Se esisteva una cosa che volevo andasse bene era la storia con lei.
Lei e il suo sorriso, le sue mani e i suoi occhi. Rassicuranti quanto spaventosi per la quantità di cose da raccontare che vi erano intrappolate. Ne aveva passate tante e tante ne stava passando ma non ne parlava mai con nessuno. Era palese questa cosa, fin troppo evidente soprattutto dopo l’innumerevole quantità di volte che la risposta al “come stai?” era un banale “bene…sono stanca ma bene” a cui non credeva più nessuno.
Ma era una donna forte, tutti credevano questo di lei. Riusciva sempre a far sorridere tutti e c’era sempre per tutti. L’unica persona per la quale non aveva mai un minuto era se stessa.
Ed era quello che volevo essere io per lei. Volevo essere un posto sicuro dove tornare dopo una giornata orribile per chiudere gli occhi e lasciarsi scivolare addosso tutta la rabbia accumulata fin prima. Un abbraccio sicuro e degli occhi sognanti a cui raccontare la meraviglia del mondo vista e vissuta qualche istante fa.
Uno sfogo per la rabbia e la condivisione della gioia.
Ho provato a farlo. Ho provato ad amarla come solo lei si meritava, dopo anni di solitudine preceduti da anni di dolore avevo qualcuno che aveva bisogno di me tanto quanto io di lei, ma nel modo più puro possibile. Senza ossessione, possessione, gelosia o rabbia. Solo per la bellezza di condividere e stare bene.
Ma ha avuto paura, lei.
Credo sia il motivo principale. Ha avuto paura di non riuscire a gestire quel poco che le davo perché le sembrava troppo. Ha avuto paura di sbagliare e che io me ne potessi andare.
Non sono riuscita a farle capire che aspetterei altre due vite se servisse, che non andrei mai da nessuna parte, che pur di averla con me farei il mondo a piedi per andarla a riprendere se per caso scappasse.
Lei è tutto quel che ho sempre voluto, desiderato e cercato.
Evidentemente non è la stessa cosa per lei.
Credo di aver rovinato quel che di più bello potevo avere, rubandole un bacio in una notte di Ottobre.