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Autore: Xandalphon    18/11/2014    10 recensioni
seconda classificata al contest “La nicchia” indetto da Meryl Watase, DoubleSkin, Manga e Blueorchid31 sul forum di Efp.
La Gelosia, si sa, è una folle bestia che si nutre delle nostre paure più oscure, del nostro desiderio di possesso. Ma a volte è proprio lei, quella folle bestia, a farci riconoscere cosa veramente abbiamo nel cuore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari, Yugao Uzuki | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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Gelosia

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'E' incredibile come la gelosia, che passa il suo tempo a fare supposizioni nel falso, abbia così poca immaginazione nello scoprire il vero.'

 

Marcel Proust.

 ***

 

“Senti un po' seccatura... Per curiosità, che hai sognato mentre eri intrappolata dal juubi?”

 

La faccia di quel cretino era stata la prima che aveva visto quando aveva ripreso conoscenza. Non poteva essere quella di Gaara? A quanto pare no. Le toccava ancora quel baka. Dei, che mondo ingiusto.

 

E ora voleva anche sapere quale era stata la sua illusione? Eh, no! Questo era troppo!

 

“Affari miei, testa ad ananas. E tu, piuttosto?”

 

“Vai piano con la gentilezza, bionda del deserto, così potrei pensare che ti sei intenerita all'improvviso... Niente di che, non è che abbia grandi aspirazioni. Sai, vedere le nuvole in cielo, giocare a shogi...”

 

“Sempre il solito nato stanco.” Commentò lei.

 

Con una punta di amara perfidia, però, lui continuò: “In verità ho sognato che mio padre fosse ancora vivo, sai com'è.”

 

“Ah. Sc-scusa io non...”

 

“Lascia perdere... E non fare quella faccia tutta imbarazzata, tanto non sarai mai credibile come essere con dei sentimenti...”

 

Temari frenò a stento la tentazione di spellarlo a forza di lame di vento e poi usarlo come tappeto per casa sua. L'aveva fatto. Di nuovo. L'aveva accusata di essere un mostro insensibile. Si sorprese di quanto questo potesse farle male. In altri tempi, forse, avrebbe gioito di quella constatazione. Ma ora...

 

“Ehi, riconnetti il cervello, donna...” Disse lui, notando che era immersa nei suoi pensieri.

 

“Ahem, sì, scusa...”

 

“Wow... Ti rendi conto che è la seconda volta che mi chiedi scusa nel giro di cinque minuti? Devo segnare la giornata sul calendario o devo portarti in infermeria?”

 

“Baka... Facciamo che ti ci porto io in infermeria, se non la pianti.”

 

“Ah, così va meglio, stavo cominciando a preoccuparmi... Piuttosto, io ho fame. Vieni a mangiare qualcosa con me?”

 

No, un momento... Eh? La stava invitando veramente a mangiare? Di sua spontanea volontà? Alla faccia del segnarsi la giornata sul calendario! Forse era il caso di premunirsi contro qualche imminente cataclisma!

 

“Volentieri. Se paghi tu. Quando è gratis il cibo è inaspettatamente buono.”

 

“Ehi principessina, non ho la più pallida intenzione di pagare anche per te.”

 

“Shika, te l'ha mai detto nessuno che hai il braccino talmente corto da avere la mano attaccata alla scapola?”

 

“Mmm... No, non penso che sia questione di braccino corto... Credo sia per la tua incolumità, cara la mia bionda. Se pagassi io, ti offrirei qualcosa che si intonerebbe con il tuo solare e magnifico umore. Ma digerire tutto quello yogurt scaduto potrebbe rivelarsi problematico per il tuo delicato stomaco, non credi?”

 

“Sai che prima o poi ti farò morire di una morte lenta e dolorosa, poi scaverò una buca nella sabbia talmente profonda che neanche il tuo spirito riuscirà a raggiungere i cieli?”

 

Shikamaru, come risposta, si limitò ad un ghigno. Quella ragazza era una tale fonte di ispirazione per la sua malvagità repressa da rivelarsi stupefacente. Era divertente vedere come spremeva il suo cervellino per rispondere a tono alle sue battute... Ehi... Davvero aveva pensato che stare con Temari fosse... Divertente?

 

La cosa si stava facendo oggettivamente pericolosa. Senza contare quello che aveva visto durante il suo sonno ipnotico... Come poteva aver sognato di stare per sposarsi con quella pazza isterica?

 

No, qui era il caso di darci un taglio. Decisamente.

