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Autore: Margo Malfoy    17/11/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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CIAO, CIAO!
HO SCRITTO QUESTA NUOVA FF PERCHÉ APPENA SONO USCITA DAL CINEMA MI SONO PRECIPITATA A COMPRARE I LIBRI DI JAMES DASHNER, CHE STIMO TANTISSIMO, E OGNI VOLTA CHE GIRO PAGINA MI INNAMORO DI PIÙ DELLA STORIA. C’È UN NUOVO PERSONAGGIO, QUINDI LA STORIA NON SEGUIRÀ PROPRIO IL FILO DI QUELLA ORIGINALE, MA SPERO VI PIACCIA LO STESSO. MAGARI LASCIATE UNA RECENSIONE J
LA DEDICO A TUTTI I MIEI AMICI CHE SONO VENUTI CON ME AL CINEMA E SOPRATTUTTO ALLE MIE MIGLIORI AMICHE CHE TUTTI I GIORNI DEVONO SOPPORTARE GLI SPOILER CHE GLI FACCIO E LE FANTASIE CHE MI FACCIO SU QUEL CASPIO DI VELOCISTA SEXY DI MINHO. È MERAVIGLIOSO *_*
BUONA LETTURA :*
 
 
1
 
Era da due anni ormai che si ripeteva sempre la stessa “routine”.
Ogni mese la sirena cominciava a suonare e in poco tempo alla Radura c’era un nuovo pive, confuso e spaventato che riusciva soltanto a fare domande.
Ogni settimana la sirena suonava di nuovo, questa volta per fare arrivare le provviste di cibo.
Ogni giorno Frypan cucinava, Alby amministrava i lavori e Newt lo sostituiva.
E poi c’ero io. Ogni giorno le porte del Labirinto si aprivano e io mi addentravo tra le enormi mura che sovrastavano la Radura per mapparne il percorso e le sequenze, e trovare una maniera per uscire da quella prigione.
Non c’era più niente che ci stupiva in quel circo. Alcuni dei pive che arrivavano si uccidevano qualche giorno dopo il loro arrivo, e non ci stupiva. I Dolenti pungevano i Velocisti che entravano nel Labirinto, e non ci stupiva. I Radurai che riuscivano a sopravvivere al DoloSiero subivano la Mutazione, un atroce processo di guarigione, e non ci stupiva. Ormai niente ci stupiva; almeno così credevamo.
 
