragione, ma non so cosa dire. E il principino da chi verrà interpretato?” domandai accorgendomi solo ora che non aveva nominato uno dei personaggi principali.

“Questa è una sorpresa” dal tono con cui me lo disse potevo immaginarmi il sorriso soddisfatto che si stava dipingendo sul suo volto.

“E dai, dimmelo, dovrò pur sapere con chi dovrò lavorare, no?” la supplicai.

“No, non se ne parla, ti ho detto che è una sorpresa, lo saprai quando passerai il provino.” mi rispose irremovibile.

La pregai per altri dieci minuti ma non ci fu niente da fare, alla fine lasciai perdere e la salutai, dicendo che se volevo essere in Inghilterra per dopodomani dovevo sbrigarmi…

 

“Si informano i gentili passeggeri che l'aereo si sta preparando all'atterraggio. Vi preghiamo dunque di allacciare la cintura per motivi di sicurezza”

La fredda voce dello speacker mi riscosse dai miei ricordi. Ero arrivata.

Aspettai con pazienza che l'aereo giungesse in aeroporto, dopodiché scesi giù con solo la mia piccola e fedele borsetta bianca. Il resto dei bagagli, i quali devo ammettere erano tutt'altro che piccoli, l'avrei recuperato dopo.

Quando finalmente fui sulla pista di atterraggio potei respirare un po' d'aria pura. Quella dell'aereo iniziava ad essere viziata. Il sole era meno luminoso visto da quaggiù, ma risplendeva lo stesso in un cielo blu. Strano, dato che eravamo nella città la quale vantava la media di quaranta giorni di sole l'anno. Forse anche Londra stessa voleva darmi il benvenuto. Lo presi come un buon auspicio. Una volta attraversata la pista d'atterraggio, entrai nella sala d'attesa e mi ritrovai immersa in una folla scatenata. Chi si accalcava per uscire, chi per entrare, e chi come me, provava a riconoscere qualche parente o amico nella massa. Temetti di perdermi e di rimanere intrappolata là in mezzo, finché sentii una voce acuta che gridava il mio nome. Mi girai nella direzione indicatami dal suono, e vidi una giovane donna un po' più alta della media, che si sbracciava per farsi notare da me. Marta.

Le corsi incontro, felice di rivederla.

“Marty!” gridai anch'io, mentre l'abbracciavo. “Sono contentissima di rivederti! Come stai? Tutto a posto?” mi scostai un attimo per guardarla in faccia, anche se dovetti subire la piccola umiliazione di dover allungare il collo al massimo, dato che mi superava di due spanne buone, cosa che ovviamente non mancava occasione di farmi notare.  Portava i capelli biondi lunghi fino alle spalle sciolti, e  gli occhi castani brillavano di felicità. Quel che non mi piaceva però, erano le profonde occhiaie e le guance leggermente più magre di prima. La squadrai da capo a piedi. Era dimagrita, non che fosse mai stata grassa, anzi, era sempre stata più magra di me, però la cosa non mi rallegrava lo stesso.

“Sei dimagrita” le feci osservare con disappunto, senza darle il tempo di rispondere alla mia domanda precedente. “e sei stanca, te lo si legge in faccia” aggiunsi.

“è tutto ok, non ti preoccupare. Sto benissimo!” si difese lei.

“No, sei stanca, hai bisogno di riposo, hai lavorato troppo, ora andiamo a casa e ti fai una bella dormita” dissi io perentoria.

“Di mamma ne ho già una” disse scimmiottando le mie parole di poco tempo prima.

“Ehi! Così non vale” e scoppiammo a ridere entrambe.

“Londra è stupenda, la devi vedere tutta! E poi ho trovato una casa poco lontana dal centro che ti piacerà di sicuro!”  riprese lei cambiando rapida argomento.

“Lo spero bene, ti ho dato un assegno in bianco per la casa!” la presi in giro.

“Malfidata, ora ti porto direttamente là, così giudicherai tu stessa, che ne dici?”