 

Mano a mano che si avvicinavano al locale, a Temari sembrava che le gambe ed i piedi si fossero trasformati in cemento a presa rapida. Si stava svolgendo tutto in modo preoccupantemente simile al sogno che aveva avuto lei. Beh, non proprio... Le battute idiote di quel cretino non erano incluse nel prezzo. Prima il ristorantino di Okonomiyaki, poi... No, non era possibile che quella fosse la sua massima aspirazione della vita! Non con un baka simile, per giunta!

 

No, qui era il caso di darci un taglio. Decisamente.

 

Certo, non poteva sapere che aveva avuto esattamente il medesimo pensiero di lui. Probabilmente, se lo avesse saputo, sarebbe rimasta sconvolta dal loro grado di sintonia.

 

Appena si sedettero al tavolino, nell'attesa che il cuoco la finisse di far vedere la sua inutile abilità nel far volteggiare l'impasto con la spatola, Shikamaru la sorprese con un infastidito “Bah, facciamo che pago io, va'...”

 

“Quale onore... Vuoi far nevicare in pieno luglio?” Gli fece Temari, sorridendo.

 

“Non montarti la testa... Mi è solo tornato alla mente che quel tipo là, al bancone, è amico di mia madre... E se lei scoprisse che ho lasciato pagare una ragazza, mi prenderebbe a randellate da qui alla fine dei tempi.”

 

“Ah, succube dei genitori, il nostro capelli ad ananas?”

 

“Scherza pure Temari, ma non conosci abbastanza Yoshino Nara. Il juubi è meno inquietante...”

 

“Ahem... Ti ricordo che io ho passato la mia infanzia con Gaara. Vuoi davvero metterti a fare un confronto?”

 

“Touché.”

 

Improvvisamente, una bellissima ragazza dai capelli viola entrò trafelata nel locale. Era a dir poco sconvolta e pallida come un cencio. Si diresse senza esitazione verso il ragazzo e gli disse:

 

“Shikamaru! Oh dei, ti ho trovato...”

 

“Yugao? Cosa è successo? Perché mi cercavi?”

 

Ma, in cuor suo, Shika temeva di sapere già la risposta.

Temari ormai conosceva bene le sue espressioni. Quello che vedeva ora era spavento. Cosa poteva colpire tanto l'imperturbabile 'signor so tutto io' a tal punto?

 

“Maya! E' sparita! Ero con lei nel campo di allenamento 7, poco lontano da qui e a un tratto... Non l'ho vista più! E' scomparsa! Kurenhai è là fuori a cercarla e io, beh...”

 

“E tu hai pensato di venire a chiedermi aiuto, giusto? Arrivo subito!” Poi, rivolto per un istante verso Temari gli disse: “Scusa bionda, ma ho una faccenda più seria cui badare. Ci si vede in giro!”

 

Senza nemmeno accorgersi di cosa fosse successo di preciso, Temari era rimasta lì. Da sola. Nel giro di un istante, il cretino l'aveva piantata in asso. E per cosa? O meglio, per chi? Per una ragazza di nome Maya?

 

Sul momento le venne voglia di piangere. O vomitare. O distruggere il localino con il suo ventaglio. No, magari quello era meglio evitarlo. Calma, forse era meglio ragionare... Perché avrebbe dovuto prendersela tanto per una cosa del genere?

 

Una tizia era sparita. Una tizia a cui quel baka teneva talmente tanto da fargli perdere la maschera da annoiato perenne. Una tizia che lo aveva fatto scattare alla velocità della luce, mentre di solito, per fare in modo che schiodasse il suo culo per qualcosa, ci volevano opere di convincimento meritevoli della santità immediata.

 

Improvvisamente, prese una decisione. Doveva vederla. Doveva capire chi diavolo fosse quella 'Maya'.

 

Rapida come un fulmine, si diresse anche lei verso il campo sette, ripetendosi, quasi come un mantra: che c'è di male? Sto solo andando ad aiutarlo nelle ricerche di quella là, no?

 

Non ci mise molto per trovare capelli ad ananas e a raggiungerlo. Il suo timido “ehilà...” di saluto, però, non fu molto ben accetto dal ragazzo, che con uno sguardo duro le disse:

 

“Cosa ci fai tu qui?”

 

“Beh, mi eri sembrato un po' di difficoltà e... Che c'è di male se ogni tanto voglio darti una mano?”

 

La risposta fu talmente secca da lasciare la bionda completamente interdetta:

 

“Vattene. Non mi saresti di alcun aiuto. E comunque, non sono cose che ti riguardano, seccatura.” Detto questo, il ragazzo caricò il chakra sui propri piedi e sparì alla volta del boschetto di conifere.

