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Autore: zero2757    17/11/2014    0 recensioni
Isabella, una ragazza come tante, insoddisfatta di sé ma felice di quel che la circonda ha un piano.
Sparire dalla vita del padre.
Non per conflitti con il padre stesso, bensì per i suoi. Un sogno da realizzare, un sacrificio da fare e tanto da scoprire!
Questa storia, la riedito con una trama più precisa (Era stata pubblicata nel 2012). Spero vi piaccia!
Tratto dal 3 Capitolo:
«Che cosa ascolti?», riemersa dai suoi pensieri, Bella, si accorse che il giovane "Appannato" (come aveva da poco deciso di chiamarlo) la stava guardando con aria curiosa, ma sempre con il bellissimo sorriso di quando si era seduto. Le servirono sì e no 45 secondi per riprendersi.
«September Morn, di Neil Diamond» riuscì a pronunciare solo il nome della canzone e l'autore che Appannato si mise a ridere.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Liam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Attenzione: I personaggi qui presenti appartengono a Stephenie Mayer, io li sto solo riutlizzando per la storia NON a scopo di lucro. Alcuni di questi personaggi saranno stravolti nell'aspetto fisico, come me li ero immaginata io quando leggevo la saga. Spero piaccia!
Questa storia era già stata pubblicata da me nel 2012, con il medesimo titolo. Adesso ve la ripropongo in maniera diversa!
Kiss, Michy!


_I Love Ireland_

I Know You - Lana Del Rey

 

I Know you, I Walked with you Once Upon a Drem
I Know you, The Gleam in your Eyes is so Familiar a Gleam
Yet I Know It's True that vision are Seldom all they seem
But I Know You, I Know what you'll do
You'll Love me At Once, The Way Once Upon A Dream

 

Cosa?
Ecco, mi succedeva di nuovo, nonostante stessi guindando ed il mio corpo eseguisse tutte le mie indicazioni, mi ero nuovamente estraniata. I lampioni a bordo strada rendevano il buio meno fitto di quanto già era, la strada bagnata dalla recente pioggia mi offriva una visuale più difficoltosa, dati alcuni deficenti con i fari alti che mi abbagliavano. Dovevo assolutamente smetterla di guidare con certi CD. 
CD, che tra l'altro avevo fatto io, ma che mi permettevano, grazie a particolari melodie di immergermi nel profondo della mia mente.
Nonostante i miei occhi fossero aperti, ero cieca.
Nonostante i ricordi fossero passati, loro tornavano più penetranti, facendomi anche venire in mente come avrei potuto comportarmi.
Con un respiro profondo, ingrano la quinta per sorpassare una Ford Focus rossa, troppo lenta.
Quando sono in macchina posso pensare senza che qualcuno mi urli ad un orecchio, e con il troppo pensare mi immergo in ricordi che avrei fatto meglio a seppellire.
Avevo la sensazione che, nonostante i miei 21 anni di -esterienza?- avessi fatto più casini che altro, e forse ne stavo commettendo uno anche ora. 
Con il mio lavoretto part time alla Magnolia Backey, avevo guadagnato a sufficenza per permettermi di attuare il mio piano. 
Chiunque mi conoscesse anche solo un minimo capirebbe.
Quando avevo 14 anni, mio padre mi portò in una cartoleria, la Jam Paper and Envelope, e lì tra i vari scaffali vintage lo vidi. Era un piccolo libriccino rilegato con su scritto "TREASURE IRELAND" e come immagine un castello in mezzo al verde circondato da animali.
Non seppi perché, infondo ero in quella cartoleria solo per comperare qualcosa alla nonna, dato il suo arrivo imminente da lì a poche ore. Ma volli quel libro, scongiurai Charlie, mio padre, affinché me lo comprasse alla modica cifra di dieci dollari e novantanove.
Da quel giorno quel libro divenne la mia coperta di Linus, quando qualcosa andava male: che fosse per una delusione amorosa o per la scuola; tiravo fuori sempre quel libro e ne riguardavo le immagini e rileggevo le indicazioni. Era come trovarsi in Irlanda.
Ed oggi, a sette anni di distanza, con un diploma di liceo e niente laurea, con un lavoro più o meno soddisfacente, mi stavo dirigendo a casa. La paga, l'ultima, nella borsa.
Continuo a guidare per la Fulton Street, finché non trovo un parcheggio libero. La mia Mini usata, occupa il giusto spazio.
Non appena lo trovo, comincio a camminare finché non sono in Washington Avenue, la mia casa è un'appartamento di walk up a cinque piani. Ed è ovviamente senza ascensore. Con la stanchezza addosso, infilo le chiavi nella toppa, gli occhi quasi mi si chiudono, il mio alito forma una lieve condenza. Normale, dato che siamo a fine Novembre, il che mi fa sempre tentennare... Non tanto per il freddo, quanto per mio padre. Con un sonoro "Clang" la porta si apre ed io incomincio la mia scarpinata quotidiana, giunta al mio pianerottolo, oramai stremata, da oltre la porta si sentono strani gemiti... Ed io vorrei sbattermi la testa al muro. Magari proprio sopra al campanello a forma di cuoricino (sì, è stato mio padre a sceglierlo), per farli quantomeno vestire.
Il giorno del mio diciassettesimo compleanno, dopo circa dodici anni dalla morte di sua moglie, Charlie è venuto a parlarmi.