“Ottima idea! Prima però devo andare a recuperare le valigie, sai com'è, l'idea di rifarmi un guardaroba dando libero sfogo alla mia mania di shopping mi attrae, ma ho altro da fare ora come ora”

Andammo a prendere i miei bagagli, due valigie enormi e tre borsoni, e usufruendo di uno dei carrelli dell'aeroporto ci dirigemmo fino all'auto di Marty, una pegeout cabriolet grigia metallizzata.

“Accidenti, Betta, cosa diamine ci hai messo in questa borsa?! Ti sei portata dietro anche le mattonelle? Pesa almeno dieci chili!” la sentii borbottare mentre infilava le valigie nel bagagliaio dell'auto.

“Non iniziare a criticare, dovremmo stare qui per un bel po', giusto? Un film non si produce in due giorni, quindi ho dovuto portare lo stretto necessario per poter vivere qua per diversi mesi!” ribattei io.

“E da quando per 'stretto necessario’ si intendo anche le piastrelle di casa propria?”.

Mi limitai a ribattere con una diplomatica risposta. Le feci la linguaccia. Il che fu seguito da uno scoppio di risate sia da parte sua che da parte mia.

“Su, salta a bordo che ti porto a vedere la tua piccola e modesta casetta” Mi ero solo immaginata la sfumatura ironica della sua voce sull'ultima parola?

“Non vedo l'ora!”

Ci accomodammo sui sedili di tessuto neri della sua comodissima auto. La prima cosa che feci appena salita fu di accendere la radio, non riusciva a stare in macchina senza un po' di musica. Fui anche fortunata. La stazione sulla quale era sintonizzata stava trasmettendo un vecchio successo dei simple plain, “welcome to my life”, una delle mie preferite. Mi accoccolai sul sedile, e, abbassando il finestrino, decisi di godermi il panorama che mi sfrecciava a fianco, con il vento che mi scompigliava leggermente I capelli.

Marty aveva iniziato a narrarmi del suo ultimo mese vissuto a Londra, delle persone che aveva conosciuto, i luoghi visitati, di come si era trovata, dei pro e dei contro del vivere all'estero. L'ascoltai distrattamente, annuendo di tanto in tanto, per darle soddisfazione. Quando Marta attaccava con le chiacchiere ci volevano due o tre ore buone prima che richiudeva bocca, e solitamente non faceva neanche molta attenzione al fatto che la sua interlocutrice la ascoltasse o meno. Ciò mi diede la possibilità di concentrarmi sulle strade che stavamo attraversando, avida di curiosità. La capitale inglese mi era sempre piaciuta. Era sempre stato uno dei miei sogni visitarla, e finalmente ora il destino mi dava l'opportunità di farlo! Magari, se mi fossi trovata bene, avrei anche potuto pensare di trasferirmi lì definitivamente. L'idea non mi dispiaceva per nulla, anzi, ma ci sarebbe stato tempo in seguito per pensarci. Ora non avevo proprio voglia di angustiarmi con certe idee. Preferivo di gran lunga assaporare fino in fondo il mio primo viaggio in auto in quella che sarebbe stata casa mia per i prossimi mesi.

Ad un tratto la macchina si fermò e udii la mia agente spegnere il motore della macchina.

“Siamo già arrivati?” chiesi sorpresa. Eravamo in viaggio da soli dieci minuti.

“Te l'ho detto che era vicino al centro” mi ricordò uscendo dall'abitacolo.

La seguii a ruota. Per bloccarmi subito dopo quando vidi dove era diretta.

