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Autore: Allie__    17/11/2014    4 recensioni
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava. Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta. Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 23. 







 

Avevano ormai girato in lungo e in largo tutto l’Hampshire, ma di Caroline non c’era traccia.

Stefan non sapeva più come tenere calmo Niklaus, che stava iniziando a dare di matto, infuriandosi per la minima sciocchezza.
Era comprensibile, lui stesso era tremendamente preoccupato per Caroline, ma se non la trovavano subito, avrebbe rischiato di vedere molto sangue innocente venire versato.

Si ricordava bene il temperamento dell’uomo, ma mai come in quel momento era terrorizzato all’idea, che potesse compiere una qualche strage.

Quello che stavano abbandonando era l’ennesimo paesino e l’ennesimo buco nell’acqua.
Ormai non sapevano più dove cercare e la tensione era alta.

Appena furono abbastanza lontani dalle case, Stefan propose di fermarsi per un istante per nutrirsi, mettendo in chiaro che non avrebbero ucciso nessuno.
Il malumore di Niklaus non era contenibile e non si sarebbe mai fidato a farlo stare a meno di due metri di distanza da una persona.

«Davvero volete cibarvi di uno scoiattolo? Spero che questo sia uno scherzo, Salvatore..» esordì sgranando gli occhi Niklaus.

«Accontentatevi, non vi farò avvicinare ad un’umano in questo stato.»

«Non sapevo di aver chiesto un vostro parere riguardo al mio stato. Sicuramente quello..» fece indicando lo scoiattolo,che Stefan teneva tra le mani. «..non sarebbe abbastanza nemmeno se acconsentissi a cibarmene.» disse con fare ovvio e contrariato Niklaus.

«Allora sarà per me un piacere vedervi diventare sempre più debole.» esaló Stefan rifilando un’occhiata al compagno e avventandosi l’attimo successivo sull’animale, che ancora teneva in mano.

Niklaus storse il naso appena l’odore del sangue, venne percepito dal suo olfatto.
Non si sarebbe mai abbassato a tanto, ma la fame che stava prendendo sempre più possesso di lui, non poteva essere ignorata ancora per molto.

Così, di mala voglia tese per un istante il suo udito, in cerca del più piccolo movimento.
Doveva farlo per Caroline.
Se non era in forze, non avrebbe mai potuto saperla al sicuro.

Una folata di vento colpì il volto di Stefan, che aveva appena terminato di bere da quella innocente creatura e stette in ascolto, per assicurarsi che Niklaus non avesse individuato una persona.
Il rumore che pochi stati dopo avvertì, lo tranquillizzò.
Di certo Niklaus non si sarebbe mai accontentato di uno scoiattolo e il verso di quel cervo, che arrivava alle sue orecchie, ne era la conferma.

Qualche istante dopo Niklaus, fece nuovamente la sua apparizione, pulendosi con fare disinvolto la bocca da qualche residuo di sangue.

«Vedete? Non è poi tanto difficile.» disse Stefan, che guardava con un ghigno divertito, l’espressione di Niklaus.

«Non è difficile, è il sapore che lascia molto a desiderare.» rispose sprezzante l’uomo.

«Dopo un po’ diventa abitudine.»

«Contento voi. Ora abbiamo perso, anche abbastanza tempo, muoviamoci!» disse Niklaus con fare che non ammetteva repliche.

I due si misero nuovamente alla ricerca, raggiungendo in poco tempo, l’ennesimo paese e le ennesime residenze.

Camminarono per quelle strade dissestate, con l’udito concentrato sul minimo rumore o parola, che poteva essere udita.

Niklaus non aveva mai visto un paese messo peggio di quello.
Si ricordava le strade di tanti cittadine, come Meryton, completamente diverse da quelle che stava percorrendo.
La disgrazia aveva colpito quelle poche case.
I tetti sembravano precari e in procinto di rovinare al suolo in ogni momento.
I negozi sembravano quasi spettrali da quanto erano vuoti e privi di colore.
Più si guardavano intorno, più i due uomini stavano iniziando a pensare, che quel posto fosse veramente dimenticato da dio.