 

«Tesoro, posso entrare?» chiese lui da dietro la porta, mentre nel frattempo cercavo di indossare di qualcosa vagamente femminile. Farfugliai un'entra, mentre mi stavo mettendo una maglia semplice nera, e non so come mai ci rimasi incastrata con i capelli. La sfiga. Nel frattempo mio padre tra risolini vari e consigli di bellezza, mi spara la bomba. «Tesoro, è da troppo tempo che avrei dovuto dirlo, da prima del matrimonio con la mamma... Ma poi sei nata tu e non ho più potuto tirarmi indietro... NON PENSARE CHE TU SIA UN'ERRORE!» Charlie gesticolava e camminava avanti e indietro, mentre io finivo di truccarmi. Il suo atteggiamento di diede tanta noia che con sarcasmo gli dissi: «Mi stai cercando di dire che sei Gay, papà?» e sorrisi. Lui si fermò e mi guardò con occhi colpevoli. «Isabella, ma come hai fatto a capirlo?»
Rimasi impietrita e sconvolta. 

Da allora non nascose più nulla di sé, tantomeno la sua vita sessuale.
Gesù! Da quando aveva incontrato Antoine, un bellissimo cinquantacinquenne con capelli sale e pepe, occhi color cioccolato ed una sfrenata ossessione per la moda e tutto ciò che la riguarda, Charlie non era più lo stesso.
In senso buono ovviamente, solo che lui... Così alto e grosso, con occhi scuri e capelli e baffi neri ed una moda da boscaiolo (nel senso letterale del termine) faceva veramente a cozzi con Antoine, così fine ed elegante.
Convivevano a fasi alterne nelle reciproche abitazioni, ciò significava che per un'intero mese la casa era libera da queste scene sessualmente rivoltanti. Ma oggi, con mia somma sfortuna, doveva essere il turno di Antoine.
Quando lo incontrai la prima volta, un anno dopo il mio diciassettesimo compleanno tra me e lui fu amore a prima vista. Lui era troppo simpatico, premuroso ed un buon ascoltatore. Charlie ed Antoine, senza rendermene conto, erano divenuti la mia seconda coperta di Linus, cosa che rendeva tutto più difficile.
Con le lacrime agli occhi e con una foga barbara, suonai tre volte al campanello. Era il nostro codice per fargli capire che ero io e che si sentiva tutto da fuori.
Mentre mi ricomponevo ed allentavo il mio cappotto, sentii un "Oddio", "Sbrigati.... Sono di la!" e un grande frastuono. Non erano molto discreti, e la cosa mi strappò un sorriso.
La porta si aprì, rivelando un Antoine trafelato, con la camicia (sicuramente di qualche marca famosa) aperta, mentre cercava di allacciarsi i pantaloni. Scoppiai a ridere. «Ciao Antoine!» dissi prima di pararmi al suo fianco e baciargli la guancia ispida. Sorpassai il salotto, e la cucina giunta alla porta del bagno bussai e salutai mio padre dopo di che andai in camera mia.
Varcata la soglia, sul letto vidi cinque pacchetti tutti finemente impilati. Sorrisi nuovamente, Antoine, stilista di professione, mi faceva sempre moltissimi regali di tantissimi marchi differenti.
Guess, Dior, Chanel, Manolo... Ditegli uno stilista e lui lo conosce. Con svogliatezza, aprii i pacchi sta volta vi erano: un completo intimo di Alexander McQueen, rosa antico molto sensuale. Un bellissimo vestito a taglio impero, color Blu di Valentino. Una borsa abbastanza capiente della Guess (rosa, Antoine, amava il rosa). Degli occhiali in stile vintage, come piace a me, a "Mosca" reinventati data la forma dell'asticella. Ovviamente di Prada. E per concludere un bellissimo vestito da sera di Armani.