 

Era la seconda volta che la piantava così, su due piedi, quel giorno. Non aveva mai odiato così tanto quel nomignolo, 'seccatura', che le aveva dato. Perché in quel momento si rese conto che era vero. Lei non era che una seccatura, per lui. Un'inutile perdita di tempo. E realizzò che quella scoperta le faceva male. E lui? Lui, per lei, cos'era davvero? Un amico con cui scambiare battute cretine? No, non solo. Era stata la prima persona con cui era stata libera. La prima persona che aveva sgretolato quella maschera di cupa e crudele freddezza che la vita le aveva imposto, fino a farle credere che quello fosse il suo vero io.

 

Quel sogno... Andiamo, era inutile negarlo: aveva maledettamente ragione. Si era innamorata di quel baka. Ma ora, ora che si era accorta di quel sentimento, che l'aveva finalmente accolto e ammesso, beh... Ora aveva anche capito quanto tremendamente futile fosse. Sospirando, tornò sui propri passi. In fondo, aveva molto lavoro da sbrigare. E non aveva mai avuto così tanta voglia di tornare a Suna da Konoha, quando di solito era il contrario.

 

Ancora parzialmente immersa nei propri pensieri, notò un gruppo di persone decisamente poco raccomandabili prendere la via est per uscire dal villaggio. Da una delle loro larghe vesti udì distintamente un gemito strozzato.

 

C'era qualcosa che non quadrava. Spinta da tale strano presentimento, si decise a seguirli, pur tenendo una distanza di sicurezza. Arrivati presso un bosco di querce ad un paio di chilometri dal villaggio, si fermarono, finalmente, per accamparsi e prendere fiato.

 

Ed ecco che dal loro mantello emerse un piccolo fagottino. Un momento... Era una bambino! Possibile che fossero i rapitori di bambini di cui aveva parlato loro Tsunade una paio di giorni prima?

 

La guerra aveva unito, forse, tutti gli stati ninja. Ma non per questo smettevano di esserci i nukenin. E ora, uno dei loro sport preferiti era di rapire i fanciulli che avevano dentro di sé quantità spropositate di chakra, per poi venderli a famiglie facoltose che ne avrebbero fatto i loro schiavi-guerrieri personali. Questa era l'idea, perlomeno.

 

Ed eccoli lì, i bastardi, proprio davanti ai suoi occhi. Erano in sette. Lei era forte, ma non aveva veramente idea di quanto lo fossero quelli. Certo se ci fosse stato anche Shika, probabilmente sarebbe stato un gioco da ragazzi. Lui li avrebbe bloccati con la sua ombra, mentre lei li avrebbe scartavetrati per bene con il suo harisen... Ah, già, quel cretino non c'era. Se la stava spassando con la sua cara 'Maya', in quel momento, certo...

 

Chissà perché, a quel pensiero, qualsiasi esitazione e cautela svanirono. Una sorta di impulso, non sapeva quanto autodistruttivo, la spinse a scendere giù dall'albero alla quale era appollaiata e fiondarsi contro il nemico. Sul momento, si sentì quasi come Gaara: c'era una vena di voluttuoso oblio nell'idea dello sfogare il proprio rancore distruggendo tutto ciò che le si parava davanti.

 

Presto però, si accorse che quelli non erano meri cani rabbiosi senza collare. Erano gente addestrata e organizzata. Dei professionisti. O, secondo una definizione più calzante, dei demoni.

 

“La puttanella si crede un'eroina, vero?” Ragazzi, facciamole vedere uno o due dei nostri trucchetti!” Disse uno dei sette agli altri.

 

Lo scontro, in realtà, non durò a lungo. Temari riuscì ad abbatterne un paio, ma la sfida era decisamente troppo impari.

La bionda era stesa a terra, senza riuscire a rialzarsi. Quello che probabilmente era il capo della banda le diede un forte calcio alla bocca dello stomaco, lasciandola senza respiro. Poi le si avvicinò a fior di labbra e sottovoce, sfoggiando un ghigno diabolico, sentenziò:

 

“Ai vincitori le spoglie, carina... Ora sai cosa ti succederà, vero? Tranquilla... Sono sicuro che ti divertirai come quella puttanella che sei...”

 

Nonostante i suoi disperati tentativi di resistenza, quello le infilò la lingua in bocca, con sordida lussuria.

Temari era annientata dal senso di impotenza che provava. Senza forze e completamente paralizzata dal terrore, come da molto tempo non le capitava più.

 

E, quel che era peggio, quello che era tragicamente ironico, era il fatto che fosse completamente sola ad affrontare tutto ciò. Proprio lei, che non sopportava la solitudine, che ne impazziva.