Improvvisamente l’aria si fece più frizzante e Niklaus fu il primo a cogliere quel particolare, arrestando la sua camminata, per focalizzare tutta la sua attenzione sul luogo dal quale proveniva quella energia.

Stefan, che aveva compiuto qualche altro passo si arrestò, notando che l’uomo era fermo diversi passi dietro di lui.
Lo guardò con sguardo interrogativo e poi cercò di concentrarsi per cercare di percepire qualcosa.

«Qualcuno sta utilizzando la magia ed è qui vicino.» mormorò Niklaus, conscio che Stefan l’avrebbe sentito lo stesso.

Senza aggiungere altro, Niklaus iniziò a camminare a passo spedito, verso un viottolo più mal messo, seguito a ruota da Stefan.

Ci impiegarono poco più di dieci secondi a raggiungere l’abitazione.
Ora anche Stefan poteva sentire distintamente, che c’era qualcosa di diverso nell’aria.

« Cosa facciamo?» chiese Stefan, pronto ad irruppero nella piccola casa.

« Semplice, otteniamo delle risposte su dove tengono Caroline.» disse ovvio Niklaus.

« Come fate ad essere sicuro, che ci siano le streghe dietro a tutto questo?»

« Non ne sono affatto sicuro, ma possono essere comunque d’aiuto.» rispose l’uomo, che senza attendere un altro istante, si avvicinò alla porta e batté le nocche con irruenza sulla lastra di legno.

All’interno, qualcosa cadde rovinosamente per terra e Stefan udì chiaramente un cuore battere furiosamente.

Attesero qualche secondo, senza però avere nessuno risultato, così Niklaus, battè nuovamente la mano sulla porta.

«Non fatemi essere scortese. Aprite o sarò costretto ad abbattere io stesso questo pezzo di legno.» disse con fare minaccioso, ma allo stesso tempo tranquillo Niklaus.

Alla fine all’interno qualcuno si mosse e dopo un breve istante la porta si aprì, mostrando una minuta figura.

«Così tanto potere, in un così piccolo corpo.» disse Niklaus osservando la ragazza, che non doveva avere più di vent’anni.

«Cosa volete?» chiese evidentemente spaventata.

Stefan rimase dietro Niklaus in silenzio. Lasciò parlare lui, perché conscio che sapeva essere molto più persuasivo e anche perché preferiva concentrare la sua attenzione su quest’ultimo, per essere sicuro, che non avesse reazioni avventate.

«Un incantesimo di localizzazione. Non credo che per voi sarà un problema svolgerlo e dato che non posso avere la certezza, che voi centriate qualcosa con il nostro problema, sarò clemente.. per il momento.»

«Cosa vi fa credere, che io vi aiuterò in qualsiasi sia il vostro problema?» rispose esitante la ragazza.

«Oh mia cara, la mia non era una richiesta, era un’ordine. Il che sta a significare che non avete scelta.» rispose sorridendo l’ibrido.

«So chi siete voi e proprio per questo, non ho nessuna intenzione di aiutarvi.» disse la ragazza, facendo per richiudere la porta.

Il volto di Niklaus cambiò immediatamente espressione, facendo intervenire prontamente Stefan che era pronto a quell’evenienza.
Si paró davanti a Niklaus, impedendo alla ragazza di chiudere la porta.

«Ascoltate, non va a vostro favore rifiutare. Se davvero lo conoscete come dite, dovreste saperlo. Vi chiedo solo di fare quel incantesimo e poi vi lasceremo in pace.» disse risoluto Stefan, guardando dritto negli occhi la ragazzina.

Niklaus dietro di lui, aveva poco gentilmente ringhiato in segno di assenso, ma l’intervento dell’uomo l’aveva a dir poco irritato.

La giovane strega si ritrovò a guardare pensierosa il vampiro che le sostava davanti, con non pochi dubbi sul da farsi.

Alla fine annuì lievemente.
«Entrate.» esordì per poi spostarsi,senza distogliere lo sguardo da Niklaus.

Quest’ultimo passandole accanto, le rifilò un’occhiata per nulla amichevole, che la mise ancora più sulla difensiva con l’uomo.