La mia manager stava difatti aprendo un canceletto bianco che dava l'accesso ad un ciottolato rosso, contornato da cespugli in fiore. Ciò tagliava esattamente in due un immenso giardino verde, adornato di alberi e fiori, circondati da un muretto bianco intrappolato in una fiorente edera. Ma quello che mi creava più stupore non era il giardino, bensì la villa da sogno che mi si parava davanti. Alla fine del ciottolato c'era un grazioso porticato bianco, sostenuto da colonne doriche, anche esse prigioniere dall'edera. Sotto il porticato, alla sinistra di un grande portone in ciliegio, finemente lavorato, si trovava un dondolo con i materassi color azzurro cielo, il quale pareva essere appena uscito in un film alla “Anna dai capelli rossi”. La casa era in puro stile vittoriano. Era costruita su due piani e le grandi vetrate del secondo erano a forma di arco a sesto acuto e come bordi avevano delle piccole colonne ioniche, a differenza di quelle dl piano di sotto, le quali contavano solo di due vaso di fiori per una.

Marty, non sentendomi avvicinare al canceletto, si voltò nella mia direzione per capire cosa c'era che non andava. Vedendomi l'espressione sbigottita sul volto, capì subito che ciò che mi bloccava era la vista della villetta.

“Allora? Non dici niente?” mi provocò.

Io la fissai a lungo, ancora a bocca aperta. Poi, cercando di ricompormi dissi: “Marty,” con un tono serio. Lei si preoccupò.

“Cosa c'è? Ho sbagliato a comprarla? Non ti piace?”

ignorai le domande. “Questa casa” dissi scandendo bene le parole. “è semplicemente S-T-U-P-E-N-D-A!!!!!” e le corsi incontro per abbracciarla.

“Ma come hai fatto a trovarla? Sembra uscita da un cartellone pubblicitario!”

Lei sorrise compiaciuta. “Aspetta a dirlo, non hai ancora visto il resto.”

“Cosa ci può essere più di più bello di questo?” chiesi scioccamente.

“Gioia, capisco il tuo entusiasmo per il giardino e per la facciata della casa, ma personalmente non mi andava di dormire acconto all'edera, per questo ho comprato una casa che avesse anche un letto e un soggiorno” mi preso in giro.

“Entriamo allora, sono troppo curiosa!” esclamai felice.

Appena Marta spalancò il canceletto, mi porse il mio mazzo di chiavi,e io, dopo averlo afferrato, corsi entusiasta verso il portone e lo aprii senza tante cerimonie.

Quello che vidi all’interno mi stupì ancora di più. La porta dava l'accesso ad un ampio salone con le pareti bianche e il parquet. Ciò, più il tappeto rosso posto in centro alla sala e alla grossa vetrata messa in fondo, dava all'ambiente un aspetto molto luminoso. Dalla porta finestra si poteva scorgere un'altra ala del giardino che promisi a me stessa di visitare subito dopo un'accurata perlustrazione della casa. Feci un mezzo giro su me stessa e potei constatare che quella stanza portava in altre due sale, chiuse da altrettante porte anch'esse in ciliegio.

“Allora, alla tua destra c'è il salotto, dove ho già provveduto a mettere un'enorme libreria, in modo che tu possa dare libero sfogo al tuo hobby preferito, mentre la porta a sinistra conduce verso la cucina, che so già userò solo io, a meno che tu in un mese non abbia miracolosamente imparato a cucinare.” la voce della mia agente mi giunse da dietro le spalle. A quell'ultima affermazione feci una smorfia. Non mi era mai piaciuto mettermi ai fornelli. Non avrei saputo dire bene il perché. Forse non possedevo la vena culinaria che invece contraddistingueva Marty, ottima cuoca, o forse più semplicemente perchè la mia prima e unica volta che avevo cucinato le lasagne a Natale, ero stata la causa del mal di pancia collettivo della mia famiglia.

“Al piano di sopra invece ci sono la mia camera, la tua, una per gli ospiti e il bagno” concluse lei.

“Prevedi di invitare qualcuno?” domandai sorpresa. Mi lanciò un'occhiata esasperata.

“Certo che no, attualmente, ma se mai ce ne fosse bisogno mi ringrazierai di essere stata previdente e di non essere costretta a far dormire qualcuno sul divano” mi rispose. Ammisi che aveva ragione.