 

Lei non era forte... Lei era una debole. La sua non era che una facciata di durezza, una maschera creata ad arte. Lei non affrontava i problemi, li sfuggiva. Li nascondeva sotto il tappeto, sperando, un giorno, di dimenticarsene... Così era sempre stato. Così aveva intenzione di fare anche con Shikamaru: tentare si seppellire quell'insensato senso di felicità e di compimento che gli derivava lo stare vicino a quel baka.

 

Quell'unico baka che vedeva attraverso i buchi di quella maschera...

 

Quell'unico baka che, ne era sicura, non avrebbe fatto altro che lanciare distrattamente un fiore sulla sua tomba, nel caso fosse morta e fosse stata violata.

 

Improvvisamente, però, vide l'uomo chino su di lei bloccare a mezz'aria il kunai con cui aveva intenzione di strapparle i vestiti. Aveva gli occhi sbarrati dalla paura, rivolti a qualcosa alle sue spalle.

 

Temari non aveva la forza nemmeno per sollevare la testa e vedere cosa aveva fermato la mano dell'uomo.

 

La ragazza dai capelli viola che aveva visto prima al locale entrò nel suo campo visivo. Non fece nemmeno in tempo a domandarsi il motivo per cui fosse lì che quella passò rapida e con la sua katana trafisse i nemici con inquietante naturalezza.

 

Poi sentì due braccia robuste che la sollevavano da terra e l'adagiavano, con un'impensabile delicatezza, con la schiena appoggiata ad un tronco d'albero.

 

“Seccatura, non ti avevo detto di farti gli affari tuoi?” Fece una voce con un tono annoiato che conosceva molto bene.

 

“Shi-Shikamaru?”

 

“No, sono Sas'ke Uchiha e sto usando lo sharingan per ipnotizzarti... Certo che sono io, baka.”

 

Quindi, rivolto a Yugao, le fece: “Yucchan, magari lasciarne vivo almeno uno per interrogarlo no, eh? Va beh, prendi Maya e comincia ad andare, mentre io... Do' una mano a Temari. Cavolo, non sarò Naruto che si spara otto pasti al giorno, ma ho saltato il pranzo e ho una fame che non ci vedo...”

 

La ragazza dai capelli viola fece un cenno di assenso e prese la bambina tra le braccia.

 

Anche se era ancora frastornata da quello che era appena accaduto, Temari realizzò improvvisamente una cosa. Involontariamente, il suo volto prese un colorito in grado di fare a gara con quello di Hinata imbarazzata.

 

“Shika... Maya sarebbe...”

 

“Quella bambina, sì. E' la figlia di Asuma e Kurenahi. E io sono il suo padrino. Quando Tsunade ci ha parlato di questi pezzi di merda che rapiscono i bambini, ho temuto che potesse essere in pericolo, visto che ha una quantità di chakra fin troppo promettente dentro di lei e sua madre non è ancora in grado di difendersi pienamente da sola.”

 

“Ah.”

 

“Niente battute? Strano...”

 

“Shika, non ne ho la forza. Non so se hai notato, ma quelli mi stavano per stuprare...”

 

Ma non era solo quello che le impedì di rispondere a tono, ma, piuttosto l'aver realizzato di essere stata mortalmente gelosa di... Una bambina di un anno?

 

“Ho notato, bionda. Sono stati fortunati a non averlo fatto. Non sarebbero morti in un modo così rapido, altrimenti.”

 

“Parole da vero cavaliere, per una volta... Devo aspettarmi un meteorite su Konoha?” Disse lei abbozzando uno stanco sorriso.

 

Mentre, con somma sorpresa e imbarazzo di lei, Shikamaru la issava sulla sua schiena per ripercorrere a ritroso il tragitto verso Konoha, quello replicò:

 

“Non è cavalleria, è oggettività. Non ho intenzione di farti diventare la tacca numero tre sul mio kunai portafortuna. Per cui, quando ti dico 'vattene', fai il piacere di andartene per davvero, chiaro?”

 

Il suo tono di voce era mortalmente serio. Non aveva nemmeno condito la frase con una delle sue solite cazzate. E poi, cosa intendeva dire con la storia della 'tacca numero tre'?

Cercando di non pensarci troppo, lei gli rispose:

 

“Tsk... E' inutile, più mi ordini una cosa, più provo l'impulso di fare l'esatto opposto. Sono una bestia difficile da domare, che credi?”

 

“Lo so, purtroppo... Vedi che sei proprio una seccatura?”