La casa all’interno era ancora più mal messa, che all’esterno.
C’era poco più che l’essenziale.
Un piccolo tavolo in legno con due panche ai lati e un camino si ergeva sulla parere opposta all’entrata.
Un piccolo angolo era adibito a cucina, con giusto il minimo indispensabile.
Accanto al camino, era situata una porta, in quel momento aperta, che faceva intravedere una piccola brandina sfatta.

Stefan si stupì delle reali condizioni in cui viveva quella ragazza e ne rimase colpito a tal punto, che rimase in silenzio per svariati minuti, mentre un Niklaus più nervoso, camminava avanti e indietro.

La ragazza andó subito a prendere quello che le occorreva e posizionò una candela e una cartina delle terre circostanti sul tavolo.

«Per l’incantesimo mi serve un’oggetto appartenente alla persona che volete trovare.» disse diretta la ragazza.

Niklaus senza farselo ripetere estrasse un fazzoletto, che aveva trovato nella camera di Caroline e che aveva tenuto con se, da quando l’aveva lasciato.
Lo appoggio sul tavolo,dove la strega lo afferrò.

«Bene, possiamo velocizzare le cose?» disse Niklaus, incrociando le braccia al petto, battendo un piede.

Stefan gli rifilò un occhiata di ammonimento.

«Non lo ascoltate e fate il meglio che potete, vi prego..» iniziò Stefan, bloccandosi rendendosi conto di non sapere il nome della ragazza.

«Davina.» rispose senza tanti giri di parole la ragazza. «Ora possiamo cominciare.»

La strega aprì il grimorio, cercando l’incantesimo e in seguito si tagliò una mano facendo cadere qualche goccia sulla mappa che aveva accanto a se e prese il fazzoletto tra le mani, iniziando a ripetere quella lenta litania, per svariate volte.
La candela si accese all’improvviso, facendo alzare vertiginosamente la fiamma.

Niklaus si affiancò a Stefan e rimase immobile con lo sguardo fisso su quella scia di sangue, che si stava muovendo, dirigendosi dove mai si sarebbe aspettato.

«È impossibile.» esaló Stefan, guardando il punto sulla mappa.

«Io ho fatto la mia parte, ora fate la vostra andandovene.» disse con poca gentilezza la strega.

Niklaus allungò una mano verso la ragazza, indicandole il fazzoletto.

«Quello non vi appartiene.» disse con voce ferma, ricevendo immediatamente indietro il pezzo di stoffa.

«Ed ora? Non è possibile che sia li.» disse Stefan.

«Niente è impossibile, Salvatore. Prepariamoci, ci aspetta un lungo viaggio.»

 
















***














 

Katherine si aggirava per la casa, senza un vero motivo.
Elijah era praticamente tornato ad ignorarla e non sapeva più come comportarsi nei suoi confronti.

La sera precedente si era sentita così felice. Felice, perché finalmente poteva riporre qualche speranza in più.

Quella stessa mattina però, la felicità provata era scemata di colpo, quando si era ritrovata all’enorme tavolo imbandito per la colazione, in sola compagnia di Miss Marshall, che altri non era che l’ultima persona con cui voleva avere a che fare.

Di Elijah non c’era stata traccia e solo poco dopo pranzo, trascorso nuovamente in compagnia di Miss Marshall e per fortuna anche di Rebekah, aveva avuto la fortuna o sfortuna di incontrarlo, mentre si dirigeva verso i suoi appartamenti per cambiare abito.

Quello che riuscì a ricevere fu un tirato “Buongiorno, miss Pierce” senza aggiungere null’altro e proseguì come se niente fosse, lasciandola più che interdetta.

Odiava quel cambiamento repentino di Elijah, perché metteva ancora più in crisi tutti i suoi ragionamenti.

Quel pomeriggio comunque, aveva deciso di percorrere senza un motivo i corridoi di quella enorme casa, per cercare di mettere ordine nella sua testa.

Senza rendersene pienamente conto, Katherine si ritrovò nella zona riservata agli alloggi di Mikael e per nulla a suo agio, aveva immediatamente deciso di fare retro front.