“Vado a vedere la mia camera” dissi poi io, e senza aspettare la risposta mi catapultai su per la piccola scala a chiocciola di marmo, posta nell'angolo in fondo a destra del salone. Mentre salivo notai il tappeto rosso che ricopriva gli scalini e il corrimano intonato alla tinta di quest'ultimo.

Una volta arrivata su trovai ad aspettarmi un'altra porta-finestra di una piccola terrazza, posta di fronte a tre porte. La quarta, messa infondo ad uno stretto corridoio, opposta alla scala, supposi fosse quella del bagno.

“In quale porta devo entrare?” urlai diretta al piano sottostante.

Un grido di rimando mi informò che era la seconda.

Entusiasta, entrai. Ad aspettarmi c’era la stessa tinta bianca alle pareti, che avevo visto per il resto dell'abitazione, e il parquet che ricopriva ogni cosa, difatti stavo già pensando che presto avrei dovuto riverniciarla.  La stanza era molto spaziosa. Sulla parete opposta a quella della porta si trovava una grande finestra, con sotto una poltroncina bianca con accanto un tavolino in mogano. Sulla parete di sinistra stava un letto, mentre su quella di destra svettavano due imponenti librerie, pronte per essere riempite, separate da una scrivania che presto avrebbe ospitato il mio fedele portatile. Infine, accanto alla porta, si trovava un grosso armadio pronto per accogliere a frotte I miei vestiti.

“Ti piace? Non sai che impresa trovarne una già arredata.” Voltandomi risposi a Marty.

“è stupenda, ma con un paio di ritocchi qua e là sono certa che diventerà ancora più bella” le risposi. Avevo in mente già un paio di ideuzze...

Scoppiò a ridere. “Chissà perchè ne ero certa, appena ho visto le pareti bianche ho subito pensato che sarebbero rimaste tali ancora per poco”

“Le pareti bianche sono impersonali, se mi dai carta bianca vedrai che darò al salone un aspetto del tutto nuovo” proposi fiduciosa.

“Ah, io non metto mano. Sai perfettamente che tra me e i pennelli c'è una guerra aperta, ti lascio tutto il piacere”

Evvai, via libera!

Mio padre fa l'imbianchino, sono nata tra i pennelli e tra me e la vernice è stato amore a prima vista. Ho imparato il mestiere osservando mio padre così bene che, scherzando continua a ripetermi che se non avessi sfondato come attrice, avrei sempre potuto fare l'imbianchina. Non che l'idea mi abbia mai sfiorato, intendiamoci, però è comodo conoscere l'arte se devi rifarti i muri di casa e non hai voglia di chiamare un'impresa per farlo.

“Ti do una mano a portare sopra le valigie, dopodiché, mentre tu prendi confidenza con la stanza, io preparo qualcosa da mangiare ok?” propose Marta.

Devo dire che come padrona di casa ci sapeva fare. Non avendo nulla da ribattere annuii.

Ci vollero due viaggi a testa su e giù per le scale, ma alla fine riuscimmo nell'impresa di portare tutti i miei bagagli al piano di sopra.

Subito dopo mi dedicai completamente a personificare la mia stanza. Tirai fuori dalle valigie per primi i miei abiti. Una volta aperto l'armadio in legno, constatai che fortunatamente era già provvisto di appendini. Pian pianino lo popolai di gonne, pantaloni, maglie e golfini. Notai anche I tre cassetti posti in basso e il lungo specchio che ricopriva l'anta destra.

Rimasi a fissare un attimo la mia immagine. Nonostante in teoria dovessi essere stravolta dal viaggio, grazie all’adrenalina che mi scorreva a causa di tutte quelle piacevoli novità, prima tra tutte la consapevolezza di essere a Londra, non ero affatto stanca. Anzi, ero euforica. Sembravo pronta per la maratona di New York. I miei occhi azzurri brillavano di felicità sul mio viso a cuore con le guance leggermente rosse e un tantino paffutelle, che spesso mi facevano assomigliare ad un cartone animato, come amava ripetermi mia madre. Le mie labbra invece, sembravano sorridere da sole dalla contentezza, circondate  dai boccoli castani che ricadevano dolcemente sulle spalle, per nulla in contrasto con la mia pelle olivastra, prova inconfutabile del mio sangue mediterraneo.