Giorno 749 ca.
Stavo ancora galleggiando nel sonno quando la sirena cominciò a suonare. Strizzai gli occhi e mi stiracchiai nel mio sacco a pelo stropicciato. Stavano ancora dormendo tutti quanti di fianco a me. Strano, pensai. I pive non sono mai arrivati così presto.
«Svegliatevi pive! C’è un nuovo fagio!» era Alby che, ancora addormentato, esortava i Radurai ad avvicinarsi alla Scatola.
Il cubo metallico nel quale il nuovo pive si stava disperando saliva il tunnel velocemente, potevamo capirlo dai forti stridii metallici che produceva sfregando contro le mura in ferro.
Mi scoprii e mi alzai in piedi, stiracchiandomi. Mi sistemai un po’ i capelli e mi avvicinai insieme agli altri alla Scatola, dove Alby e Newt aspettavano lo scatto che accompagnava la fine della corsa del nuovo Raduraio. Da lontano vidi Thomas avvicinarsi entusiasta alla Scatola. Quando lui arrivò le cose non furono facili. Molti gli si misero contro, vai a capirlo il perché. Eppure in lui c’era qualcosa che ognuno di noi sapeva sarebbe potuto essere utile per scappare dal Labirinto. Esci dal Labirito! Era ciò che mi ripetevo ogni sera prima di addormentarmi e ogni mattina prima di entrare fisicamente nella Tana dei Dolenti.
«Ciao fagio!» diedi una pacca sulla spalla di Thomas.
«Ciao Minho» disse sfregandosi le mani dall’agitazione.
«Amico, perché sei così agitato? È solo un altro pive. Ne arriveranno di nuovi ogni mese, forse per altri due anni» dissi spostandomi verso la Scatola, che finalmente aveva prodotto lo scatto che aspettavamo.
«Credi davvero che durerà altri due anni? O magari di più?» nel suo viso leggevo il panico.
Non era promettente rimanere rinchiusi in un Labirinto per anni, rischiando il culo ogni giorno per cercare un’uscita, ma era così. E nessuno di noi poteva farci nulla.
«Non lo so» scrollai le spalle sinceramente dubbioso. «Ho vissuto qui per due anni e so per certo che niente è da dare per scontato qua dentro. Potremmo uscire domani, tra una settimana, tra un mese, tra un anno o tra dieci, non lo sappiamo; noi non possiamo saperlo. Quelle teste di caspio che ci hanno messo qui, sono convinto che siano loro a decidere tutto»
«Prima o poi deve finire» disse Thomas sconsolato.
Per quanto fossi d’accordo, lui non aveva ancora visto niente. Era lì solo da un mese. Solo un mese. Avrebbe dovuto aspettare di passare due anni nella Radura, e poi avrebbe cominciato seriamente a mettersi le mani nei capelli.
«Newt, vieni qui!» Alby aveva richiamato Newt con un gesto delle mani, indicando il cubo sottostante che lentamente si stava fermando.
La botola iniziò ad aprirsi, illuminando con la luce del sole il nuovo pive. Vidi Newt strabuzzare gli occhi e poi scomparire nella Scatola.
«Come mai il pive non esce?» chiese Thomas.
«Non ne ho idea» dissi avvicinandomi alla botola.
«Newt, cosa succede?» gridò Alby sul ciglio del cubo, «Come mai non viene fuori?»
«Ehm...» la voce di Newt tremava.
«Apri quella fogna e parla Newt! Che sta succedendo?» quest’altro era Gally.
«È una ragazza!» disse infine Newt, aiutandola a superare l’alto gradino che li divideva dai Radurai.
Vidi che Thomas mi guardava dubbioso. Non avevo idea di come o perché fosse successo. Per due anni, ogni mese, sono arrivati soltanto ragazzi.
«Com’è possibile?» disse Thomas.
Scrollai le spalle ancora una volta, sbigottito come gli altri di ciò che ci era stato dato.
«Avviciniamoci» dissi infine più a me stesso che rivolto a Thomas.
Ci facemmo spazio tra i Radurai, tutti accalcati per vedere di cosa si trattava. Tirando spallate a destra e a manca riuscimmo infine a raggiungere Alby e Newt, che erano chini sulla ragazza seduta a terra e intenti a parlarle, cercando di sovrastare il casino che stavano facendo gli altri.
«Sai dirci qualcosa di te? Chi sei, da dove vieni?» chiese Alby con tono amichevole, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza.
Lei scosse la testa.
«Sentite un po’!» sbottò infine Newt rivolto ai ragazzi che parlavano uno sull’altro, «Scommetto che ognuno di voi ha un lavoro da sbrigare, quindi perché non chiudete quelle bocche del caspio e non andate a lavorare? Vi diremo tutto ciò che vi serve sapere quando anche noi riusciremo a capirci qualcosa»
Subito i Radurai si misero a correre verso le loro postazioni. Chi al Macello, chi in cucina... ognuno aveva qualcosa da fare, Newt aveva ragione, e una pive non era una scusa per saltare un giorno utile di lavoro.
«Sai dirmi come ti chiami?» chiesi infine io girandomi verso la ragazza.
«Maggie» disse lei fissandoci uno per uno.
Alby, Newt e Thomas si girarono poi verso di me, come a chiedermi come riuscisse a ricordarsi il suo nome appena arrivata. Ma il fatto che avesse risposto a me non comportava che io lo sapessi.
«Bene, sono in pochi qui a ricordarsi il proprio nome appena arrivati» dissi rivolgendo un cenno a Thomas.
«Dove mi trovo?» chiese stringendosi le ginocchia al petto.
Contemporaneamente tutti e quattro ci spostammo, permettendole di vedere per intero la Radura. Io e Thomas alla sua destra e Alby e Newt alla sua sinistra. Dal punto in cui eravamo poteva vedere tutto quanto. Le enormi mura di pietra, il Casolare, le FacceMorte e perfino l’apertura del muro Occidentale.
«Benvenuta alla Radura» disse Alby.
 
 
EHI!!! SPERO CHE QUESTO PRIMO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO. È L’INSIEME DELLE FANTASIE CHE MI FACCIO QUANDO ASCOLTO LA MUSICA...

PRESTO POSTERÒ GLI ALTRI, CIAOOO!
   
 
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