Non si capacitava del perché, ma Mikael non le era mai piaciuto e si sentiva sempre maledettamente a disagio in sua presenza.
Di certo trovarsi proprio nella sua zona della casa, non la faceva stare tranquilla.

Prima che però, riuscisse a compiere il terzo passo per allontanarsi da li, una voce prese possesso delle sue orecchie, talmente aveva urlato.

Katherine si immobilizzò sul posto, completamente impietrita.
Era la voce di Mikael quella che sembrava stesse avendo un attacco nervoso contro qualcuno, che in quel momento non poteva di certo ritenersi fortunato.

La voce scemò di colpo, dando giusto il tempo a Katherine di nascondersi dietro all’angolo della parete, che dava su un altro corridoio, prima di vedere la porta aprirsi di colpo e un furente Mikael passarle davanti, senza vederla.

Attese qualche istante per essere sicura che non ci fosse nessun’altra persona e si sporse dal suo nascondiglio, per dare una rapida occhiata.

La porta dello studio era rimasta socchiusa, dopo l'irruenta uscita del proprietario e la curiosità prese il sopravvento sulla giovane donna.
Era sicura che ci fosse un’altra persona con Mikael, ma sembrava che l’intera ala di quella parte di casa fosse deserta, eccetto per lei.

Katherine si avvicinò alla porta e sbirciò al suo interno con circospezione e alla fine si introdusse, guardandosi intorno per niente serena.

Se l’avessero scoperta sarebbe stata la sua fine.

«Dovresti imparare ad essere meno curiosa.» si scimmiottò da sola, ricordando le parole del padre, anche se in quel momento non poteva essere più che d’accordo con lui.

Uno strano pezzo di carta bruciava nel caminetto e incuriosita Katherine si avvicinò e lo raccolse.
Era stato lanciato male tra le fiamme e solo un piccolo angolo era diventato di un lieve colore nero.

Ci serve quell’ultimo oggetto per poter compiere l’incantesimo e non possiamo aspettare oltre.
Dovete presentarvi subito o sarò costretta a fare a modo mio.
La ragazza è ormai poco lontana alla morte.

Katherine rimase per qualche istante con quel foglio in mano, cercando di cogliere il significato, che quel biglietto poteva nascondere.
Mikael stava tenendo qualcuno in ostaggio?
Perché questa persona, che presumeva fosse una strega, doveva fare un’incantesimo così urgentemente?

Il leggero scricchiolio alla porta la fece sobbalzare, quando vide il viso di Rebekah spuntare da dietro la porta.

«Mi avete spaventata» esclamò Katherine, portandosi una mano sul cuore, che batteva all’impazzata.

Rebekah entró chiudendosi la porta alle spalle e la fissó per una momento in silenzio.

«Cosa ci fate voi qui?» chiese guardandola intensamente.

«Potrei porvi la stessa domanda.» rispose di rimando Katherine.

Rebekah lasció cadere a quel punto il discorso e si avvicinò a lei, notando che teneva qualcosa tra le mani.

«Cos’è quella?»

«L’ho trovata nel camino, ma non comprendo il significato di tutto questo.» disse Katherine, porgendo il pezzo di carta alla ragazza difronte a se.

Rebekah lesse velocemente quelle poche righe e gli occhi le si spalancarono l’istante successivo.

Era stata informata il giorno precedente della scomparsa di Caroline, da un breve messaggio del fratello, che la informava che so stava mettendo alla sua ricerca.

Quella non poteva essere una coincidenza.


















































***



















































 

Ci sono quei giorni che sembrano non terminare mai, come certe notti.
Quando soffri di insonnia e le ore si fermano e il tempo non passa mai.

Per Caroline era esattamente così in quel momento.
Le ore, i minuti e persino i secondi sembravano essersi bloccati, per lasciarla a quella lenta agonia, che peggiorava di minuto in minuto.

Il dolore diventava sempre più insopportabile e il sangue che sentiva distintamente, che cadeva sul freddo pavimento di pietra, le stava togliendo quel poco di forze che le erano ancora rimaste.

Caroline aveva ripreso conoscenza da qualche ora o almeno credeva e nessuno si era più presentato a degnarla di una qualche spiegazione.