Quando con un altro grido la mia manager nonché mia miglior amica, mi informò che il pranzo era pronto, avevo svuotato soltanto la metà delle mie valigie. In compenso però, ero riuscita a trovare le mie lenzuola bianche, con il bordino ricamato di rosso, cosi ché potei fare il mio letto.

Scesi di corsa le scale, con lo stomaco che reclamava, accompagnato da uno squisito odorino che aleggiava per la casa. Pizza, ne ero sicura.

“Gnam, la pizza! Cos'è, vuoi farmi venire nostalgia di casa?” esclamai ridendo.

“Certo che no, prendilo piuttosto come un benvenuto. A proposito, ti consiglio di non prendere mai la pizza nei ristoranti qui intorno. Non so se è così in tutta Londra, ma per quanto ho potuto vedere fin'ora, la pizza che cucinano loro e un'offesa bella e buona alla nostra, dolce, cara e sublime.”

Sorrisi a tale affermazione. La buona forchetta tra le due qua ero io, ma di certo lei aveva un palato molto più fine del mio.

“Non ti sembra di esagerare? Hai lodato la pizza in un modo degno di un poeta, parliamo di pasta, pomodoro e mozzarella dopotutto” mi lanciò un'occhiata indignata e io sorrisi sotto I baffi.

“Perfetto, vorrà dire che questa me la mangio tutta io, allora!” mi minacciò.  Ci guardammo un secondo in cagnesco, dopodiché scoppiammo a ridere entrambe.

Mentre mangiavamo, mi venne poi in mente una domanda che volevo farle da tre giorni fa.

“Cambiando argomento, mi è rimasta un'incognita irrisolta  e la curiosità mi sta presso a poco divorando.”  iniziai io.

“Posso aiutarti?”.

Sorrisi. “Credo proprio di si, dato che me l'hai mostrata tu questa x senza poi degnarti di darmi una spiegazione”

Mi fissò un secondo stranita. Io proseguii “Marty, cara, per favore, se vuoi evitare che la tua amica impazzisca, potresti gentilmente dirmi chi è il mio partner nel film in cui dovrò recitare?” domandai, guardandola torva. Lei, per tutta risposta, una volta compreso il mio cruccio, mi sorrise e con fare angelico mi rispose: “Certo che no, o che razza di sorpresa sarebbe?”

“Marty sei impossibile! Io domani mi accingo a fare un provino per un film, e non conosco neppure quali potrebbero essere i miei colleghi!” sbottai.

“Quali SARANNO I tuoi colleghi. Ti ricordo che il provino è solo una formalità, il contratto è già pronto per essere firmato, il regista ti vuole nel cast. E comunque avrai tutto il tempo per conoscerli gli alti attori, già da domani, sono sicura che resisterai!”

Con un'ultima occhiataccia, decisi di lasciar cadere il discorso. La mia “cara e dolce” amica che in questo momento avrei tanto voluto strozzare, non mi avrebbe detto di più, ne ero certa, con mio rammarico.

Finito il pranzo, salii in camera mia per disfare le ultime valigie, il che mi preso tutto il pomeriggio. Alla nove e mezza, dopo una cena veloce, iniziai finalmente a sentire la stanchezza, e salutata Marty, mi buttai felice tra le mie lenzuola. Non so se era per il sonno che sentivo addosso, ma decisi subito che quel letto era decisamente comodo. Strano, perchè solitamente avevo qualche difficoltà a dormire in un letto che non era il mio solito. Lo presi come un altro buon auspicio. Evidentemente, qualcuno in quella città mi voleva davvero, e fin'ora  le cose erano andare così bene.

   
 
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