Sorrisi nel vedere il biglietto:" Per la mia principessa preferita, con Affetto. Antoine & Papà"
Non sia mai che quei due mi comprassero cose al mercatino per il prezzo di 5 o 10 dollari.
Feci un lungo sospiro, per poi guardarmi intorno, le pareti bianche ed i mobili in stile vintage (così come il letto) spiccavano. Alcune scritte di poeti alle pareti, candele sparse ovunque così come molti libri. Mi aveva sempre affascinato questo stile retrò, per questo quando ci trasferimmo da Forks nello stato di Washington a New York per me fu uno schock.
Ma, mentre arredavo la camera, mi resi conto che era giusto così... Che papà doveva avere questa occasione, se la meritava dopo tanta sofferenza. Al tempo avevo dieci anni. Guardai nuovamente gli abiti disposti in maniera disordinata nel letto. Questi sarebbero stati gli unici abiti che non avrei venduto su eBay. Una lacrima mi scappò. Da quando avevo 14 anni, quando incominciai a fare lavoretti e a risparmiare ogni singolo centesimo, precludendomi quasi ogni cosa, ma negli anni avevo messo da parte una somma tale da poter realizzare il mio sogno: Vivere in Irlanda.
Avevo già predisposto tutto, avevo trovato un appartamento a Smithfield Square, modesto, ma molto carino. Avevo già le carte richieste al comune di Dublino e quello Americano, spostato la residenza al numero 6 di Smithfield Square in Irlanda e trovato un lavoro di alto livello.
E domani, 21 Novembre, sarei partita per questa avventura.
Non voglio continuare a disturbarli, perché sin da quando ho vissuto con loro ho sempre avuto un peso sul cuore. Sentendomi respondabile per papà ed in colpa per la mamma. Ma soprattutto non volevo di volta in volta disturbare l'idillio che Antoine e Charlie avevano. Quindi, anche se con tantissimo dolore nel cuore avevo scritto una lettera, dove dicevo loro di non cercarmi, di essere felici per conto proprio.
Con il duecentesimo sospiro, mi alzai per specchiarmi, ho sempre avuto le mie paturnie per il mio aspetto. Castana, con occhi verde acqua, non molto alta e pelle alabastro. Feci scorrere lo sguardo sulla mia T-Shirt della Magnolia Bakery, tutti mi avevano salutato con le lacrime agli occhi. Anche Charlotte, che non poteva soffrirmi. Mi sarebbero mancati tutti.
«Posso entrare Bella?» chiese Antoine da dietro la porta, io mi asciugai le lacrime che mi accorsi, solo ora, mi stavano inondando il viso. «Entra Anty» e con foga mi risistemai. Lui di certo non aspettò oltre ed entrò, «Piccola -disse per poi venirmi in contro- Ti piacciono i regali?» mi chiese quando mi ebbe tra le sue braccia, io ricambiai con affetto. «Si sono bellissimi, Anty. Grazie mille ma non dovevi...» non mi lasciò finire. «Shhh! Questo è niente per la nostra Principessa» disse per poi darmi uno stampino come segno d'affetto. Era un gesto molto comune tra noi, mio padre mi ricopriva di baci e poi per ultimo mi dava uno stampino come segno più importante del suo affetto.
«Hey Bells, mi vuoi rubare l'uomo?» chiese papà non appena entrò, ed io sorrisi per poi stringere Antoine più forte «Ovviamente! Non vedi come siamo ben assortiti?!» tutti scoppiammo a ridere.

[To Be Continued...]


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