Non avrebbe mai sacrificato la vita del suo bambino, per niente al mondo.
Quella era l’unica certezza che aveva e che si continuava a ripete come un mantra.

In lontananza, finalmente si udirono dei passi, che poco alla volta diventarono sempre più chiari all’udito della giovane donna.
Era arrivato con ogni probabilità il momento e doveva escogitare al più presto un modo per fuggire.

La porta si aprì dopo diversi giri di chiave e la persona che si parò davanti a lei, la lascio impietrita e senza fiato.

« Voi..» esaló Caroline incredula di aver quel viso davanti a se.

L’uomo richiuse la porta dietro di se e con sguardo basso, si avvicinò a lei.
Afferró dal mazzo di chiavi che aveva in mano una chiave più piccola e si inginocchiò per aprire il primo lucchetto, che teneva le corde alla quali lei era legata.

« Cosa centrate voi in tutto questo? Perché siete qui?» chiese in un filo di voce.

« Non avrei mai voluto arrivare a questo, perdonatemi.» mormorò più verso se stesso, che verso Caroline.

Caroline rimase interdetta da quelle parole ed inorridì l'istante seguente.

« Questo è tutto perché vi ho rifiutato?» chiese stupita, sgranando gli occhi.

L’uomo non diede risposta e continuò nel suo lavoro, fino a quando non arrivò a dover slegare i suoi polsi.

« Mister Lockwood merito una risposta!» si infervorò Caroline, dimenandosi appena, infliggendosi solo altro dolore.

« Non avreste dovuto immischiarvi con quel mostro. Avete fatto tutto da sola, come con quel mostro che avete in grembo. Se aveste accettato la mia proposta, ora non sareste qui. Ora non saremmo qui.» disse con voce intensa e dura l’uomo, slegandole finalmente i polsi.

« Mi state dicendo, che mi sono andata a cercare tutto questo?» chiese irosa Caroline, guardandosi in giro, per intendere il luogo dove si trovava. « Il vostro è solo risentimento verso un rifiuto, che altro non poteva essere. Io non vi amavo e non vi amo sicuramente ora.» continuò scontrosa.

Dove stesse trovando tutte quelle forze, per non ricadere nel buio, non lo sapeva nemmeno lei ma era conscia che non avrebbe retto ancora per molto.

« Si, perché adesso verrete a dirmi che amate quel mostro?» chiese alzando la voce Tyler e strattonandola per un braccio la fece alzare.

L’improvviso sbalzo, fece cadere subito Caroline rovinosamente a terra.
Solo con il tempismo di Tyler, riuscì a non toccare il suolo e venne sollevata da lui, che le faceva da stampella per non crollare nuovamente.

« Ecco cosa vi siete andata a cercare.» disse infine Tyler, trascinandola ormai svenuta fuori di li.


La strega nello stesso istante, stava finendo di preparare tutto l’occorrente.
Solo una cosa mancava e la rendeva molto irrequieta.

Per sua fortuna, pochi minuti dopo avvertì qualcuno bussare alla porta dello scantinato ed essendosi messa lì in attesa, apri immediatamente con un gesto deciso la porta in legno massiccio.

«Pensavo che non sareste più arrivato. Avete quello che vi ho chiesto?» chiese la rossa sbrigativa.

« Certo, purtroppo Londra non è esattamente dietro all’angolo Milady.» fece con fare irritato a sua volta Mikael, estraendo una pacchettino da una tasca. « Solo una scaglia come mi avevate chiesto.» esordì l’uomo.

Genevieve aprì il pacchettino per assicurarsi che ci fosse e appena lo aprì un frammento del paletto di quercia bianca, fece la sua comparsa.

« Perfetto, vi informerò appena avrò terminato.» e così dicendo richiuse la porta e incamminandosi verso la sala che aveva allestito per il rituale.

Mikael rimase un poco interdetto ma si dileguò subito da li, per timore che qualcuno potesse vederlo.













***













 

Come previsto impiegarono poco più di mezza giornata per tornare a casa e non appena Stefan scese dalla carrozza, la porta d’ingresso dell’abitazione si spalancò mostrando subito la figura del pastore, che andò incontro ai due uomini.