 

“Però le seccature rendono la vita interessante, non pensi?” Osò lei. Oh dei, che diavolo gli aveva appena detto? Appena aveva terminato la frase si era sentita come ubriaca, con la testa che gli girava ed il cuore che sfarfallava paurosamente. No, doveva calmarsi... Se fosse arrivata a dirle quello che aveva improvvisamente realizzato di provare per lui avrebbe di sicuro mandato a puttane la loro amicizia... E in più, doveva giurare a sé stessa di non impazzire ancora di gelosia... Più facile a dirsi che a farsi...

 

“Già.” Rispose, nuovamente secco, lui. Le frasi serie senza battute di rilievo stavano paurosamente aumentando. Quello era veramente Shikamaru?

 

“Shika... Matatabi di ha mangiato la lingua, per caso? Che hai?”

 

“Cazzo Temari, arrivaci da sola, per una volta! Non fare mai più una cazzata del genere, porca di quella grandissima troia!”

 

“Shika...”

 

“Eh?”

 

“Non sarai mica stato veramente preoccupato per me?”

 

“Non era evidente?”

 

“Non è che il termine 'evidente' sia un aggettivo che calza particolarmente bene, se riferito a quello che ti passa per la testa, a dirla proprio tutta, sai?”

 

“Non sono io che sono difficile da capire... Sono gli altri che sono delle teste di legno!”

 

“Ed ecco spuntato fuori il bambinetto arrogante che si bulla della propria intelligenza. Cavolo, oggi mi mancava... Comunque scusami se sono una testa di legno, allora!”

 

“Che palle... Allora te lo dirò in un modo in cui anche una testa di legno come te è in grado di capire: ti amo, cazzo! Ti sembra abbastanza evidente, ora?”

 

Temari rimase in stato catatonico per almeno un minuto. No, un momento... Cosa aveva appena detto? Credette persino di non aver capito bene. Lui... La amava? Era oggettivo che doveva aver preso una botta in testa bella forte per dirgli una cosa del genere... O no? Oh, grande Hashirama...

 

“Ah. Pensavo di esserti insopportabile.”

 

Cavolo, dopo tutte le seghe mentali che si era fatta, ora l'unica cosa che riusciva a dirgli in risposta era una stronzata del genere? Non bastava un 'anche io, un sacco'? Mentre si dava mentalmente dell'idiota per essersene uscita con una frase così patetica, Shika replicò:

 

“Beh, tu sei insopportabile. Ciò non toglie che hai la fastidiosissima capacità di leggermi dentro. Talmente fastidiosa che non riesco più a viverci senza.”

 

“Sai che come confessione fa proprio cagare, vero?”

 

“Seccatura, invece di prendere per il culo, una risposta sarebbe gradita...”

 

Temari si diede un pizzicotto per essere sicura di non trovarsi ancora nell'illusione del juubi. Questa volta, però, era tutto vero. Non era sola. Non lo era mai stata. Non aveva più bisogno di costruire una maschera di stolida freddezza. Non più. L'unica persona che riusciva a placare i suoi demoni, l'unica persona che gli aveva fatto capire che anche lei poteva gettarsi il passato alle spalle ed essere felice... Beh, quella persona gli aveva appena detto che era incapace di vivere senza di lei.

 

“Shika, lasciami giù un attimo. Tanto adesso riesco a camminare... Più o meno...”

 

Appena poggiò i suoi piedi malfermi per terra, Temari, per non perdere l'equilibrio, afferrò faticosamente le spalle di lui con le mani. Era come stordita dall'idea di quello che voleva fare, ma era finito il tempo di tirarsi indietro.

 

“Attenta, baka, rischiavi di cadere come un sacco di pa...”

 

Shikamaru non fece in tempo a terminare la frase che la bocca di lei si appoggiò sulla sua, per dar vita ad un lungo e appassionato bacio.

 

Quando si staccarono lei gli disse, leggermente imbarazzata: “Allora... Ti è sembrata sufficiente come risposta?”

 

“Passabile... Ino sa fare di meglio...”

 

“Cosa? Ma io ti ammazzo! Brutto bastardo che non sei altro!” E poi vado a ridurre in atomi quell'oca persa, già che ci sono. Questo lo pensò ma non lo disse.

 

“Temari... Stavo scherzando.”

 

La ragazza fece come per tenere il broncio. Poi, come una limpida fonte d'acqua cristallina, eruppe all'improvviso in un'allegra risata. Gli dei degli shinobi avevano uno strano senso dell'umorismo, se avevano scelto di farla innamorare di un tale stupido... Ma così era e così doveva essere, in fondo.

 

“Idiota... Non ti conviene scherzare su queste cose... Ti sei scelto una donna molto gelosa, per tua sfortuna...”

 

“Chissà perché, ma lo immaginavo già.”

  
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