«Ditemi che l’avete trovata!» disse immediatamente appena di davanti a loro.

« Purtroppo non ancora, ma sappiamo dov’è.» rispose Stefan. « Siamo solo venuti a chiedere rinforzi da parte di mio fratello. » continuò per spiegare la loro visita.

« Dov’è? Sta bene almeno?» chiese apprensivo il pastore.

« Non possiamo averne la certezza, ma non ne siamo sicuri. Il bambino sta già mettendo a repentaglio la sua vita.» si intromise Niklaus. « Comunque non dovete preoccuparvi, si trova qui vicino nel bosco.»

« Nel bosco? L’unico luogo dove potrebbe essere..» iniziò il pastore, che venne prontamente interrotto dall’arrivo di Damon.

« ..Le vecchie cantine dei Lockwood.» terminò per lui la frase.

« Suppongo, che sappiate anche il luogo preciso dove sono situate.» disse Niklaus, ricevendo da parte dell’uomo un segno di assenso.

Nel mentre il pastore cambiò colorito nel giro di pochi secondi, quando come un lampo a ciel sereno, gli tornarono alla memoria le parole dell’ibrido.

« Aspettate.. Bambino? Quale bambino?» chiese guardando Niklaus e poi gli altri due uomini.

Niklaus non sapeva che ne fosse all’oscuro, ma dall’espressione dell’uomo era abbastanza chiaro, che la notizia che la figlia fosse incinta, era una completa novità per lui.

« Vi spiegheremo tutto più tardi, quando Caroline sarà finalmente al sicuro.» rispose Damon e si avvicinò al fratello ed a Niklaus.

Non diedero nemmeno il tempo al pastore di aprire bocca, che tutti e tre erano già spariti.


Il tramonto era ormai verso la fine e le luci cominciavano a sparire, per lasciare lo spazio alla notte.

Damon per sua fortuna, aveva dalla sua parte una fervida memoria, che li fece raggiungere il posto in poco tempo.

L’entrata era ne nascosta da un accumulo di rocce, che nascondevano alla vista le scale, che si facevano spazio nel terreno e conducendo sotto terra.

Non aspettarono un solo secondo, è sceso quella rampa di scale, fino a raggiungere una porta in legno.

«Lasciate fare a me.» intervenne Niklaus.

Con un solo colpo secco della mano, ruppe la maniglia e automaticamente la serratura, facendo in modo che la porta si aprisse davanti a loro, mostrandogli un lungo corridoio.

«Da qui in avanti, voi pensarete a salvare Caroline, al resto ci penserò io.» disse nuovamente Niklaus, sparendo per il corridoio.





























Angolo autrice: 
Ciao ragazze :D 
Allora prima di tutto mi volevo scusare per gli innumerevoli errori nel capitolo precedente, ma sto scrivendo i capitolo tramite cellulare e il correttore mi cambia le parole come vuole lui alle volte e non me ne accorgo. Questa volta ho riletto più di una volta il testo e spero che non ce ne siano, idem per il problema delle virgole. 
Purtroppo mi trovo più comoda a scriverlo tramite app, l'unico inconveniente è questo e vi prego, se ne trovate anche in questo ditemelo, così mi spronate a controllorla anche 100 volte, per essere sicura che non ci siano errori.

Comunque ci tenevo a ringraziarvi tutte per il supporto! Davvero grazie di cuore. 
Non ho ancora le idee chiare per quanto andrà ancora avanti la storia, ma siamo sicuramente a metà e non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui. 

Sto provando comunque, a fare capitolo un po' più lunghi anche per il fatto, che non aggiorno più ogni lunedì. Questo capitolo infatti l'ho dovuto tagliare fino a qui, per una questione che se dovevo scrivere tutto il capitolo come lo avevo in mente, non avreste visto il capitolo per un'altra settimana.

Comunque concludo qui e grazie ancora anche a chi mi ha fatto gli auguri per la patente. 
Ci sarà presto un nuovo pericolo alla guida haha :) 

Un bacione, Allie.

  
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